Critica Sociale - anno XL - n. 12 - 16 giugno 1948

CRITTCA SOCIALE 271 , guerra . Se ancora qualche mese fa poteva sembra– re incontestabile che- la Russia Sovietica avrebbe po-• tuto a suo piacere e senza incontrare difficoltà oc– cupare tutta l'Europa ·occidentale, non è più così oggi, e cen il passare del tempo essa incontrerebbe sempre maggiori difficoltà. · Dal punto di vista ·americano il Piano Marshall ha realizzato nel suo primo anno le speranze che i suoi autori riponevano in esso. I vantaggi per il pubbli– co americano sono ciggi divenuti così evidenti che la politica americana può essere continuata nella stessa direzione e con lo stesso metodo, sinchè Mo– sca non ìnuterà la sua. L'America proseguirà la po– litica del cn'1solidamento, senza provocare l'avver– sario_. Per l'Europa Occidentale la ,si tuazione ha il grande vantaggio di far subentrare al perio.do di de– clino un periodo di ripresa, che le rende possibile di · contare nuovamente sulle proprie possibilità econo– miC"he. Se fu un ·successo dell'arte politica n.mPri<'ann l'aver dato vita al piano Marshall, tuttàvia dipende soprattuttò dalla stessa Europa di avvalersi oon le proprie forze dell'occasione offertale per 1,ma sul\ ripresa (1). BENEDIK'l' K.AU' I'SKY _- (1) Qu~sto articolo, à stato scritto prima che la Camera dei Rappresentanti ~mericana proponesse la nota diminu– zione degli stanziamenti per ·l'E.R.P. Ma dopo gli ·interventi. del Governo e del Senato statunitensi, le conclusioni del no– stro collaboratore risultano con.fermate (Nota della C. S.). L'ora della decisione Seguiamo con interesse, ma senza soverchie illusioni, la tenzone precongressuale che si dibatte nel P. S. ·I. Un dato ci sembra acquisito, e Io segniamo in attivo: che questa volta ci si deve impegnare decisamente e senza equi– voci. La « base » è inquieta ed ansiosa, e intende vederci chiaro. Essa sente che il Paese, e al di là di esso tutti i socialista, di cui si è reso autorevole interprete il Comisco a Vienna, stanno guardando ed aspettando, per proryunciare il loro giudizio. Si tratta di sapere se il Partito Socialista Italiano_saprà riscoprire, dopo averla persa con la politica sinora seguita, una legittimità di esistenza politica, cioè una sua funzione, una sua particolare ragion d'essere. Diversa– mente, la sua condanna è sicura. Esso si voterebbe alla sor– te di quelle sorpassate formazioni politiche - astri spenti nel cielo politico - çhe stanno in piedi, mentre vanno len– tamente svuotandosi, per puro e tenace spirito di conserva– zione (dico censervazione, perchè -anche la « grande tradi– zione da rispettare», anche « l'amor~ per il Partito» posso" no essere autentico conservatorismo), e che la storia, presto o tardi, s'incarica di liquidare senza gloria, visto che gli uo– mini non trovano il coraggio di ·seppellirle. Si tratta di sce- · gliere, in questo dilemrra. Tutti gli aderenti al P. S. I., chia-' ramente o confusamente, sentono ciò. Ma è ovvio che uon basta preferire la prima ipotesi pernhè essa diventi realtà. E allora molte cose che sembrane importanti diventano episodiche. La delusione ed il rovello per la batosta eletto– rale _provocata dalla fallimentare esperienza frontista; l'in– calzare delle accuse di errori politici contro i dirigenti.; il tentativo di questi ultimi di rigettare le accuse stesse sul– l'incapacità dell'apparato, della organizzazione, della « base :s> a dar concreta attuazione e soprattutto « attrazicne sociali– .sta» ( !) al mito frontista; il cauto tirarsi indietro degli screditatissimi «capi», pronti a presentarsi in veste di con– triti, ma che intanto nulla «mollano» del loro potere, anzi· se ne avvalgono per manovrare gli uni con_tro gli altri e pe, meftere tacitamente innanzi i loro candidati ad una «·eredità apparente » ; il fioccare confuso di mozioni, tutte più o meno reticenti dove il tema è scottante, con i con– sueti retroscena personalistici e con quel reci_proco scalzar- BibliotecaGinoBianco -, /· si e coprirsi, in vista di combinazioni ·congressuali già scon– tate; l'affannato e preoccupato elevarsi di qualche can– dida voce dell'autentica «base», che ancora una volta. si vuol scartare dall'agone: tutto questo non è che ribollimeu-– to superficiale. E tanto meno contano certi effetti spettrali della. situazione. Come il clangore senz'eco degli stromL•et– tatori che ancora into_nano il ritornello: « un fone partito socialista all'avanguardia del_ Fronte popolare». O con-e il tiero caracollare a difesa di un'estremistica Dulcinea di. certi morandiani- Don Chisciotte. O come la sfiatata e banalissi– ma prosa degli articoli di B·asso sull'« Avanti ! » per confu- · tare con quattro luoghi comuni le insidie, naturalmente «so-· cialderrocratiche » e « filoborghesi » della temuta « Unità So– cialista: ». Come posta c'è qualche c0sa di assai più profondo e cli_ più g,rave. Soprattutto di più serio. Lo si sente: e perciò il bailamme precongressuale appare inadeguato e stonato .. Sarà (o lo si crede, e qualcuno lo vuol far credere) battaglia, e battaglia grossa. Ed invero questa volta non sembra fa– cile trovare diversivi. Non ci pare pos~a trovare gra~de pre– sa il solito espediente di prendersela con i secessionisti in atto o potenziali, con il pretesto della « collaborazione con la borghesia», dopo che proprio i «capi» hanno avallato, contro la nostra opposizione, l'esperimento quietistico del tri– partito. Nè crediamo possa molto il frusto gioco del sen– timentalismo· e dell '« unità a tutti i costi :i>, visto che quanrlo si ha unità di forze antagonistiche, che tirano in direzioni opposte, si ha corre risultato la paralisi. E nemmeno si pos– sono inta\volare i plateali e ingannevoli giochi di bussototti,. del genere di guelfo' così egregiamente sfruttato al Congres– so di Roma del gennaio scorso, quando un problema emi– nentemente politico (adesione al Fronte) è stato involgarito e travisato in un puro problema elettoralistico (lista unica o no), còn la inevitabile sconfitta di quei sedicenti « autono– misti» che s'er_ano lasciati indurre a combattere su questo scivoloso ed equivoco terreno,· mancando lor·o il coraggio di affrontare il problema di fondo. · · Ma apporterà veramente il Congresso di Genova una net– ta ·e ferma chiarificazione? Non lo crediamo. Anche se po~ trà seguirne un mutamento di -dirigenti, troppi interessi, troppe resistenze, troppe mentalità inveterate cospirano a determinare una soluzione «centrista». Siamo del resto cer- , ti che già sar_anno all'opera gli eterni grammatici della po– litica per scoprire le formulette ad effetto, capaci di salva– re capra e cavoli, atte a condire la unanimità (o la pseudo– unanimità) ed a mandare a casa tutti contenti ed illusi (tanto, le ulteriori batoste si sconteranno in seguito). Accan– tonato il dibattito sul fusionismo - che è orlT'ai in atto,· attraverso il Fronte e la politica di unità col P. C. - Basso stesso è portato fatalmente ad una involuzione centrista, ora ·che non gli conviene rimetter fuori l'immagine dei « due corpi e un'anima sola» ed è costretto a ·differenziarsi, ;ul piano ideologico, dai comunisti. E gli autonomisti, d'3.ltra parte, con il 'far proprio il principio « pertiniano » della fe– deltà al partito, checchè avvenga, con l'orrore.--per l'ipotesi· scissionistica, con l'affannoso ripudiare di ogni possibilità d'intesa sul terreno di « Unità socialista», si condannano da sè ad essere convogliati, anche se per opposto piano incli– nato, verso lo stesso baricentro. Permarrà probabilmente l'equivoco (e con l'equivoco le sue disastrose conseguenze), a meno che sappia imporsi e vincere, come dovrebbe attendersi da socialisti, il cotaggio delle decisioni est_reme, l'intransigenza delle idee, la deci– sione di anteporre a tutto soprattutto alle diatribe sul passato - la chiarezza. degli intenti per il futuro. Ma c'è poi da tener presente che non si uscirebbe dal– l'equivoco nemmeno se avessero a trionfare 'schietta– mente e decisamente l'una o l'altra delle due tesi estreme. che si stanno profilando. Non cioè nel caso che il Congres– so d 1 Genova avesse effettivamente a gettare le !:>asidi. quel rr.ai~ :malismo oltranzista, ch'è la recente ed ahilc, trovata di Pietro Nenni. E bisogna osservare fin d'ora che ben al– tra c0sa era il massimalismo impersonato dall.i mb;!e in– tr«n~1renza -di un Giacinto Menotti Serrati, C:a quel c!te nt:,~,, ebbe ad essere uno pseudo-massimalismo, con tutti i;li accomodantismi, con le improvvisazioni, con le estrosità, e soprattutto con il politicantismo di un Nenni. La storia non

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=