Critica Sociale - anno XL - n. 13 - 1 luglio 1948
290 CRITICA SOCIALE farci al più presto ~n'esposizione che s_erva ad un essa può venire per difendere l'indipendenza euro– largo ed illuminato dibattito della mat~na. pea da ogni minaccia esterna; da quàlunque pàrt_e Ormai siamo tutti d'accordo che al pia_n? Marshall essa venga. sarebbe ridicolo oggi fare un.a pr~gr~idiziale_ oppo- sizione. Gli aiuti esterni - è ormai nconos<:rnto ?a Il programma internazionalista dei socialisti. tutti - ·ci sono indispensabili per quella rmascit~ In obbedienza appunto a questo criterio i partiti a <mi dobbiamo tendere con tutte le. forze; e _ROnsi democratici socialisti europei si sono. dietro invit0 intravvede nè oggi nè in un. avvemre pros~uno la del partito laburista, .convocati a Parigi in una con- li)ossibilità che quegli aiuti ci P:e~vengano ~a al!ro ferenza internazionale, la quale, sulla base del pia- Paese' che dall'America. Le nohzie, messe m giro no Marshall, ha cercato di avviare gli Stati dem@– prima del 18 aprile, che aiuti_ poteyamo e_~otre_mmo cratici d'Europa verso un'organizzazione federale da .avere dalla Russia, ma che h abbiamo nhutah per · considerarsi, secondo dice la mozione votata, « co. inconsulta prevenzione politica, no~ possono _essere me una tappa verso l'unificazione del mondo~. e interpi_etate s e no n come mezzucci elettorah, alla hanno deliberato di costituire « una organizzazi0ne cui efficacia n.on credevano peraltro neppure colo- permanente dei partiti socialisti che partecipano al ro che li usavano. / · piano Mar~hall o al patto. delle cinque Potenze». Riman.dando dunque ad altro momento la discus-' organizzazione parallela a quella dei governi, per sione sull'attuazione del piano Marshall, questo pos- studiare gli effetti dell'attuazion.e del piano MarshaU siamo dire sin d'ora: 1) che noi dobbiamo augu- e· del patto dei Cinque e « per coordinare gli sforzi rarci di poter ricevere il massimo di m~terie pr!me dei partiti socialisti verso l'unità europea ». e il minimo di prodotti finiti, se anche m un pnmo Ma qui dobbiamo immediatamenJe soggiungere momento anche di questi avremo certamente biso- che, pur rendendoci conto che quel patto dei Cinque gno; 2) che gli aiuti forniti dall'E:,R.P . .n?n deb~ono è una giustificata risposta al patto di Bialystok e assolutamente servire a colmare il def1c1t del b1lan- aJle applicazioni che se ne sono fin qui venule fa– cio a cui debbono provvedere le nostre forze a mez- cendo, noi crediamo che si debba con tutti gli sfor– zo 'di riforme fiscali e di altri provvedimenti, ma_ zi cercare di tener lontana l'Italia dalla adesione a dev0no servire per la riforma agraria e per la bo- quel patto. Potremmo tutt'al più accogliere l'idèa nifica (intorno a cui naturalmente noi abbiamo con- che il costituirsi di uno stretto vincolo economico celti diversi -da quelli che animano il programma tra le sedici nazioni interessate al piano Marshall si della D.C.), per lo sviluppo delle fonti di. energia trasferisca anche sul terreno politico, con clausole di cui ha 1 bisogno l'industria, per la soluzione del analoghe a quelle previste nel patto delle cinque problema delle comunicazioni, p,er l'addestramento Potenze, quando questo trasferimento si compia sul– della mano d'opera e, nei limiti del possibile, per la base di una evoluzione verso un'organizzazione la ricostruzione edilizia. Non si debbono nasconde- federale, la quale trasferisca dai singoli Stati al re i pericoli che l'accettazione degli aiuti america- Superstato che verrebbe a costituirsi una parte di nt presenta; ma essi potrebbero arrecare gli in con- sovranità, che dovrebbe esse11e anzi piena per quan– venienti di un « polmone d'acciaio » come ha detto to riguarda l'uso delle forze militari. Noi vogliamo !'on. Nenni, solo se non servissero, come invece deb- insomma allargare la vita dell'Italia, come di tutti bono e possono servire, a reintegrare la nostta pie- gli altri Paesi, verso un sempre più ampi0 irnterna– na capacità · produttiva, dalla quale possa venirci zionalism0, che possa un giorno comq;iren.dere Orieù– in seguito una completa indipenden.za economica, e _te ed Occi,dente. E' l'esperfenza stessa che dimostra .la .capacità di bastare a n oi stessi senza ulterjore ogni giorno ·Jiliù come sul terrlm0· economico e; di bisogno di aiuti. · riflesso , in tutti gli altri aspetti della vita, l'isola- . E' superfluo dire che, mentre non possiamo non men.lo dei singoli Paesi rappresenta un assurdo pe- essere grati a.I Paese che ci offre gli aiuti, se anche ricol oso. Di questa imperiosa necessità dovranno reputiamo che esso abbia una convenienz·!l di qual- cercar di rendersi conto tanto color0 che vogliono siasi genere ad usare q uesta gen erosità verso di far rivivere quelle velleità nazionalistiche che han- noi e verso gli altri Paesi europ.ei, dobbiamo pera!- no alimentato il fascismo e da cui è ·venuto tanto tro ·cercare che questo debito di gratitudine che noi disastro al nostro e ad altri Paesi, quanto coloro che contraiamo non si-converta in una disposizione di inter'?azi?nalisti per pres~pposto, mostrano oggi ai animo che accetti o solleciti qualsiasi intervento associarsi a quelle ideologie per opportunità di bot- - straniero nelle direttive politiche del nostro Paese. taglia ,parlamentare. · . . . Cer:to la nostra stessa concezione socialista ci po- Soprattutto per far valere questa 11ecessità di am- ne in guardia contro il pericolo d'ingerenze stra- pliamento sul. piano internazi@nale della -nostra vita niere. Come dall'oriente qnella grande potenza at- _-, nazionale ,noi abbiamo accettato ·di far parte del torno a cui, dietro alla cortin·a di ferr9, si va co- Gov_e 11 no; e crediamo che il Presidente De Gasperi stituendo un blocco poderoso di forze, svolge hna si sia reso ben cont0 de!J"apporto che a tal fin.e può politica di progressiva espansione e d'interferenza dar~ al_I'f!zione del Gove_rno il nostro parti!o, ·in gra– heHa 'vita di altri Paesi, così in America Io stesso· d·o mfrn1tamente superiore a quello che ogni altra gigantesco sviluppo del capitalismo va generanclo forza politica può 'dare; perchè noi soli vèramente ten.denze espansive che a un certo momento posso- facciamo oggi parte di un'organizzazione interna– no assumere forme d'imperialismo anche militari-· zionale che ·vuol accrescere i vincoli di solidarietà stico e soverchiare le tendenze pacifiste che fortu- tra i singoli Paesi per giovare in· questa guisa alla natameilte ·sono ancora prevalenti in quella demo- loro rinascita economica e alla comune difesa della crazia. Non possiamo a questo riguardo non tener, loro indipendenza politica. conto del fatto che, se il piano Marshall fosse stato ispirato dal desiderio di ap1'ire la via ad una in– tromissione del!' America nelle 'direttive di politica generale e di politica economica dei Paesi europei,· il governo americano avrebbe scelto la via di veni– re ad accordi separati coi singoli Stati dell'Europa, ciascuno dei quali, compresa l'Inghilterra, si sa– rebbe tpovato in confronto degli Stati Uniti in tali . condizioni di debolezza. -da non poter resistere alla loro forza soverchiante. In.vece l'America si è rf– volta a tutte le nazioni europee, comprese le orien- · tali., nel loro complesso, e ha posto come condizione dell'assegnazione di aiuti che tra queste nazioni f@s– se stipulato un previo accordo idoneo a creàre tra esse 11na coordinazione delle loro economie e una solidarietà e un'unione che evidentemente dava e dà loro la maggior forza possibile per resistere ad ogni tentativo d'ingerenza politica di altro Paese. Sta al– le Nazioni europee. di saper .connettere la gestione dei loro interessi in n~odo da mantenere e r.affor– zare questo vinçolo di solidarietà e la forza che da BibliotecaGino Bianco La questione di Trieste, di Briga e Tenda, ec,c. Desideriamo a questo punto, ·per desiderio di chia– rezza, di- accennare ad' alcuni problemi pa11tic0lari che sono stati affacciati qui da vaFi oratori. Se an– che è vero che 1'offerta di Trieste da. li)arte detle potenze occidentali possa esser servita anche come strumento di pFopaganda elettorale, è obbligo non dimenticare che, contro l'opposta volontà della Rus– sia, sin dal momento in cui si trattavano le condi– zioni della pace con l'Italia, l'America aveva pro-· pugnato l'assegnazione a noi di Trieste e del 11e– troterra, oltre ehe di una parte dell'Istria che è sta– ta ass,egnata alla Jugoslavia. Siamo anche noi tut– tavia desiderosi che la questione di Trieste sia ri~ solta secondo giustizia an.che mediante trattative _con la Jugoslavia, ma nell'ambito e con la gara1;izia dell'O.N.U.. Anche per Briga e Tenda è superfluo che esprimiamo il nostro desiderio della loro resti– tuzione all'Italia mercè trattative pacifiche con la
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=