Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948
CRÌTICA SOCIALE 431 terra non possono essere certamente disposte a con– ·sentire, in ·cambio dell'ammissione dell'Italia, l'am– missione degli Stati satelli.ti della Russia, in cui è evidente l'assenza di ogni principio di démocrazia. E d'altra parte nessuno può pensare in questo mo– mento a proporre la abolizione del diritto di veto, la quale, se fosse attuata, potrebbe veramente indurre la Russia a ritirarsi dall'O.N.U. Si era arrzi temu– to per qualche tempo che ques_toritiro potesse avve– nire, anche indipendentemente da un'eventuale abo– lizione del veto, come atto di protesta della Russia contro la fermezza con cui Stati Uniti, Inghilterra' e Francia difendono il loro punto cl.ivista nella que- . ·stione di Berlino. E .il ricordo che il ritiro della Ger– mania dalla Società delle Nazioni fu prodromo, seb- .berte a distanza di qualche anno, della seconda guer- ra mondiale, già suscitava nell'animo di molti la_pau– ra.sa visione· di un non lontano scoppio di una terza guerra. , 1 Come abbiamo già accennato altra volta, noi pro– pendiamo a credere che, nonostante. ·1'allarmartte sprizzo di p_aurose faville, l'incendio non scoppierà per ora. La Russia (se anche sia vero - ciò che rrtolti non credono - che essa sia già in possesso di bombe atomiche, come lia lasciato supporre Wi– scinski ·in un suo· recènte discorso) non è certa– mente pronta ad affrontare le difficoltà di una guer– ra, perchè ora dovrebbe produrr'e da sola quel ma– teriale bellico di cui nella passata guerra ebbe un largo approvvigionamento dagli Stati Uniti, mentre non- ha rimesso ancora in efficienza tutto il-suo ap– parato produttivo; perchè, soprattutto, essa non può ritenersi sicura dal pericolo· che possa venirle a man– care l'incondizionato appoggio degli Stati satelli,ti, in cui,serpeggiano troppi segni di malconte,nto perchè si possa fare cieco assegnamento nella loro fedeltà. Dal canto suo l'America non ha alcun interesse a fare la guerra. Essa non mira certo' al p-ossesso territoriale di nessuna regione europea, perchè l'es– sere immischiata negli avvenimenti, ,troppo spesso torbidi, del nostro continente rappresenta molto più un pericolo che. un vantaggio' per· un paese come gli Stati Uniti. Essi hanno molto maggiore possibilità di poter dominare la vita di _altri popoli mediante _la potenza eç9nomica di cui dispongono· e che rappre- . senta oggi per loro un titolo di incontrastabile supe– riorità. Essi d'altra parte hanno bisogno soprattutto di ricostituire un sano e florido andamento dei mer– cati in tutto il mondo, per allontanare da sè la mi– naccia· di una crisi analoga a quella che li colpì nel 1929. Il piaQo Marshall ·deve servire appunto a que– sti scopi. Coloro che hanno denunciato questo piano come uno strumento di cui l'America intenda valersi per asservire economicamente e politicamente l'Eu– ropa alla sua egemonia, dovrebbero tener ·conto che .due circostanze potrebbero veramente produrre tale effetto. Anzitutto, che l'atteggiamento aggressivo della Russia e i suoi evidenti intenti di espansione. verso occidente e la sua resistenza a trovare qual– siasi forma di accomodamento con gli anglosassoni, fino al punto da porre ostacolo all'approvvigiona– me~to di Berlino, alla "cui popolazione essa non può fornire quantità sufficiente di alimenti e che per– tanto potrebbe esporre al rischio di un.a disastrosa. o Bianco mortalità per fame: che tutti questi fatti, diciamo, ingenerassero nelle nazioni dell'Occidente europeo e nell'America la convinzione della necessità di predi– sporre nel centro stesso dell'Europa una difesa pre– ventiva contro la Russia·, e l'opinione che questa di.fesa non possa essere compiuta senza l'interven– to diretto delle forze americane, le quali così divei:– rebbero veramente arbitre della situazione., E ciò sarebbe anzi inevitabile se (ed è questa l'altra del– le due circostanze cui abbiamo accennato) se andas– se fallito il tentativo di associare con vincolo con– federale le nazioni democratiche deL Centro e del– l'Occidente d'Europa, alle quali nulla vieterebbe che in prosieguo di tempo si unissero, per un benefico evolversi della situazione, anche le nazioni dell'Eu– ropa orientale. Una Federazione occidentale europea, se in un primo momento può sembrare una forza di difesa contro un'eventuale aggressione della Rus– sia, certo è anche in pari tempo; còme abbiamo ripe– tuto più volte, l'unico mezzo per difendere l'indi– pendenza dell'Europa contro qualsiasi tentativo di e– gemonia americana. Per allontanare il pericolo della guerra America ed Inghilterra vogliono ora seguire un metodo af– fatto opposto a quello che seguì nel 1938 l'Inghilter– ra di Chamberlain. Allora si volle dissimulare l'esi– stenza del pericolo, illudendosi nell'efficacia di un accordo evidentemente destinato ad una durata ef– fimera; ora si vuole acuire l'impressione del perico– lo, nel1a speranza che i provvedimenti presi per fron– teggiarlo valgano effettivamente a tenerlo lontano. E speriamo che così sia, anche perchè la Russia non può sentirsi neppur essa costretta da nessun motivo a ricorrere alla guerra. Essa non ha timore, come a– veva la Germania, che le v.enga a mancare lo spa– zio vitale, perchè ha fin troppa vastità di territori a sua. disposizione; e d'altra parte essa non ha oggi , la speranza che animò la Germania del 1938-39 di trovare un complice ad oriente dopo aver trovato all'occidente una passiva tolleranza alle sue violazio– ni del trattato di pace. La Russia potrà forse avere qualche speranza di sfruttare ai suoi fini i dissidi interni della Cina, ma non certo di valersi delle for– ze che può trovare in suo aiuto in quel vasto impe– ro per farle ·pesare in qualche modo nella lotta che si svolgerebbe in Europa ed altrove; e neppùre può illudersi che il Giappone si presti a creare difficoltà alle potenze occupanti in vantaggio di una Russia che sarebbe una minaccia, contro ogni tentativo di ripresa delh potenza economica e politica del Giap– pone, più immediata e più pericolosa che non possa -essere l'America. Per questi motivi noi siam d'accordo con quanti pensano che nessuna delle potenze in contrasto pos– sa oggi volere la guerra; ma ripetiamo tuttavia il grido d'allarme lanciato altra volta. Quando _sifan– no tanti preparativi e si acuiscono dissidi per salvare un prestigio la cui tutela diventa sempre più diffi– cile e angosciosa quapto più diventa aspro l'atteggia– mento di sfida, si può da un momento all'altro ac– corgersi di aver determinato -l'inevitabilità di _una guerra che pure nessuno aveva voluta. U. G. M.
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