Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

CRITICA SOCIALE 367 Stabiliti pl'ire con sufficienza di analisi, come è stato fatto al Convegno, i concetti che devono in– formàre la struttura di un Sindacato democratico, il nostro esame deve esser rivolto soprattutt0 a delineare la concreta azione socialista che realizzi le condizioni per la sua affermazione ed il suo pos– sibile sviluppo. I rapporti fra Partito e Sindacato e quelli, non meno gravi, fra Sindacato e Governo, i concetti di classismo o di interclassismo non si esauriscono nella dialettica delle idee,· ma trovanp la lero giusta o ingiusta soluzione nella « politica sindacale » che si vuole per,seguire e soprattutto in quella che si può determinare. Molto è in funzione,- non solo dell'Idea, ma anche del nume·ro che si rappresenta. In sostanza, anche nel movimento sindacale sono < i rapporti di forze » quelli che prevalgono e que– sti, dopo la scissione, e con l'allontanamento 'della corrente democristiana, sono mutati a danno delle forze democratiche esistenti nella C.G.I.L. e a van– taggfo dei' comunisti che hanno visto la loro mag– gioranza passare dal 54% al 70%; e ciò significa che -l'opposizione, considerando gratuitamente in questa anche la corrente del P.S.I., può agire oggi nella misura del 30% delle forze rimanenti. E' evidente, in tale condizione, che oltre ad una azione « interna » s'impone un'azione « esterna », e le « masse » che interessano la· nostra corrente non sono· rappresentate tanto dagli iscritti alla C.G.I.L., che coincidono sempre di più con gli iscritti ai Partiti della maggioranza confederale, ma ·dai « non iscritti», dagli « a·ss-eqti », e cioè da tutti quei la– voratori che, stanchi di una ,politica agitatoria, si sono allontanati da un organismo che n0n offriva loro le. dovute garanzie, e che eggi, quando si pen– si che la stessa C.G.I.L. ha visto scendere il numero dei propri iscritti dai 6 milioni <;liun tempo a 3 milioni circa, costituisc1mo la grande maggioranza dei lavoratori italiani. · Si impone pertanto aHa nostra cor,rente una po– litica sindacale che la caratter,izzi nei riguardi del-. l'opinione pubblica, ed un'azione di reclutamento che miri a stabilire· le sue « zone d'influenza ». E queste .sono rapyirescntate, in 'Primo luugo, dai tecni– ci e dagli impiegati, questi ultimi @mai completa– mente estranei alla vita della .C.G.I.L., e quindi da quelle •categorie di lavoratori che per la loro spe– cializzazione e ·per le caratteristiche del loro me– stiere, e per la mentalità e per la coscienza socia1e, sono particolarmente sensibili alle nostre -ide·e e alle nostre convinzioni democratiche. _ S'impone per la nostra corrente una politica d'ambienne che deve .portare a dirigere la nostra azione non verso un attacco frontale della massa lavoratrice, al quale deve provvedere il Partito, nel– la sua azione politica e di proselitismo, ma ad agi- , · re in ·campo sindacale ,per linee interne verso quelle determin!ltt · categorie di lavoratori, delle - quali possiamo meglio -interpretare dnteressi e rivendi– cazioni. E' da notare •che in questa 1politi:ca di re– clutamento la: più pericolosa concorrenza verrà non solo dai comunisti, ma anche e soprattutto dalle organizzazioni scissioniste e « adiste » e da quelle « giallè ». - La nostra caratterizzazione può derivare so– prattutto da un'efficace azione contrattuale, rivolta allo studio e al perfezionamènto; non solo delle tariffe, ma degli istituM normativi interessanti le varie categorie, e dallo sviluppo deJ.le Federazioni di mestiere e di tutta l'organizzazione verticale, limitando e riportando alle sue funzioni l'organiz– zazione orizzontale che rappresenta, co:n le Ca– mere del Lavoro, Io strumento della azione politica e agitatoria del P.C. La nostra azione deve essere indirizzata ad' una politica di tecnicizzazione del SLndacato. resa tanto più necessaria dal regime di concorrenza creato dalla plura1ità dei sindacati, èon le conse– guenze di un'azione sindacale che sarà .sempre più portata alla demagogia, a scopo di facile re– clutamento,. e a cui dovrà essere contrap-posta a'P– punto un'azione di qualità, portando ne). sindacati gli elementi più specificatamente preparati e for– nendo l'org'anizzazione di tutti gli uffici tecnici ido– nei ad elaborare la soluzione. dei probl€mi generali e particolari della classe lavoratrice, tenendo J')re– sente che il Sindacato quanto più sarà tecnico tan.- iblloteca Gino bianco to meno sarà agitatorio e viceversa. La nostra azione deve essere indirizzata a ripor– tar€ gli organi direttivi di Lega e di Sindacato e, ,rispettivamente, quelli delle Camere del Lavoro e de.Ile Federazioni di Mestiere, alle loro specifiche attribuzioni, definendo i poteri delle Commissioni interne e opponendosi soprattutto alla creazione di tutti quegli organismi (Comitati permanenti di agi– tazione) che finiscono per avocare a sè le più im– portanti funzioni sindacali, e quel potere d'iniziati– va e di decisione che deve essere restituito e riser– vato invece agli organi appositamente eletti e rego– larmente previsti dallo Statuto. , La « democrazia intèrna » dell'organizzazione è sabotata, oggi, da quella tattica seguita dalla mag– gioranza confederale, che mira all'osservanza for– male e legalitaria delle norme statutarie e alla loro evasione sostanziale. A maggior ragìone si rende indispensab.iJe che la nostra corrente organizzi e vitalizzi in seno alla C.G.I.L. quelle opposizioni, (non per il sabotaggio ma per J.a critica costruttiva), che si estrinseca e si sviluppa in tutti gli organi direttivi ed esecutivi, locali e nazionali, periferici e centrali, e chiamando a esercitarla tutte le forze socialiste esistenti nell'organismo unitario. L'unità sindacale socialista in seno alla C.G.I.L. si pon.e non solo come un obbiettìvo finalistico, ma c:ome una necessità pratica ineluttabile che si inserisce nei rapporti di maggioranza e minoranza e •che, oltre ad essere elemento base -per la reden• zione permanente del• movimento sindacale, è una con.dizione fondamentale immediata per concretare una opposizione che tragga rendimento dalla pro– pria azione. Ciò logicamente neBa misura in cui la corrente sindacale del P.S.I. saprà sganciarsi dalla politica di asservimento e di fusionismo e aderire ai principi dell'autonomia e della democra– zia socialista, difendendoli nella pratica quotidiana della vita sindacale. La -permanenza, inoltre, della nostra corrente in seno alla C.G.I.L. non può essere solo subordinata all'osservanza -effettiva di tutte -le garanzie democra– tiche ribadite nella mozione conclusiva del nostro Conveg<no, ma richiede necessariamente una imme– diata maggiore rappresentanza in tutti gli organi cenfedetali, cen.trali :e periferici, se non a titolo deliberativo, in attesa delle regolari elezioni, alme– no a titolo consultivo. Per la· secessione democristiana, infatti, deriva _alla nostra corrente una nuova posizione, la quale, mentre garantisce alla C.G.I.L., nella presenza èli più ·correnti di pensiero, un carattere di organismo unitarie e indipendente, addossa nello stesso tempo alla corrente del P.S.L.I. una responsabilità verso la classe lavoratrice e verso l'opinione pubblica, che richiede l'immediato diritto e dovere di con– trollo in ogni organismo confederale. La convocazione, infatti, del Congresso straordi– nario della C.G.l:L., per le stesse garanzie democra– tiche del suo svolgimento, a ,cui la nostra corrente è particolarmente interessata, non potrà avvenire che fra diversi mesi, sufficjenti-però perchè si realiz– zi la lenta e progressiva bolscevizzazione del Sinda– cato, senza che la minoranza del P.S.L.I. poss:i. svi– luppare urna· qualunque azione, essendo oggi assen– te nella maggioranza dei Sindacati periferici e del– le Commissioni interne. E' evidente, quindi, che esistono condizioni per– manenti e condizioni immediate da- porre al Con– siglio Nazionale della C.G.I.L., prima comunque del– lo stesso Congresso Confederale che sarebbe tardi– vo. Fra queste si pone appunto· la chiarificazione dell'art. 9 dello Statuto Confederale, che, formulan– do le condizioni per la proclamazione dello scio– pero generale nazionale, deve ormai richiedere esplicitamente l'unanimità delle diverse correnti. Nel •caso del ,cosiddetto sciopero politico, è da ri– tenersi ormai sciolto il dilemma che fino ad oggi attanagliava molte coscienze democratiche· proleta– rie e si afferma il dovere di di-re chiaramente alla maggioranza confederale che la minoranza ritiene inequivocabile il diritto alla ribellione ogni volta che si voglia usare il Sindacato, non per contrap– porre una « sua :,, ,po<Jitica a quella del Governo. (ciò che è legittimo), ma per sovvertire l'ordine delle libertà repubblicane, nelle quali soltanto il Sind;tcato libero può v-ivere. PAOLOCAVEZZALI

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