Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

CRITICA SOCIALE 315 ai principi più .sani e vitali, parve ridotta ad una sorta di empirismo. · In questa situazione, e per rimediarvi, si è svolto il recente Congresso, di cui vedremo m:a alcuni aspetti. I lavori del Congresso. In materia di politica internazionale, dove il di– battito è stato meho contrastato, si sono ·ribaditi neJ– le mozioni finali i già noti concetti: rafforzamento dell'azione per la creazione degli Stati Uniti d'Eu– ropa, controllo sul piano Marshall, problema tede– sco ecç., e qui è la parte più costruttiva della poli– tica socialista, anche se non si sono avuti elementi nuovi. Per il resto, giova soffermarsi su alcuni punti. fondamentali. Quasi tutti i membri del Partito han– no giudicato che la difesa della repubblica obbliga i socialisti a partecipare al governo. Su come questa partecipazione è intesa, valga un esempio. Con 2.582 voti contro 2.065 il Congresso aveva deciso di° chiedere l'abrogazione dell'ordinanza Billoux e del decreto Poinso-Chapuis (,che riguardava la conces– sione di sussidi stata,li alll' scuole private confes– sion.ali). Il voto era stato dato dopo una discussione apoassionata sulla laicità. Fino allo-ra, i partigiani della partecipazione al governo trionfavano su tut– ti i punti. L'unione c;lei centristi dietro Guy Mollet e della destra guidata da Augustin Laurent e Gérard Jaquet, era riuscita ad eliminare dal comitato di– rettivo i rappresentanti della tendenza di sinistra, tranne Léon Boutbien. Ma la maggioranza giud.icò che questa richiesta avrebbe provocato la crisi nel governo. Léon Blum intervenne: « Io sono spaven– tato, disse. Ci sono delle circostanze in cui noi sia– mo ,costretti a partecipare al governo. Con questo voto, voi aprite Una crisi politica che sarà seguita domani ,dalla dissoluzione. E proprio nel momento in cui stiamo riuscendo nella nostra impresa quasi insensata di sei mesi fa, di salvare la Reoubblica dal pericolo comunista e dal pericolo del. cesari– smo. Non possiamo fermarci a questo punto ». Que– sto intervento fu decisivo. II Congresso delegò al comitato direttivo ed al gruppo parlamentare la scelta del momento che parrà lo-ro opportuno per avanzare la domanda di abrogazione. Sulla politica generale, poi, la mozione presentata da Guy Mollet, che implica, malgrado alcune riserve, la ,continua– zione della partecipazione al governo e dell'esµeri- , mento della Terza Forza, fu approvata con 3652 voti contro 955 dati a quella di Jean Rous, che chiedeva al partito di riprendere al più presto pos– sibi-Ie la sua libertà di azion·e. Riassumendo, i punti fondamentali approvati dal Congresso, sono i seguenti. Per la politica generale: unione di tutti coloro che sono dPcisi a <:omhattere ogni forma di dittatura; lealtà di collaboratori al governo; ,difesa della laicità, delle nazionalizzazio– ni, del,la sicurezza sociale, della libertà di stampa. Per la diminuzione del costo della vita: riduzione dei crediti militari al 25% delle spese pul:Ìblkhe (oggi esse rappresentano il 30% e la riduzione sa– rebbe di 50 miliardi); rifiuto a-d ogni aumento dei prezzi° al consumo e specialmen,te del prezzo del pane; adesione ad un eventuale aumento del prezzo del grano (ritorno alle sovvenzioni); revisione del– le imposte ecc. Conclusione. '· II Congresso ha dunque,° in un certo senso almeno, definita la posizione del Partito? L'appoggio dato alla politica della Terza Forza e la sconfitta dell'ala sinistra possono far pensare di sì. Ma se si guarda un po' più a fondo, si può concludere di no. In vero, come abbiamo già rilevato, la difesa della re– pubbliqt, efficacemente sostenuta da Lèon Blum, impone al .partito una politica governativa di Terza Forza. Ma la Terza Forza in questo senso implica un concetto di centro. Ora, può un partito socialista assumere una posizione di centro? Topograficamen– te, in riferimento alle due forze estremiste, sì, spe– cialmente in Francia dove ·queste forze sono netta– mente definite. Ma in concreto la politica dei socia– listi non può essere statica .e puramente empirica, non può essere soltanto mediatrice e nemmeno di ibhotecaGino Bianco equilibrio, -che vorrebbe dire, in un certo senso, di conservazione, sia pure -della democrazia parlamen– tare, ma necessariamente an.che di altri interessi; non può 'essere, in aHre parole, la politica dell'M. R.P. con in più un velo di laicismo. Ciò avrebbe, oltre tutto, l'effetto, non solo di sna– turare il partito, ma anche di togliergli del tutto il -consenso delle classi lavoratrici senza dargli quel– lo dei ceti medi. Tanto è vero che il Congresso del– la S.F.1.0. ha formulato, in quei punti che già ab– biamo citati, un programma di carattere sociale che non si identifica con quello del « centro », si; nella politica generale, sia nell'azione da svolgere per raggiungere un ribasso del costo della vita. La realizzazione di questo programma è affidata ai mi– nistri socialisti ed al gruppo parlamentare. Ma a questo punto sorge un'obiezione: potranno i mini- . stri socialisti realizzare °il programma loro assegna– to dal Congresso? Confessiamo che la stampa mo– derata francese, che lo considera destinato a rima– nere pio desiderio, non ha tutti i torti. E l'acqua gettata sul fuoco dell'entusiasmo per quanto riguar– da l'abrogazione del decreto Poinso-Chapuis di cui si è giit· parlato, e così il compromesso clie s~rà cer– tamente raggiunto per quanto riguarda le riduzioni delle spese militari, valgono già. come esempio. Insomma, una politica interna di Terza Forza impone dei limiti, e in Francia una simile politica è più difficile che da noi, almeno finora (sebbene là la Terza Forza sia in atto mentre da noi è tuttorn in volis), perché imperniata su una collaborazione socialista-cattolica, e quindi priva anche di quel de– nominatore comune importantissimo che è il pre– supposto laico. E allora è necessario ancora che il partito· si pro– ponga, anche attraverso la sua ala sinistra se è pos– sibile (e l'ala sinistra socialista in Francia ha il me– rito di essere nettàmente anHs.talinista), una azione di penetrazione democratica nel-paese; è necessario che la lotta su due fronti venga condotta non solo at·traverso il governo, ma in tutte le forme. Se mi si passi il para,gone... bellico, il partito socialista deve agire, non già come un soldato che dalla sua ·trincea spara contro due nemici, ma come un reg– gimento assediato da due parti in una posizione dif– ficile, che, per vincere, deve prima assicurarsi il · possesso di vari punti strategici, per mezzo di di-· staccam.enti oppor.tunamente mandati. L'importante, il difficile, @ fare in modo che la duplice ,azione, al governo e nel .paese, sia armo– nica, come .quella che tende ad un unico fin.e. Ed è peccato che il Congresso della S.F.I.O. non abbia tentato di far questo. Ma forse la pratica lo inse– gnerà meglio. PIERO GALLARDO IL PROGRAMMA DEL PARTITO La nostra Casa editrice, d'accordo con la Dire– zione del Partito e con l'Istituto Studi Socialisti ha provveduto alla pubblicazione in opuscolo del testo completo del Programma d'azione del P. S. L. I., già apparso nei numeri 4 e 5 di « Critica So– ciale». L'op11:scolo consta di 56 pagine ed è edito fuori serie nella nostra collana al prezzo eccezionale di 25 lire. Richiamiamo l'attenzione. di tutti i· compagni e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla neces– sità,· di consultare questo documento, frutto dello studio dei nostri compagni più preparati nei vari campi della vita volitica, economica e sociale e ap– provato ufficialmente dal nostro recente CongTes– so, e di diffonderne la conoscenza Per prenotazioni e acquisti rivolgersi in Piàzza Diaz 5.

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