Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948

432 CRITICA SOCIALE Il ritorno di Turati e di Treves Avremmo desideralo 1di poter accoglierli in una atmosfera migliore, in cui le forze proletarie, salda– mente e intimamente 1concordi, gi1idate icon senso di responsabi.fità, ma sopmtlullo fornite ·esse stesse di una coscienza illuminata ed autonoma, fo,ssero avviate non solo a una progressiva ,elevazione delle loro condizioni •di vita, ma ad una· consapevole assunzione del compilo di classe dirigente; in 'Una atmosfera avvivata da un diffuso universale 'llmore e senso di libertà, di .quella libertà per cui Turati e Treves hanno per tanti ranni •e con tanto sacrifi– zio di sè combattuto senza requie; in un'atmosfera in ·cui fosse .avviata con ,chiara coscienza dei fini e ,dei mezzi la costruzione di un ,ordinamento Idi democrazia integrale, p1·eparazione ad una società genuinamente socialista. , Non abbiamo potuto ottenere che cosi fos&e, no– nostante la lolla combattuta. Le nostre forze non furono pari alla gravità del compilo e delle resi– stenze che bisognava vincere. Dopo ventitrè anni di regime fascista non em possibile che fosse àlti·imen– li. Anche in coloro che pure appaiono animali dallo stesso ideale nostro, q1hesto lungo periodo di tota– litarismo ha lasciato sedimenti che non è facile to– glier via. Noi vi promettiamo tuttavia, o grandi compagni nostri e maestri, che tornate anche materialmente fra noi, di continuar.e con più intensa alacrità la lotta sin qui combattuta. La vostra vicinanza ci da– rà nuova forza; alle vosil'e tombe verremo a chie– dere ispirazione, fede, vigore di combattimento. Già in questi giorni .abbiamo rievocalo tutte le fasi e il lungo cammino dell'opera vost1•a. Abbiamo ricor– dato i primi sforzi per la diffus-ion,e del p,ensiero socialista e per la creazione di un partilo in cui si– raccogliessero le forze animate dal' desiderio di lot– tare per quell'idea~e; abbiamo ricordato la schietta intransigenza di Turali in quei primi momenti in cui era necessario che il nuovo partito formasse e manifestasse la sua fisionomia, separandosi netta– mente da una democrazia che non intuiva la neces– sità di radicali trasformazioni nell'ordinamento eco– nomico-sociale; abbiamo rico1·dalo la gioia per le · prime aff,ermazioni qella nuOV(!fede, la lotta corag-· giosa e tenace, pur nella pochezza delle nostre forze, contro la reazione crispina nel 1894-95 e. contrò quella pellusiana nel 1898-900, che aveva trasdnato in carcere Turati e molti fra i migliori coridotti,ePi' del movimento, e sembrava avei· scardinalo tutto il movimento nostro. Poi, nell'inizio .del 190.1, il ri– l<ii-nodi una promettente aura di libertà, della qua– le, con pronto intuito, Trev,es senti che bisognava senza indugio profittare per sostituire ad un'azione puramente criticq. un'opera costruttiva. E a quest'opera Turali immediatamente si pose con impelo ardente di fede, è ne assunse la direzfo– ·ne, conducendo per anni una vigorosa battaglia con– tro il rivoluzionarismo verboso, chiassoso e incon– cludente, che allontanava il proletariato dalle sue met,e anzichè avvicinarlo. In _quegli anni, pur in mezzo alle ostinate resistenze che opponevano mol– ti fra gli stessi compagni, voi cercaste di dare ai diritto proletario le prime difese di ulila Zegislazione · sociale, che riusciste infatti ad imporre alle alt11Ui riluttanze, e .promoveste o. appoggiaste numerose inizi'!tive dirette ad ,elevare la cultura popolare, che consideravate, oltre che mezzo per innalzare la di– gnità della classe lavoratrice nella vita civile, anche valido strumento diella sua lotta per il consegui– mento di migliori condizioni materiali di vita. Ma mentre voi guidavate il partito in questa lot– ta, apparivano all'orizzonte "montanti fantasimi di guerra", che voi cercaste di tenere lontani, prima assumendo atteggiamento di decisa opposizione al- Biblioteca· GinoBianco. l'impresa libica, poi cercando di al"J'estare la follia degli armamenti e di tener estranea l'Italia dalla prima guerra mondiale scoppiata nel 1914. E &e le forze avverse delle cose e degli uomini furono più prepotenti della generosità delle vostre e nostre in– tenzioni, fu tuttavia ribadita un'affermazione idea– le, l'aspirazione umana a una soli.darietà internazio– nale dei popoli sopra e conll-o · le grette ed egoisti– che tendenze nazionalistiche dei gòverni e delle classi dirigenti. Poi venne la lotta difficile del dopoguerra, nel– la quale ogni giorno più sembrava svanire la spe– ranza di sucoesso, sti-étti come eravate, come era– vamo, Ira le torbide tendenze di viol1mla sopraffa– zione che la guerra aveva destato nei ceti capitali– stici e le incomposte agitazioni di una folla in cui il disordine e lo spettacolo di violenza del periodo bellico avevano ingenerato la stolta speranza che un colpo di mano potesse bastare a creane una so– cietà in cui trionfasse " la giustizia pia del lavoro" .. I fatti dimostrarono quanto fosse avveduto il vo– stro grido d'allarme contro quell'itlusione. Le forze della reazione, alimentate anche allora da un irra– gionevole senso di paura, ottennero facilmente la 'vittoria a mezzo delle forze armate organizzate nei manipoli fascisti. Contro la ,minacciosa avanzata di queste voi ci guidaste animosamente in una dispe– rala resistenza e contro· di esse tenacemente conti– nuaste a lottare anche dopo la loro vittoria, perchè l'ideale di libertà e di giustizia, anch,e se tempo– raneamente\ sconfitto, potesse essere trasmesso, in– contaminato retaggio, aJle venture g,enerazioni. Poi l'imperversare della violenza travolse tutto, costrin– se voi all'esilio, donde ci-veniva il vostro intilamen– lo vivificatore e ii conforto che ci dava la tenacia con la quale voi, anche all'estero, continuavate la battaglia, che solo la morte polè far cessare. Quando ci giunse la notizia della vostra scom– parsa, ci parve come se l'ultima luce di speranza si spegnesse nel lontano orizzonte; poi subilo ci ride– stammo da questo sconforto, perchè sentimmo che da voi ci era trasmesso un legalo che avevamo il sacro dovere di accogliere e di cùstodire. E di que– sta forza che ci veniva anche dal vostro insegna– mento sono stati testimoni i numerosi combattenti che hanno sofferto' e sono caduti nella lotta clande– stina, operando in modo che la liberazione soprav– venuta fra il giugno de.I 1944 e l'aprile del 1945 non fosse una elargizione delle forze straniere, ma fosse anche una conquista del nostro insopprimibile amore di libertà. Anche questi caduti per la fede çhe voi avete alimentala ci hanno lasciato .un retag– gio analogo a quello che ci viene da voi; e più forte è quindi il nostro dovere di continuare a combat– tere. Terremo il vostro ricordo e il vostro esempio come stimolo e come guida, e insieme il ricordo e· l'esempio di q,uell'al),ima grande che fu compagna, e spesso ìspti:atrice della lolla che voi' avei-e com– battuta, di. Anna Kuliscioft. E non ci dorrà di tro– vare nel nostro -cammino nuovi misconoscimenti dell'òpera che noi compiamo, e stolte accuse di tra– dimento. Cerch,eremo di illuminare la mente di co– loro che· non intendono la nobiltà dell'ideale da cui noi siamo mossi; ma se anche da parie di alcuno continu.erp l'(lccusa, ricorderemo con orgoglio che la stessa accusa colpi un giorno anche voi, ma voi la disprezzaste, continuando, dietro l'impulso della vo– stra immacolata coscienza, l'opera che vi ispiravano il vostro senso di dovere e il vostro amore per il proletariat9, per l'umanità, per, la civiltà, per la giustizia. · Uao Gumo MoNDOLFO La m<mcanzadi"spazio ci obbliqa a rimandare al , prossimo ,numero nWYJ:1,erosi articoli di particolare in– teresse, tra cui uno di Henry Brugrmans su« Il Con– gresso dell' Uni•one parlamentare europea a Interla– ken ».

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