Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

384 CRITICA SOCIALE all'attività all'iniziativa ed allo spirito critico di tutti i me'mbri del Partito, avanguardia organizzata del proletariato. Il « nuovo corso » significa che l'apparato del Pal'lito non ha l'incarico di decreta– re cr,eare o stabilire un regime democratico entro u~ determinato tempo. Affatto. Questo regime sarà 1·ealizzato nel Partito stesso. In breve: il Partito de– ve subordinare a se stesso il suo apparato, senza ces– sare nemmeno un attimo d'i essere un'organizzazio– ne centralizzata. Nelle discussioni e negli articoli di questi ultimi iempi è stato· sottolineato che una «pura», « inte– grale» ed «i dea/e» democrazia non è realizzabile ed in gene•rale l{ra noi- non è fine a se stessa. Ciò è fuori contestazione. Ma si può anche affermare, proprio a maggior ragione, che il puro ed assoluto centralismo è irrealizzabile ed incompatibile con la natura di un pal'lito di massa e che esso può esse- 1·efine a se stesso ancor meno dell'apparato ,del par– tito. Democrazia e centralismo sono due facce del– l'organizzazione del Partito. Il problema è di· orga– nizzarle ·nel modo p{ù corretto, _cioè nel modo che meglio si confà alla situazione attuale. Durante l'ultimo periodo quest'equilibrio non c'e– ra. Il centro di gravità era malamente posto nel– f apparato e l'iniziativa del partito era ridotta al minimo. Da ciò le abitudini e i procedimenti dei dirigenti, \in fondamenta/e 1contraddizione Jcon •lo spirito di ·una organizzazio~ rivoluzionaria del pro• letariato. L'eccessivo centralismo dell'apparato, a spese di ogni iniziativa, generavano un senso .di malumore, che alla, periferia del partito assumeva una forma assai ,ma/sana e si traduceva, tra l'altro, nell'apparire di gruppi illegali, guidati da elementi indubbiamente ostili al comunismo. Nel frattempo l'intero Partito disapprovava sempre più i metodi usati dall'apparato .nel risolvere_ le questioni. L'idea o, quanto• meno, iil Jrisentimento 'Che U burocratismo rischiava \di conduri,e i~ ,Partito in un .vicolo 'cieco, era diventata quasi generale. Si alzavano· voci per mettere in evidenza il pericolo. La risoluzione del « nunvo corso » è ./a prima espressione ufficiale che sia stata formulata dal Partito. Essa sarà realizzata in quanto il Partito, ossia i suoi 400.000 membri, vorranno realizzarla e crearne 1 il successo. In gran numero di articoli ci si è sforzati di di– mostrare che peI' dare vita al Partito è necessario cominciare ad elevare ,il livello dei suoi membri; poi tutto il resto, ossia la democrazia dei lavora– tori, lJerrà da sè. E' incontestabile che noi dobbiamo elevare il livello ideo-logico del Partito per renderlo capace di adempiere ai compili giganteschi che lo aspettano. Ma proprio pe·r ciò, questo modo pura– mente pedagogico e professorale di porre la que– stione è insufficiente e errato. Il Partito non può elevare il suo livello altro che adempiendo ai suoi compili essenziali, attraver~o una direzione collet– tiva che. dispieghi l'iniziativa della· clàsse lavoratri– ce e dello Stato proletario. La questione va affrontata, non dal punto· di vi– sta pedagogico, ma da quello politico. L'applicazio– ne della democrazia dei lavoratori non può essere subordincrta al grado di prep<irazfone dei membri del Partito a questa democrazia. Un partito è un partito. No.i possiamo fare stringenti doma-nde a coloro che vogliono entrarvi e rimanervi; ma una· volta che ne sono membri, essi devono partecipa• re il più attivamente possibile a tutto il lavoro del Partito. · Il burocratismo uccide l'ill'iziativa e così impedi– sce l'elevarsi del livello generale del Partito. Que-- 11toè il suo difetto principale. Siccome l'apparato è costituito inevitabilmente dai compagni piiÌ do– tati di espeI'ienza e di- meriti,. è sull'allename·nto po– litico delle giovani generazioni comuniste che il burocratismo ha più nefaste ripercussioni. Inoltre la gioventù, il più sensibile barometro del Partito, reagisce con la massima energia contro il burocratismo. Non bisogna però credere che il no– stro sistema di risolvere i problemi attraverso i funzionari del Partito non abbia influenza sulla generazione più anziana, chf- incarna l'esperienza politica e le tradizioni rivoluzionarie del Partito. A:nche qui il pericolo è molto grave. Non è neces– sario parlare <jell'immensa autorità del gruppo dei BibliotecaGino Bianco veterani del Pa·rtito, non solo in Russia, ma sul ter– reno internazionale. Essa è universalmente ricorw– sciuta, ma sarebbe grossolano errore ritenerla asso– luta. Soltanto con una costante collaborazione' con la nuova generazione, nel quadro della democrazia, la « vecchia guardia» potrà conservarsi come ele– mento rivoluzionario. Diversamente, può diventare, senza accorgersene, la più completa espressione del burocratismo. La storia ci presenta più di un caso di degenera– zione_ della « vecchia guardia». Prendiamo l'esem– piQ più recente ed evidente: quello dei capi dei partiti della II In(ernazionale. Sappiamo che Gu– glielmo Liebknecht, Bebel, Luger, V. Adler, Kautsky, Bernstein, La/argue, Guesde e molti altri erano di– retti eredi di Marx ed Engels. Ora noi sappiamo che nell'atmosfera del parlamentarismo e sotto l'in– fluenza del meccanico svilupparsi del partito e dei sindacati, tutti questi capi, in tutto o in parte, in– dulsero all'opportunismo. Abbiamo anche visto che, alla vigilia della guerra, il formidabile apparato del- . la Socialdemocrazia tedesca, coperto dall'autorità delle vecchie generazioni, era diventato il · più po• lente freno al progresso rivoluzionario. Noi, g/.i «anziani», dobbiamo confessare chiara– mente a noi stessi che la nostra generazione, che naturalmente fruisce del molò- dirigente del parti– to, non offré assolute gara11zie contro il graduale ed inavvertibile indeb·olimento dello spirito rivolu– zionarìo .e proletario nelle sue file, se il Partito do– vesse tollerare l'ulteriore èspandersi e stabilizzarsi dei metodi burocratici, che tramutano i giovani in materiale passivo da educare ·e che inevitabilmente rendono estranei tra loro masse ed apparato, vecchi e giovani. Il Partito non ha altri mezzi contro que– sto .indubitabile pericolo che un serio, profondo, ra– dicale mutamento di corso verso la democrazia nel parlito e verso un sempre maggiore afflusso nelle sue fila di elementi delle classi lavoratrici. Non mi dilungherò sulle .definizioni giuridiche della democrazia di partito, nè sui limiti imposti ad essa dallo Statuto. Per q_uanto importanti possa– no essere, quest-e ragioni sono secondarie. Noi le esamineremo alla luce della nostra esperienza ed apporteremo le neces-sarie modificazioni. Ma ciò che deve essere modificato anzitutto è .lo spirito che regna nelle nostre organizzazioni. Ogni cellula del partito deve ritornare alla iniziativa collettiva, al diritto di libera critica da parte dei compagni - senza timori ne reticenze -, al diritto di autode– cisione in campo organizzativo. E' necessario ri- . generare e rinnovare l'apparato del partito e fargli sentire che non è altro che n meccanismo esecutivo della volontà collettiva. La stampa .del partito ha fornito recentemente non pochi esempi che caratterizzano l'ormai ossifi– cata degenerazione burocratica .dei cost~mi e dei rapporti del partito. La rispostq_ immediata ad ogni accenno critico, è: «.fuori la tessera ». Prima della pubblicazione ·della decisione del C. C. sul « nuovo corso» il semplice mettere in luce l'esigenza di mo– dificare il regime interno di partito era considerato dai funzionari dell'apparato burocratico quale ,ere– ·sia, faziosità ed infrazione della disciplina. Ed ora i burocratici sono formalmente pronti a « prendere atto » del « nuovo corso », ossia ... ad annullarlo bu– rocratica-mente. Il~ rinnovamento dell'apparato del partito deve mirare a rimpiazzare i burocrati mum– miftcati con elementi freschi, sal<Jamente legati alla vita della collettività e capaci di assicurpre simile legame. Prima d[ ogni altra cosa, si devono sbarazzare i posti di comando da coloro che; alla prima parola di -critica, di obbiezione e di protesta, brandiscono i fulmini della penalità. Il « nuovo corso » deve co– minciare col rendere consapevole ciascuno che d'ora innanzi nessuno più oserà terrorizzare il partito. Per i nostri giovani è del tutto insufficiente ri– petere I.e solite formu"le. Essi devono conquz"'stare le formule rivoluzionarie, assimilarle, elaborare le loro opinioni e assumere ·la propria fisionomià; essi de– vono essere capaci di combattere col coraggio che nasce dalla profondità della convinzione e dell'indi– pendenza del carattere. Via dal partito l'obbedienza , passiva, il meccanico livellamento dall'alto, la sop-

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