Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948
344 CRITICA ·SOCIALE Salviamo i - prigionieri Per una ~zione presso il governo_ russo L'argomento di questo articolo ·del nostro Lippe- 1·aè piuttosto adatto all'indole di un quotidiano che alla nostra rivista. -Ma noi sentiamo di dover pm:te– cipare alla campagna che è obbligo di tutti com– battere perchè sia posto fine una buona volta alle sofferénze di tanti prigionieri che non andarono volontariamente a combattere in Russia, ma furono costretti ad andarvi conil'o loro volontà e hanno or– mai troppo lungamente sofferto per la lontananza dalla loro casa e per il pensiero angoscioso che -le loro famiglie non sapevano e non sanno niente di Loro, come essi ignorano le vicende che queste han- no subite. _ · E' tal problema di umanità questo che nessun set– tarismo, nessuna sudditanza a interessi stranieri do– vrebbe aver la forza di soffocare nella coscienza degli Italiani, •i quali dovrebbero pertanto esse!'e tut- ; ti concordi nel reclamare che il Go"ùerno russo pla– chi finalmente la soffe1·enza di tante povere crea– ture. Ed i volgal"i insulti che il pennivendolo russo Zaslavsky ha recentemente rivolto dalle colonne della Pravda ai prigionieri ed ai Caduti italiani in Russia non hanno da essere motivo perchè il gover– no non intervenga nella questione. LA .CRITICA SOCIALE La recente indegna gazzarra durante la seduta del Senato dell'8 giugno scorso ci ha indotto a trattare · il doloroso problema dei ,prigionieri in Russia e in · alcuni paesi suoi satelliti o ex-satelliti. II problema della ricerca e del rimpatrio di tanti prigionieri è purtroppo una tragica realtà e va ri– solta subit o; e ,non si tenti di eluderlo chiamando in causa i responsabi.li della spedizione e della di– sfatta e lan ciando diatr ibe sul trattamento fatto dai nostri soldati ai prigionieri russi; e se si chiede « luce sull' Armir », compagni dell'Avanti!, si chieda luce anche sui dispersi, sui morti e su quelli trat- tenuti arbitrariamente. · Era tempo che si parlasse sul serio ,dei nostri sol– dati rimasti in Russia, in Jugoslavia .e in Albania; trappo a lungo ·Governo e Partitj hanno dormito. Nell'estate del 1947 l'on. Micheli- rivolse una in– terpellanza al Presidente del .Consiglio ed al Mi– nistro degli Affari Esteri; verso la fine di· dicem– bre 1947 passi analoghi furono fatti dai « congiun– ti dei dispersi sui fronti di guerra» riuniti a Mi– lano; foi anche presa l'iniziativa dkJmbblicare le · fotografie dei dispersi calcolati a 80.000 su 230.000 (tanti erano gli uomini dell' Armir). Dopo il rimpatrio regolare dei .primi contingenti si doveva subito intervenire gfacchè' si sapeva dai reduci stessi che tanti altri prigionieri erano rima– sti in territorio sovietico. Ma solo 1'11 febbraio 1948 il nostro Ambasciatore a Mosoa avrebbe presentata una nota sull'argomento. Quanti sono fuggiti, anche recen.temente, dai cam– pi di concentramento dei deportati o _dalle miniere di carbone, hanno concordemente ·data per certa l'esistenza- in quelle lontane "terr.e di migliaia di DO– stri prigionieri. L'Umanità di Roma, fin dal 29 marzo 1947,- in– formava che il caporale dell'81• Fanteria Raimondo Simonètti da Mestre, fuggito ai :primi di aprile dal campo di concentramento di prigionieri giappone– si, si era incontrato coi generali Pasqualini, Rica– gno e Battisti, col capitano dei carabinieri Jevoli– no. col medico Giam.piccoli e col soldato Spashi, in– terprete al Q, G. della Divisione « Pasubio ». . Sempre l'Umanità d.i Roma del 28 agosto 1947 ri– portava le peripezie del sergente Migliorini da Lo– reto,. fuggito dalla Russia il 6 giugno 1947, il quale, BibliotecaGino Bianco insieme con altri undici italiani, raggiungeva l'Ita– lia il 31 luglio, dopo aver lasciato a Odessa, in quelle miniere, 2000 soldati italiani. Dal Dov_ere d'Italia dell'll aprile 1948 a,pprendiamo inoltre che nel campo n. 190 di Tanglon dal quale il reduce Vitto– rio Merlo da F;nna è fuggito il 6 gennaio 1948, ci sarebbero addiritti.Jra 4270 nostri ,prigionieri. C'è quindi una bella differenza tra i 28 prigionieri (dei quali sarebbe legittimo conoscere i nomi) traHenuti quali sospetti criminali d•i gueiTa, e le cifre date dai reduci. Il numero poi degli sbandati presso fa– miglie ecc. (che il Governo russo - a nostro avviso - è in grado di controllare in modo particolare) lo riteniamo irrilevante, e tale in ogni caso da_ non poter colmare lontanamente tanta lacuna. Appare quindi oltremodo opportuna la richiesta di una Missione Italiana che « ,possa compiere in . territorio russo ricerche dei dispersi, dei prigionie– ri mancanti», con ·compiti analoghi a quelli che « il nostro Governo ha da tempo concesso che fos– sero svolti in Italia da una Missione sovietica gui– data dal colonnello Jakovlev ». Che cosa aspetta Vishinsky per rispondere in proposito, come ha pro– messo al nostro Ambasciatore? Che tornino i su– perstiti e che ci si dica possibilmente come,. dove e quando sono morti gli altri? · Non pretendiamo cePto che il Governo russo ci mandi· 1e copie degli atti di -morte o delle cartelle clin!che, documenti questi che, per la· verità, noi abbiamo sempre compilato per i prigionieri russi affidati alle nostre cure, nel 235 O. C. Esiste un. elenco di morti ·sequestrato al Ten. Med. ReginatQ; e _afferma il reduce èlalla prigionia S. 1 Terr. Esterino Montanari dell'8t~ Fanteria che furono compilate « delle cartelle personali alla fine di feb– braio e in princi.pio di marzo; quando i conigelamen– ti e il tifo, ,dOJi)o1a marcia verso i campi, ci ave– vano decimati ». Si controllino gli elenchi dei rim– patriati con.segnati dalle autorità sovietiche a quel- le anglo-americane. ' Ci sono infine le deposizioni dei reduci e di quel- li che ogni tanto riescono a fuggire. · . Si sono fatti in tale senso sistematici accertamen– ti, ricerche, indagini.? Sonei stàte raccolte, studiate, vagliate e coordinate le ,deposizioni? Possono gli or– gani politici e militari competenti rimanere ulterior– mente insensibili di fronte a questo angoséioso pro- blema? · · Il Ministro Pacciardi ha ordinato allo Stato Mag– _giore una in·chiesta « su tutta la .•questione dei pri– gionieri italiani in Russia ». Insista il Ministro Pac– ciardi e vada fino in fondo~ Si faccia un censimen– to scrupoloso di tutti' i rimpatriati (distingueNdo i reduci dell'« Anmir » da quelli catturati ioizia.lmen- 1e dai Tedeschi) e dispersi, e si pubblichino i dati t1fficiali di tutte le ,perdite dell' Armir. E non dimentichino le autorità russe che tra i nostri prigionieri ci sono· tanti giovanj convinti di trovare in Russia un trattamento umano e forse be– nevolo, quale del resto aveva -usato la popolazione civile, che in tanti casi alleviò le loro sofferenze e dette. conforto anche morale. Chiediamo solo in nome del sen.timento di uma– nità, di solidarietà e, di fratellanza che ci guida nel– la nostra modesta opera -di socialisti, che lo Stato ·russo segua l'esempio dei suoi cittadini e ci resti– tuisca quanti ancora aspettano, trepidanti di tor– nare a.Ile loro case. -FRANCESCO LIPPERA Leggete e diffondete ·u _quotidianodel ];'. B.. L: L L'UMANITA'···
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