Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

CRITICA SOCIALE 331 · della formula della filosofia idealistica non è sufficiente a promuovere un capovolgimento sociale; ed indicò la necessi– tà, da parte del proletariato, di prendere coscienza dello stato economico dellll società ed operare attivamente al fine di mo– dificarne radicalmente la struttura. La qual cosa, se era pro– ficua dal punto di vista pratico, era la critica più eloquente al determinismo ·ec6nomièo ed una anticipata sfiducia nella spontanea catastrofe del capitalismo. Lenin poi, che nell'au– tomatica distruzione del regime borghese non ebbe alcuna fiducia, insistè soprattutto sulla necsesità di creare una co– ,iclenza rivoluzionaria, in difetto della quale non sarebbe possibile alcuna trasformazione sociale. Plekhanov, infine, che .al marxismo ha rivendicato un carattere rigidamente ma– -teriallstico, anche allo scopo di ben differenziarlo da filo– sofie che pure sono fondate sulla concezione dialettica del reale, da una parte tenta di porre in evidenza come la sot- 1ostruttura materialistica} in dialettico sviluppo, esprima le -forme della convivenza sociale, dall'altra, a giustificazione del fatto che gli uomini intervengono attivamente nel gioco delle forze economiche e non~ sono soltanto i soggetti passivi di situazioni di fatto, ammette che il passaggio da una forma ad altra opposta di convivenza sociale abbia luogo in virtù di un salto. Le forze economiche, secondo Pleknanov, si tra– sformano quantitativamente in modo pressochè insensibile; senonchè, ad u~. cedo momento, le trasformazioni quantita– tive assumono ·proporzioni tanto grandi da divenire qualita– tive: e il concreto passaggio dalla quantità alla qualità sareb– be dovuto ad una lacerazione violenta. Il che significa, sul piano storico, che il passaggio avviene in virtù dell'azione rivoluzionaria dei soggetti per i quali la trasformazione so– ciale è indispensabile. Che la quantità, ad un certo grado, diventi qualità, e che il passaggio dalla prima alla secorlda sia reso possibile da una violenza alln naiura era stato già dimostrato da Hegel; ma Plekhanov ribadisce tale concezione allo scopo di ben diffe– renziare il materialismo dialettico dall'evoluzionismo positi– vistico; o, in altri termini, allo scç>po di condanriare il cosi detto gradualismo politico, il quale, secondo lui, si identi– ficherebbe senz'altro con l'evoluzionismo naturalistico. Senonchè il Plekhanov, nonostante la sua sintesi abbastan– za lucida ed originale del marxismo, si aggira ancora nella contraddizione di essere e pensiero; la sua interpretazione ri– sente ancora, seppure per altr-i motivi, della difficoltà che aveva incontrato Lenin nello spiegare in qnal modo l'azione _umana si inserisca attivamente nel gioco dello sviluppo storico. Ma la versione più recente del leninismo, il cosidetto sta– linismo, sembra che abbia superato. tutte le difficoltà insite nel pensiero marxistico; e ciò in un modo molto semplice: affermando che la rivoluzione è opera. della classe politica, Il che significa che la sottostruttura economica fornisce tut .. t'al più gli estremi di una trasforma~ione sociale; ma che questa, in definitiva, non può essere promossa ed operata che dalla élite politica espressa dal proletariato. Nello stalinismo, come si vede, il marxismo è divenuto machiavellismo; non è il proletariato che fa la rivoluzione, ma è la classe poli– tica; non sono le sottostrutture economiche a determinare il capovolgimento della prassi, ma è lo Stato. Stalin e il Duca Valentino si stringono idealmente la mano. E' questo, noi pensiamo, l'aspetto più importante. del ma– terialismo dialettico sovietico: quello che sarebbe meritevole di attento studio e che mostrerebbe come la dialettica sia una mera presunzione, essendosi essa cristallizzata in dogma che non consente una libera circolazione delle antitesi. A tale aspetto della contemporanea filosofia sovietica il Wetter non ha creduto opportuno estendere la sua disamina. ENRICO GBORGIACODIS EUGENIO PENNATI: L'Etica e il marxismo - Casa Editrice « La Nuova Italia», Firenze 1948, pagg. 293 s.l.d.p. Questo libro veramente notevole per la serietà dell'imposta– zione e la coerenza e la dottrina con cui essa è svolta, si propone un compito preciso, e proprio per questo si diffe– renzia dalle consimili trattazioni di cui pure l'autore si av– vale. L'autore si propone di far risaltare 1-a validità etica del marxismo, con piena indipendenza da quella che è stata la applicazione, o la devi,azione, del pensiero marxista nella pratica politica, non solo analizzato _quanto nelle opere di Marx iblioteca Gino Bianco e di Engels è esplicito, ma indagandone i motivi impliciti e rintracciando le ragioni etiche ispiratrici alle quali sia pos– sibile risalire anche da formulazioni apparentemente estranee alla morale. Afferma il Pennati stesso : « Marx ha sentito il problema delle forze morali, ma il suo sforzo prende forma nel brusco distacco dai modi tradizionali, concretandosi non nel co– struire appelli astratti o tra le ntibi delle tante utopie, ma sulla solida roccia di una necessità immanente al reale. Ana– lizzando i moventi dell'attività sociale uno gli si presenta più costante: quello economico... Di qui lo studio dei' rap– porti di iproduzione, cioè dell'insieme delle forze e forme che coordinano diversamente nelle divérse fasi l'inipiego del la– voro, la ,Proprietà dei mezzi di p_roduzione e l'appropriazione dei beni prodotti. Da ciò uno strumento logico che rivaluta tutto il mondo materiale negletto fin Il per quello delle idee, ferma la ragion finale, che rivive in lampi di intuizione iso.Iata·:e. L'autore non vuole quindi, « sulle tracce del Masa– rik, del Bernstein, dello Schmidt e di altri », rivendicare « le. ragioni dell'etica contro l'amoralismo di Marx », ma « cogliere del marxismo le rifrazioni nel mondo delle esigenze morali », e perciò occorre « scavare nel suo sottosuolo, raggiungendo Je· correnti che alimentano le prime radici; rendere esplicito 1'i•mplicito, esprimere il sottinteso, coordinare e svilupparne i principi in un sistema appropriato, deducendo infine quanto non fosse del tutto formulàto ». Un assunto di questo genere ba in sè un pericolo: quello di portare facilmente a conclusioni arbitrarie o, peggio, per– sonalistiche. Ma il ,Pennati lo evita per gran parte, in grazia soprattutto del suo metodo di analisi. Anzitutto, egli parte da una chiarificazione di concetti per quanto riguarda l'etica. (Si veda a quest9 ·proposito tutta la seconda parte, i capi– toli su « Le forme dell'esperienza etica »: I. La morale come teoria e come prassi; Morale assoh,lta. e morale relativa. - II. La morale,. relativa nell'esperienza giuridica, sociale ed econo– mica. - III. La morale suP._eriore, ideale, assoluta. - IV. La dialettica delle morali). - Questo gli consente di giungere ad una chiarezza, che è iJ migliori fr~no contro l'arbitrio delle .interpretazioni. Con lo 'studio della morale relativa e della morale assoluta, il Pen– nati prepara e giustifica la sua conclusione, per cui l'etica relativa non va disgiunta nel marxismo da una istanza uni– versale, operandosi in esso una sintesi. Scrive il Pennati: « Secondo il principio etico relativo, non il modo di pen– sare determina il modo di vivere, ma il modo pratico di vi– vere quello di pensare ... Siamo fin qui sul piano empirico. La denunzia dell'uomo egoista, come rJmane per Marx quella di tutte le dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino e l'evocazione di un'« essenza>>, di una « totalità ideale » e di un « universale » con leggi autonome ed interne, genera poi una fondazione metempirica e una pura istanza etica nl'arxista ... L'antinomia istituita tra socialismo etico e socia– lismo scientifico si riso,lve nel senso che an~he quel_lo scien– tifico è un socialismo etico, col dimorfismo che siamo venuti notando. Di qui la duplice influenza cui soggiace l'etica re– lativa: .il richiamo dei bisogni specifici e l'attrazione della morale assoluta» che tende ad adeguarla aJla sua jstanza. Non ultimo merito del Pennati nel _suo lavoro è poi quello di collegare efficacemente il pensiero di Marx alla tradizione del pensiero precedente, e non solo in quanto sia stato fonte diretta del marxismo (si veda il capitolo: « Antecedenti del marxismo» e tutta l'ultima parte). Da notare infine che, giustamente secondo noi', il Pennati prepone alle 'opere giovanili di Mwrx quelle deUa m"aturità, facendo un giusto posto a quelle di Eng·e1s, Un a•ppunto però vorremmo fare all'autore, che potrebbe te– nerne conto in una prossima edizione che gli ~uguriamo: qualche periodo resta formalmente oscuro. E ~arebbe oppor– tuna una bibliografia alla fine del Volume. Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Redattore respons.: ANTONIO GREPPI P. G. Autorlzz.: Allled Publications B. C. N, 288 - 10-3-1945 TI pogralla Pinelli - Milano _ Vl'a Farnetl, 8

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