Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

CRITICA SOCIALE 379 / Confusione ideologica· e disorientamento morale Liberalismo, democrazia, socialismo: inscindibile legatme fra queste tre conquiste del pensiero politico. Abbiamo già in altri scritti accennato al fatto che la deformazione dei concetti di Jibertà e di democrazia, operata dalla artificiosa dottrina bolscevica, inevitabilmente doveva portare ad un analogo travisamento delÌ'idea socialista. Ma per comprendere la vera natura e la portata della confusione e del disorientamento che quell'immenso sconvolgimento ha determinato nel pensiero e nel movimento socialista e operaio ci sembra utile richiamare anzitutto l'attenzione su alcuni aspetti del problema dei rapporti fra liberalismo, democrazia e socialismo, aspetti peculiari che di solito vengono trascu– rati nelle discussioni e polemiche dedicate a questo argo- mento. · L'originalità della situazione reciproca di queste fonda– mentali acquisizioni del pensiero politico sta in questo, che, mentre sul terreno della vita pratica, cioè tra i movimenti ed i partiti che si credono depositari di tall idee, esiste un rapporto di divergenze oppure di antitesi, sul piano teorico, ossia fra le dottrine, - prese nella loro genuina interpreta– zione ideologica, non offuscata dai motivi deformanti delle passioni degli egoistici interessi concreti - non è, invece, assolutamente pensabile alçun alt.ro •rapporto tranne quello di continuità e di intrinseco i nscindib ile legame logico. Sem– bra un paradosso, ma è una verità. Anzi, precisamente ,1i ques.te peculiari caratteristiche del fenomeno occorre ben renders i conto, perchè solo da esse si può ricavare 1m sicuro criterio di giusta valutazione tanto dei rapporti che oggi praticamente esistono quanto di quelli più razionali .che do– vrebbero logicamente ·intercorrere tra ·queste tre correnti politico-sociali, in conformità .al loro contenuto dottrinale e alle ragioni della loro apparizione sulla scena della vita pubblica. · · Uno schematico accenno ad alcuni momenti cruciali del travagliato processo storiço, dal grembo del quale sono uscite le tre dottrine, sarà sufficiente per vedere quale è\ il comun denominatore e in che modo le unisce fra di loro. E' oramai fermamente acquisito che alla base della dot– trina liberale - apparsa prima delle altre due - sta, come suo presupposto ideale, la concezione della libera persona– lità umana, emancipata da ogni pastoia autoritaria e dogma– tica e considerata come fine a sè, quale valore spirituale assoluto, primario. Tale fu il principio animatore che ispi– rava il liberalismo religiÒso, affermatosi con .la Riforma protestante in difesa della libera, coscienza, ed il liberalismo filosofico, nato con Bacone e Descartes per rivendicare il libero esame, quale diritto sacrosanto del pensiero umano. Lo stesso motivo ideale ha richiamato in vita anche il mo– derno libernlismo politico -. preso nella sua integrità dot– trinale - il quale ebbe, quale sua fede di' nascita, le « Di– chiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino ». Quest'ultima, però, completò l'idea della libertà con il suo naturale corollario, con '1'idea dell'uguaglianza. Anzi, la «dichiarazione» considerava la libertà e l'uguaglianza giu– ridica così intimamente connesse che le proclamava quasi come concetto unico. « Gli uomini nascono e vivono liberi ed uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che ,sull'utilità comune», dice infatti il primo arti- · colo del famoso documento. E con questa affermazione la libertà medioevale aristocratica, privilegio o monopolio tra- . dizionale di pochi, si trasforma in moderna Ubertà demo– cratica, quale diritto naturale ed imprescrittibile spettante ad ognuno in quanto uomo e cittadino. Per conseguenza, la somma dei diritti di cui i cittadini furono proclamati sog– g'etti si arricchì di un nuovo componente: del diritto di governarsi da sè. Sotto l'aspétto dottrinale, quindi, la democrazia deve es– sere considerata una semplice esplicazione logica delle pre– . messe ideali del liberalismo, attuata mediante l'estensione dei diritti sqggettivi individuali a tutti i membri della colletti- BibliotecaGino Bianco vità nazionale, senza distinzione della posizione sociale. L'identico processo di germinazione ideologica accompagnò pure la genesi storica del socialismo. Anche esso pa'rtì dalle medesime premesse di libertà e di uguaglianza, ma le com– pletò ,riempiendole di contenuto sociale e ne allargò- così la sfera dai rapporti puràmente giuridico-politici ai rapporti economici e sociali. Difatti, il socialismo cominciò ad af– fermarsi, quale forza viva ed operante, a misura che di– ventava chiaro che il trionfo del liberalismo e della demo– crazia non portava con sè l'attesa universale emancipazione deHa personalità umana. E a mano a mano che, col progre– dire della trasformazione economico·i.ndustriale, ingrossava– no le file delle masse lavoratrici ·condannate alla schiavitù del salario, entrava sempre più nel dominio della opinione putiblica la convinzione che le gatanzie puramente giuridico– politiche della libertà e dell'uguagliaRza, malgrado l'innega– bile loro importanza 1 costituiscono, per le masse che lavo– rano e_ producono, quasi un inutile ius nudum, cioè la libertà di essere sfruttate da parte dei beati possidentes, oppure, secondo la famosa frase, la liber,tà di morire di fame. Cosi si arrivò graélatamente all'idea della necessità delle garanzie materiali in forma di indipendenza economica quale unico mezzo capace di creare ,la reale possibilità· di utilizza,e praticamente il puro diritto astratto e formale alla libertà e all'uguaglianza. E' bastata questa .semplice considerazione per spingere il 1)ensiero a fare ancora un passo in avanti e formulare la rivendicazione del diritto economico, o; in altre parole, ·per passare dal concètto meramente liberale del diritto al concetto soc_iale e, per conseguenza, al suo indispensabile corollario logico : al socialismo. . La nostra argomentazione non va, 1>erò,h1terpretata quale asserzione che il movimènto socialista possa essere esaurien– temente spiegato esclusivamente quale risultato dell'evofo– zioP.e intellettuale. Questa sarebbe una reductio ad absurdun; de1fa tesi che difendiamo. Sappiamo bene quale complesso; di cause e di fattori di V<!riocarattere sia necessario per far sorgere e sviluppare un qualsiasi ,serio movimento ,politico– sociale. Non dimentichiamo affatto che «l'idea» non è « il demiurgo della ,realtà», come credeva Hegel, ·e che « il movimento ael pensiero non è che il riflesso del movimen-· to della realtà», secondo •l'affermazione di Carlo Marx. Tut– .tavia, ogni movimento, ogni lotta politico-sociale, oltre ad· essere l'urto degli interessi contrastanti, è pure il conflitto ed il travaglio delle opinioni e delle coscienze. E di essi deve ben rendersi conto chi non vuole ,precludersi la via· ad intendere, cop consapevole aderenza alla realtà, lo svolgi– mento dei fenomeni storici. E a misura che l'umanità pro-· gredisce nel suo cammino sulla via della civiltà e della cul– tura, sempre maggiore influenza ;,.cquistano i fattori spiri– tuali e sempre meno razionale si rivela la tendenza ad in– terpretare le complesse vicende della storia come semplice prodotto della evoluzione oggettiva delle cose e a non tenere in dovuto .conto l'immensa importanza anche dell'evoluzione soggettiva degli spiriti. Oramai sarebbe un anacronismo ne– gare l'inanità scientifica e filosofica dei tentativi di intendere le vicende del progresso umano prescindendo dall'uomo, dalle sue aspirazioni, dai suoi ideali, insomma da fattori teleo– logici. Sul piano sociologico, perciò, risulta perfettamente giustificato l'esame di qualsiasi movimento. politico-sociale, nella prospettiva teorica-dottrinale, sotto l'aspetto della fi– gliazione di idee. Orbene, come si potrebbe negare che proprio in questo senso il Socialismo si ispiri alle premesse e finalità ideali, identiche a quelle che costituiscono lo spirito animatore del genuino liberalismo e della genuina democrazia? Questa tesi trova una conferma così ·netta è precisa nelle varie formu– lazioni dei « testi sacri» della dottrina socialista e nella cor– rispettiva letteratura, che sembrerebbe non dover consentire deviazioni interpretative. Si ricordi, infatti, che tanto nel « Manifesto dei Comunisti» e negli altri scritti di Marx

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