Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948

450 CRITICA SOCIALE / per amore è un pegno per l'avvenire, attesta che un avvenire è ancor·a possibile; Se il « muro crivellato di mitraglia» uon llldicasse a chi resta, a chi sa in– tender·e, la via della lotta e del sacrificio, all'uma– nità non resterebbe che coltivare ancora per qual– che decennio, o per qualche secolo, senza un attimo di sosta, i suoi st.erminali campi di odio. Questa morte è perciò il segno d'una giustizia che pe·rpe– tuamente rinasce, il segno di umi continuità stori– ca in mezzo al sovvertimento totale della storia, u11 barlume di ragione nell'irrazionalità crescente, la goccia di sangue purissimo in un mare ibrido. • Riflettiamo su questo assassinio. In pochi mesi è il ripetersi del medesimo fatto: ieri, ieri appena, il Mahatma Gandhi; oggi Fòlke Ber11adotte, insie– me a un osservatore francese, il colonnello Serot. Chi penserà ancora che l'abito di pace può essere impunemente portato tra le linee di guerra? Chi ar– dirà ancora condannare l'uomo di pace che « non rischia nulla » portando fra i lupi la sua avversio– . ne al sangue inutilmente versalo? Chi negherà la coerenza ,mirabile di queste vite, la cui drammatica fine ha_ coinciso, nel-l'ora più buia, con un princi– pio di redenzione umana? , Fissiamoci nella memoria l'esempio di questi duè uomini: l'Apostolo indiano e il Mediatore delle Na– zioni Unite rappresentano insieme qualcosa di in– finitamente sacro, qualcosa che deve a,d ogni costo sopravvivere. Forse l'ideale razionale, per impos- FATTI E COMMENTI della. stampa· italiana ed estera Nazionalizzazioni e pianificazioni in Austria. Nel Ìlumero di luglio della rivista mensile socialista au .. stria.ca Die Zukunft, Karl Waldbrunner, che nel 1945 rap– ,presentò l'Austria a Mosca, eSipone le concezioni di una po– Utica · economica socialista, ri•guardanti il suo· paese. E_gli ricor:da anzitutto come ~una politica econo,nìica soçia– Hsta trovi nell'Austria una prof.onda~ tradizione. L'esperienza socialista condotta, sotto-la guida di Karl Renner e di Otto ' Bauer, dopo il crollo dell'Impero absburg~co, n-0n solo con– senti lo sviluppo di un settore economico socia'lizzato, fa– cend-0 -di « Vienna la Rossa » un modello di aQ'.lministrazione socialista, ma fondò questo sviluppo su due solidi principii teoretici, e cio"è: 1) che solo un'econo~ia pianificat~, posta sotto un contro~lo democratico e sotto ,la direzioile della col- 1 1-ettività, 'pot~ebbe, ·con il minimo di costi, elilll.inare le con-.. seguenze nefaste dell'economia ca1pitalistica, provocate dalle crisi economiche e daUe .guerre; 2) che questa pianificazione non avrebbe pr,os.pettive di successo se le pòsizioni-chiave dell'economia non fossero nelle mani della co.llettivifà, men– tre se i trasporti, la produzione elettrica, l'industria pesante, é. soprattutto le banche ·- in quanto abbiano raggiunt-0 po– sizioni di monopolio - .restassero nelle mani del capitalis,mo · ·privato, · ogni pianificazione dell'economia ~arebbe impos~ sibi1e .». · ' · l.'Ant('lre c001stnta quindi che « grRzic alle realizzazioni J>ratiche dei. nostri compagni• deJla Prima Repubblica e al patrim-0ni? · spiritua1e che essi ci hanno lasciato in eredità,. noi abbiamo p.otuto rimetter.ci al lavoro nel 1945 i,n condi– zioni •infinitamente migliori. Se noi g-ettiatno uno sguardo retrospettivo sugli ultimi tre anni, possiamo atfermar~ che noi ·altri, socialisti austriaci, abbiamo i,ncontrato difficoltà del tutto parliieolaTi per realizzare il nostro programma so– ciaUsta .d'economia pianificata. « Naturalmente tutta ·J'indi,gnazione delle classi borghese Cù agricola, che vedono la loro salute nella pol1tica capitali– sta del iprofitto, -s'è l'ivolta contro di noi. A questo primo , ostacolo s'è. ~ggiu;i1t8. l'occupazione milititre del nostro Paes-e · da parte delle quattro grandi potenze. Ciascuna di esse ha concezioni e princi'Pi diversi in tema di politica econo•mica e doveva quindi reagire •il1,maniera diversa di fronte ai no– sfri probi.e1ni. Lri sciagurata· definizione di Potsdam a pro– posit? dei « beni te<;Ieschi » ha· complicato ancora questa si- Biblioteca Gino Bianco · sessarsi di questo assurdo mondo, ha bisogno di a– vanguardie_ elettissime; che sappia-no cadere al mo– menl-0 ·giusto. Se l'ora è terribile, vi è pur chi sa adeguarsi ai tempi e affrontare dolcemente il sacri– ficio supremo. La difficoltà non fa paura ai forti. Non dimentichiamo che il prezzo della pace è oggi il sangue dei figli migliori dell'umanità. Soprattutto non dimentichiamo coloro che sulla via dolorosa della pace - cz' hanno preceduti. « Non- dimentichiamo i mo1,ti » - questo grido della più sciatta e piagnu– colosa retorica continuerà a restare senza eco, se non 'diverrà il richiamo costante di chi si appresta a lottare per strappare alla distruzione l'umanità . che ama fino al parossismo, e il suo patrimonio di grundezza e di dolore, quello che un -conciso voca– bolo designa come « civiltà». Non dimen:tichiamo che è meglio, cento volle me– glio, trasformar.e il proprio cuore in un « geranio a·cceso » su un qualsiasi mu1·0 del mondo piuttosto che le nostri ,mani uccidano ancora. A chi proclama che un nuovo infame massacro è inevitabile rispon– diamo con l'allineamento spontaneo ed eroico delle nostre vite sul fronte della pace ad ogni costo, della pace dispefata, combattiva, intransigente. Non cre– diamo a nulla fuorchè a questo profondo impulso eticp. Facciamo baluardo contro la guerra di questa moralità invincibile che c'inchioda, per la salvezza altrui, a un comune destino di morte. Gumo Cm,toNETTI tuazione, crea,ndo, in un ,gran numer,o di imprese, tra lé più importanti, una ·situazione giuridica del tutto im'Precisa, · che sussisterà sino a quando non verrà firmaJo. il trattai:o di pace. Infine i comuni-sti conducono, s·pecie nel campo eco– nomico, una ,politica di denuncia e di sabotaggio al servizio di una potenza stranie~a >>. Dopo av-ere ricordElto l'e condizioni ·estrema.mente scorag– gianti in cui di governo flnstriaco si trovò ad operare - sconvolgimento pressochè integrale dell'cconomia,1 distruzioni be'lliche, ammontanti ad oltre 5 miliardi di scellini, smon– taggi industriali e requisizioni a titolo di ,preda lÌellica _(le sole ·macchine ed istallazioni industriali prelevate a questo titolo si valutano a 0l1r-0 Un ·miliardo e mezzo di scelUni) - e le difficoltà d-i nna collabor_azione tripartita ··al gove.;,;o,' con, .comunisti e -democristiani coutrar4,. · per opposte :ragioni, ad ogni misura di pianificazione I e di socializzazione, si os– s~rva: « ,per noi aippariva chiaro che non avremmo potuto s.ormontare 1e difficoltà della situazione se non con un si– stema di econoihi"a piariifi.cata. Ma questo impHcaVa :_ ,come ci avevano insegnato le nostre esperienze -seguite al 1918 - la· socializzazione Q.elle industrie-chi~v·e, oSsia della ind.us' tria dell 'energi-a, delle mj:nieve di carbone e ai petrolio, e, in– nanzi tutto, la socializz,zione ·delle banChe ·». P.oicliè tuttil,via non esisteva anc~ra un Parlamento atto a statuire le leggi di socializzazion.e, ci si dovette accontentare, pur ren.dendoci conto che « la socializzazione doinanderà in seguito la _c~-- stituzione di nuove ba-si .giuridiche che tenga.no conto di .lluo·vi punti di vista nella orga-nizzazjone e· nell'a direzl.;>ne delle µIl!prese pubbliche », di inisure provvi~qrie di naziona– lizzazi,one, « nominando ami:nirl.istratori pubblici .d~s~g-nati con l'accordo dei sindacati délle imprese industriali più lm• .Portanti, nCll~ Banche, ,ne1·1ieCasse cli. Risparmio, o.elle So– cietà d'Assicurazion·e ». In ta-1 guisa, con' la legge federal~ del luglio 1946, sono state na~ionalizzate le tre maggiori banche, tutte le più importanti miniere di carbohe, tutte le installa– _Zioni peiroU:felle, l'industria · siderurgka ed un notevole nu– mero d'altri grandi complessi 5ndustriali. Con la, legge del 26 mit.zo 1947 la produzione di energia elettrica è stata col– ·léttivizzata, passando in prpprietà di .ogini ,provincia federale, mentre l'iusieqie della rete di connessione è diVenuto. p.ro- •prietà dell-o Stato. · · . (( E questo •- contintJa l'ar-ticolista, passando alla parte .forse Più inter~ssante d~l suo: ar,tkol9 - non è certo tutto q1:1ello ch"e noi desideriamo ottenere nel cam1po 'delle nazio– nalizzazioni. Noi ·rtteniam~ che i ~~n0ipoli debbano· diven– tare proprietà pubblica; ed è. questo il solo principio ébe 8.bbia presieduto alla scelta delle imprese da nazionalizzare .. Noj non ci siamo troppo preoccupati di saper~ Se, d~l punto di vlsta della redditività, queste imprese. costitui.ri! bbero un

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