Critica Sociale - anno XL - n. 12 - 16 giugno 1948
2H CRITICA SOCIALE L'unio-ne doganale italo-francese Senza dub!:,io l'unione doganale Italo-Francese, i cui pro– tocolli sono stati firmati a Torino nei giorni scc,rsi, è uno dei fatti più notevoli dell'attuale vita politica internazionale, ed il sincero, caloroso entusiasll'o manifestato .dal pubblico in occasione della visita del ministro Bidault prova il pro– fondo desiderio, per lo meno da parte italiana, di vedere realizzate forme di convivenza super-nazionale. Quelle ma– nifestazioni di entusiasmo sono tanto più sintomatiche in quanto si sono avute in zone che si poteva pensare fossero più di ogni altra sensibili a motivi nazionalistici nei con– fronti della vicina Francia. Se a Torino, malgrado Briga e Tenda e tutta la speculazione nazionali'strca che si fece attorno al trattato di pace con la Francia, (la gravità del quale non vogliamo diminuire, ma che comunque non era tale da turbare i_,apporti tra i due Paesi), vi è stata· una– nimità di consensi e un così cordiale e spontaneo apprezza– mento degli sforzi fatti dalla Francia per riavvicinarsi al– l'Italia, dobbiamo dedurre che verairente lo spirito federa– tivo, -supernazionale, è vivo oggi nella grande maggioraNza del popolo italiano. Ma bisogna tlire che, se l'atmosfera è così favorevole ai. principi di una vita iNternazionale, se l'attività diplomatic~ si sforza di favorire questa atmosfera, certo sinora i fatti non hanno corrisposto all'attesa, e noi temiamo che quandn la realtà apparirà chiara sotto il velo delle parole' se ne avrà una. profonda delusione. Infatti, a quali conclusioni sono arrivati sino ad oggi i '-vori del:a Commissione d1 studi per l'unione ·1,-:,;:·nale?te– eone in breve i punti fondamentali: 1) - L'unione doganale, nella forma classica, da sola non rappresenterebbe nessun sensibile miglio;amento delle reciproche situazioni; 2) - Si rende indispensabile una unione più lar.ga ddla doganale, e che si potrebbe chiamare economica, magari ùa raggiungere con realizzazioni graduali; 3) - Dallo studio· della situazione economica dei due Paesi (cioè dal calcolo dei costi di produzione, dall'es<1me dei mercati di ~ifornimento e di sbocc'O;ecc.) si hanno forti motivi di ritenere che un'unione doganale darebbe ai ·due Paesi benefici superiori alle perdite. Mentre la Commissione di studio dei due Governi emet– teva questo suo parere, una Commissione di industriali ap– partenenti alla Confederazione Generale dell'Industria si• re– cava ad incontrare i corrispond enti Syndicats Patronau.,-,: ii. Francia, onde analizzare pitÌ a fon.do la situazione dei due paesi. Le .conclusioni ·dello studio di questa Commissione so– no nell'insieme, cioè facendo la somma algebrica dei van– taggi e svantaggi per ciascuno dei paesi, ~guaii a quelle della Commissione governativa. Le perplessità, le incertezze le difficoltà appaiono quando dalla visione d'insieme s( pass~ a quella particolare, ~alla nazidne. si scende all'azienda. Se, infatti, per una Co!Pmissione di studi è facile fare delle somme algebriche, non è poi altrettanto facile, in pratica, fare in n,oèJo che una parte dei benefici che alèuni ricave– ranno dall'unione economica sia usata per compensare quel~ li che a causa dell'unione stessa subiranno perdite. E sia ben chiaro che per.dite e benefici riguardano sia i datori di la– vqro che i lavoratori. Essenzialmente, dunque, le difficoltà, in concreto, stànno proprio .nella soluzione di questo pr0- blema. Solo se vedremo l'inizio di una soluzione potremo dichiararci soddisfatti, perchè avremo imboccato .Ja strada giusta, che, malgrado difficoltà estreme,. siamo però certi che un giorno èi condurrà alla mèta. Ma se alla precisazione e alla identificazione direi quasi personale dei perdenti e dei beneficati, si vuol sostituire un provvedimento generale, c he per f orza propria dovrebbe sta– bilire un nuovo equilibrio, allo.ra dobbiamo dichiarare che la strada è sbagliata, perchè gli interessi lesi saranno talmeute forti da impldire a qualunque Governo francese o italiano di prenders.- decisioni definitive nel senso dell'unioNe. BibliotecaGino Biaoco Il nostro Partito e la Federazione europea. ' Per meglio comprendere come il nostro Partito imposta il problema della realizzazione di una federazione europea, o meglio di una federazione economica europea e, in parti– . colare, dell'unione economica franco-italiana, ci sembra pos– sa essere utile una breve considerazione. fl socialismo ha, fra gli altri, lo scopo di raggiungere un accresciuto livello di vita delle popolazioni, che non fia solo. il risulrato di un processo di produzione, ma anche <lì una migliore distribuzione del reddito nazionale, reso mas– simo dal pieno impiego delle risorse materiali, umane, stru– mentali, e dal pieno sfruttamento del progresso scientifico. Ma questo .scopo, nei paesi europei, non .iuò essere raggiun– to in misura tale da consentire un liv~llo di vita degno del– l'essere u!Pano se gli sforzi saranno contenuti nell'ambito nazionale. E' invece indispensabile _allargare i mercati, uti– lizzare più razionalmente ed efficientemente le risorse esi-· stenti: è, insomma, necessaria una divisione del lavoro nr 5 - giore di quella sino ad oggi realizzata. E, come nell'ambito nazionale l'organizzazione deHa produzione non è lasciata al– la libera e sfrenata azione degli istinti umani, ma si cerc:i, per rendere massima la produzione e realizzare !J. p;it e-iuà distribuzione del reddito, d, regolare attraveuso un ?iano analitico i passaggi e le tappe dell'evoluzione produttiva, co– sì si deve fare an.che in campo internazionale.- In ambeJue i casi, però, sia che si tratti di un piano nazionale, sia .:he si voglia preparare un piano internazionale, è pregiudiziale che sia assicurato il minimo di vita acd ogni membro della collettività, che, cioè, l'azione. per il raggiungimento del nuo– vo equilibrio non parta da zero, ma da un valore positivo.' Una federazione di Stati in senso socialista può dunque avvenire: a) sia accord<Vtdo gradualmente, ed -entro i limiti con– cretamente possibili, i diversi piani nazionali o parte di essi; b) sia procedendo per a,;cordi bilaterali o tripartiti con suc– cessive e diverse integrazioni sil}o ad assorbimento o fusio– ne di più accordi; e) sia con l'imposizione, da parte di una autorità politiea supernazionale delegata_,dagli Stati aderenti, di un piaNo comune. Evidentemente· la responsabilità di ;is-. sicurare il minimo vitale alle popolazioni passa in quest'ul– timo caso dai Governi degli Stati aderenti al Governo su– pernazionale. Il piano Marshall, se i rappresentanti dei 16 paesi avran– no· sufficiente coraggio ed· immaginazione ,è veramente una occasione unica e preziosa per realizzare in quest'ultima for– ma, che· è la più rapicda e 'in de:liinitiva la meno costosa, quella Federazione di Stati Europei, la cùi necessità è co.sì profondamente sentita per motivi politici e per _motivi-eco·· nomici. Certamente la realizzazione di una sirrile collaborazione impone, s~prattutto da parté dei paesi le cui popolazioni go– dono di un livello di vita relativamente superiore e che han– no un reddito nazionale. relativamente elevato, un notevole sacrificio a favore di popbli meno favoriti e dalia natura e dagli avvenimenti. Ma a prescindere dal fatto che questo sacrificio può essere dosato e graduato nel tempo, resta .:o– munque ini:;ontestabile il fatto che a1 sacrificio sopportato oggi corrisponderà un tale beneficio per la collettività, rio– po il primo periodo di avviam.ento del sistema, da compen– sarli ampiamente. Per entrare in questa via, il primo passo sarebbe stato quello di creare un organismo permanente per il Piano Marsha.11,che avesse iL potere di rendere oll'ogenei i singoli piani nazionali, in modo da farne risultar.e un piano unico che realizzasse con spirito veran'ente universalistico il mas– simo beneficio per la collettività. Invece, contro ques.ta so– luzione, che è l'unica veramente conveniente, i paesi ade– renti al piano Màrshall stanno adottando quella degli accor– di dei piani nazionali. Questa via -presuppone, però, l'esisten– za in-ogni Paese di piani, cioè la conoscenza di determinati scopi che ciascun Paese vuole raggiungere per il bene del– la collettività· nazionale, poichè è soltanto quando due o più parti sanno esattamente_ quello che vc-gliono ottenere le une dalle altre che un accordo è raggiungibile, altrimenti si pro– cede nel vuoto. Ora, non tutti i Paesi hanno dei piani na– zionali, e anche quelli che già esistono o che sono stati pro-
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