Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948
CRITICA SOCIALE 383 in lotta pe~ la sua eml;lncipazione, e per impedire che q1:1esto.1~p1;1lso vemsse totalmente inaridito dal– Ii; ":d1spos1z1on~ » promananti dall'alto e dal centro, c1oe da una chiusa e dispotica cerchia di dirigenti c1:Iei~tendo!1o. partito e classe come un.o strument~ d1 cm servirsi ·iper i propri fini. D'altra parte il « Nuovo C?rso » segna l'inizio di una lotta che do– veva termmare con la più tragica delle sconfitte, !1on _solt~nto per coloro che direttamente vi furono u~phcati, ma per le stesse sorti -del socialismo mon– diale. Molto spesso si sente dire, tanto che è divenu– t::i luogo CC?mun.e,che nella lotta per il potere nel– I U.R.S.S. si trovarono di fronte due fazioni facenti capo a due uomini, Stalin e Trotzkij, che, ~e div:er– gevan_o pe~ c~rte idee, coinddevano .per metodi e per s1stem1, s1cchè, in ultima analisi, è stato indif– ferente per la storia il trionfò dell'una piuttosto che dell'altra. _Il ~ibro del Trotzkij, ed in l)Jarticolare la l~ttera qm i:1prodotta, smentisce questa interpreta– z10ne. Son.o m contrasto due diverse concezioni del metodo rivoluzionario, del partit9, dei Soviet, dello Stato. ~ una, che ,pur accetta quella impalcatura centralizzata di « rivoluzionari professionali » ch'era ormai_ 1a un venter_mio la caratteristica del partito bolscevico, tenta d1 sorreggerla con nuovi metodi e nuovo afflato, che ne facciano il mezzo per la par– tecipazione_ attiva di -tutti gli strati della classe la– vo~atrice e lo strumento di liberazione della classe prima che -dei soli militanti. L'altra - e sarà ·quell~ che V:incerà - condurrà ineluttabilmente, conse– q1:1enzialmente, al dispotismo staliniano ed all'asser– vJ:mento del~e m_asse alla ,politica dei dirigenti del P.C .. Bucharm diceva che ·le forme successive in cui il _potere è stato esercitato nella storia sorio tre: ma– tqarcato, monarchia e... segretariato. Ma non pensa-' va certo .che quest'ultima -fase ,giungessi) sino ad una· così assoluta e temibile concentrazion-e -di po– .tenza. Dalle pagin_e di Trotzkij, come al solito limpide ed l;lCute, sentiamo che il dramma che precipitò tut– to Il potere nelle mani di Stalin non è episodio dovuto nè ;:i rivalità l]Jersonali, nè a circostanze lo– cali. E' un processo di involuzione del'Ia democra– zia, che può dunque ripetersi. Con la prima ,guerra mondiale si è 1 venuta creando per· ogni partito democratico e socialista la necessi– tà del costit!-lirsi di quello che si chiama « appa– rato ». Esso e ad un tempo lo scheletro e il sistema nei:voso di un partito. No)J. Solo l'efficienza organiz– zativa, ma la stessa efficienza politica gli sono af– fidate. Esso non è soltanto strumento di penetra– zione e di propulsione; ma è l'interprete d-ell'indi– rizw del partito, .dei suoi problemi e delle sue istàn– ze, spesso l'elaboratore di soluzioni e l'impostatore delle direttive -d'azione; rappresenta gran parte del– l'opera esecutiva, continuativa del .partito. Condan– nare l'apparato in nome della democrazia è infanli– le, giacchè esso esplica una funzione di tecnica poli– tica, oltre che di tecnica organizzativa, a cui non può sopperire più, nemmeno nel più democratico dei partiti, tutto l'insieme del partito. Ma, riconosciuta questa •« necessità funzionale» non· si metterà mai abbastanza sull'avviso contro i pericoli che di .per sè implica, anche in un partito democratico, l'esistenza dell'apparato. Vi sono dei pericoli obbiettivi: separazione e fràttura dalla « ba– se »; sostituzione alle aspirazioni · ed all'esperienza di questa delle prescrizioni e delle direttive « uffi– ciali }> dall'alto; mortificazione dello « spirito del partito » nelle interpretazioni anguste, partigiane o aberranti dei « dirigenti »; sostituzione dell'afflato politico di una mentalità burocratfca; tendenza al– l'irrigidimento gerarchico; tendenza alla formazione di circoli chiusi, solidali nel procurarsi l'esclusione di elementi nuovi ed innovatori e monopolizzatori di tutto il potere; ecc. E vi sono i pericoli e le de– formazioni di carattere subbiettivo: la vecchia ten– denza a scindere il ipartito in capi ed in gregari; i « ducismi » -grandi e piccini; la faziosità dei vari gradi dell'apparato, nelle rivalità tra loro e rispetto ai gradi superiori, come pure rispetto alla « base » che può minare il ,potere; i favoritismi e le preclu– sioni; i servilismi e le smanie autoritarie; tutte le vare specie di « cadreghinismi :»; ecc. . Ma in un partito socialista l'apparato- presenta un rischio an– che maggiore. Esso, sino ad un certo punto, aip.pog- iblioeca Gino Bianco gia e dirige lo slancio delle masse, ma poi, quando l'impeto iniziale tende a scemare, diventa una forza contraria al progresso: cristallizza istituzioni e ne arresta il dinamismo con una pesante inquadratura gerarchica; sostituisce le parole d'ordine, anzi le « dir~ttive » le « istruzioni », alla viva e responsabi, le ~z10~e de1 partito; vi inserisce il dominio di una sene d1 « dirigenti » grandi e piccini che allonta– nano le 'forze vive e ,più sane, quelle 'cioè che non accettano la mentalità di ciechi e passivi gregari. Su questi pericoli - come pure sui riniedi di una vigile e continua partecipazione -democratica della _base - I,a lettera ,di Trotzkij dà degli ammoni– menti che vanno accolti da qualsiasi partito de- mocratico. · In. Russia il 1processo d'invo1uzione antidemcicra– ti5!a dell'a:pparato ,doveva giungere alle conclusioni più .e~a~perat~. E fu irrimediabile. Quanao Trotzkij addito Il p~ncolc?. della cappa di piombo che pesa– va sul parhto, ,gia da tempo erano state eliminate (anche per sua colpa) tutte quelle forze che avreb– bero ,potuto aiutare a salvare la democrazi,a all'in– terno del partito e dei Soviet. Ormai la contraddi– zione in cui erano incappati i bolscevichi, che cre– devano qi ,poter garantire libertà e democrazia con un solo pai-tito, non poteva che gim:igere, crudelé m_ente; alle estreme conseguenze. Gli eredi di Le– mn non ,potevano essere Trotzkij o Rakowsky. Do– v~!'ano essere Stalin, Dzerzhinskij e la G.P.U:': Non. gia perchè foss·ero i degni continuatori della Rivo– luzione di Ottobre: ma perchè, grazie al loro cini– smo, al gesuitismo, alla capziosità ,si erano impadro– niti ,di un apparato ch'era divenuto padrone oimi.~ potente. Costoro sono gli unici che, avendo tradito la rivoluzione, sono in grado, per portarla a diver: sa soluzione, ossia per ucciderla, di tenere in pus. gno e di usare quell'apparato che Lenin aveva crea'"' to ,per darle vita. Il dramma del popolo russo ci serva a individuare con maggiore sicurezza - e con consapevolezza dei pericoli - la nostra via. E sia di monito anche• -a noi, socialisti democratici, questa voce. Talvolta la v:oce degli i,confitti è più. viva degli auto-incensa- menti dei vincitori. · ENRICA PISCHEL . Cari compagni, . avevo sperato di rimettermi in tempo per po– ter partecipare alla -discussione sulla situazione in– terna e sui nuovi compiti del Partito, ma la mia ma-. lattia, iquanto ·-mai inopportuna, si 'è ·dimostrata più lunga del previsto. Non mi resta :Ch~esporvi il. mio pensiero in questa lettera. · La risoluzione dell'Ufficio Politico circa l'organiz– zazione del Partito (1) riveste importanza eccezio– nale. Indica cioè che .i( Partito è giunto ad un'im– portante /svolta tnel ·suo \cammino. lill questa iSVolta, come è stato giustamente asserito -in molte riunioni, è necessaria la prudenza. Ma sono indispensabili al– tresì fermezza _erisolutezza. Esitazioni e deficienza di chiarezza sarebbero la peggior forma di impru, denza. Naturalmente inclini a, sopravvalutare il ruolo dell'apparato e sottovalutare l'iniziativa del partito molti compagni di mentalità conservatrice muovon~ critiche alla risoluzione dell'Ufficio Politico. Il Co– mitato Centrale, dicono, sta sottoscrivendo obbliga– zioni irrealizzabili; questa risoluzione non farà eh~ seminare i71usioni e produrre risultati negativi. E' chiaro che -un simile punto di vista rivela una pro– fonda diffidenza burocratica nei confronti del Par~ lito. / Il centro di gravità,. che nel vecchio sistema era erroneamente impostato sull'apparato, sarà - dal « nuovo corso» proclamato dàl C. C. - trasferito (1) Trotzkij vedeva un rimedio per risanare la- situazione nntidemocratiica del Partito, nelle decisioni prese a seguito del XII Congresso panrusso del P. Comunista tenutosi a Mo– sca tra il 17 e il 25 aprile 1923 (e fu l'ultimo congresso che ris.pecch!asse in qualche modo l'opinione della « base > e pren– desse deli.beiazioni non per acclamazione). Purtroppo il 4'. Nuo– vo Corso » eh~ egli vedeva nelle delibere congressuali rimase poi assolutamente lettera morta.
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