Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948

418 CRITICA SOCIALE Il Congresso di lnterlaken Per rendersi conto dell'esatta importanza del II Cou– gresw parlamentare europeo che ha avuto luogo ad lnter– laken dal I al 5 settembre, occorre inquadrarlo, sia pure sommariamente, nell'insieme del movimento federalista. . A dÌr il vero questa, di una Federazione europea, è una vecchia storia, che si può certo far risalire a· Mazzini (1832), ma che in realtà ha avuto precursori assai lontani nel tempo. Una delle sue caratteristiche, diciamo -pure meno simpatiche, è che essa è apparsa, almeno finora, ogni volta che l'Eul'Opa stava attraversando una grave crisi, per poi regolarmente liquefarsi ·non appena la crisi cessava, o gli europei la credevano cessata. Anche alla fine della seconda guerra mondiale il fenomeno si è ripetuto. Ma questa volta, vuoi perchè lo sconquasw è stato più grosso del solito, vuoi perchè s'è fatto il vuoto in quel centro del conti– nente (leggi Germania) in cui si trovarono _sempre i mag• giori ostacoli, sia soprattut.lo perchè la crisi europea è resa permanen/!e dalla sr,aventosa minaccia sovietica, questa volta, dunque, l'idea di una federaziolle europea è scesa dal suo regno sentimentale per imporsi con tutti gli attri– buti necessari e sufficienti di una wluzione politica. Parzial.i applifazioni di questa soluzione sono in via di attuazione nel programma E.R.P,, nell'Unione del Bene– lux, nel cosidetto blocco s·candinavo, nell'unione italo– francese e infine nel patto di alleanza e collaborazione economica; s.ociale e culturale, concluso a Bruxelles nel marzo di quest' an.no. Naturalmente un siffatto processo di consolidamento po– litico ten'de a dare una certa. prevalenza ad elementi oc– casionali, quali l'alleanza militare o l'imperialismo ec·o– nomico, che possono rivelarsi in prqsieguo di tempo come delle forze centrifughe rispetto alla F:ederazione e intanto ne forzano l'equilibrio interno. Di certo vi è che la ne– cessità di concretezza e una certa urgenza sentita dagli uomini di· Stato - e che ha una evidente manifestazione nel passaggio della bandiera della Unità europea dalle mani dei romantici di sinistra del secolo scorso a quelle clei conservatori di oggi, cioè dei nemici di ieri - ha bruciato i tempi ai movimenti federalisti di opinione pub– blica. Radunati tutti da Churchìll all'Aja nel maggio scor• so, essi furono sollecitati ad inquadrarsi in un « Comi• lato internazionale dei Movimenti per l'Unità europea », la cui commissione politica elaborò poi un memoran– dum sulla convocazione di un'Assemblea europea. Questo' meinorandun1 venne, in un cefto senso, fatto proprio i1 18 agoHo .scorso dal .governo francese (André Marie), che lo comunicò ufficialmente ai governi aderenti alla Conven– zione per la Cooperazione economica europea. I punti es– senziali, che qui preme mettere in rilievo, sono: a} la con– vocazione, entro il novembre 1948, di una conferenza preparatòria con la sola partecipazione dei delegati dei « governi » delle cinque potenze del patto di Bruxelles; 2) la futura Assemblea europea avrà, fino a contraria decisione, so1o funzione deliberativa e consultiva. Niente quindi potere legislativo nè esecutivo. Il che è destinato a indirizzare la futura .Federazione europea più verso una forma cli Unione cli Stati so~rani, che verso una Federa– zione vera e propria. Due punti, questi, tutt'altro che immuni da critiche. *** ·Con l'attr~buzione ai « governi >) dei cinque alleati del• l'Europa · occidentale, del potere di oonvocare e di orga- . nizzare l'Assemblea europea, si esaurisce evidentemente il lato costruttivo dei vari movimenti federalisti, ·da quello di Van Zeeland (Ligue economique de Coopération eu– ropéènne), a quello di Brugmans (Uniòn Européeqne des Fédéralistes), a quello di Bichet (Nouvelles Eqµipes Jn. ternationales), ecc. ecc. Noi non staremo a giudicare se ciò sia un bene o un male, nè se vi sia stato un certo sna• turamento almeno per quei movimenti che ebbero una in– discutibile origine democratica, cioè dal « basso·>); ogni giudizio .è superato dal fatto che ad essi ormai non ri– mane altro che una fu~zione (certo non disprezzabile) di BibliotecaGino Bianco propaganda. E' chiaro però che se l'iniziativa del governo francese del 18 agosto non appariva del tutto soddisfa– cente, occorreva allora trovare un altro ter~eno su cui poter impostare delle critiche. Questo terreno fu appunto il II Congresso parlamentare europeo, che ha avuto luo– go - come si è sopra detto - a lnterlaken, con la par– tecipazi,one di circa 250 parlameptari di 13 paesi. L'idea di raccogliere a Congresso membri liberamente eletti dei' parlamenti d'Europa la si deve al conte Cou• denhove-Kalergi, già noto negli ambienti internazionali per aver fondato, nel 1919, la famosa cc Paneuropea ». Natural– mente i parlamentari partecipano a questi congressi a ti– tolo perwnale e non già in rappresentanza dei rispettivi governi, ma se si pensa che in Italia, ad esempio, i parla– mentari federalisti sono circà 300 alla Camera e 100 al Se– nato, si può capire che in fondo la differenza non è poi molto grande. Ora, in base alle risoluzioni di Gstaad del– l'anno scorw, l'Unione parlamentare europea (da non confond·ersi con l'Unione interparlamentare, organizza– zione che abbraccia tutto il mondo, ed in cui vi sono anche parlamentari del blocco orientale che non sono ammessi invece all'U.P.E.), doveva affrontare i problemi inerenti alla convocazione, entro il marzo 1949, di un'Assemblea preparatoria della Costituente europea. Ed ecoo allora riapparire, in termini concreti, gli stessi problemi già ri– wlti con il passo francese del 18 agosto scorso. In un certo senso si può dire che il Congresso d'lnterlaken è stato un grande ·dibattito parlamentare intorno al memo– randum di Churchill-Ramadier, ed ha accantonato o rin• viato ogni diversa questioné. *** Com'era logico attendersi, le delegazioni francese e bel– g!l, e, -0011maggior riservatezza, anche quella inglese, han• no sostenuto in seno al Congresso i punti essenziali ,del predetto memorandum. La delegazione italiana invece, - ch'er;i guidata ·da Ferruocio Parri e annoverava, tra i più attivi, Calamandrei, Jacini, Bei-gmann, Benvenuti, Chio– stergi, Calosso, Dominedò, Giacchero, ecc. - ha sostenuto che il diritto alla co;,vocazione ed alla organizzazione della futura Assemblea era un diritto uguale per tutti i paesi aderenti e che It.1eglio sarebhe stato affidare ai rappresen– tanti dei singoli parlamenti,· anzichè ai governi. li clibat• tito su questo punto è stato vivace soprattutto per l'oppo-- . sizione del capo della delegazione francese, l'ex-ministro Bichet (il quale disse chiaramente èJ;ie il parlamento fran– cese non avrebbe mai approvato una tale modifica), ma alla fine fu possibile raggiungere un compromesw accettabile: l'iniziativa sarebbe rimasta ai cinque governi del patto di Bruxelles, ma ai _lavori della conferenza preparatoria po• tevano v,enir associate << le rappresentanze di tutte le 'na– zioni dell'Europa· democratica che così desiderino e che ac– cettino la Carta dei diritti dell'uomo >). Il secondo punto, .quello della natura della creanda Fe– derazione rivelò, una fr'attura, forse inconciliabile, nella de– legazione inglese tra conservatori e laburisti, frattura in– direttamente sollecitata da un intervento dell'on. Calosso. I conservatori erano,_ manco a dirsi, per una Unione di Stati wvrani: Prevalse l'opinione opposta condivisa non solo dai laburisti, ma anche dalla stragrande maggioranza del Congresso; e per il momento la progettata Federazio– ne fu salva. Ma non vi è dubbio che la lotta riprenderà violenta sia in fase cli disçussione del progetto alla Ca– mera dei Comuni, sia in fase di attuazione. Un terzo punto che merita ancora di esser citato è quello della partecipazione dei Dominions britannici alla Federazione. Il progetto britannico non solo. ne prevedeva la partecipazione, ma assegnava ad ognuno di essi la stessa i:appresentanza proporzionale degli altri paesi europei (cioè in base al numero degli abitanti). La delegazione italiana raccolse facilmente l'unanimità delle delegazioni presenti (ad eccezione della germanica che appoggiò « sem• pre » quella inglese), wstenendo la' tesi negativa. Tutta– via, come il capo della delegazione inglese, il laburista MacKay, ebbe a dire• chiaramente, il Parlamento inglese non avrebbe mai accettato l'indebolimento dei legami .col Commonwealth. Occorreva allora trovare un compromesso che non pregind:!-casse la situazione, pur tenendo conto dei .

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