Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948
CRITICA SOCIALE 347 Ordinamento regionale e :riforma burocratica Dalla discussione sul proble·ma del ituovo ·ordina,men.todel– la regione, alla quale noi abbiam'a ùivi~at; a partecipare tutti i nostri amici che abb__ianocompetenza sull'argom 1 m~o, il compagno Spaini prende argomento per discutere anche sul problema generale della burocrazia i11una forma estrema– mente sche'/'l'talica. · Agli esperti apparirà ltdtavia facile int-uire la portata del– le proposte che egli espone, che possono veramente offrir.e occasione ad un,a;approfondita trattazione della materia, che ci pare u11adi q1.elle che debbono più i,,tensammte attrarre l'attenzione degli slttdiosi e degli uomini politici, perchè da 11n saggio ordinmnento della regione e da una equilibrata soluzione del tormento,t__o problema della burocrazia possono veramente derivare le , condizioni per un.a più rapida ri,1.a– scita di, tu/fa la nos_tra vita nazionale. .LA Clurrci\ SocrALE La nuova Costituzione italiana, entrata in vigore col 1• del decorso gennaio, stabilisce che « la Repubblica si riparte in Regicni, Provincie e Comuni ». L'istituto della Regione è nuovo nell'ordinamento italiano. . L'art. rr7 della Costituzione attribuisce all'Ente Reg,ione la facoltà di emanare, norme legislative, nel -limite dei prin" cipi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, semprechè non siano in contrasto con l'intere.sse dello Stato e delle al– tre Regioni, per le seguenti materie: - ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi di– pendenti dalla Regione; circoscrizioni comunali; polizia lo– cale urbana e rurale; fiere e mercati; beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera; istruzione artigiana e pr9fessionale e assistenza . .:;colastica; musei e biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo ed industria alberghie– ra ; tranvie e linee automobjlistiche d'interesse regionale; viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale; navigazione e porti lacuali; acque minerali e termali; cave e torbiere; caçcia; pesca nelle acque intèrne; agricoltura e foreste; artigianato; altre mlherie indicate da leggi costi– tuzionali. Spettano alla Regi_one le funzioni amministrative per le materie sopra elencate, salvo quelle di interesse esclusi,·a– mente locale, che possono essere attribuite dalle leggi della Repubblica alle Provincie, ai Comuni o ad altri enti locali. Lo Stato può, con legge, delegare alla Regione l'esercizio di altre funzioni amministrative. La Regione esercita normalmente le sue funzioni ammi– nistrative delegandole alle Provincie, ai Comuni o ad altri Enti locali, o valendosi dei loro uffici. Lo Stato quindi delega alla Regione le materie preaccennate e la Regione esercita la sua attività amministrativa delegandola a sua volta alle Provincie ed ai Comuni o ad altri enti locali (Consorzi ed Opere Pie). Viene subito fatto di domandarsi: conve,:iiva creare la Regione per decentrare alla 1J1edesima solo dette mansioni, che a sua volta essa esercita tramite e con l'aiuto degli Enti locali perii;erici? Co·n l'ordinamento in tale modo· dell'Ei'.ite Regione si procede veramente alla riforma amministrativa tanto invocata in Italia? O, viceversa, con un tale ordina– mento regionale non si complica, anzi, in peggio l'ordina– mento amministrativo italiano? E, inoltre, con un tale or– dinamento non si apporta ancora un maggior onere ai con– tribuenti per creare il nuovo organo intermedio tra lo Stato e la Provincia senza poter alleggerire che di ben poco l'as– setto burocratico centrale, mentre si dovrà aumentare quello provinciale e anche quello comunale, dato che l'azione am– ministrativa regionale è già stabilito che dovrà svilupparsi nelle sedi provinciali e comunali? Debitamente poste le domande, è facile da·re le risposte. Bene a ragione per i nuovi oneri che verrà. a importare il nuovo Ente Regionale l'On. Nitti, che conosce a fondo !'or- ibliotecà G~no Bianco dinamento dello Stato, in sede di Costitu~nte mosse i suoi dubbi e fece le sue riserve per le maggiori e vane spese che importerà l'ordinamento regionale. La riforma avrebbe vo– luto avere il duplice scopo di snellire la vecchia ingombran– te burocrazia di Stato, eliminare parte del pletorico perso– nale statale, selezionare questo, migliorarne le condizioni, risanare, in una parola, la vecchia piaga della elefantiasi amministrati'la nostra. Ma per fare questo si sarebbe dovuta seguire deci?amente una· delle due seguenti vie: r) decentrare in campo amministrativo alle Provincie le mansioni indicate nell'art. 117 della Costituzione dato che le Provincie hanno un ass.etto amministrativo cap~ce ed or· dinato, e con pochissimo personale in più, da ricavarsi dalle esuberanze del personale statale, potrebbero affrontare i nuovi e anche maggiori compiti. Eventualmente alcune pic– cole Provincie, per pot~nziarsi al nuovo e più vasto compito, avrebbero potuto essere fus_e o consorziate con altre vicine, · almeno per dati servizi; 2) oppure creare l'Ente Regione e decentrare aÌlo stesso , tutte le mansioni secondarie dello Stato. Non occorreva con questa soluzione ai;rivare allo Sta.to Federale. D'altra parte l'unità nazionale è pienamente salvaguardata qu~ndo noi la– sciamo allo' Stato centrale il Comando delle Forze armate e quello della polizia nazionale, il servizio diplumatico ~ quel– lo doganale, forse la istruzione superiore. Tutto Ìl resto po– teva essere decentrato all'organo Regione, cui attribuire il potere legislativo in armonia con quello nazionale (natural– mente con le dovute garan»ie di una Corte Suprema) e con sviluppo amministrativo (sotto certi aspetti possiamo dire: potere esecutivo) decentrato alle Provincie e ai Comuni. Dato che oramai la Regione è stata creata e che la nuo– va Costituzione dà facoltà al. potere leg.islativo di decentra– re alla n;edesima altri istituti e servizi rimasti adesso an– cora agli Uffici statali centrali (art. r 18), preme vedere quali di tali istituti e servizi sono, magari gradualmente, da passare alla reg-ione. Anche alla stessa periferia occorre vagliare bene quali mansioni di Stato possano permanere, quali debbano essere abolite e quali deferite alla Regione e ciò per evitare du– plicati, vane interferenze e inceppamenti ,perniciosi. Molto potrà servire per tale discriminazione e decentramento l'e– sempio della cessata amministrazione austriaca, la quale, i;>u– re nel suo assetto 'Ì·n parte antiquato e di 'tradizioni semi– feudali, aveva istituti semplici e snelliti, per i quali l'azione.. amministrativa seguiva spedita, sana e regolare. Gli istituti amministrativi austriaci nell« Venezia Giulia e Tridentina sono stati aboliti nel 1923 dal fascismo, mentre avrebbero po– futo essere in molti campi esempi di sane riforme e di molte . semplificazioni. Per u,na riforma della bur;crazia Il fascismo, anzichè semplificare, creò 111 ogni campo, spesso senza collegamento, un mastodontico appàrato, che ha aggravato penosamente la piaga bui;ocratica in Italia, in una elefantiasi asfissiante e in un marasma che minacciano se– riamente la funzionalità dello Stato e lo stesso assetto fi– nanziario, pur ten·endo la classe degli impiegati statali ad ur livello economico molto basso e al disotto delle più elemen– tari esigenze -di vita. Per parlare dei soli dipendenti dello Stato diremo che questi, da circa 300.000 durante la guerra 1915/1918 sono saliti, col fascismo, ad un milione, arrivan• do, alla fin-e della gue11,-a 1940/1945, a circa un milione e duecentomila con una spesa, adesso, di circa QOO miliardi all'anno. A questi do!,biamo aggiungere i dipende~ti dei Comuni, delle Provincie, dei Consorzi, delle Opere Pie, ecc., degli Enti parastatali, che sono, perlomeno, altrettanti, con quiridi raddoppiata spesa, complessivamente, con un· onere annuo, per tutti i pubblici impiegati, di circa mille e duecento mi– liardi all'anno. Si hanno da due a tre impiegati ogni 40 ita– liani ! Vi sono poi ancora in più i componenti delle forze armate, ecc. Queste cifre indicano eloquentemente la gravità del feno– meno burocratico, la necessità di semplificare e di adottare le riforme necessarie, di uscire da un tale costosissimo la– birinto.
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