Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

328 CRITICA SOCIALE nel novero degli atti a cui if P.C.I. è impegnato a dare scac– co. Svolgere oggi una politica unitaria d'accordo col P.C.I. significa anzitutto sottoporre anche il P.S.I. all'adempimento degli obblighi internazionali del P.C.I. (dichiarazioni di Bia– lystock e di Varsavia) dai quali questo partito non ha il diritto di scostnrsi ». E alJorn è giocoforza concludere che questa « politica unitaria », legata alla persistenza del patto di unità ,d'azione (rimanga o meno il « fronte»), non è che « un intralcio ad una politica socialista del P.S.I. e alla uni– ficazione cleJle forze socialiste che in esso 1nilitano con le al– tre forze socialiste non disposte ,ad accettare tale 'intralcio aJJa loro autonomia ed alla loro libertà d'azione». Il benessere del lavoratori. Per cortese concessione dell'Ufficio stampa e informazioni britannico, ripl'oduciamo il seguente articolo su « Il benesse– re dei lavoratori » di Pcter Larcombe. A parte qualsiasi considerazione morale, ogni datore di lavoro si rende conto ormai che il provvedere al benessere dei lavoratori è cosa assai redditizia anche ,per l'azienda. A mano a mano che migliorano le condizioni generali della l1}RDO d'opera, aumenta in maniera corrispondente la produ– zione. Ciò apparve abbastanza evidente in Gran Bretagna du– rante e- dopo la ,rivoluzione industriale del XIX secolo, quan– do il rapido diffondersi delle fabbriche e il disordinato espandersi delle ,città industriali, insieme alle lunghe ore laivorativc e ai bassi salari, condusse al più basso livello di vita della manodopera· che mai si fosse riscontrato in quel paese. Per lungo tempo il Governo Britannico · ritenne che sa– rebbe errato e anche dannoso per lo Stato intromettersi nelle relazioni fra i proprietari delle fabbriche e i loro lavorateri. Ma a poco a poco la coscienza pubblica cominciò a rendersi conto che una comunità industriale in continuo svilup,po poteva solo essere ,basata su principi umanitari. Fondandosi su questa convinzione, alcuni datori di lavoro comincia,ronO a organizzare le loro fabbriche su schemi modello, ad aumen– tare i salari ai loro operai, a ridurre le ore di •lavoro e a of.frire nelle loro officine condizioni più, salubri e sicure. Dapprima i loro colleghi li derisero e ,profetizzarono il loro prossimo fallimento. Ma accadde l'opposto. Incoraggiati dalla– preoccupazione dimostrata dai datori di lavoro per il loro benessere, i lavoratori di queste fabbriche dimostrarono la loro gratitudine lavorando di più, e le loro migliori condi– zioni sanitarie si riflettevano in '!Jna aumentata efficienza la– voratiiva. Si •Creò un nuovo spirito di coUaborazione fra il lavoratore e il proprietario della fabbrica e il Governo a poco a poco abbandonò il suo atteggiamento di non-intervento, approvandO provvedimenti legislativi atti a portare le condi– zioni di tutte le fabbriche al livello di quelle più progredite. La legge delle fabbl'iche del 1937. Da allora, varie successive leggi sono state approvate dal Pa,rlamento per 'la protezione e le buone condizioni sanitarie dei lavoratori industriali, cul•mina·nti nella legge s·uue fab– briche del 1937, che stabilisce un altissimo livello di condi– zioni di lavoro in questioni come la puli'zia, la ventilazione e l'illuminazione delle fabbriche, i metri cubi di spaZio per ogni lavoratore e le istallazioni igieniche. Questa legge stabi– lisce le condizioni minime di sicurezza e di igiene per ogni fabbrica, ma i migliori datori di lavoro considerano questa legge come una base per il beriessere industriale dei l~ro dipendenti e forniscono· loro altre facilitazioni in aggiunta a quelle previste dalla legge. 11 benessere industriale comprende oggi in Gran Bretagna un cam,po assai vasto e, naturalmente, varia molto da fab– brica a fabbrica. Generalmente più la società è importante più sono le facilitazioni fornite alle maestranze. Le fabbriche più im,portanti banno dei funzionari appositi addetti al be– nessere dei lavoratori, il cui lavoro consiste nel fare da col– lega,mento fra i dipendenti ·e i datori di lavoro. Spess9 ven– gono formati dej, comitati, com,posti di rappresentanti dei proprietari e dei lavoratori; questi comitati tengono riunioni regolari in cui vengono esaminate le ,proteste o presentate le .proposte per i miglioramenti da appqrtare alle condizioni generali della fabbrica. I convalescenziari. La salute dei lavoratori occupa naturalmente il primo po– sto in tutte queste attività dirette ad assicurare il benessere delle maestranze e molte fabbriche britanniche hanno un ap– posito personale composto di medici industriali e di infer– miere addestrate 1per i casi di incidenti o 1nalattie meno gravi. Alcune fabbriche hanno anche dei convalescenzia,ri Biblioteca Gino Bianco dove gli operai possono recarsi per rimette1•si da n1alattie o incidenti gravi. Per impedire le malattie, si fa tutto il pos– sibile per evitare ai lavoratori ogni eccessivo sforzo e la troppa fatica. Le fabbriche sono bene Illuminate, ben ven– tilate e mantenute, per quanto è possibile, a una temperatura costante. Intimamente connesso con il proble1na sanitario è quello della ricreazione del lavoratore. E, sebbene nessuna legge lo imponga, praticamente ogni proprietario di grande fabbrica dedica ,particolare attenzione a c1uesto aspetto ~el problema. Molte g'randi ditte hanno acquistato vasti campi sportivi e locali da club alla ·periferia delle grandi città, dove i lavo– ratori possono recarsi a giocare a football, tennis, cricket e a J.)[I"aticare altri sport. Spesso vengono o.rganizzati matches con i di,pendenti di altre fabbriche. Questi centri sportivi all'aria aperta sono molto apprezzati dai lavoratori nelle lun– ghe giornate estive, quando essi possono dedicarsi per due o tre ore a1 loro sport preferiti dopo la chiusura della fab– brica. I socialdemocratici edeschi e la questione dellaRuhr. Alla Conferenza gi Vienn-a del Comisco, i compagni social– democratici tedesclfi hanno fatto conoscere il loro punto di vista sul prob1ema della Ruhr con un memorandum, di cui giova conoscere i passi essenziali. Si ricorda in primo luogo che « il concetto di una socializ– zazio'ne interpazionale include l'idea delJ'eguaglianza e della contem,poraneità di diritti per tutti i mezzi di procluzi'one compresi nel com.plesso internazionalizzato ». Il poderoso centro economico dell'Europa è spezzato dai confini degli Stati nazionali tedesco, olandese, lussemburghese, belga e francese. « Compito del socialismo internazionale è far rivi– vere le forze di questa enorme .potenza economica per l'Euro– pa ed eliminare quanto più <è possibile le barriere.. nazio· nali ed economkhe. L'internazionalizzazione ha quindi come scopo la concentrazione. Se invece il principip di eguali di– ritti e di eguali obbfighi viene abbandonato e vengono inter• nazionalizzate solo singole parti del centro economico euro– peo, senza inserire in pari tempo e sotto le stesse condizioni le altre parti in questo pr,ocesso; l'internazionalizzazione del– le singole ,parti -non farà che aumentare i fattori di divisione e di incertezza. L'internazionalizzazione della Ruhr rendereb– be impossibile l'internazionalizzazione delle altre parti del centro ~industriale dell'Europa Occidentale ». Dopo avere: no– tato come una internazionali.z2azione unilaterale de11a Ruhr inferirebbe un colpo mortale ai principi realmente, perchè universalmente, internazionalistici del socialismo tedesco, e in una certa maniera fornirebbe una giustif1cazione alle ma– nomissioni territoriali ed e·conomiche dei sovieti, la mozione èonclude opponendosi ad 'una risoluzione che attribuisca uni– lateralmente la proprietà delle industrie pesanti dei territori renani e della Ruhr àd altri Stati o ad una organizzazione che li sostituisca. « Un simile trasferimento non sarebbe ruf– ~fatto una socializzazioiie internazionale, - ma un ~-a,fforzamen– to delle economie nazionali altrui, il cui avvenire socialista non· è ancora assicurato ». La risoluzione è quindi in contrad..". dizione con gli· essenziali princi,pi della politica sociali-sta. Ncl1a seconda parte del memorandum si riconferma che il Partito socialdemocratico tedesco riconosce l'obbligo del ri– sarcimento dei ·.c1.anni ,provocati da una guerra di aggressione ad altri popoli. E conta di assolvere questa obbligazione con– temperando le necessità vitali del popolo· tedesco con un or– dine pianifiicato in •seniso socialista della economia europea. Ma non può essere trascurato il fatto che la capacità produt– tiva tedesca è paurosamente declinata dopo la fine della guerra. Ora il Partito deve ammonire che l'odierno, livello di vita tedesca non è sufficiente nè a sostenere a sufficienza la forza di produzione, nè a sorreggere la volontà di opporsi politkam.ente al comunismo. Però è sem,pre stato un punto essenziale del programnia socialdefnocratico l'esigenza di so– cializzare i mezzi di produzione: ed esso intende tradurre in atto i ip11opositi. Ma il Partito non scorge nella socializ– ziaz.ione lo scopo finale, in quanto aspira,. al di là delle finalità economiche socialiste ·raggiunte nell'ambito naziona– le, alla internazionalizzazione. « Ma socializzazione ed inter– nazionalizzazione costituiscono una contraddizione, sinchè l,Europa continuerà ad essere divisa in diversi Stati e questi Stati non sottoporranno la rispetti•va loro sovranità econo– mica ad un organismo federativo super-statale». Le presta– zioni e la pianific.azione della produzione complessiva, ed il riparto dei prodotti del territorio Reno-Ruhr deve avvenire .da parte delle autorit,8 tedesche secondo un criterio sociali– sta, che salvaguarderà anche dal pericolo di deviazioni della p,roduzione industriale verso finalità belliche. « La soclalizzazionc internazionale» - conclude U me– morandum - « •è il ,grande scopo europeo. Ma una intei-na-

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