Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948
CRITICA SOClALE 345 Contadini e Vescovi néll'.Umbria Alla vigilia di Pentecoste i' quattordici Veseovi deH'Um– bria, convenuti a Perugia, hanno esaminato l;J.situazione po– litica e sòciale d·ella loro Regione, che è una delle tre in- cui il Fronte_ ha iJ 18 Aprile superato la Democrazia Cristiana; e in una Pastorale collettiva hanno indicato al !,oro Clero e ai fedeli le cause del male e i possibili rimedi. Questa Pastora_le è una dura mazzata per gli agrari. I Vescovi constatano che la vittoria del Fronte· è ·stata de– cisa dai contadini, e che i -contadini si sono schierati all'E strema Sinistra perchè vogliono farla- finita con lo stato ,.di « scbiavitù »·in cui li teagono i padroni, con le case co– loniche pessime in cui debbono abitare, con la taccagneria che porta i padronj e i fattori a trattenere il denaro dei contadini, che versano· poi a steato come una elemosina. Negano· i Vesccivi dell'Umbria che di regola i contadini vogliano il podere e· siano animati da vorace ingordigia; e rilevano, non senza amarezza, che il loro Clero, titolare dei Benefici, nei rapporti sociali ed economici con i contadini non si differenzia dalla geaeralità dei proprietari, che stan· no rendendo alla causa della Religione e della conservazio-– ne il bel servizio di aver fatto divenire rivoluzionari i con– tadini. Co~è rimedio sostanziale a que~ta situazione i Ve– scovi raccomandano il potenziamento delle A.C.L.I. Tesra e la partecipa_zione attiva alla organizzazi·one delle Camere del Lavoro, sinchè venga mantenuta l'unità sindacale. Questa netta pr-esa di posizione. dell'Episcopato umbro ha notevole importanza: è difficile ene es.erciti un'influen~a sul vecchio Clero, ormai legato agli agrari, di cui condi– vide la mentalità, ma la parola autorevole dei Vescovi ·sarà indubbiamente ascoltata dal Clero giovane, che per 1!a rifor– ma dei Seminari, divenuti da di,ocesani regionali: ha una cultura più moderna, e .sente vivo il bruciore della smi– mtlta influenza della Chiesa nella vita sociale. I Vescovi dell'Umbria si sono messi su un. terreno di realtà per riconquistare alla Chiesa quella preminenza che nelle campagne_ ebbe per tanti secoli; e in quanto questo at– teggiamento nuovo giovi a migliorare le condizioni materiali e morali di vita dei contadini non v'è da dolersene. Nella campagna si combatte e ;i deve combattere una dura batta– glia per la civiltà, conquist<1ndo-per i contadini poveri _più umane condizioni di vita, dirozzando i contadini benestanti, contribuendo ·all'aumento della produzione. Ogni apporto di forze a questa battagli.a deve essere accolto con animo gra– to, pur da chi teme il confessionalismo. Questo- atteggiamento realistico dell'alto clero e del cle- - ro giovane non déve essere sottovalutato dagli organizzato– ri sindacali; malgrado tutto il suo protestantesimo politico, la campagna è sempre profondamente religiosa ed è legata alla Chiesa: non segue più il Parroco nel campo politico perchè _selo trova di fronte in quello sociale : sarà lenta nel modificare questo suo giudizio stil Parroco, in ciii vede il piq::olo proprietario anzichè i1 sacerdote; ma non è da e– scluderf! che, se il Parroco le parlasse un linguaggio• nuovo, essa tornerebbe a dargli la sua fiducia anche nell'Umbria, come fa in quelle zone ove il sindacalismo bianco ha una tradizione. Perchè il Sindacato, libero da influen~e confessionali, pos– sa· mantenere le sue posizioni è indispensabile il rispetto più sostanziale delle libertà, a cominciare da quella. religiosa, e la effettiva rinuncia ad ogni apparenza di politica agitato– ria: la negazione delle libertà e la inadeguata formulazione delle rivendicazioni r,urali porrebbero gli organizzatori dei Sindacati rossi in condizioni di inferiorità assoluta. I socia– listi di ogni tendenza debbono dare una importanza di pri– mo piano alla libertà, che è condizione assoluta per l'acqui– sto, da parte dei lavor.itori, della necessaria maturità poli– tiéa -e sociale; e debbono, specie nei sindacati rurali, attua– re direttive realizzatrici ed educative. I çontadini hanno tale peso nella vita economica, per il · loro numero e P.(!r la pr0duzionè cui attendòno, da dover escludere che po;sano funzionare solo da massa di urto per o Bianco- un rovesciamento d~ll'attua1e ord~ne sociale e per .la in– staurazione di un nuovo ordine, in oui essi sieno servi. J,a mentalità della burocrazia e di gran par'te degli operai è ur– bana, con scarse simpatie vesso il villano, revutato un es– sere inferiore per una lunga tradizionè cui prestavano osse– quio Ca,-!o Marx, quamlo parlava del -sacco di patate, e i dirigenti dèl Cominform, quando scomunicavano Tito per la sua politica agraria. Questa mental,ità, che considera il con– tadino come uno da meno e alla sua fatica attribuisce solo una caratteristica: fisica (come se egli non adoprasse il cer– vello) è nettamente da respingere, .perchè manterrebbe. in stato di servitù 1a maggioranza dei lavoratori. Per tenere legate le masse rurali alla classe operaia ur– bana e alle idealità della totale emancipazione di classe è indispensabile che da parte di tutti i socialisti si comprenda la deci~iva importanza della battaglia pe.r il trionfo della ci– viltà nelle campag'ne, soddisfacendone i bisogni per le abita– iioni, per le .condutture elettriche, per le ·strade e per le. scuole; è nécessario se ne interpetrino· nel campo dei con– tratti di lavoro le vere esigenze e se ne rispetti l'istintiva aspirazione alla libertà in ogni campo, perchè nessuno pm del contadino ha la insofferenza delle restrizioni, delle re– golamentazioni e-'delle denuncie ad uffici pubblièi. Nella concorrenza, che potrà esserci fatta da un clero che seguisse le direttive impartite dall;Episcopato Umbro, riu- ·sciremo vittoriosi solo se sapremo tenere fede a idee di li– bertà piena e se nelle rivendicazioni da proporre avremo alt© il senso della respcinsabilità, non dimenticando mai che il diveni,re socialista è- la conseguenza dello sviluppo delle forze produttive e non di ·una materiale presa di possesso delle leve di çomando nello Stato. Grui;ro• P1ERANGELI La sicurezza sociale in Inghilterra I Il .s luglio 1948 ha segnato una data storica nel sistema sociale dell'Inghilterra. In tale data sono entrate infatti in vigore, contemporaneamente, le cinque grandi leggi che de– vono provveclei;e a rendere realtà effettiva quel compito cli « sicurezza sociale» che la nuova Gran Bretagna ha posto come dovere .essenziale della intera collettività. Con questo sistema legislativo si è voluto dare un contributo essenziale aila « liberazione dal bisogno». Ma è gran merito dell'em– pirismo britannico, al di ,là di ogni distinzionè polit,ica · (giacchè ·a rendere popolare questa intuizione ha più che ogni altro provveduto sir William Beveridge), riconosce– re che un sistema di assistenza, per vasto e perfezionato che sia, non ouò 1:-a~tar:::.., una collettività moderna, e che presidio essenziale alla_ salvaguardia:, dal bisogno economico sono· da un lato· il controllo sull'economia, e soprattutto sulla produzione - doade la pianificazione economica -, e d'altro lato il massimo livello della occupazione - donde la po1itica economica di .massimo impiego - ; giacchè, se un uomo è impiegato in up ~lavoro sicuro e con ur salario ade– guato egli. è già a buon punto per garantire a s~ ed ai suoi familiari la sicurezza economica. La storia della sicurezza sociale in Inghilterra è lunga - giacchè all'epoca elisabettiana si deve far risalire la Legge sui Poveri, le cui ultime e umilianti vestigia sono state ora superate - e complessa, associando alla iniziativa legisla– tiva, graduale, parziale, empirica, una vasta iniziativa spo11- tanea degli Enti locali, di associazioni mutualistiche o di beneficenza, di privati. E' gran pregio della recente legisla– zione l'avere inteso che quella « silent revolution » sociale che si sta attuando, con così· profonda portata, in Gran Breta– gna, richiede bensì, per dare reali garanzie, uno sforzo di unificazione nel sistema e nelle sue varie funzioni, ma non ammette un «·rivoluzionarismo sulla carta», improvvisato– re e facilone, consistente nel fare piazza pulita delle inizia– tive private o di Enti locali e nell'accentrare nel solo Statò il sistema della sicurezza·sociafe. Si è, in altre parole, tenta-
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