Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948
I CRITICA SOCIALE 1 245 :!elle ultime potrebbe essere interpretato quale un diverso orientamento del paese e una condanna dell'opera del Gover– no, con gravi. conseguenze per la stabilità dell'attuale mag– gioranza. N è giova dimenticare che esiste per il vincitore di oggi un altro grave pericolo: la riunificazione di tutte le forze !IOcialiste e la costituzione del tanto atteso grande partito socialista. Se questo avesse già, prima delle ele~ioni regio– nali, acquistato una potente struttura organizzativa e propà– gandistica molti e molti voti dati ai democristiani cambie- rebbero destinazione. · · Vari sono, dunque, i motivi per cui la democrazia cristia– na ha interesse a bruciare le tappe ed a procedere al più presto a questa nuova prova, che, per quanto possa andarle male, andrà sempre meglio che se passasse tropp9 tempo dal trionfo del 18 aprile. Dal canto loro, i comunisti, sperando di prendere, almeno in parte, la rivincita dello scacco subito e di poter avanzare pretese sulla scorta della nuova votazio– ne, non si opporranno a che la c~nsultazione popolare av– venga al più presto. Per tutti questi motivi noi siamo portati a ritenere non solo che le elezioni regionali si faranno, ma che si faranno presto. Orbene occorre subito sventare un pericolo, e cioè che la legge elettorale per la formazione dei consigli regionali sia raffazzonata all'ultimo momento, con una serie di votazioni precipitose, per alzata e seduta, o, peggio, di compromessi fra i gruppi maggiori. L'esperienza fatta ci:>nla legge per le elezioni del Senato, che ha permesso incredibili e parados– sali situazioni, impone di occuparsi fin da ora, e con la ma~– sima oculatezza, della procedura da seguire 'per l'elezione del parlamento regionale. Inutile dire che la legge elettorale usata per il Parlamento siciliano non è applicabile sic et simpliciter alle altre re– gioni d'Italia, per un cumulo di motivi che sarebbe troppo lungo esporre. ' Cominciamo innanzi tutto a dare per ammesso che anche queste elezioni avverranno col sistema proporzionale. Trop– pi benefici hanno ricavato da esso i grandi partiti ·dominanti per poter credere che lo abbandonino, accettando il sistema uninominale. Del resto, in occasione della votazione della legge per il Senato non fu difficile a comunisti e democri– stiani raggiungere a tal riguardo, per propri interessi, un cowpromesso che svuotava di pratico effetto .il principio uninominale adottato. Non ci sembra che vi sia nulla di nuovo .per far modi– ficare il loro atteggiamento. Pos;iamo quindi dare per scon– tato che le elezioni region.ali si svolgeranno col sistema' della proi::orzionale. Diciamo subito che la prima cosa da evitare è un sistema misto sul tipo di quello sperimentato per il Senato e che si potrebbe essere tentati di adottare tenendo presente, quasi per analogia, il criterio regionalistico seguito per la nomina dei senatori. li metodo seguito per la nomina della Ca;nera alta, oltre ad altri difetti, ha dato risultati che presentano un eccessivo divario dalla volontà degli elettori e non è sempre stato inteso da questi, i quali ancora oggi non rie– .scono a capire il motivo per cui un candidato che ·ha ripor- tato, ad es., 50 mila voti è stato battuto mentre è stato elet-. to quello che, nello stesso collegio, ne ha riportati 25 mila. Pur non essendo quindi entusiasti del sistema proporzionale puro e semplice, lo preferiamo mille volte a simili ibridismi. In secondo luogo, i collegi elettorali• non dovranno essere regionali, ma provinciali. La regione, cioè, andrà divisa in tanti collegi quante sono le provincie, ognuna delle quali avrà diritto a compilare liste comprendenti tanti candidati quanti sono i consiglieri da eleggere in rapporto agli abi– tanti della provincia stessa. In alcuni casi crediamo anzi che sarà opportuno istituire dei collegi anche più ristretti della provincia, e ciò avendo riguardo a particolari caratteristi– che ed interessi locali. Così, ad es., in Piemonte occorrerà che le zone di Biella, Casale, Ivrea e la Val d'Ossola fac– ciano ognuna per suo conto collegio a sè stante. Tutto ciò per un motivo che risulta evidente, osservando quanto è av– venuto in occasione delle elezioni per la Camera dei depu- ibliotecaGino Bianco tati. Si è visto chiaro il 18 aprile che, col gioco delle pre– ferenze, i candidati dei grandi centr.i urbani sono in una posizione di netto vantaggio. Così, ad es., il collegio Pie– monte-N orcl ha dato ad Unità Socialista 3 deputati di To– rino e nessuno di Vercelli e Novara; quello cli Milano-Pavia, sempre per Unità Socialista, ha posto ai primi 6 posti can– didati di Milano, e Pavia ha avuto il suo deputato solo gra– zie a ben tre opzioni, per altri collegi, dei primi eletti; e così di seguito dappertutto. Ora, se si trattasse solo di sa– crificio personale di alcuni, sarebbe poco male; ma in un consiglio regionale che ha caratteristiche particolari e chP. deve curare gl'interessi più vari non deve verificarsi che città dell'importanza di Pavia o di Novara, aventi interessi affatto diversi da Milano o da Torino, possano non aver rappresentanti di un determin°ato ·partito anche se i voti degli elettori locali possano essere, in proporzione, in mag– gior numero di quelli dati nel grande centro cui il piccolo era stato collegato. Naturalmente ·un simile sistema di di– visione delle regioni in vari colleii importa una maggiore disr,ersione cli voti, risultando molto maggiore il numero dei resti ; ma a ciò si può ovviare adottando in sede regionale il criterio seguito sul piano nazionale e cioè creando un col– legio unico regionale cui andranno per ciascuna lista, i voti non aggiudicati nelle singole circoscrizioni provinciali. Quì però crediamo opportuno introdurre una modifica che potrebbe in segi.ùto essere tenuta presente anche in campo nazionale per le elezioni dei deputati : proponiamo cioè che i candidati della lista unica regionale non vengano eletti a seconda dell'ordine di precedenza dato ad essi dal partito,· ma in base alla maggiore percentuale di voti di preferenza avuti nel proprio collegio. Si ovvierebbe così alle piccole ed odiose lotte interne per stabilire l'ordine di prècedenza e si rispetterebbe maggiormente la volontà degli elettori, che in regime di democrazia deve valere molto di più di quella delle direzioni dei partiti. Infine a noi sembra che il numero dei voti di preferenza a dLsposizione defl'elettore dovrebbe essere ridotto al mini– 'mo: possibilmente uno solo. Ciò perchè, concedendo all'elet– tore un numero eccessivo di voti di preferenza da dare (3, 4 o S come qualcuno propone), si avvantaggiano eccessiva– mente i candidati più noti a danno di quelli meno conosciuti e che non sempre sono i weno capaci. In effetti il singolo elettore, avendo a disposizione QiÙvoti di preferenza da da-. re, attribuirà il primo o i primi,,due a candidati da lui per– sonalmente conosciuti e stimati, usando quindi degli altri a sua disposizione in favore dei candidati più in vista, creando quindi a costoro unò sproporzionato ~ non giusto vantaggio. Ora, se questo può essere giustificato nelle elezioni legisla– tive, è da evitare nelle elezioni di un consiglio regionale {impropriamente chiamato « parlamento regionale»), che ha anche il éompito, oltrt. ad altri, di preparare la nuova clas– se dirigente del paese e di porre in luce gli uomini rimasti finora soffocati dai grossi calibri dei vari partiti, che poi non sempre sono i migliori. Concludendo, noi crediamo opportuno che il nostro parti– to ed in particolare i gruppi parl<!-mentari si occupino fin da ora della struttura da dare alla legge che dovrà regolare le elezioni regionali per non essere presi con l'acqua alla gola all'ultimo minuto. Riassumendo quanto sopra, riteniamo che tali elezioni si debbano svolgere col sistema proporzionale puro e semplice in collegi provinciali (salvo lievi ritocchi) con lista regionale dei resti e con elezione, in seno a questa, di coloro che han– no avuto una maggior percentuale di voti di preferenza nei singoli collegi, e concedendo all'elettore la facòltà di dare un solo voto cli preferenza o, al massimo, due. MASSIMO PUNZO Leggete e diffondete il quotidiano del P. B. L. L L'UMANITA'
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