Critica Sociale - anno XL - n. 13 - 1 luglio 1948
304 CRITICA SOCIALE nella teorià come nella pratica, un regime politico il quale ticonosce che, quando ·il citta•dino esprime qualsiasi suo pen– siero od opinione egli iure suo utitur e, sotto l'aspetto giu– ridico ·neminem laedit. Questo spostamento del centro di gravità nella definizione della concezione democratica verso l'inalienabile dirittò del– l'uomo e· del cittadino non. annulla: la classica formula di au– togoverno del popolo - « pou~ le peuple » e « par le peuple » -- ma, piuttosto, la riempie di un contenuto più preciso e realistico, giacchè, in ultima analisi, soltanto attraverso la legale possibilità pèr ogni cittadino di svolgere la propria personalità e di adempiere, a parità di' cgndizionì generali, tutte le funzioni pubbliche, si realizza la partecipazione ef– fe.ttiva di tuito il popolo alla vita dello Stato e della società. Alla luce di questo preciso e sicuro criterio di orienta– mento diventa evidente che il regime politico in cui non tutti godono del diritto di avere ugual valore politico come cittadini,--nella somma della volontà collettiva, non può es– sere ritenuto democratico, indipendentemente dal .fatto· che il governo rappresenti la maggioranza o la m~noranza, dal metodo usato per arrivare al potere, e da quello che il go– verno fa per il popolo. Donde la logica conciljazione che, per quanto il predominio• della maggioranza nell'ambito del– le funzioni governative costituisca la condizione indispensa– bile di ogni ordinamento democrat<ico, tuttavia è più logico considerare quale peculiare tratto distintivo caratterìstico del– la democrazia e del democratismo, non il -fatto che la mag– gioranza sia al potere, ma che ogni cittadino o gruppo di cittadini, ossia la minoranza, abbia diritto alla piena libertà di manifestare la propria opinione, anche se in stridente disaccordo con i governanti in carica, e partecipare effetti– Vilmente alla vita dello Stato Jttraverso l'adempimento delle svariate funzioni pubbliche. Duplice alterazione della concezione democratica. Purtroppo non capire - ciò che accade in larghi strati dell'opinione pubblica - che la libertà della personalità U!Ila· na· costituisce l'unh:o sicuro criterio di discernimento fra de– mocrazia e non democrazia ha facilitato ai fautori della co– sidetta « democrazia· prggressiva _» la possibilità, sfruttando l'eccessiva genericità della classica definizione, di effettuare, sotto il riparo di un paravento pseudo-democratico, quella du– plice - paternalistica e demagogica - alterazione del con° cetto democratico che è così sintomatica del momento che viviamo. -L'autoritaria e paternalistica deformazione della demoqa– zia si ottiene ;;otto il pretesto della necessità di distinguere tra la forma e la sostanza di ogni concezione politica. « C'è un formalismo democràtico e legalitario, e c'è ima sbstanza di democrazia, e di legalità o, meglio, di l_egittimità» (Avanti, 28 febbraio 1948). Chi è per la sostanza democratica· è si– cu;o-; o finge, di esserlo, che · « è democratico chi sa com– prendere i ·bisogni del popolo e lavorare per soddisfarli ». (P. Togliàtti, Unità, 13 maggio 1945). Ebbene, malgrado la sua appariscente democraticità, questa formulazione è la de– for,màzione del concetto democratico, perchè sotto la ban– diera .della difesa degli « interessi del popolo» può nascon– dere, come ,nasconde in questo caso, il contrabbando di una tendenza. o di un regime. totalitario e tirarmico. Chi ragiona così dimentica, o finge di dimenticare, che la democrazia, intesa quale sistema politico e non come stato d'animo per- · sonale; riguarda appunto la forma, i metodi ed i mezzi che vengono impiegati e non i fini. da conseguire. Difatti « com– prendere i bisogni del popolo e lavorare per soddisfarli» può pure un monarèa assoluto e dispotico in· ·un regime J')iù o meao totalitario-: basta l'esei:nJ')iodella magnifica fig11n di. un Pietro il Grande nella Rùssìa ancora semibarbara. No, il regime democratico esiste esclusivamente dove si _governa non soltanto « pour le peuple », ma anche « par le peuple » inteso nel senso e nel modo già spiegato, cioè dove si arriva alla divisione in maggioranza e minoranza attraverso una libera competizione civile fra i cittadini, tutti ritenuti poli– ticamente uguali rispetto ai diritti e ai doveri pubblici. Presa nel pieno suo· significato, la democrazia è sempi:e ·mezzo e fine, forma e sostanza contemporaneamente. E· ve– dere nella tesi che difende l'inscindibilità di questi elementi_ semplicemente « la malizia borghese di trasformare i proble– mi di sostanza in problemi di forma•» (Avanti!, 26 fo~braio Biblioteca-Gino Bianco 1948) può solo chi è indifferente ugualmente tanto al mezzo P a:lla forma, quanto al fine e a11a sostanza della ·democrazia. Battezziamo, invece, come demagogica la deformazione, allora, quando i fautori dél nuovo verbo, sempre per gli stessi motivi e gli stessi -fini di mascherare le proprie v1illeità dit: tatoriali, trovano più cònveniènte di manovrare ai;tutamente con il secondo elemento della classica definizione della demo– crazia, con quello, cioè, di autogoverno, di opinioni del po– polo («par le· peuple »). Abbondanti e significative dichiara– zioni in questo senso troviamo negli articoli sull'Avanti/ e sull'Unità· e ;ei discorsi pronunciati al VI Congresso· del P.C.I. {gennaio 1948). « La formula stessa di democrazia popolare indica un allargamento d,i.lle élites alle masse, dalle assemblee e ·dagli organi rappresentativi ai rappresentati». (P. Nenni, Avanti/ II gennaio 1948). La dèmocrazia pro– gressiva « è una forma di organizzazione pubblica che non è del Partito nè dello Stato, ma è una organizzazione di massa», la quale « realizza una profonda rivoluzione demo– cratica » e « costituisce nello stesso tempo una organizzazione 'di lotta e di combattimento» e una « mobilitazione di po– polo» (discorso. di Sco_ccimarro). Questa: « creazione origi– nale» - afferma poi Scoccimarro ._: dimostra come la de– mocrazia « per divenire democr-azia di popolo non può più essere contenuta nelle vecchie forme della democrazia parla– mentare». Chi 0 afferma che « un parlamento democratico e un governo parlamentare sono i limiti' della democrazia> parla « come un uomo dell'ottocento, senza. tener conto ,lei nuovi fattori della vita democratica moderna, uno dei quali è appunto il controllo popolare» (Avanti! 26 febbraio 1948). Donde la necessità di liberare la classe operaia dalla « illu– sione parlamentare» e di- contrapporre al « vecchio apparato conservator-e » un « organizzato potere popolare». « Queste forme nuove di lotta possono essere riassunte nell'esigenza di non muovere più le masse soltanto sui' terreno rivendicativo, ma di far sì che esse passino alla realizzazione di veri e propri· atti di governo, cioè risolvano ir,i un certo modo de– terminati problemi» (discorso di E. Sereni). E per realizzare codesta novella presuntuosa palingenesi democratica dovrebbero servire appunto i Consigli di ge– stione, i Comitati per la terra, le Consulte popolari ecc., i · quali, se per ora sono costretti a limitarsi alle funzioni <li lotta, di critica e di controJlo, devono, però, sempre più ten– dere a diventare autentici « organismi popolari del . potere statale». Legalità democratica e natura antigìuridica del· fenome110 rivoluzionario. Non ci vuole molto acume pet capire che, nonostante tutti i , suoi orpellamenti democratici, qaesta pretesa di affidare agli organismi extra-parlamentari ed extra-costituzionali le funzioni di formale controllo giuridico e queJle ·legislative racchiudejn sè un cumulo di illogicità e di contraddizioni, determinate dalla falsa interpretazione dello stato reale del– le cose. Anzitutto è fal:so che il sistema democratico si esaurisca con la· « funzione pa:rlamenare ». La democrazia deve esse;e intesa sotto l'aspetto non statico, ma dina~ico. La dottrina democratica non pretende affatto· di limitare· la vita politi~a del popolo alle sol_e funzioni e~torali, ma, al· contrario, presume - e ciò costituisce l'essenziale suo con– tenuto ideologico e compito pratico - la costante parteci– pazione dei cittadini aJla vita· pubblica attraverso uno sva– riato complesso di istituzioni statali (Governo, Parlamento, ecc.) e liberi '.organismi sociali di vario tipo (sindacati, par– titi, giornali ecc.), ognuno dei guaii compie un'attività ed as– selve i compiti parti<wlari conformemente alla propria na– tura. Ed appunto grazie a siffatto r,azionale ordinamento po– . litico democraticamente congegnato si _apre al popolo la pos- sibilità di diventare autore, protagonista ed arbitro della vi– ta politica, economica e sociale. S'intende che nella pratica della vita,. data l'insufficiente_c_on~apevolezza politica élelle masse, le cose non procedono così"lisce, ma a noi preme qui sottolineare che fra tutti i ·regimi politici che l'umanità ha finora sperimentato, · soltanto queflo democratico - inteso neJla sua classica concezione - si è dimostrato capace di realizzare con suc~sso l'ideale dell'autogoverno dei popoli nell'atmosfera di libertà. 11'1 ogni modo, la ·pretesa di affida– re il controllo sullo Stato democratico agli specifici organi
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