Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948

CRITICA SOCIALE 437 regime, confessione inoppugnabile, fatta dallo stesso governo, della sua illegittimità, dell'antagonismo in cui si trova ·con il popolo che vorrebbe rappresen– tare, solo in questo o simili casi un in.terven to si rende necessario e legittimo, come è legittimo, ne– cessario, il soccorso di urgenza a una popolazione colpita da un'immensa catastrofe - inondazioni, eruzioni, terremoti - superiore alla forza normale degli uomini. In secondo luogo è evidente che un. intervento inteso a ... o modificare la costituzione inter– na di uno Stato non dev'essere mai deliberato da un solo Stato straniero o da un aggruppamento di Stati str anieri, e n eanche dà una maggioranza di tali Stati purameu.ie numerica. Se un tale intervento fosse aut orizzato, s arebbe troppo facile ad alcuni in– teressi particolari-coalizzarsi per prevalere a dan– no di altri, in base al solo diritto del più forte. Un intervento, per essere legittimo, deve essere l'e– spressione di un interesse il più possibirinente uni• versale. Se è eccessiva la pretesa - cod_ificata nello statuto della Società delle Nazioni - che nessuna deliberazione sia valida se non è consen lita da tut– te le potenze che vi partecipano, èiò cllte 'permette– rebbe ad un solo Stato di imporsi in modo .... e frustrerebbe -<IUalsiasi possibilità anche di interven– ti ragionevoli e necessari: è logico e prudente al contrario che una deliberazione di intervento per essere valida, debba raccogliere la concorde volon– tà di una grande maggioranza di Stati. Solo il prin– cipio della necessit-à di una grande· maggioranza, molto prossima all'unanimità, può garantire nel mi– glior modo umanamente possil;>ile che l'intervento non sia offensivo del diritto: perchè non è prati– camente possihile che contro un intervento ingiu– sto, costituente un precedente pericoloso, non. sor– ga subito una coalizione di parecchi Stati, o perchè indifferenti e qti'indi imparziali, o perchè -abbiano qualche interesse comune collo Stato minacciato. Lo stabilire come debba formarsi e valutarsi co– desta maggioranza spec;iale, sia sotto l'aspetto quan– titativo, sia sotto quello qualitativo, è problema non facile a risolversi: ma qui non ci _preoccupiamo delle difficoltà di applicazione. Terza ed ultima condizione di un intervento le– gittimo è che esso avveng!). in tale forma da pre– sentare le maggiori garanzie non solo di equità e di ponderazione per se stesso, ma altresì di modo e di misura: dev'essllre talè che non ecceda lo stret– to necessario e lasci allo Stato che ne è minacciato ogni più larga possibilità di resipiscenza, di adatta– menlo spontaneo, di ricorso dal giudice eventual– mente male informato al giudice meglio informato: che m ogn, caso non ferisca profondamente ad ir– reparabilmente le condizioni di esistenza e di li– bertà dello Stato contro il quale è diretto. Quest'ul– tima con.dizione, o, meglio, gruppo di condizioni, esige e comporta qualche illustrazione più ampia. • Innanzi -tutto conviene escludere, in massima, l'in– tervento colle armi. L'intervento armato di un gruppQ di potenze, o fosse pure (e tanto peggio) di tutte le potenze con– tro una sola, anche quando l'intervento sia giusti– ficato dai motivi più evidenti, assume ineluttabil– mente un carattere di estrema violenza e di bru– talità, fatto appunto p,er suscitare contro di sè lri resistenza della disperazione, anche di quella parte del popolo che da esso non avrebbe che vantaggi da ricavare, e per attirare verso lo Stato sottoposto a tale coazione le simpatie sentimentali degli altri popoli. Fosse pure lo Stato condannato colpevole di violenza in atto od intenzionale, nei rapporti inter– ni od esterni, la repressione colla analoga e maggio– re violenza, l'applicazione del similia similibus su– scita una reazione istintiva. Anche nel diritto pri• valo il vim vi repellere licet è urr principio la cui ibliòtecaGino_Bianco applicazione è subordinata a condizioni rigorose, fra queste che il.pericolo della violenza avversaria ... attuale ed imminente e che non si possa sventare per altra via. Ora, nella generalità dei casi, non mancano alla collettività degli Stati altri mezzi e meno repugnan– ti della violenza armata per indurre uno Stato col– pevole a giusta e dignitosa resipiscenza. Il boicottag– gio morale, la rottura dei rapporti diplomatièi, il richiamo all'ordine, le minacce di più gravi san– zioni possono esercitare un'influenza, nel più dei casi, decisiva e sufficiente. Nelle contingenze più gravi può dichiararsi il boicottaggio economico, an– che il quale è suscettibile di graduazioni molteplici. Appunto perchè la legittimità dell'intervento è giu– stificata dalla solidarietà economica fra gli Stati e tende a prevenire o a reprimere un atteggiamento nocivo a tale solidarietà; la privazione di tale so– lidarietà nei rapporti collo Stato che la disconosce si palesa essere la reazione e la sanzione più natu– rale. Ogni Stato, ogni nazione ha bisogno dell'appa– rato commerciale, industriale di altri Stati, di al– tre nazioni. Se questo apparato gli manca è un prin– cipio come di asfissia che 'esso ne risente. Uno Stato cui fosse tolto di comperare e di vendere, di tran– sitare coi sqoi prodotti dagli Stati vicini, si vedreb– be costretto a tali sforzi per poter respirare da do– ver accettare senz'altro quei suggerimenti ragione– voli che gli venissero fatti dalla grande maggioran– za degli altri Stati. D'altro canto il boicottaggio economico ha un fre– nò in se stesso per il fatto che, pur mirando in mag– gior misura allo Stato contro il quale è diretto, dan– neggia pur sempre, entro certi limiti, gli stessi Stati che lo esercitano, ed è quindi una garanzia di mo– derata e prudente e graduale applicazione. Questa moderazione e gradualità permettono alle nazioni ·contro cui l'intervento è di.retto di ponde– rare i casi propri, permettono ai· partiti ed alle classi che se ne sentono offesi di ribellarsi al po– tere ·del Governo e di quei partiti e classi che l'in– tervento provocarono. La coazione dal di fuori tro– va probabilmente delle forze alleate in un.a pressio– ne convergente anche dal di dentro. Praticamente se, come abbiamo presupposto, la coazione econo– mica è determinata dai pericoli che· derivano sia da un dispotismo interno, sia dall'atteggiamento belli– coso e imperialistico delle classi dominanti, della plutocrazia, del militarismo interno - e abbiamo indicato come i due ordini di fenqmeni siano qua– si sempre congiunti -; è quasi certo che nello stes– so paese contro cui essa è diretta non mancherii ima parte cospicua della popolazione che, non aven– do alcun in.tere.sse nè ad essere trascinata in una guerra nè a ·senrirsi oppressa, diverrà l'alleata na .. turale e l'aiutatrice dall'interno di quella ·coazione; la quale non può altro, i-n partenza, che agevolare una sana riscossa interiore cui la prepotenza dei dominatori impediva di esplicarsi. Un intervento di questa natura risponde quindi alla legge del minimo mezzo; pppone ad un massi– mo di violenza il minimo di violenza; aiuta ed ac– célera una riscossa naturaiJe benefica senza dubbio alla naziòne che lo subisce e più che subfrlo lo ac– coglie; lascia meno strascichi di odi e di rancori. L'intervento armato solidarizza frequentemente al– la 'resistenza tutto un popolo col ricatto delia dife– sa necessaria della esistenza e della dignità nazio– nale. Il boicottaggio economico non ha questo ef– fetto. Diciamo di più: che si dovrebbero studiare quelle forme di boicottaggio economico che meno feris– sero la massa della popolazione e non colpissero direttamente se non. quei gruppi di interessi che agli interessi delle masse fossero meno connessi. L'illu– strazione di questo pùnto esigerebbe un'esemplifica– zione analitica nella quale non osia!Jlo arrischiarci. Neanche ci dissimuliamo le difficoltà pratiche che

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