Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948

CRITICA SOCIALE 433 UNO SCRITTO INEDITO DI TURATI La politica del Tra le carte idei !povero Modigliani abbiamo avu– to la fol'tuna di scoprire questo scritto, inedito, di Filippo Turati. Si tratta -di uno studio appl'ofon– dito e impegnativo su •di ,un· problema che ,ion ha perdu_to d'attualità; e appunto questo carattere teo– rico --, come può essere teorica l'indagil,l,e di un uomo '.J}Olitico - distingue questo lavoro dalla co– spicua mole di scritti del nostro Maestro, ,dul'ante il suo esilio a Parigi, rivolti quasi esclusivamente alla lotta di libera:zione dal fascismo ed alla rina– scita 'di u,n'azione socialista, interna ed internazio– nale. Contrapporre al tradiziollale ed esclusivistico principio della sovranità nazionale di ogni singolo Stato, geloso 'della 'propria ,indiscriminata :indipen– denza e portalo quindi ad opporsi ti.d ogrii- interfe– renza dii >altl'iStati nel proprio regime interno, jl principio solidaristico '.di una comunità internazio– nale, che, J}el' ,essere veramente tale, presuppone ~ ne,i singoli Stati che lo compongono u~ regime in– lel'no di Ubertà o, .quanto 'meno, non di Soppraffa– zione e non di aggressività, è un processo che sta compiendosi da tempo e nelle coscienze e 'nelle istiluizioni. Turati ha <il merito •di rivolgere· qui la sua attenzione al problema critico, ,insilo in questo processo: e cioè alla validità o meno del tradiziona– le principio del l!Oll-intervento. -Contro ,gli zelatori della sovmnità nazionale egli ·non esita a dimostra– re come e quanto sia storicamente -superato e come da principio tulelalore della libertà e della indi– pendenza si sia ormai · reso schermo agli Stati to– talitari. Ma il nostro Maestro aveva una visione troppo pratica dei problemi per arrestarsi alla generica affermazione della necessità d'intervento, in certe determinate ctrcoslanze. Non solo ·quindi. pone il suo sforzo nel precisal'e e circonscrivere le ipotesi che richiedono e giustificano l'intervento, 'ma mica a determinarne modi, garanzie le ,metodo. Nell'ulti– ma parte del suo s-tudio, dopo avere accumlamente mostralo i pericoli di un inler·vento armato, anche se in forma di 'Sanzione collettiva, dato che ciò ri– schia ,di provocare -una coalizione di ,tutte le forze dello Stato condannato e ·colpilo in nome della di– gnità nazionale (e noi italiani ne sappiamo qual– che cosa!), Tu1·ati illclina a limitare l'intervento al– le sanzioni economiche da parte -della collettività degli altri Stati. ·Viene spontaneo obbiettare, a tale riguardo, •come la ·s.toria gli abbia ·dato torto .e co– me :i/ precedente delle sanzioni economiche, decre– tate- dalla S. a. N. ·contro l'aggressione dell'Italia fascista a danno della Abissinia, abbia sfrondato molte illusioni. Da ìm Iato l'in•suf{iciente coesione ed autorità ·dell'organismo ,super-statale ha consen– tito, ai singoli Stati, la dila:zione o addirittura l' e– lusione,_ per loro interessi particolari o per .inam– missibili benevole.pze, della azione di coesione. D'altro lato il persistere di cospicui 1 interessi capi– talistici è l'iuscito a sopraffare o defraudare le stes– se delibera:zioni degli• Stati. Le sanzioni economiche possono avere prospetti– ve 'di una seria ed ammonitrice efficacia, via sole o come fase precol'rente un più drastico 'intervento, solo se iimposte da un organismo più -omogeneo ed effettivamente superatore del particolarismo dei singoli Stati. Ed è uppunto questa con.statqzione che, a seguito di una serie di amare esperienze, \Jw re– so viva, di fronte alle innate ',debolezze 'del sistema della S. d. 'N., l'istanza del federalismo, cui lo stes– so -Turali fa, in questo suo ,scritto, esplicito ac– cenno (1). La C. S. E' sembrato un grande progresso, una vera con– qrnista del diritto internazionale nello scorso seco– lo, fa proclamazione del non intervento, come re– gola, da parte dei vari Stati, nella politica interna (1) Abbiamo sostituito con puntini le parole l<ndeclfrabili del manoscritto. o Bianco non intervento degli altri Stati. Nei secoli precedenti, ed anche nella prima metà del secolo XIX, questa dottrina non era riconosciuta: appena se n.e trovava qual– che traccia nei libri dei filosofi, degli utopisti, dei pur,i teorici. In fatto i territorii venivano· invasi, -0coupati, tenuti, in base al diritto del più forte. Invasioni strani-ere imperavano dovunque. L'Italia fu per secoli il campo delle ·dominazioni più di– verse: normanni, francesi, spagnoli, tedeschi. Non parliamo della conquista del primo Napoleone che - col pretesto di portare in tutto il mondo la ri– volu:cione francese - ' non si faceva scrupolo di piantare, dovunque potesse, la bandiera francese, di imp.rimere il suo suggeHo imperiale nelle terre più lontane: dall' Alpi alle Pir.amidi, dal Manzanar– re al Reno. Ancora nel 1859-60 la guerra dell'Ita– lia per liberarsi dall'Austria e dalle varié signorie ·più o meno stranier-e o dispotiche fu ·aiutata e re– sa vittoriosa· da Napoleone III, che· si prese come compenso immediato Nizza e Savoia e, non con– tento d1 ciò, sette anni dopo si oppose a Mentana, colle merveilles dei suoi chassepots, alla conquista di Roma : e ci volle la sconfitta di Sédan e il crol– lo del secondo impero perchè l'Italia potesse ria– vere la sua capHaie. Nel decennio precedente il Piemonte aveva acquistato i suoi titoli per la libe– razione dell'Italia con l'intervento delle stie armi in Crimea, voluto dal lungimirante conte di Ca– vour. Quando un intervento era reputato utile, fos– se pure soltanto a un interesse dinastico, i prete– sti non mancavano mai. Nel secolo XIX, sotto l'im– pulso del capitalismo insofferente qi dogane, biso– gnoso di vasti mercati, Io sforzo per la costituzio– ne delle grandi· nazioni, sulla base della razza e della lingua comune, le varie guerre dell'indipen– denza, la unificazione dell'Italia e della Germania, affermano il principio di nazionalità un po' dap– pertutto. E il principio di nazionalità significava, come: conseguenza logica, il rispetto alle naziona– lità, ossia il non intervento. Senza dubbio questa affermazione ebbe il suo valore. Non cerchiamo se, nella pratica, la dottri– na del non intervento subiva degli strappi. Non v'è principio di diritto che non stenti e non met– ta del tempo a consolidarsi. Il fatto delle alleanze offensive e difensive, con le quali talune monar– chie si guarentivano a vicend a, era u n attentato, in– diretto e larvato, a quella dottrii.na . Ma la stessa necessità di dissimulare gli interventi sotto la ma– schera delle-' alleanze difensive, della necessità di una difesa reciproca, implicava -un rjconoscimen– to, almeno formale, del principio. In teoria alme– no, si procl~mava che ciascuna nazione aveva il diritto di darsi il governo che preferiva, senza che le altre nazioni potessero imp·edirglielo. La diffe– renza di regime non costituì più un motivo di o– stilità necessaria. Per lunghi anni la Francia re– pubblicana potè esse1'e la fedele alleata della Rus– sia zarista e alimentarla con larghi prestiti di de– naro, sen.za che ciò apparisse illog-ico e contraddit– torio. In so stanza il non intervento appariva un o– maggio, avant lettre, al principio wilsci1iano della libera autodisposizione dei popoli, come una im– plicita condanna delle dominazioni straniere, come una facilitazione recata al formarsi delle libere u– nioni fra genti d'una stessa stirpe. Tutto ciò non faceva una grinza finchè gli Stati godevano di una vita relativamente e fin.o a un certo segno indipendente gli uni dagli altri, an– che nei rapporti economici, cioè nei rapporti più reali e concreti della loro esistenza. Se un conflit– to nasceva fra due Stati, era esclusivamente a quei due Stati che spettava il risolverlo. Gli altri Stati

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