Critica Sociale - anno XL - n. 13 - 1 luglio 1948

294 CRITICA SOCIALE blema della democrazia interna di partito, è che il nostro partito è ormai diventato maggiorenne. E' superata la fase iniziale, p_rev!llent?m~n~e. org~1~iz– zativa, CU!ando, per forza d1 cose, 1atliv1ta p~hli_ca era quasi esclusivamente concentrata nella Direz10- ne, nel gruppo parlamentare e nei comitati federali provinciali, e le sezioni aspettavano da questi organi istruzioni e direttive, limitandosi ad aprire qualche dibattito politico solo in occasione dei congi:essi. Con la campagna elettorale, svoltasi in profondità {almeno nell'Italia Settentrionale e Centrale), la ra– gion d'essere del partito e i suoi postulati program– matici sono diventati di dominio comune, ravv.i– van.do l'interesse e degli iscritti e dei simpatizzanti atto rno alle nostre posizioni. Le sezioni sono venute crescendo di numero e di attività. Esse sentono di essere organismo vivo ed essenziale del partitp, e non soltanto sul terreno organizzativo; ne dibatto– no i problemi e gli indirizzi politici con. crescente ,serietà e capacità; intendono dare, grande o piccolo, il loro conti:ibuto ad una collettività di consenzien– ti, legati da una comune responsabilità, a cui non intendono sottrarsi. ... e ricerca det l'imedi. Da queste considerazioni bisogna trarre le de– bite conclusioni. Ed esse impongono, come i11cen– tivo ad una maggiore vitalità ed efficienza del par– tito, una sempre crescente democratizzazione della sua interna attività. Notiamo subito che il P.S.L,I., che già moltissimo ha fatto. a tal fine, si trova per questo verso in una condizione indubbiamente mi– gliore (anzi sostanzialmente diversa) di quella che affanna ed opprimé il P.S.I. Il postulato di demo– crazia interna è infatti da tutti condiviso. Esso ha già tutte le premesse per diventare attuale: ideolo– giche, politiche, organizzative. Gli ostacoli che esso ancora incontra non son0 affatto una sconfessione del principio, ma una non ancora integrale ap– plicazione di esso. Si tratta quindi non di deli– berate ragioni di opposizione, ma di ostacoli di natura pratica. Ed è essenziale che esista la volontà· di eliminarli il più rapidamente e il più radical– mente possibile, anche se il rafforzamento del par– tito costituisce per sè stesso un loro attenuamento. Occorre anzitutto che il partito si esprima di più, Ciò ha come presupposto una più attiva vita sezi()– nale. Occorre uscire dall'ambito dei problemi pu– ramente organizzativi o dai problemi di ordinaria amministrazione, per portare le sezioni ad affron– tare il dibattito sui problemi generali del partito, anche se considerati sotto il punto di vista regiona– le o locale. La parola d'ordine dev'essere: discu– tere. Liberamente discutere, senza timore alcuno per l'insorger di disparità di opinioni o per il ma– nifestarsi di polemiche interne; senza alcuna pre– concetta ostilità verso nessuna posizione politica (e tanto meno con. diffidenze verso le persone); senza paventare l'aperta critica (a torto considerata, spes– so, come manifestazione di sfiducia, di disfattismo o di risent.imento, magari per ragioni personali), cri– tica, che quasi sempre è assai più utile della condi– scendenza conformistica o del plauso unanime. Bisogna naturalmente discutere assai più in as– semblee o in. riunioni collettive che non nella cer– chia angusta e senza eco · dei comitati. E bisogna ricordare che la discussione lascia talvolta l'impres• sione di inconcludente· polemica o addirittura di sterile accademia, se non la si sappia poi riassu– ll!ere in mozioni o in ordini del giorno, di fronte ai quali, pro o contro, si debba prendere posizione. La nostra stampa di partito - indubbiamente· in via di miglioramento - è già in grado di for– .nire anche alle più isolate sezioni gli argòmenti più dibattuti e più attuali per la vita del partito. E la istituzione di una « tribuna libera·» merita il plau– so. Ma indubbiamente questi dibattiti sono tanto più proficui quanto meglio vengono orientati. Gli organi centrali del partito dovrebbero prendere la abitudine di interpellare le sezioni su specifici te– mi, impostandone magari la trattazione a mezzo di meditati l'e[erendum, con domande circonscritte, ma organicamente collegate. tra di loro, come abbiamo vi sto fare di recente, a ·proposito della « unità so- BibliotecaGino Bianco cialista », da una delle nostre federazioni. Nè si ob– bietti scetticamente che le sezioni non risponderan– no, e manderanno la richiesta a finire tra le « scar– toffie » inevase: sarebbe in realtà conoscere assai male l'ansia che le sezioni hanno di contribuire, il meglio che possono, ai problemi del partito. Si no– ti poi che le risposte, anche se giungessero in nu– mero limitato, consentirebbero di conoscere in mo– do assai più diretto ed autentico di quanto non lo si possa attraverso periodici congressi, il modo di pensare del partito, individuandone anche gli aspet– ti negativi. Gli organi direttivi del partito sarebbe– ro così meglio orientati sugli stessi in di rizzi del partito e sulle sue più schiette esigenze: e inter– preterebbero in maniera assai più autentica i suoi reali in !eressi. Osserviamo subito, a dirimere equivoci, che il no– stro amore per la democrazia non va certo sino al– l'assurdo di pretendere che ,su ogni essenziale pro– blema gli organi direttivi debbano sospendere ogni pronuncia, in attesa di avere consultato la base. Un simile fanatismo dell::: democrazia non può con~ durre che alla paralisi della democrazia. Vi sono de– cisioni, anche di importanza essenziale, che deb– bono essere prese da organi ristre tti o addirittura ,dal solo Segretario. E tutti san.no che non di rado l'aprire un democratico di bat tito su certe delibe– razioni significa, o perdere. le occasioni propizie, o giungere a soluzioni svirilizzate ed inconsistenti. Non ci sentiamo di patrocinare sino alle estreme conseguenze un sistema di democrazia diretta, che riterremmo anzi deleterio. Ma - ciò non toglie che quanto pit1 si conosce direttamente ed autenticamen– te il modo di pensare, di sentire, di reagire di un partito, tanto più efficacemente si senta di potèr interpretarne lo spirito e la volontà, anche ir,i quel– le deliberazioni, sulle quali il partito non è stato consultato. Questa esi_genza di vivificare il partito attraverso la più libera discussione ha inoltre un risultato e– ducativo della massima importanza, quando si afs frontano determinati nroblemi, specie quelli più as– sillanti ed urgenti dell'ora presente. La discussione dimostra infatti, anche ai più ottusi o ai più sprov– veduti di senso politico, che non si è fatto nulla, o non si è fatto ancora nessun passo innanzi, sinchè ci si limita a denunciare l'esistenza o l'urgenza di nn determinatd problema. Ne viene a guadagnare il modo stesso (che dev'essere il nostro) di impo– stare i problemi, che impone di prospettare in pa– ri tempo la soluzione, e la .soluzione in. senso so– cialista. Si impara cioè che alla semplice enuncia– zione di « come stanno le cose » è insita !'.esigenza di rispondere alfa domanda « e allora che fare?~; ·e che quest'ultima domanda· si articola poi in altre domande, tu1te essenziali: « come? con che mezzi? a qual fine? con quali forze?». Da un semplice bi– sogno materiale o da una generica esigenza si as– surge quindi alla impostazione del problema poli– tico. Che è poi l'unica maniera valida, sia di com– pi-ere un'educazione politica sia di esplicare una propria volontà politica. E' appena il caso di osservare che non pochi pro– blemi richiedono poi, per essere seriamente dibat– tuti e affrontati, o una conoscenza di indispensabili dati, o un.a specifica competenza tecnica. E' logico quindi che essi vengano trattati in più appropriata sede (Istituto Studi, Centri studi, speciali commis– sioni di lavoro o di indagine, ecc.). Ma anche qni dev'essere principio· scrupoloso di democrazia inter– na non solo aprire questi organi tecnici alla colla– borazion.e di tutti i com]i)agni che ne sentano l'inte– resse e desiderino arrecaryi un contributo, ma far· sì che la loro opera ed i loro risultati siano portati a conoscenza di tutto il partito. L'esigenza di far conoscere al pai:tito il lav'oro svolto, i problemi affrontati, le difficoltà incontrate dev'essere poi particolarmente viva per il Gruppo Parlamentare. I nostri deputati e senatori debbono avere un.a particolare cura di serbare continui con– tatti con la « base » del partito. Essi avranno molle cose da far conosc,ere ad essa (ed anche molte il– lusioni da sfrondare). Ma essa avrà pure molte istan– ze ed esigenze da far conoscere a quelli che sono i suoi rappresentanti parlamentari. Questa attivazione di discussioni di partito, che

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