Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948
CRITICA SOCIALE 339 eraval[IO il passalo, loro il presente e l'avvenire; noi eravamo la democra:zia ... borghese, loro quella ... pro– gressiva; noi la riforma (sempre borghese), loro la rivoluzione; noi l'America, loro la Russia. Ce n'era abbastanza per tentare di varàre un progetto auda~e e radicale di fusione organica col P. C. Che diffe– renza c'era infatti fra socialismo e comunismo? .4 dar- retta ai bassiani - Marx alla mano! - non c'era nessuna differenza; e, se c'era, era tutta a fa– ·vore del comunismo. Ad ogni. modo due parole che dicevano la stessa cosa, il fine identico: l'emai;ici– pazione della "classe operaia", la quale doveva i– dentificarsi con un'altra classe un po' più vasta e che si chiama " classe lavoratrice ", classe questa un po'· più complicata e più lenta e ·dijficile da e– mancipare. Ma, emancipata la "classe operaia", que– sta, guidata dai comunisti, div-entava l'emancipatri– ce di tutt« le altre classi e sottoclassi, ceti e cate– gorie più o meno tardigradi e dei quali sarebbe sta– ta l'avanguardia nella batìaglia ... e nel bottino. In– somma, o socialismo e stalinismo erano la stessa cosa e allora dovevanò formare un solo partilo; o non erano la stessa cosa e allora il socialismo era il tradimento e la fleazione capitalista. Gli staliniani nel P.S.l.U.P. non erano allo staio puro, ma - a base e premessa d 1 ell' equivoco - erano mescolati con gli incerti, coi fHo e i cripto e .con una not.e– vole perc,entuale di socia1i'sti autentici che, essen– do democratici, non si fidavano affatto di quella novità che era la « democrazia progressiva», la quale per loro era un-pleonasmo tale da legitt_imare tutti i sospetti e le inquietudini che presenta una rozza tagliola· malissimo coperta. V-enne quindi de– ciso che la fusione organica era " prematura" e che nella liqziida:zione del socialismo democratico si do– veva essere per lo meno gradualisti: l'equivoco do– veva avere la sua evoluzione. Di esso intanto era chiusa la prima fase. E si venne alla seconda fase. Fusione sì, certa– mente, decisamen,te, ma niente fusione organica: non si può; certo metallo socialista non entra facil– mente in fusione, anzi in lega, nel crogiuÒlo della « Fonderia Nenni-Togliatti». E allora si tenterà un g•eniale surrogato di fusione: l'incastro. Anzi, tanti incastri piccoli e grandi, alla base e all'apice, che si chiameranno innocentemente, " giunte perma– nenti d'intesa". Tutto il sistema degli incastri si chiamerà "Patio d'unità d'azione", sotto il quale q,ualcuno dei nostri migliori compagni mise la sua firma o diede la sua approvazione nel presupposto che si trattasse di un patio di reciproca consulta– zione, per stabilire, caso per caso, se e fino dove vi fosse l'unità del pensiero, pregiudiziale logica ad ogni unità d'a:zione. Difatti poteva questa realizzar– si aprioristicamente senza l'unità del pensiero? E questo poteva essere 0ggetto dì un " patto "? Ma queste per i nenniani -:- gente d' « azione » - erano mere sottigliezze metafisiche, pregiudizi in– tellettuali piccolo-borghesi, nascondenti un istinto socialdemocratico, quindi reazionario. E d'altronde non esistevano precedenti illustri - Hitler, Stalin, Mussolini - che stavano lì a dimostrare come qual– mente sia possibilissimo realizzare in grande l'u– IJilà d'a:zione dal vertice, al centro, alla base, senza il pregiudizio e la -superstizione dell'unità di pen– siero? E se era così, non potevano Bdsso, Togli-atti, Nenni, ecc. realizzare lo stesso assurdo in piccolo, cioè fra gli iscritti dei loro rispettivi partiti, utiliz– zando sapient«mente quel mirabile sistema. di inca– stri di cui abbiamo parlalo e che in pratica si rive– lava più efficace e più politico della fusione ·orga– nica? E poi - l'abbiamo detto - \llel P.S.I. vi era (e vi è ancora, come abbiamq visto anche a Geno– va) un presidio di comunisti puri i quali coi « com– pagni » del P. C. avevano in comune anche la dot– trina e il pensiero. Il problema ... dell'equivoco con– sisteva nell'incastrare alla meglio i filocomunisti,· i sentimentali stregati dall'eroismo di molti comuni– sti, coi quali nella lotta per la libertà contro il fasci– smo avevano mescolalo l'eroismo loro. Il pensiero di questi compagni, anzi il loro sentimento, era una specie di reducismo, di combattentismo a fon,do so– cialista. Erano legati e si e_ranofermati ·quasi nostal- - gicamente alle belle battaglie clande-stine combat- ibliotecaGi· o Bia·nco tute assieme ai « compagni » comunisti, ai lunghi anni passati assieme ne/I' esilio, nelle galere o nelle isole; ,ai pericoli affrontati assieme con uguale in– trepidezza. Questi éompagni avevano fissazioni ro– mantiche, un superstizioso senso della camaraderie a tutti i costi, che si trova spesso fra i reduci che ricordano sempre e soltanto di essere stati assieme « su pei monti a guerreggiar ». Avevano degli slo– glj•ns: « autonomia sì, ma niente anticomunismo »; « non separarci dai « compagni » comunisti per non dividere la classe operaia»; « meglio in galera coi comunisti che liberi contro di loro »; « la vecchia casa non si abbandona» (anche se era diventata e diventava sempre più una spelonca inabitabile). Que– sto sentimentalismo che, anche se non condiviso, doveva essere guardalo con pietoso rispetto da tutti, era utilizzato dai comunis,ti. di dentro e di fuori del P.S.I., con la freddezza machiavellica e beffarda ca– raller,istica degli agenti di Stalin. Questi compagni erano sempre -straziati fino alle lagrime dalla loro fedeltà al .reducismo da uria parte e da un vago sen– so. di fedeltà al socialismo dall'altra; erano sempre tormentati da due lacerazioni uguali e contrarie. Pe– rò, guai ai reduci che non- condividevano il loro re– ducismo, che volevano essere prima di tutto dei so– cialisti! Contro costoro diventavanò cattivi, la loro secrezione lacrimale diventava aci,da, corrosiva. Es– sere stati assieme « su p·ei monti a guerreggiar», come gli alpini della canzone, e poi voler distinguer– si fra reduci socialisti e reduci comunisti, era una nefandezza, era un rinnegare i .begli anni della trin– cea comune e della comune gal-era. Così - equivoco nell'equivoco - mescolavano il loro eroismo di ieri con la politica socialista d'oggi, confondendo ana– cronisticamente i valori e creando al culmine della scala di questi la più deleteria vittimocrazia (ci si perdoni il neologismo barocco!). - Gen.ova ribad'tsce e chiude l~ seconda fase dell'e– quivoco. Autonomismo e unità d'a:zion:e ... denicoti-– nizzata. Ai « compagni» comunisti si dice pressa– poco nec tecum vivere possum nec 1 sine te. E' il dramma dell'amore contrastato, non corrisposto. Se la seconda fase dell'equivoco è stata il patto d'uni- . tà d'azione, la terza fase sarà l'unità d'azione senza il _patto. La presenza di Basso e Nenni davanti o dietro le quinte è arra sicura di- questi sviluppi del– l'equivoco fusionista. Intanto il P.S.I. non si tra– vasa formalmente nè nel socialismo nè nel ,comu– nismo: evapora. Evapora lasciando nel recipiente un precipitato misto di stalinismo e di socialismo incapsulato dalle ambizioni e da qualche itnteresse, Il tutto irrorato dalle lagrime ... inacidite del redu- cismo. Grnv ANNI CORRADINI IL PltOGRAMMA DEL PARTITO La nostra Casa editrice, d'accordo con la Dire– zione del Partito e con l'Istituto Studi Socialisti ha ·provvedu\o 'alla pubblicii,zione in opuscolo del testo completo del Programma d'azione del P. S. L. I., già apparso nei numeri 4 e 5 di « Critica So– ciale». L-'opuscolo consta di 56 pagine ed è edito fuori serie nella nostra collana al prezzo eccezionale di 25 lire. · Richiamiamo l'attenzione di tutti j compagni e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla neces– sità, di consultare questo documento, frutto dello studio dei nostri compagni più preparati nei vari campi della vita politica, economica e sociale e ap– provato ufficialmente dal nostro recente Congres– so, e di diffonderne la conoscenza Per prenotazioni e acquisti rivolgersi in Piazza · Diaz 5.
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