Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948
CRITICA SOCIALE - 417 Fare per l' esercito tutto·quello che si deve p. 18 agosto il Corriere delw Sera, prendendo 1o spunto dall.e manovre in corso dell'Esercito, pubblicò un fondo intitolato: « Fare per l'esercito quel poco che si può )> per richiamare anoora una volta l'attenzione del Paese, e, con esso, del Governo, sulla situazione delle nostre forze ar– mate terrestri. La premessa è esatta perchè constata come il problema militare sia condizionato dalla politica estera, dalla posizione geografica e dalle caratteristiche topogra– fiche del Paese ·nonchè dal.le assegnazioni del bilancio statale. Senonchè da queste premesse, (oserei dire, come a,l so– lito), non si traggono le conseguenze logiche e soprat– tutto consone alle esigenze tecniche e politiche del mo– mento. Si lamenta infatti nell'articolo dtato la deficienza dei l'ondi messi a disposizione del Ministero della difesa, ma non si rileva c4e la questione dei bilanci militari (che anche recentemente in Francia ha provocato, sia pure come causa occasionale, una crisi di Governo), deve essere im– postata in modo affatto diverso da quello che si continua a praticare con una ~stinazione veramentè degna di miglior causa. La spesa che si deve sostenere per la organizzazione della difesa è in relazione diretta con il tipo di ordina– mento militare che si adotta o che si vuole mantenere. Se i cittadini si illudono di potersi esimere dall'obbligo del servizio militare e di avere dei servitori armati che prov– vedano alla bisogna, il bilancio della difesa sale a cifre astronomiche, perchè bisogna mantenere un esercito mer– cenado. Se si vuole avere un esercito .permanente, come il nostro e come quello francese, la spesa per l,a intelaia– tura nel tempo di pace delle- grandi unità assorbe buona parte delle somme che si possono stanziare in bilancio. Se invece non si perseguono sogni di avventure militari, e di proposito si vuole sinceramente e veramente praticare una politica di pace e ·di neutralità, allora si adotta il tipo di ,Nazione armata come fa la Svizzera e tutto quello che si spende serve esclusivamente per l'addestramento dei cittadini e per le dotazioni indispensabili. Per conto nostro, e su questo punto credo vi dovrebbe essere l'accordo completo di tutti i socialisti di _qualsivo– glia tendenza o sfumatura, poichè socialismo significa in– ternazionalismo e pacifismo, l'unica forma di organizza– zione difensiva terrestre, per la quale sia, non solo lecito, ma doveroso spendere il pubblico danaro è quella della della Nazione armata tipo svizzero, propugnata da Gio– vanni Jaurès, che è stato una delle più nobili e pure figure di socialista di tutto il mondo. Con questa organizzazione, tutte le consi'derazioni del– !' articolista del Corriere dell.a Sera riguardanti le limita– zioni del trattato · di pace, le necessità di✓ una ferma più o meno lunga e i giuochi di equilibrio, che si afferma lode– Tolmente fatti dallo Stato Maggiore per istruire nei limiti ristretti del bilancio il maggior numero possibile di citta– dini, perdono tutto il loro valore. Per intanto non è af– fatto vero clfe la meccanizzazione delle forze armate terre– stri richieda una lunga ferma, perchè anzi, dal punto di Tista tecnico, non esito a dichiarare che .è tutto il contrario. Nessun esercito del mondo può immaginare di dover for– mare, dico formare, durante un periodo di ferma, per lun– ga che sia, radiotelegrafisti, elettrotecnci, meccanici, con– ducenti di carri armati. Si tratta infatti di operai, non so– lamente qualificati, ma specializzati, la cui formazione, an– che nel campo civile, richied·e tempo e mezzi adeguati. E' assolutamente impossibile crearli nell'esercito. Biso– gna prenderli già istruiti o avviati nella loro specialità dalla vita civile, e dar loro, sia nella prim~ chiamata sia ibliotecaGino Bianco nei successivi richiami, quella istruzione particolare che li renda adatti al loro impiego nel campo militare. · Il problema è tuttavia, e appunto perciò, grave e com– plesso, Da un lato ha riferimento con la dolorosa defi– ficienza di mano d'opera qualificata e specializzata che, nelle trattative ,Per la utilizzazione del piano Marshall in Europa, è affiorata a nostro carico e corrisponde alla difficoltà di' formare un adeguato corpo di ottimi sottuf– ficiali, dipendente dalla deficienza di capi tecnici e capi reparto nelle n,ostre industrie. · . Da ·un altro lato è la predisposizione della mobilitazione difensiva in modo che, senza depauperare le industrie che devono funzionare a pjeno ritmo, si possano avere nelle forze armate tutti gli specialisti necessari. Anche sotto questo aspetto si tratta della correlazione fra produzione e difesa, che non da oggi appare la caratteristica nuova (e da, troppi ancora ign,orata) della moderna organizza– zione· militare. Con la forma della nazione armata l'ad– destramento può essere ridot~o ili minimi termini, anche in– feriori a quelli escogitati, secondo l'articolista del Cor– riere, dallo Stato Maggiore, e che. d'altra parte risalg-0no a Federico Il. Infatti, in tale tipo di organizzazione, gli elementi di leva e i richiamati debbono fare esclusivamente la istruzione militare, e non tutti gli altri mestieri, fuor– chè quello del soldato. L'articolista del Corriere ha messo il dito su questa, che egli chiama, giustamente, una vecchia, inguaribiLe piaga, ma non si è accorto che essa è costituzionalé degli eser– citi permanenti e si è limitato a considerarla solo per i due palazzoni prospicenti di Via XX Settembre in Roma. Interroghi i nostri bravi 'ufficiali, che ai reparti fanno miracoli di equilibrio per tentare di istruire e preparare i loro uomini, e conStaterà che l'inconveniente esiste in tutta Italia fino nei più piccoli~presidii. Non si tratta perciò di rabberciare più o meno solida– mente un organismo militare sorpassato nel tempo e in cui certe tradizioni del secolo scorso pesano ancora troppo. I socialisti di tutte le tendenze o sfumature vogliono una organizzazione difensiva efficiente e tale da salvaguar– dare, nei limiti del possibile, la indipenden;,,_ del Paese perchè la difesa è legittima anche per l'individuo e, per una Nazione, costituisce un diritto oltre che un dovere. Vogliamo che i nostri ~fficiali, adeguatamente retribuiti, come spetta a coloro ai qÙali si affidano la vita dei cit– tadini e le sorti del Paese, siano messi tutti allo stesso , livello culturale e professionale e in condizioni di potere effettivamente assolvere la loro missione. Vogliamo che il corpo dei sottufficiali sia portato alla voluta altezza e che i nostri quadri possano risollevare il loro morale in un organismo militare terrestre totalmente rinnovato, in modo che essi sentano veramente, non solo la nobiltà della loro missione, ma, anche attorno ad essi, la com– prensione di tutti i concittadini perchè essi, secondo le saggie ammonitrici parole del socialista Giovanni J aurès, debbono diventare ed essere qu~nto dii megli,; può espri– mere il Paese. Vogliamo che i nostri cittadini vadano ai periodi' di addestramento con la stessa letizia con la quale li frequentano i cittadini elvetici, che sanno e sentono di essere chiamati alle armi per salvaguardare la libertà e l'indipendenza del loro Paese in un organismo militare atto solamente alla sacra difesa della Patria. Con questi sentimenti e con questi propositi la classe lavoratrice italiana manda fraterni auguri alle unità che faticano nelle attuali manovre di addestramento, ma vuole che la organizzazione difensiva del Paese· risponda alle esigenze dei tempi sotto ogni aspeito. Una riforma così profonda, come tutte le· altre indi– spensabili perchè l'Italia si possa riprendere, non può essere realizzatà se non da un Partito Socialista unito e indipendente, che rappresenti veramente la grande mag– gioranza degli Italiani, la quale, consapevolmente e in– consapevolmente, è socialista e vive perciò la inconce– pibile tragedia di non avere ancora il suo partito. LEONARDO GATTO ROISSARD
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