Critica Sociale - anno XL - n. 12 - 16 giugno 1948

CRITICA SOCIALE 281 In quanto poi all'odierna; diametralmente opposta, tesi, con la quale il bolscevismo moscovita ed il comunismo eu– ropeo imbottiscono oggi 'i crani, asserendo che il regime so– Yietico rappres~nta - in confronto della tradizionale de– mocrazia _a base di partiti multipli - una più elevata e più larga forma d1 democrazia, progressiva e popolare, « ap– punto perchè consiste in un sol partito governante>, anche questa tesi viene giustificata in nome della dottrina marxi– sta, secondo la quale, così si afferma, colà dove si siano su– perate le distinzioni economiche di classe dovrebbe sparire ogni ragione di divergenze· ideologiche, e particolarmente cti opposizione pqlitica organizzata in partiti. Sotto questo punto di vista acquista speciale interesse un <commento di Radio Mosca> dal titolo « Opposizione ;1d ogni costo>, di!Tuso in-varie lingue nel Gennaio 1946. Que– sta dichiarazione può essere ritenuta testo classico, perchè fu essa troviamo condensati tutti gli argomenti pseudo-dot- i trinali contro la democrazia tradizionale e Pro democrazia <progressiva», ai quali ricorrono i comunisti di tutto il - mondo, come ha fatto, per ,esempio, anche Zdanov alla Con– ferenza di Bialystock. Vale perciò la pena di riportarla quasi per intero. « Si va dicendo - così essa comincia - eh€ l'Unione Sovietica non è un paese democratico perchè nelln U.R.S.S. non vi è opposizione. Ma cosa non, piace ai si~ gnori critici? Semplicemente il fatto che ·nell'U.R.S.S. ·es;– ste un sol partito politico. Dove c'è un sol partito - diconn - non c'è democrazia. Naturalmente questa assurdità è vera se dobbiamo ac'cedere alla tesi secondo cui "il grado di dP– llJOCraziadi un paese è determinato dal numero dei partiti. Ma allora dovremmo arrivare alla conclusione che l'ex-mo– narchia austro-ungarica è stata un modello di regime demo-. cratico, perchè. il parlamento austriaco rappresentava quasi tanti partiti quanti erano gli Stati soggetti all'lmperaro au– stro-ungarico>. Dìcono ancora « questi signori critici - che la democrazia esige che nel Parlamento sia rappresen– tata la minoranza di opposi~ione>. Anche questo è vero, però solo nel ·caso che esista una opposizione, ~a « se que– sta opposizione non esiste, bisogna forse inventarla?» Co– me non capiscono i critici borghesi che « l'opposizione esi– ste necessariamente nei paesi della democrazia borghese, per il semplice motivo che ivi essa esiste nella realtà,, giacchè l'opposizione non può « non _esistere in una società che ab– bia interessi capitalistici>, dove esistono i grandi latifondi, ed esistono ·conseguentemente divergenze tra i gr!1ndi pro– prietari e i contadini, o dove esiste nel campo industriale la lotta tra capitale e lavoro? Ma « nella democrazia sovietica non ~siste · opposizione, perchè non esistono nè grandi proprietari fondiari, nè. capi– talisti>. Chi non sa « che il regime socialista bolscevico ha distrutto alla base stessa· gli· elementi del capitalismo, che tutti i poteri nell'U.R.S.S. appartengono al popolo lavora– tore e che questa è precisamente la forma superiore di demo- crazia?> · E l'autore della radiocomunicazione, scherzando, domanda ai critici americani della democrazia sovietica: « dove è la vostra opposizione monarchica? » oppure « l'opposizione dei sostenitori della schiavitù dei negri?>' E risponde trionfal– mente: « una tale opposizione non esiste neÌ Parlamento ame– ricano, perchè non esiste nella realtà americana». Perchè allora questi ostinati critici « non vogliono comprendere che allo stesso modo in Russia è scomparsa l'òpposizione, perchè <sono scomparsi per sempre i grandi proprietari terrieri, i latifondisti e i capitalisti?> Dunque, chiaro che « nell'Unione Sovietica un secondo partito, il partito di opposizione, potrebbe esistere solo come partito di restaurazione del capitalismo, dei grandi latifondi– sti e degli speculatori in Borsa>. Ma « la democrazia sovie– tica ha seppellito tutto questo, l'Unione Sovietica è una for– ma superiore di democrazia> .. Essa non soltanto « ha rea– lizzato le aspirazioni secolari dei popoli, ma ha anche :•s– sestato i più duri colpi demolitori a tutti i sostenitori della reazione>. Perciò « il popolo sovietico può parlare con iro– nia e con disprezzo a coloro che tentino di criticare le leggi della democrazìa sovietica >. L'inconsistenza, la falsità e l'artificiosità di tutte queste sofisticherie sono così evidenti che non c'è bisogno di en– trare nel loro esame dettagliato. Accontentiamoci perciò rii qualche osservazione. L'aliermazione di Marx che la spari– zione delle classi porterà con sè la scomparsa della lotta po– litica nel senso odierno, cioè lotta . generata dall'an,tagoni– srho sociale e aal e.on trasto· degli interessi tra capitale e la– ·voro, - è, certo, una sacrosanta verità. Ma, prima di tutto, quale ragione ci sarebbe di tener conto di questa massima e di giustificare con essa la ragionevolezza della sedicente democrazia progressiva sul terreno- dell'odierna realtà sociale sovktiq.? E' fC'rse lecito asserire sinceramente che_in Russia sia stata veramente raggiunta l'omogeneità sociale nel senso socialista, in Russia, dove la differenziazione dei salari e degli stipendi è maggiore che negli Stati Uniti, tanto che il prof. Mitin, economista sovietico, sintetizza le teorie bolsceviche a questo proposito nella formula: « Il socialismo è inegua– glianza>? Dunque, nei riguardi de-lla specifica congiuntura politico socialt: sovietica, l'escogitata invenzione della demo– crazia ·progressiva ri'mane una semp_lice speculazione dot– trinale sulla dabbenaggine del proprio uditorio. Ci vuole poco, infatti, per capire che Marx parlava dell'eventuale au– tomauca scomparsa spontanea degli aggruppamenti ideolo– gici, simili a 6 li attuali partiti, nella futura società senza an– tagonismi sociali, ma non della dispotica proibizione di tali formazioni da parte di un tirannico governo dittatoriale. E poi le divergenze di opinioni e di tendenze non si pos– sono interpretare esclusivamente come semplice prodotto del– la lotta di classe: questo significherebbe convertire la dot– trina del materialismo storico ·in Ul]a dura concezione di de– terminismo economico e farne una rigida applicazione nel campo della psicologia umana, che essa non può e non deve avere. E, difatti, è una cosa naturalissima che anche nei re– gimi borghesi capitalistici, accanto agli aggruppamenti o par– titi, che rappresentano diverse classi sociali con interessi contrastanti, esistano partiti, - come, per esempio, il ~o– cialista e il comunista, - oppure frazioni dello stesso partito, che rappresentano e difendono (almeno teoricam~nte cosi dovrebbe essere) gli interessi della medesima classe e ,jo– vrebbero avere, per giunta, le stesse finalità ideali: e. cio– nonostante, come è noto, precisamente fra simili aggruppa– menti si svolge ima lotta più aspra ed accanita che tra i nemici di classe, lotta di natura strettamente politica, benchè generata da divergenze ideologiche e non da antagonismi di classe. E' evidente, quindi, che anche se in Russia non ci sono più classi sociali in quella forma e nel senso in cui esistono nei regirr>i capitalistici, questo fatto per sè mede– simo non prova affatto che, nell'U,R.S.S. siano addirittura séomparse le divergenze di opinioni e gli antagonismi ideo– logici, a"ppure che la «democrazia progressiva~ russa - esclu– dente qualsiasi distinzione di par-titi e contrapposizione di maggioranza e minoranza, di governo e opposizione - sia un naturale, logico e spontaneo risult_ato della specifica strut– tura sociale sovietica. No : tutto ciò è semplicemente effetto ciel dittatoriale sistema f'nlilico, rhe dispotkamente soffoca ogni manifestazione aperta del libero pensiero .e della vo– lontà umana. te ,.mtinua). I. I. SCHIU!IDI!R Leggete e diffondete il quotidiano del P. B. L, 1. L'Ul\IANITA' ,I

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