Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

380 CRITICA SOCIALE e di Engels quanto in quelli dei loro seguaci e continuatori, nonchè nei programmi dei partiti, e persino nella propa– ganda spicciola, il socialismo - fino al momento in cui è subentrato il disorientamento ideologico e morale gene– rato dalla rivoluzione bolscevica - era sempre considerato come « liberatore del mondo» (parole di Engels) e rivendi– catore delìa hmnauitas oppressa, investito della « missione storica» di « instaurare il regno della libertà» per eman– cipare la persona umana e tutta l'umanità. Tanto Marx come Engels ritenevano la « filosofia della libertà» quale « arma spirituale» del movimento socialista ed opera-io. Il proleta– riato - così affermava Marx ancora nel Per la critica della filosofia del diritto di H egei - « non·può emanciparsi » senza « emancipare· tutte le altre sfere della società» e solo nella « completa riabilitazione dell'umanità può trovare la propria riabilitazione». Conquistando il potere, il socialismo abolirà le divisioni e gli antagonismi di classe per sostituire - leggiamo nel « Manifesto dei Comunisti» - « alla vecchia società borghese divisa in classi cozzanti tra di loro una associazione nella quale il J.ibero sviluppo di ciascuno sarà la condizione per il libero sviluppo di tutti». In tale nuova società senza gli antagonismi di classe - afferma per giunta il « Manifesto» - « il potere pubblico perderà il suo ca– rattere politico», giacchè il potere politico, cioè ,lo Stato, oggi, nella società dilaniata dallo sfruttamento dell'uomo sul– l'uomo, serve, secondo Marx, appunto per assicurare la do– minazione di una classe sull'altra. Mentre quando lo Stato rappresenterà finalmente tutta intera ,Ja società socia,lmente omogenea, esso, cioè la sua autorità coercitiva, diventerà superfluo, perderà '1a sua ragione d'essere. Cosicchè - dice Engels - « il primo atto con il quale lo Stato si mani– festerà veramente quale rappresentante di tutta intera la soeietà - cioè la trasformazione dei mezzi cli produzione in proprietà sociale - sarà la sua ultima azione in quanto Stato, perchè, invece di' « governare gli uomini-», la nuova società « governerà le cose e guiderà i,l processo della pro- duzione». ' Bastano queste poche oitazioni, prese dalle « tavole sa– cre> della dottrina marx,ista, cioè della corrente più dif– fusa e politicamente più attiva del socialismo, per convin– cersi dell'esistenza dei. vincoli vitali di solidarietà concet– tuale che uniscono il liberalismo, la democrazia ed il socia– lismo quasi come membra di un solo organismo spirituale. Non senza rag,ione, quindi, autorevoli studiosi aderenti a diverse tendenze politiche - Aulard, Jellineck, Antonio Menger, J ean J aurès ecc. - sostengono che il « Manife– sto » sia la logica continuazione della- «Dichiarazione» t che le radici del socialismo si annidano già nel fe,condo terreno degli « immortali prindpii » del liberalismo e della democrazia. E' vero· che tale asserzione si trova in stri– dente· contrasto con la proclamazione della proprietà pri– vata fra i diritti naturali dell'uomo, fatta nel secondo ar- - ticolo ddla «Dichiarazione». Ma le ragioni - qualunque esse fossero - che hanno costretto i compilatori del fa– moso documento a scivolare in simile contraddizione non possono infirmare la ragionevolezza logica della afferma– zione testè forpmlata. Tanto più che il punto nevralgico della «Dichiarazione» è, senza dubbio, -costituito dal pri– mo articolo, il quale è conforme in modo inequivocabile alle premesse e finalità ideali a cui si ispira il famoso docu– mento. Pertanto, stando al senso intrinseco di tale articolo fondamentale, è lecito dire che il,« Manifesto» oppure - il che in questo ca~o è lo stesso - che il socialismo ha corretto, integrato ed ampliato la « Dichiarazione », crean– do un nuovo concetto della proprietà - proprietà colletti– va -, il qùale non solo non è contrario alle sacrosante esi– genze della libertà e. dell'uguaglianza, ma, anzi, ·ga,ranti– sce la _loro attuazione pratica nell'interesse. comune di tutta - la società, emancipata dagli antagonismi cli classe e dal fe– . nomeno dello sfruttamento dell'uomo sul1l'uomo. Nessun dubbio, insomma, può turbare la convinzione che il compito che ·il socialismo cerca di risolvere è· precisa– mente quello di trovare una forma di ordinamento econo– mico-sociale e politico, in cui l'uomo sia emancipato in modo integrale dall'azione coercitiva di un altro uomo e dello stesso ,potere politico della Società-St_ato. In altre BibliotecaGino Bianco pa,role, nel pen~iero dei creatori e dei più autorevoli in– terpreti del marxismo, il socialismo è inteso quale una dottrina e movimento che tendono a creare una organiz– zazione economica, politica e sociale nella· quale il bene e l'interesse individuale siano in piena armonia e in stretta interdipendenza con il bene e l'interesse collettivo e che appunto nella società liberata Jalla differenziazione econo– mic;;t e dai rispettivi antagonismi essi ravvisano il mezzo, cioè la struttura più adatta per tradurre concretamente in atto l'alto ideale di garantire alla personalità umana la rea– le e non fittizia possibilità di sviluppare liberamente le proprie attitudini e capacità. Ma ancora con maggiore rilievo l'idea dell'inscindibile organico legarne · fra il socialismo ed il valore della per– sonalità umana - valore che sta a base della dottrina li– berale e democratica - è ribadita in alcune correnti non strettamente marxiste del pensiero socialista,. come, per e– sempio, .in quella, tipicamente russa, nota sotto il nome <li scuola sociologica soggettiva o populista, creata dai grandi pubblicisti e sociologhi: Belinskij, Herzen, Cerniscevskij, Lavrov e Michailovskij. Per •l'argomento che trattiamo ci basterà una sola citazione presa dalle opere di quest'ulti– mo scrittore, che godeva - diciamolo en passant - gran– de stima da parte di Carlo Marx. Partendo dalla semplice premessa che non la società - che è un concetto astratto -, ma soltanto l'uomo sente, pensa, soffre e gode, Mi- 1 chailovskij ar-riva alla giusta conclusione che precisamen– te « la personalità umana, ,te sue sorti ed i suoi interessi devono servire come fondamentale criterio direttivo del no, stro pensiero teorico e della nostra azione .pratica nel cam– po dei problemi sociali e politici,' e che, perciò, solo le esi– genze e gli ideali del benessere e della felicità della perso– nalità umana possono essere ritenuti quale « cri.terio di va– lutazione per. definire la relativa importanza e bontà delle varie forme di convivenza umana». Per conseguenza, ogni struttura sociale e ogni forma politica devono essere giudica– te ed apprezzate secondo ,Ja loro qpacità di ganntire Ja m"àssmia evoluzione della personalità un1aria ed il maggior suo benessere sulilabase della libertà e dell'uguaglianza. Dun– que, anche il socialismo deve essere accettato solo in quanto si dimost-rerà - come noi speriamo - capace di creare una superiore « ampliata formula deJ.l'esistenza individua– Je » nell'atmosfera della solidarietà fra i cittadini, liberi e uguali nei loro diritti e doveri. So/o l'unità organica .fra questi tre principi garantisce la realizzazione integrale delle finalità · di ciascuno di essi. Il s ocialism o, quindi, non ,pretende di incomincia-re·1a sto– rii da ca.po, ma la -continua. Tuttavia, e malgrado gli in- negabili vincoli ideologici delle premesse e delle finalità che uniscono le tre dottrine nella prospettiva teorica, sul ter-reno della pratica volitica, ripetiamo, avveniv;mo eèl av– vengono tra di loro aspPe lotte e conflitti di diverso carat– tere e per diverse ragioni. Tra tante ragioni un posto im– portante occupa, come è noto, l'egoismo di classe, che co– stringe determinati ,gruppi sociali ad opporsi ali' estensione dei di-ritti o privUegi, da essi conquistati in un dato momen– to storico, ad altri gruppi sociali affacciantisi sull'arena della vita politica nei momenti successivi dell'evoluzidne so– ciale. Per il carattere stesso dell'argomento che svolgiamo, dobbiamo, però, lasciare in disparte le divergenze---determi– nate da tali cause meramente materiali ed egoistiche, la cui inconsistenza etica ,è troppo evidente. A noj qui inte– ressanci soltanto quélle sfasature e lotte che sorgono tra le .tre fondamentali correnti politico-sociali per motivi ideolo– gici e spirituali in sè medesimi perfettamente rispettabili, i quali ciononostante perdono la loro efficacia, perchè ven– gono suggeriti da una insufficiente comprensione e da una erronea interpretazione della natura complessa. del fenome- no sociale. ' In breve le reciproche· accuse si riducono ai seguenti punti ,Principali : I democratici accusano il liberalismo per la ·sua mentali· tà troppo individualistica:- per le sue tendenze aristocratiche antisolidariste, per la sua avversione alle masse e alla lar– ga ft,mzione statale. I liberali attribuiscono alla democra- ...._

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