Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948
350 CRITICA SOCIALE Socialismo e Per chi concepisce il socialismo come dottrina politica di raggio mondiale, il problema del colonialismo è di scottan– te attualità e quindi esige un esame critico e creativo da parte dei diversi partiti socialisti, che più o meno hanno da" assumere responsabilità dirette in questo problema. Nella stampa e nei discorsi del giorno ritroviamo le pa– role « imperialismo» e «colonialismo» ad ogni passo. Ma è facile constatare che le interpretazioni che si dànno a queste parole sono assai diverse e che sovente essere nor, servono che a scopi polemici, senza esprimere una idea pre– cisa. E' necessario quindi dare al concetto colonialismo un senso che esprima allo stesso tempo la nostra concezione sto– rica, la nost·ra critica e il nostro programma, senza cadere, come succede specie in Francia, nell'incerta fraseologia del comunismo uffi~iale, che si serve di queste parole con la stessa ipocrisia con cui Mussolini e Hitler si servivano del– la parola « plutocrazia ». Il colonialismo è uno dei più antichi fenomeni della ,o– cietà umana e comincia con gli spostamenti delle tribù ·no– madi in· cerca di nuovi terreni dove possano trova.re mezzi di viat, donde nasce poi la lotta per la conquista delle bestie, delle donne e degli uomini, ridotti in schiavitù dal vinci– tore. Agli albori 'della società capitalistica, il colonialismo diventa una delle forzè più importanti di livellamento delle diverse civiltà del mondo, frantumando le vecchie società indigene che vivena su un livello primitivo o su quello d'una civiltà rimasta statica durante secoli o millenni. Per se stes– so, il colonialismo moderno costituisce quindi un progresso della società umana, come la rivoluzione tecnica dei prin– cipii del secolo XIX. Ma la storia del colonialismo moderno è pure la storia • d'oppressioni, di schiavitù e cli sfruttamento che rivolta la coscienza umana e che quindi trova - e ·sempre dovrebbe trovare - l'opposizione dei socialisti; benchè non sia il caso di rimettere in ·discussione certi fatti compiuti come, per esempio, l'estinzione degli indiani nordamericani. L'op• posizione socialista ai metodi di conquesta e di sfrutta– mento coloniale era, nel passato, primitiva e troppo intran– sigente per tenere in conto la realtà coloniale, cioè i movi– menti economici e sociali che furono all'origine della con– quista coloniale e, allo stesso tempo, le reazioni psicologiche che nei paesi colonizzati si. produssero - e si producono so– prattutto nei giorni nostri - in relazione intima con l'evo- 1 uzione degli indigeni, determinatà dall'influenza non ,o-' lamente della tecnica, ma anche delle idee della società bor– ghese o, talvolta, del socialismo d'origine europea. La stessa analisi della Rosa Luxemburg ·nella sua magni– fica opera sulla «Accumulazione del capitale» - che me– riterebbe ampio studiò e rielaborazione sulla base delle (– sperie1cze fatte dopo d'allora - s-imase pura critica econo– inico-sociale e politica del fenomeno dell'invasione degli spa– zi precapitalistici compiuta dal capitale accumulato nei pae– si industrializzati; processo che, del resto, si modificò sin cl 'allora a· causa delle due guerre mondiali e del fenomeno m1ovo del capitalismo di Stato pianificato dell'U:R.S.S., che, sotto l'insegna « socialista», è al momento presente la oo– tenza ,.s,ar:sinr.ista più importante del mondo. Analizzando oggigiorno il problema del colonialismo, sem– pre in intima relazione !on lo sviluppo degli imperialismi,, dobbiamo fare una distinzione che all'epoca della Luxem– hurg era molto meno visibile; cioè quella tra l'espansione che si com•)ie sotto spmta d'un militarismo, che talvolta di- . venta· forza motrice e direttrice dell'espansione e che l?er la sua struttura organica, così' come per l'ideologia totalitària che ha saputo svilnppare, costitdisce una minaccia assai più grave per l'emancipazione del popolo lavoratore, e l'imperia– lismo liberale, le cui conquiste erano innanzi tutto economi– che e le cui guerre colonialiste non furono quindi che ope– razioni di protezione d'interessi già acquisiti e la cui am– ministrazione coloniale lascia margine ad evoluzioni pro– gressive nel sensa politico e sociale. Il bolscevismo, benin– teso, non ammette questa distinzione e semplifica la teoria sull'imperialismo, fino a prodamas-e, ancroa nel 1939, che BibliotecaGinoBianco colonialismo le grandi potenze occidentali fossero altrettanto pericolose, anzi più pericolose per la classe operaia che le dittature to– talitarie dell'Asse Berlino-Roma: semplificazione inammis– sibile dal punto di vista marxista, pòichè non tiene conto delle forze eterogenee e contraddittorie che in regime ca– pitalista liberale persistono e possono modificare la situa– zione politica in breve spazio di tempo. Bisogna -ammettere che non solamente la presa di potere dei laboristi in Gran Bretagna ha modificato profondamen– te la politica coloniale dell'epooa contemporanea, dando !'in-. dipendenza alle due Indie, alla Birmania, all'Egitto e al Ceylon, ma che vi è pure una tendenza generale alla rinun– zia a metodi coloniali di stile tradizionale. Anche gli Stati Uniti, per esempio hanno reso indipendenti le Filippine, si apprestano a riconoscere la personalità di Stato confederato all'isola di Hawai, ciò che, a causa della mescolanza di raz– ze che vi esiste, ~ivoluziona i concetti razzisti anco~a esi– stenti nell'America del Nord. Sono pure disposti a conce– dere uno statuto similare all'isola di Puerto Rico e non o– serebbero certamente più invadere, come fecero nel passa– to, uno degli Stati dell'America latina. Ciò non ostante il capitalbmo american~ dispone ancora di sufficiente capitale « accumulato» per invadere gli spazi precapitalistici, in i- . specie se vi si trovino materie d'interesse generale per l'eco– nomia dei paesi industrializzati come il petrolio. Sappiamo che l'assolutismo del re Ibn Saud si sostiene e si sviluppa grazie alla sua allenza con le grandi società petrolifere ame– ricane. Ma non si può negare che ambedue i fattori, il re– gno assoluto di Ibn Saud, e lo· sviluppo tecnico delle deser– tiche contrade di Arabia: costituiscono il fermento del pro– gresso economico, sociale e ·politico del paese. Gli operai delle compagnie americane non saranno certamente pagati come in America, e sarebbe ridicolo parlare oggi di demo– crazia in Arabia. Ma è ·pure certo che il livello di vita di questo nuovo proletariato è superiore a quello dei miseri che vivevano prima in margine alle tribù e al servizio dei signorotti feudali che si facevano guerra nel deserto -arabo. Nessun governo americano oserebbe in questo m~mento imporre un regime coloniale vecchio stile all'Arabia, all'I– ran o ad altro paese i cui indigeni non siano cristiani e non· vivano all'americana. Malgrado gli appoggi importanti che il sionismo conta negli Stati Uniti, il governo, di Wa– shington ,non osa, e non può osare, di opporsi con la forza, ossia anche politicamente, alla volontà degli Stati arabi, che 1;rent'anni fa non esistevano nemmeno e la cui potenza mi– litare è piuttosto frammentas-ìa. Coi;ne spiegare questo fenomeno? Ebbene, dobbiamo in– trodurre nei nostri metodi tradizionali d'analisi economica e politica un elemento che troppo si è 'trascurato nel pen– siero socialista d'un secolo; la psicologia. Riconoscere co– me « materìalìst'i » i movimenti materiali della storia umana non vuol dire che si possa prescindere dagli stati di coscien– za che non sempre si producono automaticamente in rela– zione allo stato sociale, come taluni socialisti tendevano a credere in passato, ciò che ·ci rese incapaci di comprendere a tempo debito il fenomeno fascista e la presa che la dema– gogia nazionalista d'un Hitler potevano fare sulla coscien– za di milioni dì uomini, che, secondo il nostro ragionamento, impeccabile nella sua logica, avrebbero dovuto stare nelle nostre file. 'Se nel caso dell'IIJdia, l'abbandono deL potere da parte della Gra,n Bretagna non ha trovato un'opposizione seria nemmeno nelle sfere del capitalismo inglese, perchè i suoi interessi non sono più quelli di cent'anni fa, lo stesso fat– tore materiale entra molto meno nel caso della Birmania; e difatti i conservatori hanno fatto più chiasso per Ja leg– ge che dà l'indipendenza a questo paese che per l'India In– dependance Act. Ma oltre all'interesse materiale influisco– no, com~ nell'orbit à dell'imperi alismo americapo, anche due fattori spicologici imp@rta.nti, e talvolta decisivi. L'opinione pubblica americana non accetta oggi più quello che accet– tò, e appoggiò, nella guerra con la Spagna, sulla fine del secolo scorso e, più recentemente, in occasione dell'!nter-
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