Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

CRITICA SOCIALE 319 La migliore politica salariale consiste nell'accrescere la potenza di acquisto dei lavoratori e non già i loro salari no– minali. Oggi la scala mobile della contingenza è messa in disparte, e ciò per indicare che si è raggiunta una certa stabilità nei prezzi: giova sperare che non si ritorni più indietro. Intanto, n:on è detto che non si. possano fin d'ora ritoccare e migliorare i salarii di base; spetta agli organiz– zatori delle singole categorie giudicare della convenienza o meno di imposta,re un'agitazione a tal fine. Ciò che si può clire in tesi generale è che bisogna operare in modo da i1on aggravare i costi di produzione, se si vuole evitare un ulte– riore inasprimento della stasi industriale. Come tutti sanno; le industrie non riescono ad esportare - perchè i costi sono elevati, nonestante che i salari reali de– gli operai siano molto bassi, e non riescono a vendere nel mercato interno perchè i prezzi sono proibitivi per tutta quella parte di popolazione che vive del proprio lavoro. Sia– mo oramai un popolo· di sottoconsumatori. ·Si è gridato contro la restrizione del credito, ma ora èi accorgiamo che il capitale liquido a disposizione degli im– prenditori è superiore alla domanda, il che vuol dire che non viene investito nella produ_zione,e non viene investito pere! costa troppo. L'interesse richiesto dalle banche per gli an– tipici ai fabbricanti non è inferiore al- nove ·o al dieci per cent@, mentre -i concorrenti esteri li possono avere, al due o al due e m.ezzo al massimo. L'industria edilizia langue, nonostante la crisi degli al– loggi, perchè molti proprietari di terreni hanno sospeso le costruzioni in corso o non dànno esecuzione a quelle in pro– getto per tema di non poter ricavare un frutto adeguato dai loro investimenti, donde una disoccupazione gi:-ave fra i mu– ratori nel mezzo della stagione più propizia ·alle costruzioni edili. Non c'è verso, si tappa un buco e un altro se ne apre, e non sarà mai possibile far tornare i conti finchè · un paese come il nostro, con -una popolazione accresciuta di numero, sarà costretto a vivere con un reddito ·nazionale che è an– cora lontano da quello del 1938. Ecco perchè è consigliabile, nell'interesse stesso dei lavoratori, che all'aumento dei salari corrisponda, per quanto è possibile, un aumento del ren– dimento. * * * Gli operai più intelligenti sono i primi a sapere che l'a– buso dello sciopero ne diminuisce il mordente, ma si deve convenire che non hanno nessuna facoltà di scelta nei mezzi per fronteggiare l'agguerrita classe padronale e che, soprat– tutto,. sono da lunga pezza allenati all'azione diretta, nella quale soltanto hanno fiducia. Ciò dipende dalla nostra tra– di:aione e dal comportamento dello Stato italiano nei ra,p– ,porti con le lotte del lavoro. Tutti i Paesi industrializzati hanno fatto delle leggi per disciplinare l'esercizio della li– bertà sindacale ed attutiré in qualche modo l'urto delle clas– si. L'Italia soltanto si trova _oggi, per la forza delle circo– stanze, sprovvista di una qualsiasi istituzione che leghi in qualche modo i sindacati allo Stato senza asservirli. Lo Sta– to ignora- i sindacati e i sindacati di1fidano dello Stato. Il sindacalismo è un affare privato, privatissimo. Nessuna legge interviene nei rapporti di salario, nessun organo di Sta– to è posto a disposizione degli interessati per prevenire od arbitrare i conflitti. Neanche la Costituente ha d.imostrato di interessarsi di questo problema come avrebbe dovuto, forse perchè succube di fantasmi corporativisti. La Costituente si è lìmitata ad inserire nello Statuto della Repubblica il Consiglio dell'Economia e del Lavoro. E' qualche cosa e potrebbe anche essere molto se diventasse, come dovrebbe, il centro (non diciamo il Parlamento, per ca– rità!) di tutta la Vita sindacale ed economica della nazione. Lo Statuto indica sommariamente gli scopi e la struttura che questo organo dovrebbe avere, ma più che dalle indi– cazioni statutarie le funzioni si desumono dai precedenti ibliotecaGinoBianco legislativi in materia. Si tratta in fondo di ricostituire su nuove e più vaste basi l'antico Consiglio Superiore del La– voro allargandone la competenza alle questioni economiche. E' ovvio quindi che il Consiglio dell'Econqmia e del La– voro dovrà essere un organo consultivo il quale accentrerà in sè tutti gli istituti periferici e tutti i servizi attinenti al lavoro, alla legislazione sociale, alla previdenza ecc. E' facile immaginarsi l'importanza che questo Istituto as– sumerebbe per il solo fatto di riunire nel suo seno le rap– presentanze degli interessi e della proteiforme atti:vità in– dustriale, agTicola, commerciale, e di quanto aiuto potrebbe essere alle Camere legislative le quali" sono per lorn natura generiche e superficiali. Qualcuno disse che la democrazia è il regime dell'incompetenza, e non aveva tutti i torti. Il guaio è che per creare il Consiglio dell'Economia ci vuole una legge apposita, che non ci sembra di prossima emana– zione (r). Come istituto di stretto diritto privato il sindacato com– pie una funzione di carattere corporativo, nel significato classico della parola,- cioè egoistica, in quanto tende a pro– cacciare dei vantaggi alla categoria che rappresenta; ess:> presenta la lista delle proprie rivendicazioni ai datori di la– voro e chiede che siano accolte; se le parti non riescono ad accordarsi pacificamente; il sindacato non può far altro che dichiarare lo sciopero. Così pure ricorre allo sciopero quando vuole fare pressione sullo Stato. A rigor di logica la questione della disoccupazione non riguarda i datori .di la– vor<>perchè non è una questione di salario sibbene una q ,1e– stione sociale la cui soluzione interessa ugualmente operai e padroni, quindi lo sciopern deve qui intendersi ~ivolto prin– cipalmente contro il Governo. Fu tempo in cui erano sol– tanto i salariati dell'industria e dell'agricoltura a valersi dell'arma dello sciopero e allora riuscivano facilmente ad ot– tenere pei vantaggi reali; ora invece scioperano tutte_ in– distintamente le categorie dei prestatori d'opera, sia che dic pendano dai privati o dagli enti pubblici, e quindi si neutra– lizzano a vicenda. Le agitazioni che assumono la fisionomia di rivoluzioni in fieri, altro non sono che il prodotto di un panico,,un « si salvi chi può», dovuto alla rottura dell'equi– librio economico e alla svalutazione galoppante della mo– neta. Tutto questo non ha a che fare con la pianificazione e la trasformazione dell'ordinamento capitalistico. L'educazione socialista del proletariato e soprattutto degli uomini che lo guidano nella sua lotta per mantenersi a galla quando le cla~si privilegiate intendono caricare sulle su · spai-le i pesi maggiori di una disfatta, è necessaria e non deve essere confusa con l'ingerenza della politica nel sindacato. Il socialismo ha sempre insegnato che si deve scioperare il meno possibile e solo quando si sono esperiti tutti i mezzi per. comporre pacificamente le vertenze. I nostri organizza– tori hanno alto il senso della responsabilità ed una visione completa dei problemi che travagiia,no il mondo in quest'ora terribile. La crisi nostra interna sarà ancora lunga e penosa, non c'è- da illudersi, ma'con l'uniojle e la buona volontà riu– sciremo a superare felicemente il capo delle tempeste. RINALDO RIGOLA (1) Su proposta del compagno Canini, 1'8 scorso l'esecutivo della C.G.I.L. ha approvato all'unanimità un o. d. g. in cui si chiede al Governo la sollecita ricostruzione del Consiglio del Lavoro. L'articolo del èompagno Rigola è stato scritto precedentemente. (nota di C. S.). I nostri abbonati possono ottenere da noi con la riduzione del 20% (L. 448 invece di 560) la bella biogTafia di CAMILLO PRAMPOLINI scrit– ta da Renato Ma.rmiroli, direttore della Giustizia..

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