Critica Sociale - anno XL - n. 13 - 1 luglio 1948

CRITICA SOCIALE 293 dell'Europa occidentale. Le conseguenze di un si– mile fatto sarebbero state incalcolabilmente gravi, e gravi sarebbero state anche se avessero costretto Schuman ad un allargamento verso destra del suo governo. Ma alla fine, in seguito a11'intervento di Paul He~·naud e del suo gruppo, le raccomandazio– ni·. Yennero approvate ed il governo ha potuto ri– prendere in concreto il suo lavoro. Approvando, però, !' Assemblea francese ha fatto· alcune critiche e riserv.e che giova ricordare. Parti– colarmente, la Francia insiste sull'internazionalizz·a– zione delle miniere e delle industrie della Rhur, mentre l'accordo non ha previsto che un controllo sulla ripartizione del carbone e dell'acciaio. Essa insiste poi per un'occupazione prolungata della Germania e chiede che il ritiro· delle truppe d'oc– cupazione sia precedu.to da un accordo preciso sul– le. garanzie d el manteni mento della pace, al quale dovrebbe partecipare la Ru_ssia, e sulle condizioni, non determinate a Londra, per la vigilanza nei pun- • ti strategici. Inoltre essa desidera che gli alleati impediscano la costituzione di un Reich autoritario e centralizzato. Finalmente, fa Francia auspica un accordo a quattro, compresa quindi la Russia, sul probleinà tedesco. Le iagioni di queste richieste sono state illustrate in modo particolarmente effi– cace da Léon Illum sul « Populaire ». Le prime han– nC' il chiaro intento di garantire la Francia da una futura aggressione da parte della-Germania.· Ma l'ul– tima merita un esame a parte. Secondo Blum, la Russia dovrebbe 'essere invitata ad una conferenza quad1:ipartita, perchè, se essa vorrà accettare di trattare, sarà forse possibile giungere a qualche ri- ,_sultato; se essa invece rifiuterà, sarà evidente a· tufti che la colpa è unicamente sua e si sarà ottenu- ta almeno una chiarificazio·ne in proposito. . A qnesto punto, però, è giunta la dichiarazione emanata a Varsavia dai ministri degli esteri dei Paesi dell'Europa orientale·, proprio mentre· a Ber– lino i russi hanno spinto la guerra fredda al,Ia mas– sima tensione, mettendo tutto in opera per costrin– gere gli occidentali ad andarsene.- Questa dichiara– zione deve essere attentamente considerata. Di essa, una parte, la maggiore, .è palesemente e piuttosto grossolanamn!e intesa alla propaganda nei confronti dei tedeschi, con l'evidente -scopo di spingerli ad intralciare le iniziative degli occidentali. Ma c'è anche una parte che, men.tre si nasconde sotto un richiamo a Polsdam e a Yalta, quanto mai inoppor– tun•J dop,1 che proprio i russi hanno reso partico- . larrilerite difficile la collaborazione a quattro, svela quello ohe è k• scopo fondamentale della politica russa, che non si distacca dalle linee generali da essi seguile in questi anni di dopoguerra. Si era parlato da qualche parte di una svolta della politica russ a. La svolta forse c'è stata, e lo vedremo meglio n.el prossimo avvenire, ma essa riguarda piutto,5to la tattica dei partiti comunisti nei Paes'i dell'Euro– pa occidentale e forse orient;ile, (dove è probabil– mente da attendersi un irrigidimento della discipli– na di partito riguardo i « fronti popolari ~. special– mente· in Francia e in Italia), che la politica estera della Russia nel suo complesso. -Dalla dichiarazione si p,uò ricavare infatti, spe– cialmente se la si confronti con- i modi e gli scopi della recente offensiva « di pace» scatenata dalla Russia nei confronti dell'America in seguito alla nota di Bedell-Smith, che questa politica mira so– pr.attutto al sabotaggio dell'unità europea per rag– giungere un accordo con gli Stati Uniti, mantenendo al tempo st~sso abbastanza fluida situazione euro'– pea in generale e quella tedesca in particolare. Que– sto, evidentemente, con lo scopo di rendere possi– bile un'ulteriore espansione del comunismo nell'Eu– ropa occidentale. Dopo un fatto simile, la proposta di Blum può essere ancora valida, sebbene non ci sia molto· da aspettarsi da trattative degli occidenta– li con la Russia: Siamo di fronte ad avvenimenti di portata notevole che, se i Paesi dell'Europa occi– dentale sapranno intenderne il pericolo, potrebbero aver l'effetto di accelerare· l'auspicata formazione ,e_n'uni~à europea. PIER0° ·GALLAl\00 ibhotecaG'no Bianco La democrazia interna Constatazione dei mali ... Il problema della democrazia interna di partito - che è poi (e non è una tautologia) il problema cruciale di ogni moderno partito democratico - si ripropone per noi più attuale che mai. E ciò per due principali ragioni. La prima sta in correlazione con l'unificazione socialista. Quel partito socialista unitario, autonomo, fattivo, che i i,ocialisti democratici auspicano, non basta accetti e convalidi le regole del gioco demo– cratico nella vita politica e statale o si faccin vin– dice di un effettivo esercizio per tutti dei diritti - democratici ai' fini del'le conquiste socialiste. Esso ha infatti da essere improntato ad uno schietto re– gime di interna democrazia. La nostra stessa scis– sione, la polemica antifusionista, la crisi che tor– menta molti militanti della « base » dell'altro parti– to socialista hanno radice proprio nella mancanza di democrazia interna che ha viziato dapprima il P.S.I.U.P. e, quindi, il P.S.I. Sappiamo come stanno le cose. Politica decisa ed imposta -dalle alte sfere, anzichè scaturita come creazione, istanza e con– quista dell'intero pàrtito; prevalenza delle tesi, dei punti di vista, delle manovre (spesso anche degli opportunismi e dei compromessi) di taluni dirigen– ti, sfruttanti sia l'idolatria di clans personali, sia la conformistica condiscendenza della massa degli i– scritti; inclinazione alla politica di porre quella di– nanzi ai fatti compiuti, poco •curando la reale volon– tà del partito, e talora in aperta trasgressione delle delibere e degli indirizzi congressuali; dominio pres– sochè assoluto,· ed assai spesso fazioso, dell'appara– to nelle sue varie diramazioni e nei suoi vari gradi gerarchici; esclusivismi e gesuitismi di funzionari, aggravati dalla mancanza di iniziativa (e di reazio– ne). alla «base»; alternative di attività, sollecitate. dall'alto e inquadrate in obbligate « direttive », e di sonnolenta inerzia o di vero e proprio sbandamento, ecc., son.o cose note e sofferte. Ma tutti questi non sono che aspetti particolari di un unico fenomeno: la persistente frattura tra dirigenti e partito. E' chiaro che, più che qualsiasi altro, un partito socialista ha la necessità di com– battere e sradicare queste deformazioni. Esse sono uno dei principali motivi dell'arretramento sociali– sta dalla Liberazione in poi: e non. si può pensare di re~uperare il terreno perduto, se non si sente l'imperativo di decisamente riscattarsi da quelle aberrazioni. .In secondo luogo, un pai:tito, a cui si aderisce comunemente più per atto di fede o per postulato di coscienza che per determinazione pura– mente razionale o per calcolo d'interesse. viene ad essere colpito nella sua fonte più sana dai « duci– smi », da!(li ai1toritarismi, dai... « cadreghinismi », perchè ciò l!letermina la demoralizzazione ed il di– sinteresse degli iscritti in buona fede. Nulla di più deleterio per una massa in cui è così profonda e cqsì generosa l'ansia di « servire· il Partito », che il dover constatare che. viceversa, il partito serve alle posizioni o alle ambizioni o agli interessi elet– torali dei suoi capi, nazionali o locali. Infine, un partito socialista è, per sua essenza, lo strumento politico per l'auto-emancipazione della classe lavoratrice, secondo l'imperituro insegnamen– to di Marx. Questa alito-emancipazione non può es– sere che sforzo collettivo di coscienza, di. pensiero e di volontà: ossia esperienza e maturazione. Ora ciò viene non solo frustrato, ma ·sviato e deformato dal'la mancanza di una effettiva democrazia inter– na. che è poi il solo modo con cui questa esperienza può realmente esplicarsi in forma collettiva, anzi~ chè come prerogativa di ristretti gruppi. E se poi un partito socialista deve assicurare la coesisténza e la convivenza di diverse correnti ideologiche, di diverse tendenze, di svariate opinioni, la sola pos– sibilità che ciò avven!(a senza generare lotte· intesti– ne, segrete sopraffazioni, faziosità deleterie - o, addirittura. il pericolo di scissioni ad infinifum - è appunto l'instaurl!zione di 1:1nademocrazia interna, che significa la collaborazione di tutti e l'esclusio– ne di nessuno. L'altra ragione che pone in primo piano il pro-

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