Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948

CRITICA, SOCIALE 451 profitto per lo Stato o se invece, deficitari-e, esse avrebbero dovuto essere da lui ,sovvenzionate. Noi ci siamo lasciati guidare dalle· esperienze fatte nélla Prima Repubblica: sape– vamo ciOè clié i monopoli possono tenere tutta l'economia ·aUe loro dipendenze e che, nelle mani de~ capitalisti,. essi hanno a•nche troppa t«.mdenza a liquidare la democrazia ed a preparare la via al fascismo. • Indubbiamente una certa parte · della nostra borghesia era assai favorevole aHa nazionalizzaz,ione di un gran nu– mero di impr.ese che, causa la guerra, avevano subito gravi danni. In realtà l'Austria non annovera c0.1pitalisti che pos– sano assicurare la ricostruzione e l'atrtività di imprese di questa im,portmza. Ma per quanto ci concerne, diverso era il criterio che ci ,guidava: il carattere monopolistico di queste i,m.prese. « La . nazionalizzaz.ione delle imprese-chiave della nostra yeonomia ha n1aggiorment~ ,rnffQrzato la nostra cam•pagna per la pianificazione dell'economia. Un miinistero speciale è stato creato per l'amministrazione dj queste imprese e per il coordinamento con la pianificazione economica del paese. PurtroppO però dobbiamo constataTe che non eravamo suf– ficientemente· forti per riuscire a far no'mi'llare un socialista a questo ministero. L'attuale ministro è un democristiano, ... nemico ·dichiarato della· economia pianif.icata socialista. Non fa quindi meraviglia che l'Austria non abbia anche un piano eGonom·ico generale e cli.e in cons·eguenza essa abbia perduto talune prospettive. Noi dobbia·mo accof!tentarci di. ta,luni piani iso"lati, istituiti nei diversi settori economici e che risultano più o meno dalla i-niziatLVa e dalla cooperazione v.olontaria degli spec1alisti di questi campi industriali: grazie ad essi , e grazie alla politica socialista è stato possibile ra,ggiungere importanti progressi nel senso. della pJanificazione econo– mica:». A questo riguardo ,si constata che un· gran numero di tec– nici e di specialisti .che non sono/ ·socialisti guardano con crescente siinpatia a.Jla politica economica socialista, ricono– scendo che la ricostruzi001c e l'indi•pcndenza economica del paese so~o condizionati dalla p,ianificazione dei settori del– la nostra eeonomia. Confortante in particol"are è parsa l'espe– rienz~ ~ei dirigenti tecnici nel passaggio dall'economia privata– a quella collettiva. L'evoluzione dell0. im,presa privata, a ca– ,pitale privato, verso ,J.e società per azioni del grande capi– talismo, con i suoi innumerevo-li direttori tecnici, ha com– portato una specializzazione assai s•pkcata nella stessa di– rezione dell'Lmpresa. I di•versi direttori sono divenuti in certo modo dei funzionari s1.1iperiori. Le funzioni particolari di questi uomini consistono nel fornire un lavoro intellettuale che resta immutato, sia nell'economia privata, sia iin quella collettiva. Il solo cambiaQlento consi~te per essi nel fatto di . non fornire questo lavoro a favore di un qualsiasi profHto privato, bensi a ,favore dell'interesse generale. Noi conoscia– mo numerosi casi di questi sipecialisti che si sono adattati al nuovo corso di cose c~n entusiasmo e con .lealtà. Nè c'è da siupirsene : ogni com 1 petente può perifettamente trovare il suo posto in un'economia colletti-va. Non si .può più dire che l'esistenza di questa clàsse di. specialisti sia messa in discus,sione. Mettendo all'Opera le loro esperienze, ie · loil'o conoscenze, il loro dina,m.ismo e :forza di c8.1·attere, costoro possono d'altr.onde raggitlngere una posizione sociale elevata, anche in un sistema di econotnia collettiva ». In tal guisa l'Austria, mentre da 'un lato ha sottratto ""ìe posizioni-chiave dell'economia ai né.miei della classe lavo– ratrice, dall'altro va ·,preparando le condizioni per una sua reintegrazione nel sistema economko europeo. « Noi riteniamo di aver provato - conclude il Walàbrun– ner - ,che è possibile in un regime democrati,co, alicbe nelle condizioni pi_ù difficili, ,progredire suHa via dell'economia . sociaUsta. Ma, a nostro-· avviso - egli nota acutamente - il rafforzamento dell'economia collettiva, con la nazionaliz– zazione delle industrie-chiave e delle banche, l'a1pplicazione, da parte dello Stato, di misur~ di pianificazione dehbono accnm,pagnarsi co~ un rafforzamento della democrazia nel campo economico, per costituire un vero progresso. Noi non vogliamo sostituire lo sfruttamento privato con uno sfrutta– mento statale; noi non vogliamo neppure sostituire la man– canza dl libertà economica del c&Jpitalisffio con una coazione dà pa·rte dello Stato. Sarebbe applicare esattamente 'gli stessi metodi economici d~lle « democrazie popolari » e dell'U.R. S.S. I princi,pi direttivi della •nostra economia non consistono solamente in . una amministrazione statale. Gli operai e gli impiegati devono, alla stessa stregua dei consumatori, poter parteci,pare al dirigismo e creare in tal modo l'indispensa– blle equilibrio degli Interessi. Su questo punto noi siamo ancora lontani daMa meta e ci occorreranno ben altre espe– rienze prima di poter getta~ le opportune basi giuridiche. Noi abbiamo pr'lvvisorian1ente t·entato, con una legge sui consigli d'i•m·presa, di dare agli impiegati ed agli operai la possibilità di partecipare al controllo del bilancio, e con ciò alla direzione commerciale della impresa.. Inoltre tutti i con– siglieri han-no diritto ad interloquire_ in tutte le questioni sociali che si pongon,o nel seno della im,presa. In tutte le im– prese nazionalizzate si è curato, al momento di scegliere i consiglieri, di nominare, a _fianco dei ra·ppresentanti dello Stato, degli operai e degli impiegati dell'impresa, rappresen– ta-nti dell'industria, del cominiercio, dell'artigianato e della agricoltura, co1ne pure ra,p-presentanti degli organi di consu– n1atori. E' ancora prematuro parlare delle cs-perienze che noi abbiamo fatte in questo campo, e ciò perchè il successo del funzionamento di questa de1nocrazia econorµi-ca implica una ricjucazi,Jne fondamentale ciegli individui. Non basta nominare qualcuno alla direzione di un'imp,resa. Bisogna metterlo al corrente dei problemi che concernono la sua impresa, il suo settore economico, l'economia nazionale. ·Nuove funzioni non implicano automaticamente la compren– sione di queste funzioni. Ma noi abbiamo appunto offerto ai nostri uomin\ la possibilità di acquisire questa conoscen– za, sonnontando in tal modo uno dei maggior! ostacoJi ad una politica economica socialista. « Senza volere sopravvalutare le nostre ferze, noi s_ociali– sti austriaci siamo convinti che il nostro sistema di econo·mia pianificata continuerà a raccogliere successi. La nostra fede si fonda sulla coscienza di essere d'accordo con la maggio– ranza del popolo. In fin dei conti i-1 po,polo è il fattore essenziale dell'erònomia. li rafforzamento dell'economia col– lettiva, la pianificazione cd il dirigismo dei settori essen– ziali della nostra economia, il rifiuto di una coazione econo- - nfica da ,parte del-lo S·tato, la rico,struzione di una eco·nomia democratica sono le pietre angolari del nostro edificio. E' in .tal modo che in Austria noi proseguiamo gli sforzi per co_struire l'edificio di una economia pianificata socialista, che possa preparare una società socialiista ». Ciò che si .stampa MARIO Bol\sA: L'ora che volge - Milano, editoriale Domus, 1946, pagg. 111, Lire 200. • Si dice che gli articoli di giornale durano, come le rose, l'espace d'un matin. E la racco1ta in libro degli articoli 'dà sovente l'impressione di uno sfasamento col momento pre– sente, con la realtà in atto, che talvolta addirittura si n1uta nella impressione di una materia superala. Con questa pre– venzione, in fondo giustificata, abbiamo aperto anche questo libro, che raccoglie i principali articoli di fondo pubblicati sul Corriere d'informazione, quello che poi tornò a chiamarsi Corriere della Sel'a, da quello che ne fu il degno direttore, _subito dopo la liberazio~e. Ma abbiamo dovuto ricrederci. ·~ull'acutezza di giudizio, sulla competenza. giornalistica e sull8. profondità dei sentimenti democratici - che non furono del resto mai lontani dai nostri - del nostro amico Mario Borsa non potevn·mo avere dubbi; m·a· d9bbiamo riconoscergli il raro merito di, avere saputo impr}mere a questi suoi arti– coli ·una nota che serba. intatta la sua vitalità ed attualità. Gli articoli dedicati al fenomeno del fascismo, del naziona– lismo, dell'hitlerismo sono tra le più penetranti e briose ana– lisi che vi abbia dedicato il nostro giornalismo; e forse non si trovano pagine più serie, spassionate e sincere de– dicate alle responsabilità del 25 luglio e dell'8 settembre. Forse il giudizio che si' ricava dalla lettura di· questo libro può essere semplicemente sintetizzato col dire che da esso appare quanto sia statà grave, per la democrazia italiana, la perdita di un simile direttore del maggiore quotidiano d'Ita– lia quando interessi capitalistici e manovre i,~Ùtiche si coa– lizzarono per togliergli il posto-. Diretlol'e: UGO GUIDO MONDOLFO Vice-direttore respons.: ANTONIO GREPPI G. P. Autorlzz.: Allied Publlcatlons B. C. N. ·288 - 10-3-1945 Tipografia Plnelll - Milano _ Via _Farnetl,. 8

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