Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948
392 CRITICA SOCIALE è che dittatura capitalista, la lotta comune democratica con– tro l'aggressione del comunismo totalitario non ha più ra– gione. I comunisti disprezzano la lotta demooratica come « reazionaria » e hanno ragione se il Manifesto ha ragione. Se lo Stato rappresentativo democratico non è che una agenzia d'affari del capitalismo, politica estera degli Stati Uniti e piano Marshall non sono che una cospirazione im– perialista per soggiogare l'Europa, un piano di guerra con– tro l'U.R.S.S. e i socialisti favorevoli a_lpiano, degli agenti mercenari dell'imperialismo americano. Anche la « terza for– za », che i socialisti delle nazioni europee stanno organiz– zando per difendere la democrazia liberale contro l'aggres– sione totalitaria comunista, è per i socialisti di sinistra che si ispirano al Manifesto una « mostruosità storica», tm « tra– dimento di classe».· L'autore accenna al pericolo dell'estremismo di sinistra in Francia e in Italia, notando come solo il cÒmunismo tragga profitto dall'estremismo e dai « fronti nuovi» da esso or-• ganizzati. E a questo proposito egli considera l'insidia co– munista, anche questa ispirata al Manifesto, contenuta nella tesi della necessità -dell'unità dei partiti operai, tesi pfausi– bile soltanto se si creda che ·il solo proletariato sia il « por– tatore del socialismo». Un partito operaio non è necessa– riamente progressivo, nè il proletariato nè nessuna altra clas– se è «predestinata» a una -missione ~torica. Il proletariato è quasi ovunque una minoranza e l'enfasi esclusiva messa _sul proletariato, secondo il dogma collettivista, aliena i conta– dini indipendenti, gli artigiani e le nuove classi medie. Ora, senza la cooperazione di queste classi non proletarie, un mu– tamento democratico per vie pacifiche, nel senso del socia– lismo liberale, è impossibile. Soltanto se queste classi siano inequivocabilmente incluse nella lotta per il socialismo, po– trà trionfare la « terza forza ». Il dogma .del « proletariato come classe dominante» del Manifesto è, secondo l'autore, da abbandonare, come con– cetto erroneo e che porta fuori strada. Come può il prole– tariato diventare classe dirigente? egli si domanda. Anche dopo la rivoluzione gli operai restano operai e non possono diventare dirigenti, i quali, anche· in una dittatura comuni– sta, sono i tecnici e amministratori e i professionisti nel– l'industria, il personale delle organizzazioni operaie e del governo, tutti membri della nuova classe media, di quella che i russi chiamano « l'intelligenza ». In ultima analisi, una classe prende il potere per il· contributo funzionale che può dare. Qualunque ordfoe sociale non può mantenersi senza i talenti e le capacità tecniche della nuova classe media, il cui predominio funzionale è inevitabile. Il p~oblema consiste n~I sa~ere se questo predominio deve aver luogo in condizioni totalitarie o in regime di socialismo liberale. Gli strati su– periori della nuova classe media possono diventare la nuova classe dirigente solo in una dittatura totalitaria, non in una libera società socialista, nella quale la libertà e i diritti de– mocratici propri di una società pluralistica, con uno Stato a poteri limitati, permettono la libera critica e l'opposizione. Tutti gli errori dell'estremismo di sinistra del Ma_nifesto. conclude l'autore, possono riassumersi nell'eccessivo risalto dato ai rapporti economici e istituzionali e nella sua scarsa considerazione dei valori morali. Il Manifesto non si cura della democrazia liberale, identifica le libertà democratiche con la libertà economica bo~ghese, ritiene che una volta sra– dicate le istituzioni capitalistiche, deve risultarne una socie– tà ;,,igliore. Ma un «deve» non c'è. L'anticapitalismo noH è necessariamente progressivo. Il comunismo reazionario to– talitario dà al capitalismo una risposta reazionaria, ·come il fascismo è da parte sua, un'altra risposta, da,lla destra. Oc– corre perciò una valutazione del Manifesto in particolare e· del marxismo in generale, rivederne gli insegnamenti, accet– tarne le verità e rigettarne gli errori e poi andare oltre Marx, per giungere a una nuova sintesi intellettuale e tat– tica, co1Pbinando, nel far ciò, il punto di vita conservatore e quello radicale, guardandosi dal voler essere a sinistra ad ogni costo. f. p. BibliotecaGino Bianco Uno scienziato di casa nostra: Gaetano Pieraccini Chiamo così Gaetano Pieraccini, non soltanto perchè ~gli è un italiano, che onora gli studi ed il paese, ma anche per · patriottismo ... di partito, perchè questo scienzia.to è proprio tutto nostro, un socialista democratico, antico e fedelissi– mo. Rammento che, quando si ritornava da Roma nel gen– naio 1947, dopo le famose adunanze di Palazzo Barberini, qualcuno dei compagni fiorentini ebbe ad esprimere il ti– more che il Pieraccini potesse non aderire al P.S.L.I., al– lora appena costituito. Andai da lui, ed egli mi disse tosto, e mi scrisse sopra un bi)!liettino, che potei riportare. esul– tante, ai compagni: souo cordialmente cm, voi. Lo è stato, lo è, lo sarà - simbolo delle più pure tradizioni del nostro partito, vivente rampogna per tutti gli opportunisti, esem– pio, agli stessi giovani, di ancor giovanile fervore, scienti– fico e politico. Perchè Gaetano Pieraccini, sebbene sia nato nel · 1864 (così almeno egli dice... ma nessuno lo credereb- . be, a guardarne la bella_ eretta figura, ad asco!tarne la fa– conda parola), è tuttora su la breccia, così nella politica co– me nel campo degli studi. Egli mi• diceva, or sono pochi giorni, come attualmente lo appassioùasse un problema di natura storico-biologica; perch~ due cittadine toscane, assai vicine l'una all'altra, le cui popolazioni discendono, presumibilmente, dalla stessa stirpe, d'importanza demografica analoga, di condizioni eco– nomiche assai simili, avessero prodotto, l'una, quella ta-lpocò meno popolosa, una serie di artisti di alto valore e di uo, mini illustri anche in altri campi, l'altra, invece, della bra– va gente, ma che non eccelse per· meriti preclari. Io non so se il Pieraccini approfondirà il quesito e cercherà, prima o poi, di additare le probabHi cause di cotesta diversità di sviluppo intellettuale. Ma so - e questo, che ne ho dato, non· è che un pallido esempio, - .che la mente di q1,1est'uo– mo più che ottantenne non conosce riposo, e continuamente si affatica (ma no; dovrei di,re piuttosto: si gode) nel far sempre nuove indagini scientifiche, tutte condotte con ri– goroso metodo positivo, ma anche tutte ispirate da una ge- niale intuizione di artista. - E' di qualche mese fa la seconda edizione, completamen– te aggiornata, della sua maggior opera - quattro volumi di quasi duemila pagine! - su la stirpe de' Medici; è del '47 un •lavoro su l'eredità dell'ingegno; sono del '46 due vo– lumi, di più di ottocento pagine, su l'anatomia e fisiologia dell'uomo che lavora; è· del '44 una storia naturale del la– voro. Non è questo il luogo, nè .io avrei la benchè minima com– petenza, per una disàmina dell'opera di questo nostro scien– ziato. Se oso parlarne - a costo di attirarmi un rimpro– vero dalla sua, non mentita, modestia - lo faccio soltanto per segnalare all'ammirazione di quei_cpmpagni, che di lui conoscessero soltanto il nome, la veramente bella e vene– randa figura di uno studioso di alto valore, che fin dalla gioventù si è prbclamato socialista, e ha tenuto incrolla– bilmente fede alla nostra bandiera, di un socialista, il quale, pur non disertando mai la politica, seppe anche essere uno scienziato. Si può, anzi, dire che fede politica ed interesse scienti– fico furono, e sono, per il Pi'eraccini tutt'uno. Perchè que– sto discepolo dei Chiarngi, dai Ba11ti, dei Federici, di tutta l'insigne scuola fiorentina, addestrato da quei Maestri alle severe indagini di anatomia, di 1 fisiologia, di patologia, que– sto medico valentissimo, ·che esercitò per decenni la 1>rofes– sione, si sentì fin da giovane attratto in modo particolare verso la medicina sociale ed i suoi problemi. Un suo libro, pubblicato più di mezzo secolo fa, s'intitola: la difesa della società dalle malattie trasmissibili. Qualche tempo dopo egli parlerà del dovere e del diritto sociale d'isolare i tuberco– losi. Poi scriverà su /e assicztrazioni sodali contro le malat– tie, l'invalidità e la vecchiaia. Ma, soprattutto, lo innamora lo studio della biologia é della patologia del lavoro. Ed in tale campo - così dicono i competenti - egli diventa, a sua volta, un Maestro. Il che non ha impedito ad un mini– stro fascista cli escluderlo, per ragioni politiche, dal concor-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=