Critica Sociale - anno XL - n. 19 - 1 ottobre 1948

'CRITICA SOCIALE 439 sultata e percossa il Parlamento, se se ne eccettui , - la voce solitaria di un sardo valoroso che parlò -so– prattu,tto per la pietà della sua isola natia, il solo che _si elevò tra i vecchi parlamentari al cimento è stato ancora un socialìsta. Battaglia di pura fede e di ideale. . La dittatura è la libertà non sono nomi vani sen– za contenuto. Questa dittatura non è rivoluzionaria appunto perchè, retro' al- suo carrn, non reca- che il corteo funebre dei vecchi ceti parassitairi, animati al saccheggio dello Stato. E °la libertà non è un'a– strazione, perchè dietro questa parola è la falan– ge serrata degli uomini, dei cittadini che non vol– lero cadere sotto lo sfruttamento plutocratico, sot– to il manganello dei monopolizzatori privati dei pubblici set"vizi; La-lotta per la lìbertà assorbe quel– la stessa sindacale per la tutela dei contratti di la– voro e la porta al massimo della sua efficàcia. Noi non strologhiamo quanto d~rerà la fortuna del n.uovo dittatore, se due giorni o due anni, come la Carnera che morrà nel disonore della sua fun– zione di cariatide al potere personale. Quello che è immanente è il dovere della più- risoluta opposizio– ne sul terreno polìtièo e sul terreno morale. Porre Dio e porre -il Sindacato nel proprio gioco è arte antica di tiranni, che non ha rriai creato nulla di durevole. Dissipate le calìgini di un misticismo truffaldino, si chiarirà tosto la realtà di uno spiri– to che, trovando in sè il proprio oggetto, si diviniz– za furbescamente nell'atto... impuro. Cousi'n è il «piccolo», Giovanni Gen1ile è il «grande»! Vec– chia storia che si rifà, ma che, essendo novissima, si rifarà velocemente. Non si invoca il nome di Dio invano. E il nostro Dio ,si chiama - « libertà;,, I CLAUDIO TREVES · DAL CARTEGGIO T_URATI. KU.LISCIOFF UNA PAGINA STORICA Tra i' impresa FILIPPO ad ANNA , di Fiume e le reazioni interne Roma, lunedì 22-9-919 alle 19. Mia carissima, colpo di fulmine ... non dirò proprio a ciel sereno; che sarebbe esagerato, ma. con l'effetto di addensare più foschi i nuvoloni. La proroga· per 3 giorni della Camera non a– vrebbe avuto grande importanza, ma la convoçazione uffi. ciale di un Consiglio della Corona, parola e cosa ignote allo Statuto e alle nostre tradizioni costitu·zionali, che non esi– ste più di fatto neppure in Inghilterfa, che non fu convo– cato mai neppure per dichiarare la _guerra, attesta una crisi molto superiore a quella di Gabinetto, una vera crisi di Stato. Perchè si sia ricorsi. a quella forma, coll'effetto di dare al mondo l'impressione di qualche cosa di· formidabile che minasse lo Stato, è un mistero. L'iniziativa è' del re (qualcuno dice per iniziativa di Tittoni), il quale così sco– prirebbe la Corona, ossia sè stes~o. Colpo di. fulmine, dico, peréhè a mezzogiorno io ern 1a Magao, il qùale non so– spettava nulla, anzi i suoi discorsi confidenzrali lasciavano indurre che Nitti si sentisse ancora ben saldo: Nitti era a Villa Ada in quel momento, ma si poteva pensare che fosse per uno degli ordinari colloqui con Sua Maestà. E intanto si decideva iÌ fulmine che la Stefani diramava poco dopo al– PJ:talia ed al mondo. - Le ipotesi che si possono fare sono 1nfinite : una risposta negativa o l'ufficiale nessuna risposta dall'America; una in– timazione di far sgomberare Fiume; la ribellione dell'eser– cito e della marina; il dissidio Tittoni-Ni_tti; il pericolo i'm– minente di guerra ; il dissidiò Re-Duca d'Aosta ecc. ecc. E per questa via si arl'iva dai fantasiosi persino a pensare a una possibile abdicazione! Nel qual caso - molto fantasti– co - mi pare che il vero erede dovrebb'essere non un Duca d'Aosta, ma- Gabriele 1°. Tutto ciò sarà esagerato, ma tutte le i{>otesisi sommano nel fatto geverico d'el cui di sacco in cui si trovano il Governo ed il Re, nel bisogno di cercare un'uscita. Uscite, infatti, te lo dicevo anche ieri, non se ne vedono. Su di che è naturale ·che speculino i cacciatori di crisi, il militarismo, il fanatismo, ecc. Ma· il fatto ·è. Non si vede però neppure come un· Consiglio de)la Corona possa aprirne una. Pare anzi che ·pòssa servire a complicare e peggiorare la situaziope. - Naturalmente il primo quesito che mi son posto fu questo: mi chiameranno? .devo andare? Il Comunicato accenna a tut– ti i capi partito. Qui tutti dichia;ano che il Gruppo socia– lista non potrebbe essere escluso, e per lo più aggiungono che si' deve andare. Il Gruppo qui non esiste : ossia non esisto che io, e solo testè è tornato il Merloni dal suo Collegio. Avevo ben ragione di protestare che un Gruppo socialista che avesse il menomo senso politico avrebbe dovuto restar qui questi giorni. Non essendoci ·anima viva, 'i)o pensato fos- se corretto di comunicare colla Direzione del Partito, non per prendere ordini, ma per sentire ed esprimere un parere. Troc vai Velia, Lazzari, Voghera, Bacci. Consiglio .privato. Espoc si il mio punto di 'vista, sentii il loro. Essi sono (corne ima– ginavo) contrariissimi. Ma lo sono anch'io. In massima io, personalmente, fui sempre contro la castità assenteista, per le ragioni che sai: bisogna andare per sapere e per farsi va– lere. Ma in questo caso no. Il Consiglio della Corona è. non solo extra-statutario, ma anche antistatutario. Nella fin– zione costituzionale, che ha_ però la sua logica, del Re ri– spondono i Ministri al Parlamento e questo al Paese. D'altronde i-1 famoso « torniamo allo Statuto» di Son– nino, che era poi in -realtà un- « usciamo dallo Statu– to » non fu mai adottato. Il Consiglio della Corona è U!J atto rivoluzionario-reazionario. Chi risponde e a chi in caso di conflitto 1ra questo Consiglio - ossia il re ~ e il Gas binetto sostenuto dalla Camera? Si annulla- lo Statuto del Regno e si giustifica la rivoluzione. Ora noi socialisti, pur volendo la repubblica e magari il soviet, dobbiamo difende– re lo Statuto come termine minimo di garanzia popolare. Prender parte a questa violazione sarebbe sanarla. Questo motivo per me -è perentorio, e va sopra tutti gli altri, della collaborazione, dell'impegno segreto, ecc. e anche a quello ~ politico - che, agendo in altro senso, si sarebbe domani squa.Jificati dal Parlamento, senza nessun vantaggio. Senza nessun vantaggio, perchè vi si andrebbe come mi– noranza, e a far valere le nostre ragioni baster,mno altri.' Tutti sentono che il carro dello Stato naviga su un vulcano, per usare la frase grottesca leggendaria, e che boulangismo da ·una parte e bolscevismo dall'altra stanno in agguato: sol– tanto il primo è ben altrimenti fOTte ed armato. L'esercito non obbedisce più; Badoglio non sa come districarsi, Cagni ricusa l'invito a Nitti e torna a .Torre Pellice in villeggia– tura in vàgone ·salon; tutta la Marina è d'Annunziana,; Mil– io nel 'basso Adriatico pare minacci, si parla di spedizioni in Dalmazia; Eugenio Chiesa va a Fiume con trasporti mi– litari ecc. ecc. E persino a Milano il generale Camerana fa bastonare gli ufficiali che vogliono entrare al Conserva– torio nazionalista. In sostanza mi pare che il Consiglio della Corona sia contro Nitti, e che il meno che P,OSsà uscirne sia la crisi di Gabinetto. Sarà ccimpito in gran parte degli aspi– ranti alla successione, da Salandra a Gigione. Intanto Soleri telegrafò d'urgenza a Giolittone, che non manchi al Con– vegno, per farvi pesare una parola giudiziosa. Ma finora - tornando a ·noi - io non ebbi alcun invito: sebbene io fossi nella lista e Grassi mi desse fra gli invitati. E' vero che io espressi subito ai colleghi, e persino a qual– che giornalista, l'opinione che io non sarei andato, sia per mia propensione personale contraria, sia perchè non auto-– rizzato dal Gruppo assente. E forse la Corona non i,pvita se non si è prima assicurata ufficiosamente che l'invitato non .,

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=