Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

CRITICA SOCIALE pressione della personalità, il servilismo,. il carrie– rismo! Un bolscevico non è solo un uomo discipli– nato; esso 'è un uomo che in ogni caso, e su ogni argomento, si forgia una ferma opinione da sè me– desimo e la difende coraggiosamente e con indi– pendenza, non solo contro i nemici, ma anche nel– l'interno del partito. Oggi, forse, sarà in minoran– za nella sua organizzazione. Si sottometterà perchè si tratta del « suo » partito. Ma ciò\ non significa sempre che egli ha torto. Forse .egli ha visto e c;om– preso prima degU altri un nuovo compito o la ne– cessità di un mutamento. Egli so"lleverà la questio– ne una seconda, una terza, una decina di volte, se è necessario. Con dò egli renderà un servizio al Partito, aiutandolo ad .intraprendere il nuovo com– pito perfettamente armato ed a condurre a termine il necessario mutamento senza profondi sconvolgi– menti o convulsione di fazioni. Sì, il nostro partito sarebbe incapace di condurre a termine la sua mis– sione storica se fosse dilaniato da fazioni. Ciò non deve accadere el non accadrà. Esso non può scin– dersi in tal modo, e, collettività autonoma qual è, resisterà a tutto ciò. Ma esso combatterà vittorio– samente il pei-.icolo della faziosità solo sviluppando e consolidando il nuovo corso verso la democra– zia dei lavoratori. Il burocratismo dell'appara·to è precisamente una delle maggiori SOT{lentf_delle fa_– zioni. Esso reprime rudemente ogni crztrca e rz– sospinge il malconte,nto nelle profondità _dell? or~a– nizzazione. Esso tende a gettare la lacera dr fazio– sità su ogni critica ed allarme. Il centralismo ~e~– canico è necessariamente accompagnato da faziosi– tà che sono ad un tempo una malvagia caricatura d~lla democrazia ed un potenziale pericolo poli– tico. Conscio della situazione, il partito compirà ·il necessario mutamento con la fermezza e la decisio– ne richieste. Nella stessa misura esso alzerà la sua unità rivoluzionaria ad un livello superiore. Sono ben lontano dall'aver dato fondo alla que– stione. Ma spero di poter presto rimettermi dalla malaria che anch'essa cospira contro il « nuovo corso ». allora spero di potere oralmente: fare ciò che non fu possibile in questa lettera, onde più pie- . namente elaborare e dibattere le mie opinioni. Con saluti camerateschi Leone Trotzkij P. S. 8 dic. 1923. Essendo stata ritardata di due giorni la pubblicazione di questa letter? nella Prav– da, approfitto della· d_ilazione per aggrungere_ alcu– ne note-supplementarz. Ho appreso da alcuni com– pagni che, durante la lettura della mia lettera nell~ assemblee di sezione, alcuni compagni espressero il timore che le mie considerazioni sui ra,pporti tra la vecchia guardia .e -le giovani generazioni potreb– bero essere sfruttate per contrapporre i giovan_i ai vecchi. Incontestabilmenfe questa preoccupazione non può assalire che coloro i quali, ancora due. o tre mesi fa, respingévano con orrore la. semplice idea della necessità di un mut'!-men~o di ?rzent!l– mento. Ad ogni modo il porre/ m przmo piano, m questo momento, preoccupazioni di tal fatta denota mancanza di comprensione dei pericol( reali e del– la loro importanza. L'attuale stato d'animo della gioventù, sintoma– tico, è· generato proprio dai metodi usati per_ man– tenere « la calma», che sono stati condannati dalla risoluzione presa all'unanimità dal Politburò. In al-_ tre parole: la «calma», com'era intesa, minacciav~ di allontanare sempre più la frazione dirigente dm giovani comunisti, cioè dalla maggioranza del par- tito. - . Una c,erta tenden:w dell'apparato a pensare ed a decidere per .l'intera or_gan~zz_azione,port!l a ba– sare l'autorità della cerchra dirzgente escluswamen– te sulla tradizione. Il rispetto per la tradizione è un elemento incontestabilmente necessario per la prassi co,munisla e per. la coesione fiel Partito, ma può essere un fattore vitale solo se e c ostantem ent~ nutrilo o fortificato da un'attiva. critica del.la tradi– zione stessa, cioè dalla elaborazione co llettwa dell? politica del partito per il i:nomento a_ttuale. Altrz– menti esso può degenerare m un sertt~~ento pura– mente ufficia/è e in una forma vuota di contenuto. ibliotecaGir,ioBianco Un simile legame tra due generazioni è ovviamente insufficiente e fragilissimo. Se i veterani che non sono ancora burocratizzati e serbano ancora vivo lo spirito rivoluzionario (cioè, siamo convinti, la grande maggioranza) divengono fermamente consapevoli del pericolo indicato ed aiutano con tutte le loro forze il Partito ad appli– care la risoluzione del Politburò, ogni ragione di contrapporre Je due generazioni del, Partito sparir'!.,. Ma è necéssario soprattutto agire in modo che la tradizione del Partito non sia concentrata nel– l'apparato, bensì vzva e sia costantemente rinno– vata nell'esperienza di ogni giorno della intera c,ol– lettività del Partito. Facendo ciò, si eviterà un altro pericolo: quello della divisione della vecchia gene– razione in « funzionari » incaricati di « mantenere la calma» ,ed in « non-funzionari ». Non più in– capsulato in se stesso, l'apparato del partito, cioè il suo schelietro organico, lungi dal risultare indebo– lito, si troverà accresciuto di forza. Rimane infatti fuori discussione che noi abbiamo bisogno nel Par– tito di un forte apparato centralizzato. Il nostro quotidiano lavoro pratico statale, che è ·sempne più articolalo e specializzato, nasconde, co– me la risoluzione del C. C. mette in luce, il pericolo di restringere il nostro orizzonte, il pericolo cioè di una .degenerazione opportunistica. E' assoluta– mente evidente che i pericoli diventano tanto più gravi quanto più i capi tendono a rimpiazzarei. la genuina classe dirigente del partito. Noi saremmo dei rivoluzionari da spazzar via se dovessimo fare assegnamento sul « carattere rivoluzionario del mo– mento» per superare le nostre difficoltà, sopi·attuf– to quelle interne. Questo « momento » deve e~sere aiutato dalla razionale realizzazione del nuovo orientamento, unanimamente · proclamato dal Po– litburò. LEONE TROTZKI.J Immanentismo, Cristianesimo, Democrazia Non si può negare che la concezione immanen– tistica del mondo, alla quale ormai si ispira la cul– tura, anzi la· civiltà dell'Europa continentale con– temporanea, e, dietro ad essa, le correnti politiche più progressive, può portare verso deviazioni tota– litarie. Se non esiste, al di fuori e al di sopra di .noi, alcuna legge eterna ed immutabile, se il « ve– ro » o -il « bene » non esprimono, in ciascun mo– mento della storia, ,che la coscienza di una data so– cietà, se insomma ogni valore. è essenzialmente sto– rico, anche lo Stato allora non deve obbedire, nella sua azione, ad _alcuna superiore legge extra-storica. Dal che si può ,passare facilmente a negare ogni d,istinzione, anzi ad identificare· politica e morale, ad « assolutizzare » il fine dello Stato, come fine supremo di ogni cittadino, a giustificare qualsiasi atto che si proponga come fine il bene dello Stato ~tesso, prescindendo da ogni giudizio extra-politico. A questa conclusione arrivò a suo ter.npo, oltre a quell'hitlerismo che fu una degeneraz10ne pato– logi,ca ,di fermenti immanentistici e statalistici della grande corrente di ,pensiero germanica nata da He– gel, anche il fascismo, il quale non a caso vedeva nell'attualista Giovanni Gentile il proprio filosofo. E suJ medesimo piano si pongono i c_omuntsti, cl,e della filosofia, eminentemente immanentistica, di Carlo Marx, affermano di essere gli eredi politici. Essi non la cedono ai defunti dittatori in materia di totalitarismo, in quanto ai loro occhi il fine ri– voluzionario della fondazione di una società senza classi quale istanza dominante della società contem– poran'ea; giustifica e legittima qualsiasi iniziativa ed azione. L'insegnamento di Machiavelli, il quale al Principe insegnava di non subordinare la pr~– pria azione politica alla morale, si trasfonde. cosi, per i comunisti, più ancora, che. per i Jas<:isti . fondamentalmente scettici e perc10 restn drnnanz1 a cert~ franche prese di posizione, che implicano

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