Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948
CRITICA,SOCIALE 341 tro<lotta dal comunismo nella unità della classe lavor a.tri,.;e. Chi invece affannosamente esita e, proprio per non com– piere questa scelta,. s'agg-rappa disperatamente al concetto di unità di claise, è il P-.S.l., pur dopo il Congresso di Ge– nova. Ora questo richiamo alla unità di classe aveva uno specifico ed inequivoco significato per i dirigenti fusionisti che restarono al timone sino à Genova, e che dal congresso furono clamorosamente scònfessati. Pe-r essi ,invero, l'uni– tà di classe era il mascheramento ideologico, anzi ·1a tradu– zione in termini approssimativamente marxisti, della ormai celebre formula : « due corpi ed un'anima sola». Invero er~ il solo dato storico (non e!Ìmim\J:iilea·d arbitrio) ohe serviva a pr.esentare in_Italia un partito socialista distinto dal par– tito comunista e a mostrar~ un non ancora cancellato « re– siduo> socialista: ma l'essere entrambi espressione della classe lavoratrice, dicevano i- fusionisti, imponeva una con– comitanza di atti, di metodi, di fini, di cui il patto d'unità d'azione non era che )a consacrazione formale. La distin-, zione dei due partiti era quindi più una ragione determina- . ta dal passato che una differenziazione imposta dal presen– te. E si' tentava, da parte dei fusionisti, di portarla sul ter– reno meramente organizzativo, postulando in contrapposto· l'unità d'iniziativa e d'azione politica, che, a p~ocesso d'uni– ficazione maturato, avrebbe di per sè determinato la « con– fluenza» delle due formazioni. Il Congresso di· Genova ha segnato la sconfessione di que– sta tesi fusionista. Ci si è accorti eh~ essa portava a sop– primere la ragion el'essere del partito socialista e ogni sua forza d'attrazione; che determinava una vera e propria psi– cosi « liquidatoria ». Si è insistito nel proclamare una µe– culiare ragion d'essere del P. S. I. nella necessità - che proprio noi andiamo ripetendo dalla Liberazione .:_ di e– splicare una politica socialista, e di esplicarla in maniera au– tonoma ed indipendente. Ma - a parte il fatto ché a que• sta esigenza di una politica socialista rion si è saputo o vo– luto dare- akun contenuto positivo, alcun preciso impegno programmatico, alcuna concreta direttiva -, proprio a que– sto punto ha giocato sui « centristi », e quasi a mo'. di ri– catto, il concetto della unità di clàsse, per di più ristretto ad una « unità operaia». Azio~e socialista sì, ma poichè i partiti della « classe operaia» sono due e al di sopra del partito deve mantenersi l' « unità di class~ », questa azione non solo non può essere mal di rottura e di divergenza, ma deve cercare di esplicarsi in modo strettamente concomitante con quella del Partito Comunista. L'equivoco del «centrismo» - di cui non hanno tardat0 a manifestarsi le conseguenze - era duplice. In primo luo– go non si riusciva in tale maniera a riscattarsi da quello che fu detto il « complesso d'inferiorità» del P. S. I., e che è un atteggiamento di vera e propria· subordinazione alla i– niziativa comunista. In secondo luogo quell' « autonomia so– cialista 1>, che i centristi del P. ·s. I. postulavano •a parole, aveva come implicita una pretesa assurda (e quanto fosse assurda lo aveva dimostrato proprio l'esperienza del Fronte· Popolare): e cioè di surrogarsi al P. C. nella. guida della azione di classe in Italia, di prendere, in sostituzione di quel– lo, l'iniziativa, di far sì che il P. S. I. si ponesse « all'avan– guardia» del moto della .dasse lavdratrice (come a suo tempo aveva preteso porsi « all'avanguardia del Fronte Po– polare»). Pretesa assurda,. giacchè è ben chiaro che i\ P.C.I. non può, senza venire meno a se stesso ed alla sua funzione, consentire a nessun altro te tanto meno ad un partito so– cialista in crisi e che ha dato scacco alla strategia fusioni– sta da lui imposta) questa posizione ·d'avanguardia. E infatti gli eventi di questa quindicina, che passerà co– me una delle più infauste pet la storia della classe lavora– trice italiana in questo dopoguerra, hanno di colpo lique– fatto tutte le buone intenzioni, tutte le diplomatiche mano– vre, tutte le sottili riserve mentali della Dirè~ione « centri- • sta> del P.S.I. Ancora una volta il P.S.I. è stato trasci- o Bianèo nato, passivamente e ciecamente, dalla iniziativa comunista. Ancora una volta le_sue smanie di differenziazione sono ri– maste lettera morta. Ancora una volta i suoi esponenti non solo non hanno ·osato dire di « no» di fronte al-la assurda impostaiione ·del movimento impresso nei giorni scorsi alle masse popolari, ma coi comunisti - non foss'altro che per quella paralizzante paura dei fischi delle masse - hanno addirittura gareggiato in demag0gia ed in irresponsabilità. Le fmalità del P. C. I. In realtà questa formula dell_a « unità di classe» finisce con l'impedire ai «centristi» del P.S.I. di rendersi conto di una verità abbastanza semplice. Ed .è che l'azione del P.C.I. non si commisura affatto su le esigenze, gli interessì, le pos– sibilità della classe lavoratrice italiana, non si regola affat– to sugli sviluppi della situazione interna del nostro paese, non è affatto in funzione delle conquiste att~abili dalla clas– se lavoratrice nella ~epubblica democratica ancora in co– struzione. Il non volere intendere questo è tanto più sor-· pFendente, in quanto non si tratta già di interpretare le vo– lontà sibilline ,o ie recondite finalità dei dirigenti dei' Crem– lino o dei dirigenti del Cominform, ma di intendere un pia– no politico che è stato proclamato con tutta chiarezza e sen– za equivoco ,alcuno in una serie di atti ufficiali, resi noti a tutti, che vanno dalla dichiarazione di Bialystok e dal di– scorso che vi fece Zdanov, alle istruzioni periodich~ che pub– blica il bollettino del Cominform. Naturalmente, in fimzione della politica èste;a della Unio– ne Sovie\ica (e già qui. ci sarebbe da èhiedersi sè in questa subordinazione agli interessi di una potenza, in lotta con ai– tre, non ci sia un'abdicazione a quell'istanza internazionali– sta che -deve restare essenzia)e per dei socialisti), ai due gran– di partiti comunisti al di qua della cortina di ferro, cioè al -P.C.I. ed al P.C. francese, è assegnato un compito ben pre– ciso. Il quale si concreta nei seguenti obbiettivi: a) impedire una ripresa economica e « dare scacco matto» ai piano E.R. P. (piano Marshall); b) impedire uno stabile assestamento democratico, e soprattutto una ricostruttiva efficienza degli Stati. democratici; e) impedire l'unificazione della Europa Occidentale, specie se su basi federali. E i mezzi sono pure evidenti : esasperare le masse in una politica di rivendica– z.ioni oltranziste; tenerle in uno stato di agitazione perma– nente; screditare ai loro occhi l'autorità dello Stato demo– cratico; scavare un sempre più profondo abisso tra due· bl0~chi interni (pur evitando l'isolamento del P.C.I.), cer– cando d'infondere in quello proletado tm m0rdente agitato– rio, se non addirittura ,rivoluzionario, sospingendo l'altro g_uanto più è possibile su posizioni reazionarie. Non credo occorra sprecare parole per dimostrare come questo piano del oeomunism0 internazionale, dominato da Mo– sca, sia intrinsecamente inconciliabile con una politica, che vuol essere co;truttiva, di conquiste socialiste. Ma non ba– sta. Questo piano, finçhè sarà sostenuto (giacchè è vecchia tradizione comunista, come la storia del Comintern insegna, abbandonare i piani internazionali quando divengono inso– stenibili, poco curandosi delle sorti delle masse che ignare o illuse li hanno sostenuti), implica due ipotesi che non pos– sono essere accettate da nessun socialista: o la guerra in– ternazionale (con l'espansione alla intera Europa del regime di « democrazia pol)olare », cioè di vassallaggio sovietico, del Blocco Orientale) o la guerra civile (che a scadenz:,,.più o ;,eno breve è destinata a sfociare nella guerra internazio– nale). Di fronte a questo piallQ le masse proletarie italiane e francesi, come 'pure le istituzioni che dovrebbero operare al– la loro diretta difesa, come la C.G.I.L. o la C.G.T-., 11011 servono che come stru~enti ciechi. (Ed anche qui c'è u·n'al– tra ragione di assoluta incompatibilità con la 1"1oraiesocia– lista).
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