Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

382 CRITICA SOCIALE ,, tegra trasformandosi in uovo, o 'l'albero in semente, e non vi– ceversa. Strana inversione logica in una mente così adu– sata a severi e rigorosi ragionamenti logici. Un simile fe– nomeno avviene, però, non di rado a chi, abituato all'aria pura della stratosfera filosofica, scende poi sull'insidioso terreno della politica, dove regnano le simpatie e le anti– patie, le passioni, gli interessi, e tante altre forze irrazio– nali dello spirito umano. L'altra manifestazione dello svuotamento cli una idea del suo contenuto razionale l'abbiamo quando il pensiero, pur attenendosi all'ultima parola dell'evoluzione scientifica, non vede, però, per uno strano daltonismo intellettuale, il suo inscindibile legame con le acquisizioni ideologiche pre– cedenti: tale è appunto il caso di-quel pseudo-socialismo che respinge i sacrosanti principii della libertà e della democra– zia. In ultima analisi tutte e due queste manifestazioni han– no un comun denominatore nel fatto che in esse ugualmen– te l'« ordo et comiexio idearum » non corrisponda ali'« ordo et connexio rerum». e onclusione. Possiamo ora trarre una breve conclusione riassuntiva. Il libera.Jismo, la democrazia _ed il socialismo sono termini correlativi, collegati intimamente dalla medesima originaria unità dottrinale delle loro premesse e finalità, in quanto queste sono ugualmente permeate dall'ideale della libera personalità umana. Queste tre dottrine non si escludono, ma si completano e si integrano reciprocamente. Storicamente il liberalismo, la democrazia ed il· socialismo, quali forze vive ed o,peranti, si sono affermati sulla ribalta della vita pubblica per via di una specie di filiazione di idee, in una naturale snccessiqne cronologica, determinata dall'entrata nell'agone della lotta politica di nuove classi o gruppi so– ciali, con le loro specifiche rivendicazioni politiche, econo– miche e sociali. Essendo varie tappe dell'unica organica e– voh1zione storica, ciascuna di queste dottrine altro non è che· una logica esplicazione o estensione dei comuni presup– posti ideologici e morali alle nuove sfere dei rapporti u– mani, per soddisfare sempre nuovi bisogni ed esigenze della progrediente realtà politico-sociale ed etico-spirituale. E la c~pacità che ciascuna di esse dimostra· di assolvere tale compito in ogni data contingenza storica e concreta dà la misura della loro relativa importanza e vitalità. Passando poi al problema più urgente ed attuale, a quel– lo di relazione fra il liberalismo e la democrazia da una parte ed il socialismo dall'altra, risulta evidente, da quanto abbiamo esposto, che pure sn questo caso esiste - sul pia– no dottrinale - soltanto un rapporto. di concatenazione e di continuità. Quindi, non c'è alcuna ragione di parlare - come oggi è tanto di moda - di una sintesi fra .J.iberal– democratismo e socialismo, perchè non c'è posto per nes– suna sintesi dove non esiste alcuna antitesi dottrinale. Piut– tosto si può e, quindi, si deve constatare che il socialismo è già la sintesi del liberalismo e della democrazia. Nella dinamica dei rapporti tra il liberal-democratismo ed il so– cialismo sta svolgendosi, infatti, un processo di evoluzione progressiva di un comune concetto direttivo fondamentale o, in altre parole, un processo di assorbimento dei •concetti più ristretti e più semplici da parte di un concetto più am– pio e più complesso. Da tale stato di cose scaturisce, con l'innegabile i1ecessità logica, la conclusione che il liberali– smo e la democrazia - intesi quali partiti e movimenti po– litici autonomi, aventi un programma proprio come fine a sè - sono diventati, in ultima analisi, fenomeni sorpassati ed anacronistici, perchè, pur basandosi su principii di im– perituro valore ruorale e politico, essi, privi come ·sono del proprio contenuto economico-sociale, non corrispondono più alle complesse esigenze della viva ,realtà politico-sociale del momento attuale. Intendiamo di parlare --' si badi bene - di partiti e non del principio di libertà che sta a fonda– mento del liberalismo, nè del principio di uguaglianza che stà a base della democrazia. Questi principii non possono nè perire nè esaurirsi. ·Essi sono conquista duratura e per– manente della civiltà umana. Ma essi sono pertanto assor– biti, cioè entrati già quali ingredienti costitutivi, essenzia!i, indispensabili e non eliminabi.Ji, nel ricco e complesso patri- Biblioteca·GinoBianco monio spirituale del socialismo - quello non deformato, ma genuino -- il quale, essendo l'ulteriore e sinora l'ultima conquista dell'evoluzione storica nel campo politico-sociale, integra, completa e insieme arricchisce le meno complesse concezioni precedenti. Per conseguenza, il socialismo è di– ventato l'erede legittimo, il continuatore ed il realizzatore più coerente ed efficace dell'opera creativa, iniziata in pre– cedenza dal liberalismo e dalla democrazia. Da quanto è stito detto· risulta evidente che chiunque neghi, in uno o nell'altro modo, per motivi reazionari o ri– voluzionari, l'intrinseco legame fra i principi della libertà, della democrazia e d,d socialismo pecca contro la coerenza logica e lo stesso senso della realtà. E' fuori logica e fuori realtà la strana, ma sintomatica, timidezza del pensiero, che costringe liberali e democratici ad interrompere il filo logico dei loro ragionamenti a metà strada e non permette ad essi di condurre l'argomentilzione fino alla naturale con– clusione logica imposta dallo stesso principio a cui si ispira la loro dottrina. L'Òstilità dei liberali e dei democratici, - che si credono depo~itari monopolistici delle idee di libertà e di uguaglianza - contro la dottrina socialista, la quale tende precisamente a creare le condizioni conc"rete che ga– rantirebbero la possibilità della realizzazione di tali finalità ideali, si presenta - dinnanzi all'imparziale tribunale della logica -.come un non-senso, per giunta contrario, sia alle esigenze dellà viva realtà, sia al principio della storicità: ed è tanto più strano perciò di incontrare una simile re– frattarietà agli insegnamenti della vita e .delta storia in quei teorici, per i quali il realismo storicistico è diventato quasi un articolo di fede. Ma ancora molto di più contrasta contro le esigenze del– la coerenza logica e gli insegnamenti della realtà quel mio, pe daltonismo intellettuale e morale che dimostrano i par– titi comunisti e fusionisti europei, quando pretendono o, spe-· culando sull'ignoranza e l'incomprensione, fingono di pre– tendere di costruire la società socialista senza e fuori de– gli « immortali principi-i» di libertà e di democrazia. Pertanto appunto' questa tendenza - che è la negazione' ' dei valori fondamentali della civiltà e del progresso - costituisce la fonte principale di tutte quelle esiziali defor– mazioni che insidiano attualmente il movimento socialista ed operaio. J. J. SCHRF;IDF,R Apparato e partito' ( un vano monito .di Trotzkij) La lettera qui innanzi riprodotta è tolta da « Il nuovo corso » , (The 'new Course by Leon Trotzkij, con l'aggiunta di The struggle for the new Course– by Max Shachtman, New York, ·New International Publishing Co., 1943), dal libro, cioè, tuttora scono– sciuto in Italia, nonostante il suo -profondo interes– se, che il Trotzkij scrisse già nel lontano 1923. Il « Nuovo Corso » fu infatti la prima voce autorevole che si levasse nell'interno del P. C. russo per am– monire del pericolo che l'apparato burocratico dei soviet e dello stesso partito avvolgesse nelle sue spire il movimento rivoluzion.ario, sino a soffocarlo. Occorreva intendere l'involuzione già in atto, sco– prirne ,e ,denunciarne la minaccia ad un tempo per la rivoluzione e per la democrazia di partito, pro– clamare l'errore del sistema e nel sistema, e quindi « cambiar rotta», seguire, appunto, un « n.uovo cor– so ». Tutto questo rimase lettera morta. La voce di Tròtzkij giunse ormai troppo tardi: fu subito' soffo– cata dall'apparato (dell'edizione originaria di 100 copie la metà fu subito sequestrata), e non potè ri– suscitare nel rpartito e. fuori del partito quell'afflato ·spirituale e critico che è indispensabile in una or– ganizzazione che intimde essere democratica. Il « Nuovo Corso » segna l'ultima valida battaglia (ma battaglia perduta in partenza) combattuta nel seno del partito bolscevico per salvaguardarne l'es– senza democratica, o, più esattamente, un impulso vivificatore che muovesse dalla classe lavoratrice,

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