Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

CRITlCA..SOCIALE 450 éuropei pur co11sapevoli di aver interesse nella messa in comune dellè foro risorse é dei loro sfor~i. persistono nel conservare· intatto il vecchio sistema degli ·sforzi separati, Ma vi è qualche cosa di più brutale e di più decisivo da segnalare al di sopra di 'questi cortesi avvertimenti : il.· 12 · agosto u. s. il Sen. Styles B.ridges, Presidente del Comitato di Stanzial!lento del Senato americano, ha dichiarato che la futura azione del Congresso nello stanziare ulteriori ·fondi destinati ad aiutare· l'Europa, sarebbe dipesa dà.I progresso fatto dalle nazioni i1iteressate nel ricostruire le loro ec·ono– mie. Egli· ha concluso testualmeJ1te: b) che sia contrario ag)i interessi e compromettente per la natura dell'unione euròpeà occidentale considerare il pat– fo politico militare <lei 5 <li Bruxelles come il nucleo ed il modello di questa unificazio!)e; · e)· che sia prematuro esaltare il successo dei 3 del Ben-,– lux come incoraggiamento al)e altre nazioni verso analoghi accordi µuramente ed incompletamente economici. . Non è infatti l'immediato interesse <li una egoistica spar– tizione dei proventi del piano Marshall, non sono· i trattati diplomatici e militari, non sono i tentativi di unibne eco– nomica timidamente iniziati con accordi doganali frustrati · si: Noi vorremmo sapere esattamenté qµanta strada le na– zioni partecipanti hanno percorso_· sulla via della loro rico– struzione ed esattamente che cosa hanno fatto per se ~tesst,, ptima di stanziare un solo altro nichelino ». · E' bene tener presente; nel valutare queste parole,. çhe , dalla assenza del libero trasferimento di uomini, capitali e merci, dalla riluttanza alle equiparazioni valutarie, alla livellaziÒÌle <lei tassi di ag'gregati di motivi particolari e di particolari effetti che possono creare qualche cosa di più ·questi Comita'ti. parlamentari di ·stanziamento (Approp-riàtion ·· Commitees) hanno praticamente il potere di bloccare le as– segnazioni dei fondi decisi dalle Camere. E' bei,e anche ri– cordare che il congresso americano ·non ha votat'o gli aiu– ti per i quattro anni, ma solo i 4.850.000.000 di dollari -de– stinati al.primo anno o ai primi 15 mes_idi intervento. Nel gennaio del 1949 il Congresso dovrà, se lo vorrà, votare una nti<;>va legge che stabilisca• le erogazioni Màt,sfuall per fanno prossimo e così via di anno in anno. Teniamo ancora presente ·che il piano Marshall rappre– senta un aggravio fiscale che il- popolo americano sopporta a denti stretti, e non dimentichiamo che nella sua dichiara– zione del 15 agosto u. s. il Presidente -Truman ha rivelato che l'annata fiscale che si chiuderà a'I· 30 giugno 1949 1 rap– presenterà per il bilanci~ degli S. U. un deficit di i,.500.000.000 <li dollari in confronto ad un avanzo -record di 8.400.000.000 di dollari nell'annata fiscale precedente chiusasi al 30 giu– gno. di quest'anno. Di fronte alle spese implieate dai doveri internazionali che l'America si è assunta ed alia riduzione di tasse deliberata dal Congresso nella scorsa primavera, un periodo di bilancia deficitaria si presenta per il Governo Ainericano, cpn le cGmseguenze che· ognuno di voi potrà trarre nei riguardi del problema europeo. Questo non è preoccuparsi 'dei fatti ~.Ji altri, è consi– derare con· serietà' i fatti nostri nella condizione di dipen– denza economica a cui siamo ridotti. Questo è aprire gli oc– chi su una realtà di cui la nostra pubblica opinione è tenu– ta diligentemente all'oscuro, preferen_dosi servi>rle la giornd.– liera razioae di ottimismo di cui ha bisog_no e d1e innocen-· temente (lccetta.· * * * La più elementare prudenza ci avverte di utilizzare in du– rature riforme strutturali la massima parte possibile di quanto gli S..U. ci hanno -assegnato e di non fare che conto proble– matico su quanto ancora ci devono assegnare e che· non ci garantiranno sicuramente se non daremo prova di saperci ravvedere, di opporre _cioè estremi rimedi ag.Ji estremi mali di cui séffr.iamo. Il ,ri'medio estrèmo, insostituibile,. insurrogabile, è uno so– lo:· la integrazione politico-economica dell'Europa Occiden– tale in una Federazione ìnfesa e· rafforzata come premessa ed invito· alla ·reintegrazione' di tutt; l'Ettropa nella sua pie– na e perfetta complessità.' Per questo noi dobbiamo· agire contemporaneamente per la solidificazione dell'Europa Occidentale, la sola parte di Europa su cui possiamo esercitare la nostra influeilza, e per lo sviluppo dèi massimi possibili rapporti commerciali con l'Europa .Orientale alla quale nel campo del lavoro e del ricambio di soccorsi possiamo- pur c;lare -la 11)ano attra– verso la disumana barriera che ·ci separa .. Vediamo ora che cosa abbiamo 'fatto per unificare l'Eu– ropa Occidentale, il che sta a noi, e quali possibilità' si of– frono allo sviluppo di contatti economici con !'-Europa O– rientale, il che sta a noi e ai nostri fratelli di oltre bar– riera. Per quanto rig-uarda la -effettiva- unificazione europea oc- cidentale è nostra opin:iotie: · _ a) 'che sia inutile infiorare di illusioni gli incontri pa– rigini delle 16 naziof)i Marshàll che sono diventafe 17 con l'inclusione della bizona gern1anica e 18 ·con l'inclusione <lei territorio libero di Trieste ; · cli un semplice schermo al sopravvivere 'degli inveterati- e- . g-oismi nazionali-stici.' ' La verità è che tra tanti propositi di collaborazione eco- 110mica, di unificazione doganale, di abbattimento cli fron– tiere, nessun passo è stato finora compiuto che trascenda i limiti di un comune trattato di convenienza. Fra tanti van– tati progetti non si è nemmeno avviata o menzionata la uni– ficazione più semplice da effettuusi e più ricca di immediati effetti,. cioè la internazionalizzazione dei tra'sporti. Il che dimostr<). che il difetto non sta tutto nelle difficoltà di at– tuazione, ma molto nell'animo con cui queste si affrontano. La difficoltà vera sta nel fatto che simili sviluppi (unioni doganali, monetarie,_ dei trasporti ecc.) non sono decisioni economiche ma decisioni politiche che implicano sacr-ifici ,li sovranità. E finchè a questi sacrifici non ci .saremo adat-· tati, nulla di serio, di vero, di produttivo potrà uscire dalle nostre invocazioni unitarie. Che l'integrazione economica può seguire la unificazione politica, non può surrogarla. Quello che l'Europa attraversa oggi è la ·tragedia della timidità. La nostra salvezza sta di fronte a noi chiara e· aperta. Ma nessuno osa avvicinarla per teina di doverne pagare one-· stamente il prezzo. Tutti siamo· convinti. che gli interessi particolari da sacrificarsi ad una prima fase di unificazione europea trovano rifugio nelle esclusive ed infrangibili so– vranità nazionali ; tutti siamo convinti che solo limitando quelle sovranità potremo disermare quegli interessi indi– rizzando una comune sofferenza iniziatrice ad· un comune finale vantaggio; tutti sappiamo .ancora che cedere ad· un potere federale µna quota della propria sovranità nazionale non significa· restringere od abbassare questo privilegio, ma estenderlo ed innalzarlo verso una più vasta e più efficace responsabilità. Con tutto ciò, per questo gesto di intelligenza umana, di saviezza politica, e di salvezza economica, manca lo slancio' e la perseveranza risolutiva. . Ora, di fronte-a11e grandi svolte storiche, la riluttanza ad aprire gli occhi, lo spirito di conservazione privilegiata, la mancanza di coraggio non si vincono strada facendo fra uno scarso tentativo ed m prudente ripiego: o i popoli de– cisi a salvarsi superano queste resistenze e queste esitazioni di schianto, con risoluzioni integr.ali, impegnative, irrime– diabili, oppure riof) ·resta loro che rassegnarsi alle rovine _che si ·p1eritano. Così la ricostruzione .delle nazio11i europee che hanno con– ·servato la loro integrità, l'incognita della Germania_ smem– . brata e prostrata, la riconciliazione del continènte in un<). unità forte in se stessa e capace di una attiva moderazione ne/ _rapporti fra Oriente ed Occidente, sono problèmi che non si risolvono a mezzi. termini, avuto riguardo alle orgogliose sovranità ed ai .pìù orgogliosi int~essi particolari; ma i~– frangendo nello spirito e nella materia i miti ·e le avarizie; ,il che, ripeto, signiiica instaurare oggi sull'Europa 0cciden- tale, domanì St\ tutta questa nostra ed unica Europa una disciplina politica- capace di procedere, produrre e garantire una non illusoria unità economica: Al di fuori di questa soluzione integrale, noi -federalisti non crediamo alle facciate di- cartone che si tenta dr sosti– tiure alla solida architettura di un blocco europeQ parago– nabile alla struttura monolitica delle comunità ameriéana e sovietica. Noi sentiamo che quella che l'Europa deve dichia– rare è una disarmata guerra difensiva, una guerra cioè che ha come sola possibile arma la volontà di centinaia di mi-

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