Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948

CRITICA SOCIALE 425 qualità di uomo di Partito, Otto Bauer cont:J.nuò l'opera di Victor Adler; come maestro e educatore egli superò se stesso. Fu l'educatore e il maestro dei quadri del Par• tito nello spirito di Victor Adler. La sua etica, la suà umanità, la sua bontà morale non favorirono certo la sua politica, poichè per attuare una politica di potenza occorre una certa durezza ; ma la sua etica superiore lo predestinò a divenire un grande .educa– tore:' ciò .che costituì quindi, in un certo senso, una deb.o– lezza nel campo politico, costituì la sua forza particolare sul terreno educativo. L'uomo e l'educatore Pochissime persone sanno scrivere come parlano. Bauer invece seppe tenere negli scritti come nella parola lo stesso bel linguaggio onesto e convincente, lo stesso stile. Quànd'o si leggevano i suoi articoli sembrava di sentirlo parlare: vi era la stessa vivacità, la stessa immediatezza di imma– gini, la stessa acutezza· e correttezza delle definizioni e delle espressioni, la stessa chi~rezza cristallina e massima semp4cità. La sua intuizione pedagogica e la forza crea• trice veramente aftistica che ebbe quale parlatore e scrit– tore gli dettero -~na forza di persuasione e una comuni– catività eccezionali. Chi conobbe il maestro Bauer resta sempre preso dalla sua forza di suggestione pedagogica e resta per sempre sotto l'influenza del calore ,:!ella sua viva umanità. Eppure Otto Ba;;_er fu una personalità originale e piena di contraddizioni: una evidente sicurezza intellet– tuale, una assoluta certezza nella sua dottrina congiunte ad una strana timidezza esteriore. Egli fu nemico e dispre-. giatore degli adulatori e dei ciarlatani; diffidente e critir,o contro tutti gli intellettuali, i quali dovevano avere una solida preparazione per essere riconosciuti da lui, una ere– dità, questa, di Victor Adler, il quale pretendeva dagli intellettuali un « esame di partito ». ' Per gli operai Bauer ebbe una illimitata comprensione, appoggiò, ovunque· potè, i giovani operai desiderosi di imparare. Il suo amore per i proletari lo fece quasi cieco dinanzi ai loro errori: fu però l'amore dell 'educato.re, che vuole migliorare i suoi discepoli, creare e perfezionare. Il coinpagno in Bauer l'abbiamo conosciuto dopo la disfatta del febbraio 1934, noi, clandestini austriaci, incon– trammo il grande profugo durante le nostre visite all'e– stero ; è risaputo che i grandi uomini spesso divengono pic– coli quando si ha occasione di conoscerli da presso: noi avemmo occasione di vedere que~to grande uomo da vicmo, e quanto più ci avvicinammo a luf tanto più egli crebbe ai nostri occhi. Se, dopo la •disfatta del febbraio 1934, ci fu risparmiata in Austria una scissione socialista, fu principalmente merito di Bauer. Noi clandestini eravamo in posizione di critica, di autocritica rivoluzionaria e di critica oggettiva aspris– sima nei confronti òel vecchio Partito e della sua Dire– zione sconfitta. In questo sforzo di chiavificazione interna noi socialisti rivoluzionari trovammo in Bauer un amico e un consigliere pieno di comprensione. Non vi era in lui traccia di orgoglio,· ma lo sforzo di trovare insieme a noi la verità ·e la giusta strada. Egli difese la sua politica con tutta la sua forza persuasiva di teorico, ma in tutti quegli anni di lotte ideologiche che ebbero luogo nelle difficili circostanze dell'illegalità e della necessità del mantenimento dei contatti fra il movimento interno e l'emigrazione, Otto Bauer non pretese mai per sè il ruolo di capo. Egli volle essere soltanto un consigliere. La Direzione del movimento clandestino in Austria fu composta prevalentemente di gio– vani compagni, ed in modo indipendente. Ma appunto in grazia di questo Bauer restò il nostro . capo spirituale, e quanto meno cercò di procurarsi una . posizione in vista, tanto più crebbe la sua autorità spirituale. E quando si presentò fra di noi nei circoli illegali quale rappresentante del Partito sconfitto, lo accettammo come il nostro grande maestro che cercò insieme a noi, in uno spirito di frater– nità, la via del rinnovamento. Non ci trovammo privi di spirito critico nei confronti del nostro grande capo spiri– tuale e maestro, ed egli accettò le nostre critiche e discusse e lottò seriamente insieme a noi. Fu un periodo eccezio- nalmente fecondo di lotta spirituale. ' iblioteçaGino Biahco Nell'emigrazione Bauer sviluppò la sua nuova teoria della continuità del P~rtito. In senso stretto il Partito è Una comunità organizzata alla lotta; in senso più vasto è un'as– sociazione ideologica non organizzata, che comprende anche coioro che non sempre esplican~ un'attività nel suo seno e che temporaneamente restano in disparte. La terza con– cezio.ne del Partito è di Marx, che parlò del « Partito nel grande senso storico >>. Qui il Partito è una ·corrente spi– rituale che supera e va oltre ogni epoca storica; per quanto le condizioni politiche e S-Ociali possano mutare, . e con esse le condizioni di lotta e di organizzazione, il Partito « resta una grande corrente di idee che continua ad agire e sconvolge il mondo >). Tale Partito nel grande senso sto– rico è anche il Socialismo. Questa· concezione della perpe– tuità del movimento socialista, la teoria della continuità del Partito ci rese più facile il mantenimento dei vincoli col nostro passato e con lo sviluppo avvenire. Anche dopo la sua morte, la teoria di Bauer sul Partito è sempre valida. Il Partito Socialista risorto dopo la liberazione del 1945 personifica nella unione dei « vecchi Socialdemocratici » e dei « giovani Socialisti rivoluzionari » l'ininterrotta unità delle varie fasi storiche del movimento socialista e con– ferma pienamente la dottrina della continuità del Partito. ~ell'attuale fase storica il Partito può esistere, in un vasto senso storico, tanto come comunità organizzata alla lotta, quanto come una più vasta associazione ideologica. Negli ultimi suoi' libri "Fra due guerre mondiali" e "H Partito illegale" ( quest'ultimo pubblièato ~ome opera postuma), Bauer espose le sue idee sui quadri dirigenti del movimento socialista. Ogni epoca storica crea i propri quadri dirigenti adatti ad essa. Il periodo dell'« ascesa democratica riformista ll produce un tipo di attivista diverso da quello prodotto dalla lotta rivoluzionaria nella clande– stinità: in ogni fase all'infuori di quella adatta a lui cia– scun quadro dirigente deve forzatamente fallire. Quanto più efficace è il lavoro democratico di riforma tanto più grande è il pericolo di una distruzione violenta della demo– crazia da parte della borghesia reazionaria. Posti dinanzi al- compito di una lotta violenta, i dirigenti democratici falliscono fatalmente, poichè i nuovi metodi di lotta e il nuovo terreno di lotta sono loro sconosciuti. Viceversa i dirigenti rivoluzionari falliscono dopo aver distrutto il vec– chio potere, quando si tratta di edificare un nuovo ordine con un lavoro costruttivo. Purtroppo abbiamo esperimentato in Austria la giustezza di questa osservazione di Otto Bauer. Se da noi i dirigenti democratici hanno esitato tanto senza osare di prendere una decisione òi forza, fino a quando non vi era -più via di uscita, nell'Unione Sovietica vediamo il contrario. In quest'ultima tutta la generazione dei rivoluzionari e dei cospiratori è fallita nel tentativo di edificare l'economia sovietica; da noi il fallimento dei nostri quadri dirigenti nella lotta per il potere combattuta col fascismo porti> alla nostra· disfatta; in Russia l'incapacità dei rivoluzionari ad edificare l'economia del paese portò alla loro spietata soppressione fisica. La formazione dei quadri Noi però, sin dall'.epoca clandestina, ci siamo rifiutati di_ accettare la teoria di Bauer sulla inevitabilità di questo fenomeno. Sotto la sua guida cominciammo a comprendere i problemi e a prepararci nella lotta rivoluzionaria ai com– piti che si sarebbero posti a noi dopo la caduta· del fasci– smo, in una nuova legalità democratica. Non abbiamo con– siderato come fatale e inevitabile che dopo la fine del fascismo, avremmo dovuto fallire. La coscienza dell'inter– dipendenza e del doppio compito nell'illegalità e nella legalità futura diede scopo e direzione a tutto. il nostro lavoro di formazione. Bauer, nel suo libro "Il ·Partito clandestirw" ha rilevato il valore di questo lavoro di pre– parazione: infatti siamo riusciti a spezzare quest9· fatalità. Gli « illegali >) nella seconda Repubblica hanno fallito solo in pochi casi, i giovani socialisti rivoluzionari si sono posti sul terreno della lotta democratica collaborando all'edificazione della nostra democrazia e dando prova di buon rendimento. Essi · debbono imparare ancora moltis– simo, ma hanno dimostrato che il fallimento non è fatale.

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