Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

CRITICA SOCIALE 399 e' di incostituzionalità la formazione del governo, e nel ri– petere, contro chi non la pensa come loro, i soliti compli– menti largamente distribuiti nei comizi elettorali, sembra fatta apposta per ricacciare sempre più la mag$ioranza nel– la sua intransigenza e per esasperare e approfondire la frat– tura fra le due parti del Parlamento. <.{ Americani, traditori, venduti ... » quale sprecu si è fatto di· questi epiteti I E verreb• be voglia, dato che nessuno è rimasto immune dall'accusa di essersi venduto di qua o di là, di concludere che gli ita– liani sono un felice popolo se trovano tanti compratori di– sposti ad acquistarli ». « Ma questa non è opposizione parlamentare: questo ne– gare la legittimità elettorale della maggioranza e la legitti– mità co~stituzionale del governo, questo accusare la maggio– ranza e il governo di essere strumenti dello straniero pos– sono essere motivi eccitanti di agitazione rivoluzionaria in momenti in cui si crede di poter passare a breve scadenza dall'azione parlamentare all'azione diretta ... E qui ci sareb– be da domandarsi se il partito comunista, con la tattica da e·sso adottata in tutto il mondo, possa rassegnarsi a una funzione di critica cooperante e costruttiva... C'è da dubi- .. tarne... L'atteggiamento dei comunisti italiani da un anno ·a questa ,parte par ,;he sottintenda questa premessa: cb~ un governo ,per essere -legittimo deve essere affidato al partito comunista o a una c·Oalizione di cui esso faccia parte; e che là dove il gioco parlamerìtare abbia messo i comuniSti in minoranz·a, sl da costringerli a 'restare alPopposiziÒne, solo per questo il governo sia illegittimo o traditore del popolo. Ma questo non è il sistema parlamentare nel quale l'opposi– zione va fatta dal di dentro, ,prendendo sul serio il metodo democratico, e non dal di fuori, per screditarlo e per im– pedirne il normale funzionamento. Purtroppo anche questo atteggiamento della minora~za ,comunista deriva da una fon– damentale intransigenza dogmatica che è molto simile a quel– la della maggioranza democristiana. In questo fronteggiarsi di due intransigenze religiose s·embra quanto mai problema– tico che ci sia da·. attendersi~ dalle nuove assemblee legisla– tive un funzionamento corrispondente alla fisiologia del si– stema parlamentare ». E' quindi evidente che un'opposizione parlamentare non c'è e che per salvare il Parlamento occor– re farla nascere. Secondo il Calamadrei questo compito spet– terà a un partito so'Cialist~ democratico che si ricostituisca. p. g'a. Ciò che si stampa Ma il socialismo che cos' è ? E' questa purtroppo la domanda che, ironicamente o seriamente, sentiamo rivolgerci dall'uomo della strada di fronte alla crisi che travaglia il P.S. in Italia ed altrove, e di fronte alla- temerarietà con cui da alcuni si conclude che il socialismo è... il bolscevismo. Non ostante gli eventi che ci mostrano come basti il capriccio d'una o di poche persone per cessare da un momento all'altro d'essere « socialisti » per diventare « trotzkisti », ,tuttavia l'idea che ,sociali– smo sia uguale a bolscevismo è; sia pure celata, in chi ,parla di «fusione», e latente· in chi dice che, sic– come il P.C. raccoglie attorno a sè le mass@, noi ci snatureremmo se ce ne distaccassimo, ed è mani– festa in chi ripete che, qualunque errore commetta perchè in Russia si sta sperimentando il primo la Russia, noi non possiamo unirci ai suoi critici, grandioso esempio di socialismo in atto. _ Si avverta che da questo preconcetto, fisso in molte menti come ,riflesso di condizioni storiche e politiche, derivano il travaglio del nostro partito, l'artificiosa rimodernatura della distinzione fra « ri– formisti »· (o destra) e « rivoluzionari » (o sinistra), la difficoltà di comprensione fra queste correnti e, di conseguenza, la ritrosia, non -confessata, alla riu– nificazione socialista. Si ripetono, insomma, i mo– tivi della scissione del 1921, con l'aggiunta del ri– cordo d'un'aspra lotta condotta in comune e che oggi rende perplessi molti compagni di fronte alla deci– sione d'un distacco dal P.C. Ora, come allora, è diffuso il convincimento ch_e· la società può salvarsi solo superando la contraddi– zione in. cui è arenato Hcapitalismo, « cioè uscendo dalla forma <li produzione di merci, generatrice del– l'antitesi, ,per passare ad una forma di -produzione sociale, per i bisogni collettivi, in cui il . principio iblioteca Gi Bianco solidaristico celebri il suo •pieno trionfo ,., (1) ed ora come allora gran parte del proletariato, per giudi– care programmi <lipartito e di governi, prende come pietra di paragone la Russia, Ia quale nel 1919 at– traeva come una incognita suscitatrice di mo!te ·spe– ranze ed ora s'impone con la sua forza e con la minaccia del su0 successo. Comunque, come doveva allora, così dovrebbe va– lere ora,,per i socialisti senza aggettivi, quanto sèri– veva il Mondolfo in un libro che suscitò critiche e polemiche è, pubblicato ora -nella sua 4• edizione, tanto più ci può essere di guida, perchè risponde con precisione e chiarezza a queste obiezioni. Se citiamo il libro del Mondolfo, non lo facciamo per amore di studiosi, ma perchè l'autore scrisse traendo direttive dalla nostra più pura dottrina e (cosa rara nei teorici) adattò l'insegnamento con i fatti che si svolgono sotto i nostri occhi. · La situazione, sotto molti punti di vista, si ripete anche p'erchè, allora come ora, si torna a discutere di Marx e di marxismo, di fatalismo e di volontari– smo, ed il Mondolfo, difendendo le sue idee dalle critiche del Rosselli, del Basso, del Labriola, del Barbagallo e di altri, con i suoi chiarimenti, ripro– dotti in quesla 4' edizione, ci può essere di grande giovamento. Intanto, in quest'aura di adorazione chiesastica, è da ricordare come degna di esempio la posizione del Mondolfo, quando afferma che « Marx può ben aver torto, come qualsiasi altro mortale » e « se Marx ci apparisse nell'errore, dovremmo voltargli le spal– le » (2); ma che, primà di dir così, occorre esami– narlo, comprenderlo bene, spiegando le sue contrad– dizioni e seguendolo nel suo spirito. Ciò che ha fatto il Mondolfo, il quale (come opportunamente osservò Aladino su questa Rivista (3) avrebbe potuto, in que– sta 4• edizione, darsi la soddisfazione di mostrare come la sua interpretazione del 1919 sia pienamente oggi confortata dagli scritti marxisti (Ideologia, Ma– noscritto) apparsi posteriormente. Dunque noi in Italia, se leggessimo di più -e ricordassimo ciò che abbiamo letto, potremmo trovare nel Mondolfo e ricorda•rlo ai polemisti francesi, una indicazione per orientarci nel-le discussioni attuali, che toccano tanto da vicino la storia che stiamo vivendo (4). Il nostro interprete della dottrina marxista, il quale ha scritto due libri sul Marx e sull'Engels che superano di mille miglia i commenti settari e miopi della scuola leninista, fin dal 1919 vedeva nel socia– lismo la migliore via d'uscita dalla crisi che dal 1915 ad oggi ci angustia; nel socialismo, che può legitti– mamente e francamente appellarsi alla dottrina mar– _xista, senza incorrere in quegli errori in cui incor– rono gli interpreti bolscevichi e che ci sono rinfac– ciati oggi dai critici di destra, ciecamente persuasi, essi pure -come i bolscevichi, che marxismo sia egua– le a materialismo; nel socialismo che già il Mondolfo delineava in modo da evitare la deviazione o la illu– sione in cui, per diversa via, cadono e riformisti e massimalisti; •nel socialismo che, dopo cento anni di studio e di esperienza, non dovrebbe più essere uno pseudo-concetto sentimentale, ma dovrebbe es– sere chiaramente definito nella mente di tutti. Tanto più che, dopo la prima guerra mondiale e più pro– fondamente dopo la seconda, era diffusa l'impres– sione che non fosse più possibile tornare a quella forma economica che, basata sul privilegio, accom– pagnata dalla perenne autocondanna della disoccu– pazione, non trovava altro sbocco che nella guerra. Si trattava nel 1919 e si tratta nel 1948 di « tra– passo » e -di « ricostruzione europea », che poteva110 insieme preparare « quelle condizioni, che sole avrebbero potuto consentire la instaurazione futura dei fini voluti ardentemente dalle masse lav0ratrici: la produzione sociale per i bisogni sociali .e "l'elimi– nazione delle antitesi di classe e di nazione » (5). Ma per cooperare a tale ricostruzione il proletariata deve sentirsi sicuro « contro il pericolo di diventare (1) R. MoNDOLPO, « Sulle orme di Carlo Marx », 4Ja ed. Bo- logna, Cappel'll, p. 22. (2) o. c., pp. 116-117. (3) « Critica Sociale » del 1° giugno 194-8, n. 11. (4), Se, p. e., i,J Rube! nelle sue « Pages choisies pour un~ t!thique socialiste~ d,i C. Marx aves,ie conosciuto gli scritti del Mqndolfo, sarebbe stato più COillllpleto. (5) o. c., p. 26.

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