Critica Sociale - anno XL - n. 13 - 1 luglio 1948
300 CRITICA SOCIALE assicurando loro Ja fine dei vincoli e concedendo lo– ro nel frattempo, sotto forma di titoli __redirn_ibil!, quell'aumento ragionevole che hanno d1ntlo d1 esi– gere affinchè la ~r?pri~t~ 1_1on sia un onere, ~ tutela, in pari tempo, gh rnqmhm, salvaguardandoh da ~u– menti improvvisi ed eccessivi· che un.o sblocco rn– tempestivo determinerebbe e, soprattutto, garanten– do loro la ricostituzione di un calmiere naturale, il solo efficace per risolvere la crisi delle abitazioni: gli aumenti di pigione consentiti sono per essi un premio di assicurazione contro un inevitabile disa– stro futuro. LIVIO SEVERGNINI Il problema della casa ci sembra cosi grave ed ur– gente che, per vederlo in qualche modo risolto, sia– mo disposti ad accogliere anche una proposta che non risponda in_ tutto alle nostre .direttive. Da que– sta considerazione è stato probabilmente animato l'amico Severgnini nel formulare la proposta espo– sta nell'articolo qui sopra pubblicato. Noi abbiamo accolto il suo scritto, p11r'non es– sendo in tutto d'accordo coi criteri che ispirano la .ma proposta, perchè riteniamo utile accogliere o– gni contributo che attiri l'attenzione sull'argomen– to e induca a lI'ooare al più presto una soluzione al problema che è forse il più grave, insieme con la crescente disoccupazione,' fra quelli che assillano in questo momento la vita del nostro Paese. Vogliamo però in pari tempo richiamare un disegno di legge presentalo nell'altro dopoguerl'a al Parlamento da Filippo Turali, alla cui redazione aveva largamente contribuilo lo studio e la competellza del compagllo Alessandro Schiavi. lri quel JJI'Ogetto di 1-egge che concedeva ai proprielal'i di casa la facoltà d1' au– menti graduali nei canoni d'affillo, cl)e dovevano alluarsi fra il 1923 e il 1928, in una propol'zione va– riabi1e dal 20 al 55 per cento, secondo la natura de– gli appartamenti e la data in cui erano stati stip11- lati i contratti d'affitto, el'a stabilita l'istituzione, a cal'ico dei proprie/al'i delle case ad· uso di abita– zio_ne, di un'imposta temporanea, per dieci anni.,. il cm provento doveva servire a provvedel'e alla solu– zione della crisi delle abitazioni. L'imposta, di c11i si vietava il. trasferimento a carico dell'inquilino, do– veva corrispondere ai tre quarti degli aumenti del canone di affitto consentiti dalla legge, o ad una q!wta mf_nore in certi casi particolqri. L'intero gel– lito dell imposta doveva essere destrnato a costituire 1m .fondo (da erogarsi con norme che la legge stes– sa stabiliva), la cui amministrazione doveva -essel'e affidata alle. Casse di Risparmio o ar,li Istituti di emissione. · ' .Il provento dell'imposta avr.ebbe dovuto essere di- stribuito nel modo che segue: • - . un terzo a favo_re dell'Istituto pel' le Case ;Popo, larz, quando esso s1 fosse assunto l'esecuzione di un programma edilizio da assorbire completamente, an– no per cnno, le somme corrispondenti; . un_ t_er_zo· a favor~ ~i !3nli morali e di Coopera– ~we_e_dzlme 9ost~utlr1~1 dz case popolari a proprietà md1v1sa -ed· rnahenab1le; . il residuo terzo infine in parte dato a favore di Enti e privali costruttori di case (escluse quelle di lusso), anche a proprietà divisa ,:d alienabile, e in parte ai Comuni per l'impip.nto dei servizi deslillali a vantaggio delle nuove costruzioni. Noi ~appiamo c~ie (!li? studio del problema del-la casa. s1 son?. ~pplzcatz m questo periodo di tempo molli che gza in passato, avevano po!'talo la loro al-· tenzione sull'argomento. Le nostre colonne· sono a– perte per quanti vorranno po1·tare un contributo al– la proposta del Severgnini o contrapporl'e ad essa un altro progetto. · · Non sappiamo se una parte dell'E.R.P. potrà esseu · destinata alla ripresa dell'attività edilizia; comunque, riteniamo che non sia opportuno far– ci molto assegnamento, anche perchè esso dovrà servire a molte altre urgenti necessità ·della nostra vita economica, e occorre qu_indi che noi sappiamo dalle nostre stesse possibilità, con coraggiosi sforzi, trarre i mezzi per una graduale soluzione del proble– ma della casa. LA CRITICA SOCIALE,. ' BibliotecaGino Bianco ·ll movimento cooperativo in Inghilterra (t) In Montevideo, nell'Uruguay, si pubblica un periodico èòo– perativo " Rochdale ». L'Istituto Rochdale, centro morale della Lega delle Cooperative degli Stati Uniti, è a Chicago. Il nome di Rochdale ricorre in ogni parte dél mondo, ove esista un movimento cooperativo. - · Rochdale, cull.vdi tale movimento, è in una delle vallate del Lancashire, nel Nord d'Inghilterra, che furono sommer– se centocinquanta anni fa dalla marea della. rivoluzione in– dustriale. E' una d_elÌenuove grigie città, éhe debbono _il loro rapido sviluppo nel secolo scorso alla trasformazione del~ l'Inghilterra in un vasto opificio. Ma a Rochdale spetta un posto eminente nella storia sociale, essendo il luogo di na– scita della cooperazione fra moderni consumatori. Là, nel-, la miseria che costitui il prezzo pagato dall'Inghilterra per il suo rapido slancio verso la ricchezza industriale, pochi h- .voi:atori, quasi tutti tessitori, trovarono il modo di porre in ~fetto la loro _determinazione di combattere la povertà e la degradazione. La loro idea fu la associazione cooperativa fra i consumatori; E poichè alla loro determinazione si ag– giunse una sobria condotta degli affari, potè sorgere in Rocii– dale, nel 1844, la prima moderna· associazione fra i con– sum~tori, concepita come puntò di partenza di un movimen– to espansionistico soci,ale. E' vero che nel 1844 l'idea cooperativa era g1a m em– brione. Robert Owen aveva infatti" già varato un suo espe– rimento cooperativo. Ma ciò che rese celebri i 28 « Equitahle Pioneers » di Rochdale fu che essi afferrarono il significato economico dell'interesse del consumatore, che fino a. quel tempo era stato assai trascurato da tutte le scuole di poli-. ·-tica economica e dai riformatori sociali. Il piano di Rochdale ·era di fare delle necessità dei consumatori il criterio direttivo· della produzione. Ebbe inizio con la distribuzione di generi· essenziali, che non c omportavano rischi commerciali, e frat– tanto _si pensav:; i.ad una graduale ed organica espansione da– gli alimentari ad altre merci, fino lii beni principali ed alle abitazioni. Insieme con questa- espansi-0ne, si doveva pene-· trare in profondità, dalla distribuzione alla produzione e, finalmente, anche all'accesso al governo. .._ I principii erano semplici, diritti, popolari: uguaglianza pe:r tutti nell'accesso_ alla società, ugu~le potere per tufti _d( .di– rig~re gli affari della società, eliminazione dei profitti quale movente déLI'attività umana e riduzione dell'utile sul ca– pitale ad una quota fissa ·di interesse e, infine, equa distri 0 buzione dei profitti. Il metodo di distribuziàne dei profitti adottato dai pio-· nieri di Rochdale ·_ un dividendo proporzionale agli acqui– sti - ha contribuito più che ogni altra cosa alla rapida espansione dei" movi~ento cooperativo in Inghilterra. Dopo le- deduzioni per le riserve, per le assicurazioni sociali e di ogni genere, per scopi educativi, per beneficenza e per gli inter.essi sul capitale azionario, il 'resto viene distribuito in dividendi. Il dividendo è infatti la restituzione al consuma– tore di una percentuale del prezzo delle merci da lui acqui– state. Il «divi» è divenuto l'argomento più efficace del moc vimentp cooperativo ·ed attrae milioni di soci alle società cooperative e per esso i consumatori inglesi hanno rispar– miato milioni di sterline. Oggi IO milioni circa di associati in Inghilterra e molti mi– lioni in altre nazioni, provano la consistenza di quello che si è venuto a, c_hiamare « il- si~tema di Rochdale ». (1') Ringraziamo Il Servizio stampa dell'U,fficlo brltannlee dJ lnf_ormamonl di averci fornito Il testo di questo lnteresaa•te· articolo, U cui contenuto vorremmo fosse stimolo ai veri eoo– perato;I per cerca·r di salvare la cooperazione dal mlnac4'ate asservimento 11 Interessi di partiti. (La C. S.).
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