Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

3H CRITICA SOCIALE • Fine e mezzi « Rivoluzionario nel fine; democratico nei mez– zi »: così il nostro statuto· ed i nostri principii pro– grammatici definiscono il P.S.L.I. Si tratta di un e– nunciato essenziaie (uno di quelli, cioè, che postu– lano quel comune consenso e quella solidale volon– tà da cui prende vita un partito) e non già di una formula orecchiabile e ad effetto. Giova quindi met– lern.e in chiaro la portata e le connessioni. Fine rivoluzionario: per un partito socialista, che sia ed intenda rimanere tale, non può esserve'ne uno diverso. Esso .implica la condanna della socie– tà presente e l'azione per la sua sostanziale, radi– cale, totale trasformazione in senso socialista. Os– sia: 1) emancipazione della classe lavoratrice, che sia risultato della sua iniziativa e delle sue conqui– ste, quale premessa della generale liberazione della in tera società dalle attuali sue opl')ressioni e con– traddizioni; 2) superamento della società, scissa in classi antagonistiche, contrastanti tra loro per il predominio, ed instaurazione di una società senza classi, di uomini liberi; 3) ordinamento sociale, fondato sulla solidar>ietà interna ed internaziona.Je, che ponga a disposizione della intera collettività, anziehè di privilegiati, isolati o raggruppati, le r,i– sorse economiche e. gli strumenti produttivi, per iJ loro più raziona'le impiego nella soddisfazione dei bisogni collettivi, a seconda del loro progress,ivo sviluppo. Questo .fine rivoluzionario comporta un.a decisa presa. di posizione rispetto alla società presente, e la eliminazione di parecchie illusioni. ·La presa di posizione è quella di condanna, di ripudio, e quin– di di ostilità, che coinvolgono tutto un sistema, tutta un'organizzazione sociale. Si tratta di ben altro che di un problema di « buon.a volontà» o di « cattiva coscienza » di, singoli individui. I « ma-li » che af– fliggono il nostro mondo e la sostanziale « ingiu– stizia » che lo travaglia sono non tanto il frutto di abusi e di' sopraffazioni dei singoli, di un loro ir– razionale opernre, di un loro comportamento egoi– stico o aberran.te , e insomma di una loro « tra– sgressione » a legg i mor>ali o positive, quanto_ il ri– sultato, inevitabile quando non addirittura coerente, di una determinata organizzazione contraddittoria e squilibrata della società e delle leggi ·(soprattutto economiche) che la reggono e che impongono la lo– ro disumanata ed iniqua, osservanza. Questi « ma– li » e questa « in.giustizia » non si tolgono di mez– zo, se non togliendo di mezzo ...!_ cioè « rivoluzio– nando » - l'organizzazione, la struttura sociale che li determina. Ora è illusorio' credere che ciò possa avvenire per sp(Jntanea abdicaziol}e, per filantropi– ca costrizione, o rper razionalistic_a resipiscenza della clas·se dominante: con.scià.mente o inconscia– mente, (;Juesta è legata alla difesa, alla conservazio– ne e perpetuazione del proprio •pre.dominio, dei pro– pri privilegi, delle proprie prerogative esclusivisti– che. Tutto ciò forma per essa la ragion d'essere, di creder-e, di operar.e, di dominare. Ed è logico che non vi rinunci, se non costretta. Illusorio è crederè che -il contrasto po·ssa risol– versi altrimenti che attraverso la lotta - lotta di classe - tra quanti sono interessati a conservare il presente stato di ,cose (sia· esso direttamente, o meno, connesso con i loro privilegi) e' quanti inve– ce pongono il suo rov,esciamento come essenziale premessa per la propria emancipazione. Ed è infine illusorio credere che tra queste due antitetiche fi– nalità - conservazione e rivoluzione - possa ·es– servi ·conciliazione ed equilibrio. Non è possibile « emendare » dai suoi guai il presente stato di cose, se non mutando sostanzialmente l'attuale struttura sociale. E' contraddittorio, e perciò assurdo, preten– dere di assicurare la giustizia sociale conserv,ando, sia pure « riveduto e corretto », il sistema capita– listico. Ed è alquanto puerile - dato che Marx già cent'anni or ·sono ne aveva fatto la scoperta - con– statare, con la pretesa di escogitare qualche rimedio che lasd peraltro immutata la sostanza, che il si-· sterna capitalistico è sempre meno in grado di as– sicurare sufficienti ed equilibrate condizioni di esi– stenza ai membri· della presente società. BibliotecaGino Bianco Il movimento socialista e gli altri movimenti de– mocratici. Questo finalismo rivoluzionario caratterizza il movimento socialist•a rispetto ad altri che, .pur a differenza di quanto posson fare Jlggregati o par– titi• conservatori, vantano finalità progressiste. Il. po– stulato dell'ascesa politica, economica, morale e so– ciaJ.e deUa classe lavoratrice è comune invero ad ogni movimento democratico. Anzi/ l'esperienza di questo. secolo ha dimostrato che, senza l'apporto vi– tale della classe lavoratrice, la stessa istanza demo– cratica impallidisce e declina. Quel che differenzia il socialismo da altri ,movimenti democratici è il fatto che questi, a diff.erenza di quello, ritengono ammissibile un'indefinita ascesa ed una piena eman– cipazione della c1asse lavoratrice nell'ambito della presente società, mitigandone le aberrazioni più stridenti, ma conservandone il sostanziale assetto. Alquanto diversa è la situazione nei -confronti del– la Democrazia Cristiana. Quando non è esplicita– mente e velatamente conserv•atrice, essa giunge, al massimo, alla sua peculiare concezione ·paternali– stica dell'interclassismo. Essa presuppone la conci– liazione e l'armonia degli interessi sociali in con.tra– sto. Si riallaccia appunto alla tesi di «emendare» la società, conservandone la -struttùra e i divari (ma– gari sotto il pretesto di una loro « provvidenziali– tà»), e limitandosi a condannarne .--'- talora platoni– camente - alcuni dei suoi più stridenti ed affan- . nosi « mali >>. In nome di un « solidàrismo » · (che presup,pone, a torto, una posdzione di parHà) fa appello al « senso cristiano di carità » delle classi dominanti - che imiplica riconoscere la loro situa– zione di privilegio - ed allo spirito di pazienza, di tolleranza, di « misura » delle e-lassi oppresse. Ma · poichè sente che per questa via gli· antagonismi si mascherano e si ottund_òno, ma non si risolvono, la conciliazione (che ha quindi sempre una portata conservatrice del presente stato di cose) viene pa– ternalisticamente dettata ad entrambi dal!'« autori– tà», strumento· e autrice di una medfazione impo– sta. Questa particolare concezione democuistia-ua:, che a!J.a capacità e volontà di democratiche conqui-_ ste delle forze popolari sostituisce l'intervento pa– ter.nalistico dell'autol'i-tà, è sostanzialmente agli an– tipodi della concezione socialista: e sotto l'aspetto sociale, perchè della presente società tende a farsi. valido sostegno, acquietando o mortificando le for– ze che as·piran.o a mutarla; e sotto l'aspetto demo– cratico, perchè dell'autonomia democratica è la ne• gazione. 2) La democl'aticità dei mèzzi nella prassi del so– cialismo democratico ... L'altro termine è la democraticità dei mezzi. La rivoluzione -sociale, il socialismo democuatico si prefiggono di conseguirla, non con l'impiego di una sistematica violenza o per il fortunato -colpo di ma– no d'un'av,anguardia spreg_iudicata o, peggio anco– ra, per l'intervento di forze armate straniere, di gui– sa che, conseguito il potere con una sopraffazione, la trasformazione sociale venga imposta coattiva– mente dall'autorità. sedicente « rivoluzionaria », ben– sì mediante la conquista del potere da parte di una consapevole maggioranza, interprete -ad un tempo degli interessi ·particolari della classe lavoratrice e dell'iù teresse universale di liberazione dai vincoli del capitalismo della intera società. Con ciò la ri– voluzione sociale cessa di essere atto di forza e di– viene atto di consenso della maggioranza; cessa di essere .l'imrposizione violenta del più foute e del più scaltro nell'impadronirsi del potere e nel servirse– ne, per farsi opera, processo,, conquista voluti e con.– seguiti dai più e nell'interesse collettivo. Ma proprio per avere operato questa scelta, il so– cialismo democratico associa consapevolmente la propria sorte alla sorte del· metodo democratico. Ne diventa, non soltanto compartecipe, ma correspon• sabile. Si subordina alla sua- permanente accettazio– ne. Non può, -evidentemente, accoglierlo cori, riser– ve mentali; nè servirsene quando gli fa comodo e rirpudiarlo invece quando costituisce una remora, una disciplina, uno strumento delicato e, sotto cer– i i aspetti, pericoloso. Ma non può neppure accet– tarlo come un dato, come un. metodo definitivamen– te acquisito; che non ha più nulla da temere. Da un la,to esso sa infatti che questo metodo democra-

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