Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948

338 CRITICA SOCIALE: cilità alla capitolazione, l'eccesso agitatorio e l'illusione pa– ternalistica. Per quanto riguarda, poi, ·la sostanza e le finalità del movimento sindacale, l'esigenza unitaria è conforme alle sue stesse leggi e alle condizioni in cui esso si sviluppa. Non è quindi possibile ripercorrere, in un'analisi critica, la sto– ria del movimento operaio italiano per dimostrare come l'i– stanza unitaria vi sia stata sempre presente tanto nell'ideo-/ logia quanto nella prassi. La scarsa propensione delle ·nostre classi dirigenti verso le idee liberali e verso l'evoluzione progressiva delle stesse forme economiche capitalistiche, costituisce un elemento cli coesione di tutti i ceti padronali le cui forze si raccolgono e si st~ingono sotto il segno della più gretta conservazione. Nonchè escludere in via assoluta qualsiasi iniziativa di inno– vazione sociale, i ceti capitalistici ed agrari italiani hanno per regola cli respingere a priori ogni richiesta che muova dalle categorie lavoratrici e cli negare ogni concessione che possa diminuire il lqro privilegio o allentare i vincoli cli as– servimento cui il regime cli proprietà obbliga il lavoro sa- ,lariato. ~ Tn queste condizioni, e in un paese tradizionalmente, povero, relativamente arretrato, sovrapopolato e per cli più esausto a causa cli una guerra disastrosa, la classe lavoratrice si presenta oggi ancora come portatrice cli ogni ideale di ef– fettivo rinnovamento. Lo stesso problema della ricostruzio– ne, nel quale sono impegnate tutte le forze della nazione, non può essere risolto al di fuori di una partecipazione at• tiva e di natura primaria della classe lavoratrice. La difesa dell'uuità. s~ndacale. Un sindacato unitario, politicamente prima e oltre che or– ganizzativamente, ha come compito fondamentale quello di inserirsi attivamente nei processo cli- ricostruzione nazionale per condizionare gli sforzi e i sacrificì delle classi lavoratri– ci all'adozione di principi· economici e alla modificazione di rapporti sociali, senza le quali nessuna ricostruzione, che non . sia quella dei vecchi .J?rivilegi, è materialmente concepibile._ Ecco perchè, pur essenèo esatto quanto afferma il Garosci, nell'!Pa/ia Soc-ial-ista, che la molteplicità dei sindacati non rappresenta, di. per sè, una irreparabile sciagura,, l'unità sindacale rimane in Italia uno strumento ed una con– dizione fondamentali, non solo dello sviluppo democratico, non solo dell'emancipazione della classe lavoratrice, ma an– èhe della soluzione di tutti i problemi che s_i sogliono sin– tetizzare nel termine di i:,icostruzione. Uno sgretolamento delle organizzazioni sindacali avrebbe, come conseguenza immediata, il risorger~ per germinazione spontanea delle tendenze corporative, sia nella classica for– ma della complicità fra gli elementi costitutivi dei singÒli settori economici e produttivi ai danni dello Stato e della collettività, sia nella forma più recente, o fascista, che tende a raggiungere la composizione dei contrasti sociali attraverso l'imposizione paternalistica anzichè sotto la spinta del libero sforzo e della consapevole autodisciplina delle ri– vendicaz,ioni operaie. Dopo tutto quanto è stato sopra considerato, appare fa– cilmente comprensibile la posizione assunta dai socialisti in difesa dell'unità sindacale. In passato essi -non hanno man– cato occasione di avvertire i pericoli cui codesta unità era esposta: e se talvolta non furono felici n~lla scelta dei mezzi (come, a parer mio, nèl caso dell'Alleanza sindacale), si dimostrarono sempre coerenti e lungimiranti nel perse– guire il loro fine. Nel p.resente, poi, essi si sono portati in una posizione di effettiva avanguardia difendendo dispera– tamente l'unità della C.G.I.L. e rifiutandosi di accettare la rottura e di subire così supinamente il fatto compiuto. La difesa che i socialisti conducono, nelle attuali condi– zioni disperate, dell'unità sindacale, costituisce veramente un elemento e una conferma della stretta connessione, ed anzi dell'indivisibilità fra una politica democratica e una politica socialista. La rottura sindacale costituisce un aspetto, come sopra abbiamo detto, della crisi della democrazia italiana ed eu– ropea. Ma essa rappresenta .anche, e per la stessa ragione, BibliotecaGino Bianco un aspetto della crisi del socialismo italiano. Poichè esiste un interesse obiettivo della classe lavoratrice a conservare questo strumento prezioso che è l'unità sindacale, sarà suf– ficiente che le forze estreme abbiano interesse a distrugger– lo perchè i socialisti si adagino, una volta di più, nella ras– segnata accettazione del fatto compiuto, o peggio, come ta– luni sfiduciati meditano, ne assecondino i1 processo di di– sgregazione? Ci sono in Italia cospicue forze sindacali socialiste. Buo– na parte di esse è ancora irretita in quella posizione fusio– nista la cui pervicacia non consente più l'attenuante della· buona fede. Alcuni. dirigenti, altrettanto valorosi sindacal– mente, quanto, una buona volta, coraggiosi politicamente, si sono assunti il compitç> di decantare queste forze e di su– scitarle 111elsenso dell'unità socialista. L'unione delle cor– renti sindacali del P.S.L.I., del P.R.I., dei gruppi dell'Unio– ne dei Socialisti, con quella dei socialisti organizzativamente legati ancdra al fusionismo, può compiere il grande mira– colo. L'occasione che si of,fre ai socialisti italiani non riguarda solo l'unità sindacale: riguarda anche l'ideale socialista. L'at– tività, il fervore, la spregiudicatezza che ad essi si rièhie– de, in ·questo momento, sono condizioni essenziali per assol– vere il loro, compito: salvare l'unità sindacale. Ma sono anche condizioni perchè superando le rispettive diffidenze, tac~ndo ammenda dei pa_ssati errori, ritrovando la strada comune, essi restituiscano al socialismo italiano quell'unità e quella hmzione direttiva che esso ha potuto momentanea- mente· smarrire. . E' questo, veramente, il momento dell'unità e della ini– ziativa socialìste. l\1~RIO FERRAR I BRAVO Gli sviluppi dell'equivoco · Anche in politica, come in biologia, quei prodotii che sono contro e fuori della normalità e della l'ego– /a,, quegli organismi che ,presentano 1segni degenera– tivi de.lla razza, prima di' estinguersi o fissal'si nella desolata sterilità di certi ibridi (come .nel caso del mulo) hanno una loro propria evoluzione (o .invo– luzione), il loro stravagante sviluppo, che passa pel' diverse fasi. L'equivoco fusionista in cui si dibatte il P.S.l., dalla liberazione ad oggi, è appunto uno di questi prodotti. Le fasi del suo sviluppo sono i suoi congressi. Genova non è e non può essere che una . ai queste fasi. E non sarà l'ultima. La prima fase fu la fusione organica avvenuta nel seno -st,esso del P.S.I.U.P. fra socialisti e filo e crip– to comunisti all'atto !!lesso della costituzione di que– sto partito. Più che una fusione fu una confusione. Uno dei più ,!)rand{ malanni creati dal fascismo fu l'esigenza di un fronte unico• dell'antifascismo, nel quale ciascun partito fece tutto il possibile per per– dere o nascondere i propri spe'cifici connotati. Era– vamo tante frazioni nelle quali era· stato cancellato ... dalla memoria il proprio numeratore, e ridotte al solo comun denominatore. Alla cadu_ta del fa•scismo, e nella euforia della riconquistata libertà, siamo sta– ti stregati dalla lunga lotta combattuta qssieme1 ai comunisti, battendo bandiera democratica. Una del– le più importanti riconquiste, simultanea alla ripre– sa libertà, doveva essere il ritorno di ciaséun parti– to alla propria individualità precedente al fasci– smo. /I nostro sproposito fu quelle di non ricosti– tuire il Partijo Socialista. Unitario, quasi che ce ne fossimo dimenticati, quasi che la scissione del 1922· fosse stata un malinteso formale fra socialisti e mas– simalisti, quasi che Tu·rati fosse stato superato ... da Nenni; quasi che Claudio .Treves fosse stato messo in soffitta ... da Basso; quasi che il massimalismo serratiano non trovasse nel neo-massimalismo nen– niano una nuova edizione peggiorata e scorr{!tta.– Così nel gennaio del 1947 abbiamo dovuto ripetere l'ottobre del 1922, del quale ci eravamo dimenticati, Era da· capire che i neomassimalisti simpatizza– vano con gli staliniani e non con noi. Per loro noi

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