Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948
376 CRITICA SOCIALE menti per la conquista del fine socialis-ta - ossia le organizzazioni politiche, sin~acali, eco~omiche ~e~- -la olas·se lavoratrice -, sia le esperienze pohh– che e parlamentari da esse perseguite, sia la con– quista di •parUcolari e parziali ri~or!ne, costituzio~ nali o legislative, che possono m1ghorare le sorti della classe lavoratrice, aumentarne i diritti, esp-an– r!erne la sfera d'azione, finiscono al 1 lora col diven– tare i soli obiettivi prossimi ed attuabili per i qua– li ci si impegna e ci si batte, mentre il finalismo socialista svapora in_.una -sentimentalistica aureola, per ora inattingibile e affi.data al futuro, -a somi– gliai;iza del « socialismo sole deJ.l'avvenire ». Gli o– biettivi contingenti e graduali dei s·ocia,listi assur– gono con ciò ad autonomi fini, a conquiste in sè sufficienti e bastevoli. « Il fine è nulla, il movimen– to è tutto » poteva esclamare, inter-prete di questa visione, Eduard Bern.stein al principio del secofo. Ben più legittimamente, a questa interpr.etazione si può e si deve rispondere con le parole di Rosa Luxemburg al Congiresso di Stoccarda del 1898: « La conquista del potere resta i-I nostro scopo fi– nale e lo scopo finale resta l'anima di tutta ·la no– stra lotta. La classe operaia non deve porsi dal punto di vista dee-adente del filosofo: « lo s-copo finale. è n.ulla; è il movimento che è tutto». No; al cont~·ario: il movimento, in quanto tale senza rap– porto alcuno con lo scopo finale, il movimento co"– me fine in -sè, non è nulla; è lo scopo finale che è tutto!». A questo rigua1,do occorre però essere bene chia– ri, anche per non. dovere un giorno ritrovarsi fr-a i piedi, come discussione attuale, frammenti di pole– miche da tel1llPOsuiperate. Non si vuole cioè dis-co– nos-cere affatto l'importanza di conquiste più limi– tate e contingenti, nè distogliere il socialismo de– mocratico dalle lotte per il loro raggiungimento. Ogni passo per il miglioramento materiale o spiri– tuale della classe lavoratrice o per dare una solu– zione ai problemi ,che l'assillano e la deprimono, è un passo avanti. Ogni acquisizione di suoi nuovi di– ritti, di s-ue. nuove •esperienze politiche, sfo.,dacali, economiche è un inçremento della sua capacità e della sua attività, ed è quindi un risultato positivo, anche perchè, impegnando un.a sua diretta eS'J)e– rienza, la trae da quella situazione, o di massa as– servita in cui mir'a a tenerla il _capitalismo, o di massa ridotta a strumento di manovra a cui la con- fin-a, passivamente, il comunismo. . E non basta. E' un passo avanti ogni es-perienza che i socialisti fanno di partecipazione al potere dello Stato o degli org'ani pubblici, sia in for)lla di direzione, sia in forma di controllo, super-ala es– sendo la vecchia concezione che configurava lo Sta– to come una istituzione preclusa alla classe lavora- · trice ed irreduttibilmente ostile. E d'altra parte i socialisti non possono restare indifferenti neppure di fronte ad un caos economico, che non· travolge– rebbe .soltanto l'ordinamento bor,ghese dell'econo– mia, ~na le sorti della classe lavoratrice e le stesse necessarie premesse per la trasformazione in senso_ socialista dell'economia. Tutto ciò forma logici e doverosi ·obiettivi di ne– cessarie lotte e di necessarie conquiste, a cui la classe lavoratrice, resa consapevole dal socialismo, è chiamata come diretta p-rotagonista, anzi come ne– cessaria protagonista, proprio perchè essa da sè forgia le armi per la propria liberazione. Ma tutto questo deve essere d'altra parte illumi– nato e giustifi.cato dal fine ultimo. Proprio come a suo tempo è avveI!-ulo aUa società borghese entro la società feudale, la società socialista· cres·cè e matu– ra nell'ambito della società borg-hes-e. E guai se es– sa smarrisce nella conquista di contingenti risulta-_ ti il suo compilo più profondo ed essenziale: quel– lo di assurgere a trionfale succeditrice, a vindice e– rede della società borghese. L'azione di un ipartito social-ista,. cioè di un par– tito più d,i ogni altro chiamato a-d incidire sulla realtà presente per mutarla, ha da essere natural– mente azione realistica, concreta, effi-cieflte, in stret– ta connessione con le circostanze storiche e con il dialettico mutare delle condizioni. Ma neppure per un istante si deve dimenticare che questa azione deve essere rivolta ad un fine che non si può con– finare in un incerto domani: deve essere cioè una azione essenzialmente, energicamente, vita,lmente sòoialista. GIULIANOPISCHEL BibliotecaG-inoBianco· L'emancipazione dellaclasse lavoratrice GiuJio Zederbaum, passato alla storia sollo il no– me di Martov, è stato una delle figure più eminenti della socialdemocrazia russa e del socialismo inter– nazionale, prima ancora di diventare, il leader del– l'ala menscevica, separatasi dai bolscevichi nel con– gresso del 1903. Rigorosamente marxista, egli ha sa– puto infondere alla social-democrazia russa quella impronta rivoluzionaria-proleiaria, che doveva far– ne lo strumento pel' l'emancipazione di tutta la clas– se lavoratrice e non poteva quindi non prendere posizione conli'o la deviazione bolscevica auspicante il predominio dittatoriale di un'avanguardia di rivo– luzionari professionali, in cui Martov sempre intrav– vide la minaccia di una ·dittatura sulla classe lavo– mtrice. Prima ancora di iniziare il suo esilio in ter– ra tedesca, dove doveva trovare la morte, Martov aveva elaborato · il materiai-e per un suo scritto di critica marxista a tutta l'esperienza bolscevica. Nel 1934 qu,esto scritto venne pubblicato, in una ormai rarissima edizione francese, sotto il titolo Le bol– schevisme mondial (Paris, ed. « Nouv,eaux Promé– thée »). Ne traduciamo alcune delle pagine più inte– ressant-i, dove la pratica dittatoriale e totalitaria, al– lora agli esordi, del regime bolscevico viene con– siderata come deformatrice ed ostativa antitesi del– la tesi marxista della autoemancipazione della clas– se lavol'atrice. La C. S. Non v'è dubbio che il fattore iniziale della pro– pensione dei socialisti verso le idee del « sovieti– smo » è stata la fiducia illimitata che essi avevano ·nella intelligenza collettiva della classe operaia, nel• la sua capacità di realizzare, attraverso la dittatura sulla borghesia, la pienezza di una auto-ammini: strazione, che escludesse qualsiasi ombra di ttitala esercitata da una minoranza. Il primo slancio ver– se il sistema sovietico è stato uno slancio verso l'e– vasione dai quadri di uno Stato organizzato gerar– chicamente. Ma le cose non sono andate cosL « Soltanto quan– do il sistema sovietico - scrive nella Ptavda del 13 marzo 1919 un interprete auto~evole, P. Orlovsky ,--' rimette l'effettivo potere dello Stato nelle ma– ni dei comunisti, ossia del partito della classe ope– raia, i lavoratori e gli sfruttati ottengono non· solo accesso all'esercizio del potere dello Stato, ma am– ebe la possibilità di ricostruire lò Stato su basi nuo– ve, conformi· ai loro bisogni ». In tal modo il si– stema sovietico è valido in, quanto sia- nelle mani dei -comunisti. Infatti, « non appena la borghesia riésce a impadronirsi dei Soviet (come avvenne in Russia sotto. Kereiisky, e come vediamo attual– mente - 1919 - in Germania), essa li utilizza per combattere g1i operai e i contadini rivoluzionari, . alla stessa guisa. che gli Zar si servivano dei sol– dati provenienti dal popolo per opprimere qùesto popolo stesso. Per questa ragione i Soviet possono adempiere una funzione rivoluzionar1a, ossia pos– sono emandpare le masse lavoratrici, solo nel caso in cui i comunisti vi abbiano una parte preponde– rante. Per questa ragione la mòltiplicazione di or– ganizzazioni sovietiche in altri paesi diventa un fe– nomeno rivoluzionario, in senso pr,oletario e· non già in senso piccolo-borghese, solo nel caso in cui si produca parallelamente il trionfo del comuni– smo>. Non si può parlare più chiaramente di cosi. « Il sistema sovietico » è l'espediente che permette al . potere dello Stato di passare in mano dei comuni– sti e che viene tolto di mezzo non appena abbia adempiuto la sua missione storica. Questo certamen– te non -lo si proclama: ma ci si accontenta di pra– ticarlo nella realtà dei fatti. Si badi che si pone poi sempre il principio seguente: « il partito co– munista, ossia il partito della classe lavoratrice .... ~– Non si dice già: uno dei partiti, nè, con maggiore precisione, il più avanzato, quello meglio atto a rappresentare gli interessi di classe del proletaria– to. E' il solo partito veramente operaio.
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