Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

CRITICA SOCIALE -1mperialismo Capitalismo e bolscevismo Nell'articolo precedente su l'imperialismo e il marxismo ci siamo riservati di esaminare la questione dei rapporti tra capitalismo e bolscevismo e della possibilità o meno di pà– cifica convivenza, per un certo tempo almeno, dei due siste– mi antitetici-. Nel prospettare, ancora nel corso della guerra, le possi– bilità di sviluppo del socialismo mondiale dopo il conflitto, lo SweezY,, nell'opera ricordata nell'articolo precedente, af– fermava· che, su scala mondiale, la transizione dal ·capitali– .smo al socialismo potrebbe esser di lunga durata e gradua- le, passando attraverso fasi notevolmente differenti l'una dall'altra. Invece, per allora almeno, egli non vedeva motivo di credere che la transizione dal èapitalismo .al socialismo nei singoli paesi potesse essere un processo graduale e paci– fico, cosicchè, nella sua fase decisiva, il trapasso non avrebbe potuto essere che il repentino risultato di un rovesciamento · rivolu-zionario. Per la resistenza del capitalismo in una so– cietà tutta dominata, materialmente e ideologicamente, dal, cai:,itale, egli nega la possibilità pratica di superare all'inter– no dei singoli paesi le contraddizioni del capitalismo per le vie della, riforma liberale o del socialismo gradualista, due . movimenti che hanno virtualmente per lui un identi'co conte– nuto politico, di fronte al quale la confessata differenzà dei fini ultimi è assolutamente cosa di secondaria importanza, pc;ir quanto nel discorrere del capitalismo di Stato in rap– porto al fascismo, egli affermi che non si possa mettere in dubbio la possibilità teorica di una economia pianificata, libera dalle contraddizioni del capitalismo. · Comunque, nel 1947, quando scri_sse il libro, lo Sweezy prospettava l'ipotesi, a Germania sconfitta, del collasso del dominio capitalista e della vittoda del socialismo nell'inte~o continente europeo, salvo forse l'Inghilterra, cosiçchè il so– cialismo (sommando, s'intende, come fa l'autore, comunismo e socialismo in un fronte unico) si sarebbe esteso pratica- - mente dopo la guerra a tutti i centri pi•Ùprogrediti dell'indu– stria nel mondo, all'infuori degli Stati Uniti e forse del l'Inghilterra, disponendo -così di una· « base imprendibile», estesa dall'Atlantico al Pacifico, che preparerebbe, con una ferma alleanza coi paesi coloniali e semicoloniali dell'Asia, l'evoluzione anche dell'intero Estremo Oriente in senso so– cialista. In questo caso, sorgerebbe il problema se il sistema socialista mondiale, basato su l'Europa e la Russia, e quello imperiali'stico mondiale, che avrebbe il suo centro nell'Ame– rica del Nord insieme all'Inghilterra e ai domini e, proba– bilmente, ali' America latina e a pali-ti dell'Asia, debbano urtarsi inevitabilmente in una lotta decisiva per la supre– mazia. Non si può negare, dice l'autore, che l'urto sia posa sibile; ma non si può però affermare che sia inevitabile e si può anzi ritenere che non sia probabile. Effettivamente, prima della rivoluzione bolscevica del 1917, i marxisti am– mettevano generalmente che la rivoluzione socialista sarebbe avvenuta simultaneamente, più o meno, in tutti i paesi eu– ropei più progrediti, e tale punto di vista restò predominan– te negli anni' tempestosi del primo dopoguerra fin verso la fine del 1923, quando, arrestata l'ondata rivoluzionaria e ri– consolidato il capitalismo, sorse in Russia il problema della possibilità del « Socialismo in un solo paese». Nel famoso dibattito del 1924 tra Trotzki e Stalin vinse, come si sa, Stalin, e ;1 14• Congresso del Partito .Comunista del 19;25 af– fermò questa possibilità, specificando che però la vittoria della rivoluzione socialista in altri paesi era l'unica garan– zia della vittoria «definitiva» del socialismo in Russia. Tesi giusta, commentava Stalin; ma non è men vero che là ri– voluzione mondiale si svilupperà tanto più rapidamente e profondamente quanto più sarà efficace l'aiuto del primo paese socialista alle masse operaie e lavoratrici di tutti g-li altri paesi, aiuto che anche Lenin aveva già previsto da par– te della Russia sovietica coll'attirare a sè le classi oppresse degli altri paesi, spingerle ad insorgere contro i capitalisti e ad intervenire, in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi sfruttatrici e i loro Stati. Stalin, per conto suo, considerava come ·1a cosa più probabile che,· iblioteca Gi o Bianco e bolscevismo nel corso dello sviluppo della rivoluzione mondiale, a fian– co dei focolai dell'imperialismo nei singoli paesi capitalisti– ci e del sistema di questi paesi nel mondo intero, si sareb– bero formati dei focolai di socialismo in singoli paesi so– vietici e un sistema di questi focolai nel mondo intero, e che la lotta tra questi due sistemi avrebbe riempito' la sto– ria dello sviluppo della rivoluzione mondiale. « L'importan– za mondiale della Rivoluzione d'ottobre, affermava Stalin, non consiste soltanto nel fatto che essa rappresenta una grande iniziativa di un solo paese per spezzare il sistema 'imperialistico e che essa è il primo focolaio del socialismo nell'.oceano dei paesi imperialistici, ma anche nel fatto che essa è la prima tappa della rivoluzione mondiale e una base potente del suo sviluppo ulteriore». Ora, lo Sweezy, pur escludendo la possibilità di una coe– sistenza indefinita dei due sistemi, ritiene però che lo svi– luppo del socialismo a spese dell'imperialismo non implichi necessariamente un finale conflitto decisivo tra i medesimi. L'iniziativa d'i scatenare una nuova guerra non potrebbe venire naturalmente, secondo lui, che dalla parte imperia– lista. Ma l'oligarchia imperialista imperante potrebbe trovare sempre più difficile e, alla fine, anche impossibile organiz– zare una -crociata contro il nuovo ed espansivo sistema so– cialista. Il settore socialista mondiale si stabilizzerebbe pre– sto ~ progredirebbe verso un più alto tenor di vita; mentre il settore imperialista sarebbe coinvolto nelle difficoltà insi– te nel sistema. del capitalismo monopolista. Il sistema socia– li-sta, più - forte e più stabile, eserciterebbe un effetto pro– gressivamente disgregatore nella struttura del sistema impe– rialista, paralizzando prima la sua capacità aggressiva, quin– di scardinandone pezzo a pezzo 11 meccanismo. In q1Jeste condizioni, il trapasso pacifico al socialismo diventerebbe per la prima volta una rea,le possibilità, e negli ultimi stadi della rivoluzione mondiale la democrazia potrebbe alla finè esser capace di adempi~re le promesse finora non soddisfat– te nell'ambito di un sistema economico internamente con– traddittorio. Un'ipotesi simile, « per un futuro lontano ed eventuale, e senza fòndamento alcuno per un avvenire pros– simo», era stata però anche affacciata da Stalin fin dal 1924 nei suoi « principi del leninismo», coll'affermare che se il proletariato vincerà nei principali paesi capitalistici e se l'attuale « accerchiamento capitalistico» sarà sostituito da un « accerchia,mento socialista», una via pacifica di svi– luppo sarà del tutto possibile per alcuni paesi capitalistici, oJ/e i capitalisti, di fronte a umi situazione internazionale sfavorevole, potrebbero giudicare conveniente fare essi stessi volontariamente serie concessioni aJ proletariato. Bolscevismo e l,mperialismo Effettivamente una pacifica convivenza tra «comunismo» russo e «imperialismo» capitalista era ritenuta possibile du– rante l'ultima guerra «nazionale», 'mentre lo Sweezy scri– veva il suo libro, quando, per le necessità del momento, in Russia si era messa nelh:1.propaganda la sordina all'enfasi dell'ideologia marxistacleninista e i capi bolscevichi avevano ammesso espressamente la possibilità di quella convivenza e riconosciuto 'resistenza e la legittimità di var.i tipi storici di democrazia, quella inglese, quella americana e quella rus– sa, ai quali, finita la guerra, i paesi dell'Europa liberata a– vrebbero potuto ispirarsi per creare istituzioni .democrati– che di loro libera elezione. Ma questa fiducia in una paci– fica convivenza, dopo la ggerra, della Russia sovietica ·colle democrazie occidentali e nella loro collaborazione per la ri– costruzione mondiale si è dimostrata poi molto ottimistica. Se lo scioglimento, nel maggio 1943, dell'Internazionale co– munista era stato interpretato come la rinuncia del gover– no sovietico ad ogni ulteriore tentativo di servirsene come di strumento della rivoluzione mondiale e quale abbandona della tesi che i moti sociali in tutti i paesi dovessern segui– re il modello russo, la sua ricostituzione sotto altro nome e il discorso commemorativo del trentennale della Rivoluzio- 11e fatto dal Molotov, _ad onta della possibilità di collabo-

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