Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948
CRITICA SOCIALE 443 ANNA a FILIPPO 27-9-1919 Milano alle 17 r/2 Mio carissimo, · A quest'ora avrà già parlato Tittoni, e, se oggi non pren– deranno la parola che i capi partito, forse ti sarai già li– berato anche tu dal fardello, poco gradito, di un discorso di alta politica, a cui, purtroppo, lo riconosco, non potevi in coscienza sottrarti. Ormai per il momento pare che le ac– que anche dell'Adriatico si siano acquietate, e Nitti condur– rà se pur attraverso qualche scoglio la sua barca in porto, rimanendo al potere, malgrado il turpiloquio, usato dai suoi nemici nazionalisti ed avversari di vario genere. Hai visto ·1a smentita di Oscar Senigallia? Egli si appella alla tua leal– tà, smentendo di averti offerto Fiume col suo Cbmandante · in cambio della testa di Nìtti. Eppure dà quel che mi rac– contò Treves pare che il suo colloquio con te si aggirava appunto sulla soluzione del fattaccio in questi termini. E' veramente confortante in mezzo a tutta la sozzura politica di questo turbolento periodo politico, di vedere che Nitti sta ritto in piedi, e non solo non si rimangia le cose affermate fin ora, ma anzi è fermo più che mai a mantenerle sempre nel 5enso antimilitarista e -anti guerra, smentendo così le· affer– mazioni teoriche dei governi borghesi che non possono reg– gersi se non coll'aiuto dei pescicani,- dei militaristi e ciel– l'alta banca. Anche il tuo appello al proletariato, perchè insor– ga contro i colpi di mano d'annunziani, non fu una semplice frase. Da due giorni abbiamo gli scioperanti. metallurgici a migliaia e migliaia in piazza del Duomo con bandiere rosse e discorsi incendiari contro la guerra (r). Questurini, carabinieri, soldati in gran numero, ma pare più a tutela dei dimostranti, anzichè forza spigata contro i sovversivi. Decisamente in Italia le rivoluzioni rosse o. bianche si fanno soltanto col permesso del Governo. Dopo le giornate ra– diose di maggio di memoria Salandrina, vengono le giorna– te brumose autunnali di iniziativa Nittiana. Ora non si vede neppure l'ombra di un nazionalista, come nelle giorna– te precedenti la guerra non si vedeva neppure il naso di un proletario evoluto e cosciente. Purtroppo le cose politiche da qualunque parte 'vengono recitate sono sempre le stesse: sì, c'è una differenza e non trascurabile, ed è, che è me– glio si svolgano per noi e non contro di noi. I SOCIALlSTI E FIUME Nella seduta del 28 setternbre, Turati prendeva la parola sulle comunicazioni ael Governo intorno ali'occupazione di Fiume, e così si esprimeva sul nocciolq_della questione: «Nessuno può pensare in buona fede che un partito di idealità e di sacrificio, quale è, pure con tutti i suoi errori, i suoi difetti, la sua immaturità, il Partito Socialista, possa nutrire sentim.:nti dì disprezzo verso una idealità rispetta– bile quale è quella di Fiume italiana». < Esso non porrà il dilemma: Fiume o non Fiume. L'epi– sodio non lo riguarda che indirettissimamente, in quanto cioè il dilemma: «'Fiume o non Fiume» può risolversi in questi altri, ben più importanti e spaventosi: « militarismo, o non militarismo; Italia militare o Italia civile ... ». ~ ...Italia libera o Italia serva, all'interno o verso l'estero; Italia produttrice o Italia economicamente e cronicamente esausta; in altri termini sul dilemma: « guerra o non guer– ra». « In questo senso, e unicamente in questo senso, noi rln– mandammo, noi pretendiamo che della formidabile questio– ne, -che il Governo e il Parlamento si mostrano evidente– mente impotenti a risolvere, sia chiamato arbitro il Paese. Che questa Camera, morta infracidita, cadavere ormai as– sai più quatriduano, getti questo scettro di cartone, con etti si pompeggia; riconosca che oggimai solamente il Paese può salvare il Paese» (2). li discorso non andò a genio del Ser,rati cho, ne/l'Avanti!, lo definì un altro « infortunio sul lavoro>. (1) Lo sciopero dei metnllurglci che aveva coinvolto 200 mila operai, durnto dne mesi, era finito: le conquiste del passato rin1anevano e venivano consolidate. (2) Critica Sociale, 1919, p. 257. iblioeca Gfno-Bianco Anna Kuliscioff Non è possibile commemorare Turati e Treves sen– za ricordare Anna Kuliscio{f e la sua collaborazione alla vita politica del Partilo Socialista e alla redazio– ne di « Critica Sociale »- Riportiamo quindi parte di un articolo di U, G. Mandolfo e di F. Pagliari, nel fascicolo del gennaio 1926 di «Critica Sociale», dedi– calo alla Kuliscioff che si era spenta da pochi, giorni. Anna Kuliscioff fu tra quelli che parteciparon.o più attiva~ente alla discussione e alla formulazione del programma del Partito Socialista al Congresso di Genova del 1892. Al chiarimento di idee aveva -contribuito, insieme col giornale La Lolla di Classe, che si pubblicava allora a Milano e a cui la: Kuliscioff dava con.tri- . buto notevole di collaborazione e di consigli, anche, e soprattutto, la Critica Sociale, sorta nel principio del 1891 da una trasformazione della precedente ri– vista Cuore e Critica, per iniziativa e sotto la di– rezione di Filippo -Turati. Da allora ad oggi questa rivista - possiamo affermarlo senza immodestia - è stata una dèlle guide più dirette e più sicure del movimento socialista italiano. Anna Kuliscioff vi scrisse poche volte articoli vergati tutti di suo pugno e firmati col suo nome. Ne troviamo, in 35 anni di vita della rivista, soltanto sei o sette, non più: uno nel 1891 su La santità della famiglia, due nel 1892 su Candidature femminili e su li sentimen– talismo nella questione femminil_e, e alcuni nel 1910, di cui uno per il settantesimo anniversario di Au– gusto Bebel e due, in polemica con Turati, per so– stenere la necessità e il dovere che nella rivendi– cazione del suffragio uniYersale il partito sociali– sta sòstenesse, senza transazioni~ anche il diritto delle donne all'elettorato e alla eleggibilità. Ci sono poi parecchi articoli, in varie annate, fir– mati t. k., che esprimono con la sigla il frutto di una collaborazione; e anche la firma Noi ha, alme– no nei primi tempi, lo stesso valore. Ma errerebbe assai chi volesse desumere solo da questi indizi e– steriorLla parte .avuta da Anna Kuliscioff nell'ope– ra svolta da questa rivista. Si può dire che non c'è, fino a questi ultimi anni, alcun articolo redaziona– le, scritto dal Turati o dal Bonomi, (nel tempo ·che fu redattore assiduo della Critica) o dal Treves-o da altri: non. c'è alcun articolo su questioni politi– che fondamentali, scritto •dagli amici più intimi, i quali frequentavano il suo « salotto », che non ab– bia risentito il pensiero di Lei. Molti di quegli ar– ticoli sono il risultato di lunghe conversazioni e di– scussioni, promosse dalla sua fervida iniziativa in– ·tellettuale e dalla sua preveggenza politica, o ani– mate dal suo intervento appassionato e chiarific a– tore. E chi sappia quale fucina sempre opero.sa di J!)ensiero fu i'l « salotto » di Anna Kulisci off, in c ui tutti i problemi della vita politica e 'del movimen to operaio erano sottoposti a un continuo sfor.zo di più profonda comprensione e di revisione criti ca, chi abbia avuto appena una volta occasione di con– statare che cosa significasse là discussione con An– na Kuliscioff, quale concretezza e precisione di pen– siero Essa portasse sempre nell'analisi delle situa– zioni e nella aeterminazione dei compiti che esse imponevano; con quale rigidità ferrea di ragion.a– mento Ella collegasse con le premesse poste le con– seguenze più lontane; con quale impeto di passione, associato al più delicato rispetto per le opinioni al– trui, Ella mirasse - e riuscisse quasi sempre - a trasfondere negli altri l'intima sua convinzione sca– turita da un.a geniale intuizione e rinsaldata al ma– glio di una logica martellante; chi tutto questo ab– bia sperimentato non ha bisogno di aver da noi l'impressione che Anna Kuliscioff, p'ur ·scrivendo così sobriamente nella Critica e altrove, pur par– lando, da allora, così di rado nelle ass emblee e , an– cor più, nei ·congressi, ebb'e una parte immen.sa (ve– ramente immensa) nella formulazione ed evol uzio– ne del pensiero, nelle direttive e nelle vicende del– l'azione del Partito Socialista Italiano. Oseremo di– re che non vi fu chi ebbe influsso maggiore e più decisivo del suo. U. G. MONDOLFO e FAUSTO PAGLIARI / (
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=