Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948

CRITICA SOCIALE 427 come pretende Walter Liprp.man i,n un a,rti-colo che ha fatto mo'lto rumore questa s·ettimana? E' certo che lia Gran Bre– tasna non ha preso la testa del movimento con tutta l'ener– gia desiderabÙe. Si sono avvertite presso di lei del'1e reti– cenze, dovurte in parte allo IS(phito di rivalità dei suoi go– vernanti, che li fa esita,re d•avanti El Cburchi}ll, anche quan– do questi mostra la buona via, direi anzi la loro via. E non ·è forse la Francia queUa che, - alla vigi'lia delle sue re– centi crisi, crisi del suo parJ.amento ! - raccomandava la costituzione di un parla,mento euroq>eo, contro 1 'opi,nione de– gli In.glesi? Lip,pman av>rebbe dunque ragione ... Questa non è la nost-ra o.pininione. E non è nemmeno quel– la del Daily Herald, orgamo di Bevin, che sia-mo lieti di ve– der pirotestare contro le accuse del famoso giornaliist•a. A dire il vero questa protesta è u,n po' fiacca. L'organo laburista ammette che ·1•Inghilterra ha grandi interessi diversi da quel– li dell'iEuo·opa e dice che Attlee i.ntenxl1> consultaTe i mem– bri del Commonwea1Uh (che si rluniranno pTOSiSi1mamente a Lond,ra) pri,ma di impegnarsi in .un~ poHtiica di unità in Elu,ropa. E' dunque, se coa:npirendiamo bene, ! 'atteggiamento tradizio– nale inglese del wait a:nd see (o, come di,remmo noi, del pro– ceder.e con i piedi di piombo) ben più dell'atteggiamento s·ociaili"sta, quello ohe i1niceppa il governo di Sua Maestà. A questo proposito, Walter Lipipman s'inga-nna completa-mente. Egli s'inganna del resto anche a pro.pos-ito deH 'Eu,ro1pa, 1 pensiando che iii go.veriio brita.nnico, perchè laburista, si di– stingue da.gli altri paesi dell'Occidente, i qual,i, in qua,nto }i,berali, non domanderebbero che di uni,rsi Ì'n un Parlamen– to sovirano. In realtà, gli altri paesi deH'Europa occidenta 1 le, la Franoia, l'Italia, la Svizzera. prati-cano una pianificazione ab'baistanza caratterizzata, anche se loro n;i..al.g,rado, un so-ciali– smo aip,pe'lca più Uherale di quello degli Inglesi, e l'lnghil– teNa non ha probabilmente su di essi éhe un vantaggio mi– ni•mo, vantaggio che anche un -gover,no tory non terrebbe trop– po a perdere, com·e pro.vano certe mani.festazioni eilettorali dei giovani amici di Ohurehi,11. Del resto, è forse pos,sibiile fare l'unità deH'Euro,pa senza un certo dirigismo? Il piano Marshall stesso è di,rigista. E' forse grazie ald'anarchia l;iberfsta, grazie agli appetiti caipi– ta.Jhstiei s•catenati che il nostro conUnente ha de1'le possibilità di costituirsi? Noi non lo crediamo. Cosi come in Svizzera il legame federale è forte nella mi– sura in cui i cantoni sono forti, cosi l'Eur~a sarà organi– ca -soltanto nella misura in cui ciascuno - dei suoi membri lo sarà. E' una Jegge del fedeualismo. Essa è stata a,p,pli– cata ·.attua,lmente alla Germania occidentale - s,pecialmen– te dagli Inglesi - con un successo i,ncoraggi,mte. Il Parla– mento di Bonn ha fatto buona prova e l'Obser.ver notava questa setti.mana che mai le prospettive tedesche erano state cOSi soddis.f-acenti da vent 'a1i.ni . Per-chè? Perehè ci comincia ad essere una s·truttura democrafi.ca, socia-lista o sociaUsteg– giante dei paesi tedeschi e vi si reagisce già for,temente con– tro minacce, di totalitarismo come quelle ohe pesanQ oggi contro Berlino. Si può anclie intravvedere .. il giorno in cui la federazione tedesca, do,po aver fatto le sue prove, si àUar– gherà a est della linea di dema,r<:azione. Li4>Pman, ohe au.gw -a cosi ardentemente - ed a ragione - l'evacua:oione dei'la Germania da parte di tutte le trtJ<Ppe di occupazione, e che si è s,pesso mostrato federalist~ per .P.Eluro,pa, ha torto di prendersela con il socialismo per le avversità del,l'unità del nostro continente. In rea '1.tà, quel che si è opposto al movimento è semplicemente una abitudine di penisare su scala nazionale, è H nazion1llli,sm~. E' vero che il governo laburista cede taJ.volta a .questa inclinazione. Ma qnale governo non fa cosi? E non c'è forse con lui più si,eranza che .con ogni altro per l'Europa? » Ciò che si stampa FAUQUBT G.: Il settore cooperativo - Milano, edizioni di « Co– munità », 1948, pagig. 144, Lire 350. A ragione, nella prefazione, Sa,ragat esa:Jta Il valore e la lucida stringatezza di questo sag,glo di un ,es,perto. Dalla grande varietà delle esperienze coope~atltve, in tutti i cam– pi, di cui ven.gono ef.flcecemqnte . DJe!!SI in luce gli .t)\centlvi economici e psicologi.ci , ·l'A. configura la sostanziale omo– geneità della imp,resa coope:rativa ne'lil'elemento sociale, ossia nel prirnciipio associativ'o, ba•sato sul democrati-co e tradi– zionale p·rinci.pio « un uomo, un voto »; e nell'elemento eco– nomico, nell'i,mrpresa comune, rivolta ailla diretta soddisfa– zione dei bisogni degli associati, che ne assumono la ini– ziati,va. C'è quindi, aHa base della impresa cooperativa, un fonder-si su grUJP'Pi di costirtuzione omogenea, non in linea assoluta, ma ,proprio riguardo alla funZione di cui l'iIDJPre– sa comune è ÌIIlcaricata, con .un più intimo e costante equi– librio tra pro~iuzione e consumo. Anche se l'A. document,a l'illnponente e crescente svHwp,po storico della cooperazione e dimostra, col conforto de'll'e– s,perienza, le -possibili1à virtuali .deL suo sviluppo, egli è Lungi del ,perdersi nell'utopismo di un cooperativismo inte– grale, o dall'indicare nel'la dilatazione del cooperativismo lllllft soluzione della quèstione so.ciale. Il problema dell'A. è quel– lo di rivendiicare una legittimità, ch'è ,poi funzionalità eco– nomi-ca e morale, ad un ,particolare settore coo:perativo, sia di f,ronte ad un settore economico privato, retto da leggi ca– •pitalistiohe, sia di fronte ad un settore co'nettivo. Specie ri– spetto a quest'ultimo il movi,mente cooperativo, nato nell'at– mos.fera del liber-alismo, deve adatta:r,si ali 'ambiente della economia organizzata. Ora il settore cooperativo trae la con– ferma della sua va'l:iidità proprio dalla coesi,stenxa di un set– tore collettivo e di un settore crupitalistico: « sul piano eco– nQmico, l'impresa coo-perativa è colletti.va , ma essa è costi– tuita -sulla ba'Se ed in favore di economie p,rivate ed indi– pend•enti; sul piano morale la vita sociale della cooperative. è fondata cosi sull'azione soli.dal-e, rivolta ad un fine co– mune, come sullo sviluppo dellla personalità autonoma e re– spon-sa'hi1le. L'individuale ed il col1lettivo si sostengono a vi– cenda ». La stessa dU1P1"dtà .di raptpor~o si ha rispetto al fine dell'iniziativa co~erativa: « il fine è di elev,are la si– tuazione economica dei suoi membri; ma coi mezzi che es– sa adOIJ)'era, con le qna1ità che esige dai suoi soci e che svi– lu,ppa in loro, es-sa· mfra e a,rriva più in alto. Lo scopo del– ia cooperazione è, i1D.somma, quello di fare degli uomini, degli uooni.ni re&ponsabili e solid:a!l1, aiffinchè cias,cuno di es– si si elevi ad una 1piena vita personale e, tutti insieme, ad una piena vita socialie ». In tal guisa i'l dualism·o determi– nato nella associazione coo.peraliva daN'•incontro ·e dalla com– bi1D.azione dem'indiipendenza indivi.duaile e dell'azione coHet– tiva e 'Solida·r'isrti-ca fa si' che essa s'adatti a d1verse fasi di sviluppo dell'economia. Là dove predomina .una civiltà individualista, il compi1o princLpale della educazione coope– rativa sarà queJ.lo di spingere le volontà individuali a par– teci1Pare ad azioni solida1ld. Laddove invece l'economia mer– cantile non ha ancora completamente di-ssocia-to le vec:cbie forme associative, i vincoli ,comunitari, l'educazione coope– rati,va richiama l'individu.o al senso delle responsabilità per– sonali neUa gestione comune. E. infine, proprio per questo Suo duplice carattere, di. svil1U1ppo de,1 ccxlilettivo attraverso !.'individuale, e vi-cevel'sa, la cooperazio·ne è in grado di cor– reggere alcune deficieni:e di una economia pianificata, a struttura accentrata, attenuandotie le tendenze com"Citive. La cooperazione che, al contrario dello Stato, è un'organizzazio– ne che muove dal ,bass-o verso l'aitto, associa ana base te piicco:Je unità, che sono a portata de'll'individuo e più im– mediatamente e .direft.am -ente ne e&p,ri~ono i bisogni: essa attinge la sua ifoTza proiprio là dov.e l'autorità coercitiva del– lo Stato non giunge, o giunge so·Jo' attenuata. In ta-I modo, con -le loro str.uttllll"e federailiste eh-e 1;aggiungono ed ordina-. no di grado in grado le unità elementa.ri, le organizzazioni cooperative of.frono allo· Stato - se esso sa servirsene - un sistema d1 co1'1ega,mento tra i centri che dirigono l'eco– nomia e le fondamentali esigenze della vita sociale, Se abbiamol vo'luto soffermarci sul problema .capitale di questo sagSio, non si deve peraltro credere che esso s'esau– risca nella enun,:ciazione d'i formule a-s.tratte e di princiipii generali. Uno dei suoi pregi è infatti di svilu,ppare, ragio– naJamente, l'indole ed i motivi delle regole cooperative ed i principii deHa buona organizzazione cooperativa, sia dal •ptN11o di vista giurid'ioo, sia da quetilo economi-e.o. Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Vice-direttore respons. : ANTONIO GREPPI g. p. Autorizz.: Allied P\tbli~tiona -'· C. N. 288 - 10-3-19~5 TipolJl'llila ~ - KU.!l]lo :- Via Fa,:netl, I

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