Critica Sociale - anno XL - n. 12 - 16 giugno 1948

CRITICA SOCIALE 275 posti sono assai contradittori gli unì· ·con gli altri. Gli ac– cordi -diventano quindi accademici e non si traducono in si– tuazioni reali. Sì passa così dalla possibilità dì accordi mul– tilatéralì, a quelli bilaterali o trìp,trtiti, di cui gli accordi . per l'unione italo-francese e quelli del Benelux sono .esem– ·PÌ. Questi accordi 1 anche quando passassero alle applica– zioni concrete, renderebbero pur sempre la realizzazione di una federazione economica dei 19 più-difficile e più lontana nel tempo. Infatti, ogni unione comporta un irrigidimento della struttura economica dei paesi dell'unione nei ccinfrnn.ti dei paesi non parttcipanti all'unione: struttura che non con– viene v;;riare se norn do,PO effettuata notevole parte degli ammortamenti dei nuovi investimenti fatti durante la fov mazione dèll'unione stessa. Tenendo presentì queste ·co~siderazionì, possÌal}'o ora ve– dere quale è, nella situazione attuale. è valutando le possi- . bilità concrete di azione, la nostra posizione nei confronti di questi problemi. Le vie pos_sibili da seguire, secondo noi, sono due, e le esponiamo in ordine dì preferenza. A) Chiedere insistentemente che tutti i partiti Socialisti dei 16 Paesi intervengano presso i loro Governi perchè il piano Marshall favorisca veramente il costituirsi dell'em– brfone di urta federazione. Ciò significa in concreto : r") Delega, da parte dei Governi aderenti, ac\ un Comitato permanente e dotato dì ·adeguati uffici, di alcuni poteri, da determinarsi dì comune accordo, restando per@ fermo il principio che dovrà esserti un trasferimento, sia pure· limi– tato, cli sovranità nazion·a]e a favore di una sovranità super– nazionale. 2°) Formulazione di un piano unico che non s,a la semplice somma dì piani nazionali. 3") Rinuncia ad ac, cordì parziali che irrigidiscano le posizioni, ritardino l'even- tuale suq:essiva formazione di una unione più generale e ne aumentino i costi. B) Oppure proseguire sulla -strada delle unioni econo– miche parziali, tentando - di risolverç nell'interno dì ogni paese il difficile problema della ripartizione di oneri e bene– fici attraverso una ,considerazione successiva dì singoli set- I tori. Ad esempio, si potrebbe, in un primo tempo, giungere a predisporre una migliore -divisione del lavoro nel ram J siderurgico, ed in quello meccanico, con rinuncia da parte <lì ognuno dei due paesi contraenti a -determinàte produzioni i:;er svilupparne altre, attraverso accordi ben precisi di cui 1 due Governi dovranno garantire l'applicazione da parte delfe focze produttive private. In tutti questi accordi; la nostra esuberanza di mano d'o• pera e -tutti i diffidi problemi che il trasferimento di essa dall'una all'altra industria, pone, mostrano· un lato particolar-· mente «umano» delle restrizioni che in un primo tempo inevi– tabilmente sono provocate da qualunque forma di accordo. Poichè in sostanza, chiudendo uno stabilimento non tan.to si ·incide sul re<;ldito del proprietario o dell'imprenditore, ma si danneggiano quei lavoratori che, se non sistemati imme– diatamente, ricadono nella grande ·massa dell'offerta esube– rante di mano d'opera; non scarse probabitità di assorbimen– to. Ecco perchè ritorniamo su- un punto- essenziale dei pro- · grammi socialisti: l'as•sicurazione di -un minimo di vita, che diventa qui rrezzo indispensabile per assicurare mobilità a'i ' fattori produttivi, attrave·~so .la quale si può solo sperare che un'unione economica possa un giorno realizzarsi. E tan– to meglio, ripet-iamo, se questa assicurazione di un minimo di vita, dalla responsabilità nazionale passa alla responsabi– lità solidale dei Paesi aderenti. DAVIDEC1no:,J! Un quintale di • riso · 11 riso si semina, il riso si mangia. Questo è noto a tutti. Quanto sudore di lavoratori e quante preoccupazioni di a– gricoltori assorba il riso è meno noto, come neppure so· spettata è l'ignor.anza dei copsumatori, molti dei quali re– stano vittime degli esercenti. perchè non sanno distinguere le diverse qualità per quanto fra .l'una e l'altra còrranc , notevoli ·differenze. dì prezzo (1). Fra i oolì estremi del ciclo risiero si addensa una som– ma piuttosto complicata di interessi, spesso contrastanti ; però sempre concordi quando si tratti di riversare sul consuma– tore un aggravio di prezzo e di strappare all'agricoltore una quota oarte del suo introito. Organo regolatore dell'attività risiera è l'Ente Nazionale· Risi, il quale, in un settore complesso per sua natura tecni– ca e difficile per contrasto di interessi (e anche per ca– rattere delle persone) fa il possibile, e non si può dire eh€ r'ton lo faccia egregiamente, _per contr,ollare le fasi del ciclo, rendere fluidi i passaggi della mePce, allargare il consumo. stimolare l'esoortazione e regolarla, assistere le parti tn contrasto ~I fine di facilitare il superamentq delle difficoltà che. nel pur breve ciclo agticolo e industriale, ad ogni mo– mento 'sorgono e -ad ogni campagna si rinnovano. I due poli del ciclo risiero sono rappresentati dalle seguen– ti note: (1) La produzione Tipo Comune Comune superiore Semifino Fino Fino superiqre Totale italiana nel 1946 risulta cosi distinta: Q.11di risone , resa Q.Ii•di riso. 3.369.466 0:,64 2.156.458 45.631 0,60 25.~79 789.877 . 0,60 473.926 473.173 0,54 255.513 41.212 0,49 20.194 4.719.358 2.933.470 Risulta che circa li 70% di rls~ne e circa li 74'.% di riso è di tipo comune. I tipi superiori (riso semifino, che deriva dal risone comune superiore, più il semifino, il riso finO e Il superfino) si producono In quantitativi via via più ridot– ti. Se si potesse avere la statistica degli acquisti fatti dai con– sumatori, risulterebbero senza dubbio più elevati i quantita– tivi di tipi superiori, perchè ,per . tali vengono., gabellati i risi lbliotecaGino Bianco ~) per ogni quintale di risone prodotto l'agricoltore per– r.episc~ Lìt~ 5400 per il tipo ·comune e· Lit. 7290 per il tipo fino superiore ; b) per ogni quintale di riso il· consumatore paga (a Mi-· !ano e provincia) Lit. r r.ooo per il tipo comune e Lit. 18.ooc òer il supeFfino. Il ciclo agricolo si inizia con la preparazione della risa– ia e finisce con la produzione del risone. La monda, opera– zione' intermedia, r. il fatto più interessante per il gran mo– vimento di mano d'opera, focale e immigrata, per la dura fatica che richiede, per l'aria di -festosità che l'acco.mpagna, per i problemi organizzativi e salariali che comporta., Gli or– ganizzatori sindacali delle due parti, per quanto si muovanc, , Òramai su schemi tradizionali, affrontano· ogni anno la ste– sura del patto di monda non senza preoccupazioni: occorre da una parte assicurare salari. sufficienti e dall'altra non comoromette 0 re la stabilità delle azi.ende, i cui dati di bilan– cio non sono noti quando si discute la monda, essendo il pr"<~zodel risone stabilito solo più tardi. Se è lecito dire che il riso si irriga di sudore dei lavord tosi, non si ouò negare che si nutre di preoccupazioni deg-Ji agncolfori. Siccome le anticioazioni sono 'notevoli e certe, mentre il realizzo subisce il rischio tecnico di produzione (2) comuni. Questo ,è il prezzo dell'ignoranza dei consumatori, le cui conseguenze si riversano, naturalmente, anche sui produt– t·ori. Per quanto fuori del ciclo. risiero, di cui si vuol par– lare, il fatto merita rilievo per ,la sua enorme frequenza e. perchè la diffusione di norme per il riconoScimento dei tipi può offrire all'Ente Risi un altro campò di lavoro proficuo, cosi come fu proficua, a suo tempo, la diffusione di ricette culinarie riguardanti il riso. I ,tipi si distinguono sostanzialment'e · in bas·e ai caratteri organolettici e ai pregi culinari; l'apprezzamento pratico si fa in base qll'aspe"tto del chicco (non pregiati i rotondeggianti e òpachi, pregi.a.ti i grossi, allungati, a frattura ·vitrea), e quindi Jn base .alla varietà botanica. (2) ' Il rischio tecnico, riguardante la produzione di risone, è sempre notevole. Ricordiamo in proposito il grave disturbo atmosferico dell'agosto 1946 (abbassamento di. temperatura, temporale, grandine e successivo svilupp9 della malattia <lel

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