Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

CRIT:ECA SOCIALE 311 difendere queste istituzioni deve sentirsi quind_i im– pegnato a combattere tutte le forme di violenza, senza distinzione e senza debolezze. Noi auguriamo che dagli episodi dolorosi di que– sti giorni non vehga <nuova forza alle correnti rea– zionarie che stanno in agguato. Noi vigileremo pe;:– chè questo non avvenga, perchè le forze retrive non premano sul governo e perchè, ad ogni modo, que 0 sto resista contro ogni pressione. Se questo non do– vesse avvenire, noi sappiamo già quale deve esse– re la nostra deliberazione. Anche fuori del gover– no sappiamo di poter fare I-a nostra opera di so– cialismo costruttivo. Ma. dobbiamo anche subito sog– giungere che il contegno tenuto dal governo in que– sti giorni, la consegna' che evidentemente era stata data alle « forze dell'ordine» di astenersi il massi– mo possibile da ogni forma di reazione eccessiva contro le violente esplosioni della folla, ci fa spe– rare che il governp non cederà a suggestioni rea– zionarie, consapevole che altrimenti si metterebbe su una via piena di pericolosi imprevisti. L'efficacia benefica della nostra azione ha avuto. modo, . irì questa occasione, di dimostrarsi anche in altro campo. Lo sciopero (qualunque ne fosse lò scopo) certo ebbe un carattere politico, che esulava pertanto dai fini delle or_ganizzazioni sindacali. Nel– l'altro dopoguerra, quando non esisteva altro par– tito classista che il partite socialista, tra questo e la Confederazione Generale del Lavoro era intervenu– to un accordo per cui nel caso fosse stato dichia– rato uno sciopero generale, n,e avrebbe assunto la 'di• rezione la Confederazione del Lavoro se si fosse trattato di sciopero di carattere economie-o, il Parti· to se sì fosse trattato di sciopero politico. Oggi la situazione è diversa e più ,delicata e difficile, sia perchè di partiti classisti ne esistono almeno tre, sia perchè la Confederazione del Lavoro comprende an– che i lavoratori democratici cristiani, affiliati cioè. ad un partito che non è classista. Ad ogni modo è certo· che, trattandosi di uno sciopero a carattere politico, non poteva la Confederazione del Lavoro assumerne - come invece ha fatto. - la direzione e la responsabilità, tanto più che esso aveva addirit– tura come esplicito fine, nelle intenzioni di alcuni, il rovesciamento del governo a mezzo di un'azione extraparlamentare e violenta, di un governo a cui dànno invece il loro appoggio cospicue minoranze dei confederati. E' chiaro che l'atteggiamento della Confederazione del Lavoro poteva e può costitmre pertanto una grave minaccia per la unità sindarnle, che noi continuiamo a considerare necessità supre– ma. I lavoratori democratici cristiani hanno anzi a– pertamente minacciato la scissione, ed è stato l'in– tervento delle forze, per quanto numericamente esi– gué, aderenti al nostro partito, che· h:a per il tno- . mento allontanato la minaccia, che speriamo possa essere eliminata. L'alleanza sindacale che le mino– ranze aderenti alla Confederazione del· Lavoro ave– vano stretto fra loro è stata il mezzo e.on cui i no– stri amici e i repubblicani hanno potuto esercitare un influsso sui democratici cristiani in modo da trattenerli da una precipitata deliberazione. Quel– l'iniziativa d1e era dagli avversari calunniata come un mezzo per rompere l'unità sindacale si è rivela– ta invece, come era nelle nostre ripetute dichiara- · zioni e intenzioni, il mezzo per salvarla. Ma perchè il pericolo possa verarrie!).te essere al– lontanato per lungo tempo e, se possibile. per sem- In' mezzo non ci si sta Così ci rimproverava Pietro Nenni. E gli slogans di Nenni nòn muoiono mai. Qualehe volta funziona– no invece da boomerang {si veda, ad es., l'applica– zione della formula « dal governo al pot_ere» fatta ... dalla D. C.!). Gli consigliamo quindi di girarlo, es– sendo molto più a ·proposito, alla direzione· del P. S.I., uscita. - tanto avventurosamente - dal, Con– gresso di Genova. Non è vero che questo Congresso non abbia_ chia– rito niente. Di cose ne ha ·rivelate anche troppe. Nè si puo' svalutarlo, considerando conseguenza di una sconfitta elettorale, con immancabile strascico di risentimenti, di delusioni e di pessimismo, quella • che - come avevamo previsto - è apparsa coscien– za di una crisi ben più profonda, che ha investito tutta la politica .sin qui seguita e la stessa posizione del partito. C'è stata, grave ed inequivoca, la sconfitta della «_sinistra». Grave/ perchè le ha tolto lf! guida del partito ed ha fatto dileguare l'aureola di leader di tutti i suoi più noti esponenti; ed inequivoca, per– chè la sinistra stessa ha_giocato, e molto abilmente, tutte le sue carte, ha fatto valere tutte le sue sugge– stioni, ha impostato la sua battaglia su di tin piano indubbiamente superiore .d'intelligenza e. di fran– chezza. Si è battuta così strenuamente e rifiutando qualsiasi compromesso, da preferire l'ingenuità {che agli occhi del P.C. deve apparire imperdonabile) di lasciare contare le sue scarse forze e valutare l'a– scendente che ha perduto. Ma c'è stata, soprattutto, I-a dimostrazione della ~ ormai fatale coesistenza, nel seno del P.S.I., di due incompatibili anime, di due antagonistiche politi– che, di due inconciliabili orientamenti. Da un Iato l'esigenza autonomista che riafferma per il partito ·una sua insostituibile :l'unzione di strumento della democrazia socialista, postula una sua specifica po- litica socialista, diversa da quella comunista, e non misura comunque il suo passo sull'azione del Co– minform e degli interessi del Blocco orientale. Dal– l'altro lato, sotto il pretesto della inattaccabile unità della classe lavoratrice, · (che in questo Con-gresso fu il mito adescatore e paralizzatore ad un tempo), la corrente fusionista, la quale continua a sostenere una po1itica di così stretto adeguamento all'azione comunista, alla politica estera del blocco orientale (« paesi di democrazia popolare» o addirittura « proletari » contro « b!Òcco capitalista»), alle diret– tive del Cominform, da rendere la differenza tra socialisti e comunisti tanto tenue, da sfumare in una diversità di linguaggio, di stile, df mentalità, di tradizioni (anche se- di fusione vera e propria nessuno osò parlare). Orbene: l'antagonismo di que– ste due po~izioni, da lungo tempo làtente, si rivelò al Congresso con tanta viorénza, da sboccare in una non rimediabile rottura. Ha ragione Basso: bi– sogna scegliere. O di qua o di là. Teriium non da– tur. Nè si poss_ono sottacere l(J conseguenze inevita– bili, anche se non immediate, O si è con noi o si è con Saragat, ha spiegato. O si resta sulle pro– prie pòsizioni, o si raggiungono, per intrinseca ne– .cessità, ove non basti la logica coerenza, queste al- tre posizioni. II conflitto non più _potenziale, non .più mascherato, confessato anzi di fronte alla « ba– se >>, si è rivelato di tale natura e di tale _gravità da pre, occorre che finalmente comunisti. e social-fu– si-onisti si persuadano che essi non hanno il diritto (e che non è neppure nel loro interesse) di converti– re l'organizzazione sindacale in una palestra o in uno strumento della loro politica di partito. E' un momento in cui occorre che tutti· sentano l'estrema responsabilità che 1-asituazione dell'Italia, dell'Europa, del mòndo impone. I guizzi di· folgore che solcano il cielo di Berlino debbono indurre tutti a una saggia e ponderata meditazione. U. G. M.

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