Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948
_________ ____:c__ __ C.:_R_I_TICA SOCIALE 243 ll problema della Regione E' opinione comune che il governo cercherà di af– frettare quanto più gli sarà possibil~ le elezioni dei cosi detti Parlamenti regionali. E' probabile per– tanto che sarà presto presentata alla Camera la leg– ge che stabilirà il modo in cui detti Parlamenti do– vranno essere eletti e costituiti e quali dovranno es– sere le loro specifiche attribuzioni nel quadro della costituzione. Non pare che l'opinione pubblica mostri di inte– ressarsi in alcun mÒdo del problema delle regioni, che pure è grave per il riflesso che necessariamen– te dovrà avere su tutta- la vita dello Stato. Occorre richiamare su di esso l'attenzione pubblica e quella del nostro partitÒ in particolare. A tale intento pub-– blichiamo in questo numero due articoli, uno del compagno Pischel e l'altro del compagno Punzo; e abbiamo sollecitato anche altri compagni a mandar– ci scritti sull'argomento, che crediamo àebba esse- . re preso subito in molto seria considerazione. LA c. s. Premesse per una nostra politica regionale Non è vero che le elezioni politiche costringano alla ras– segnazione, forzata o volontaria. Lasciamo ai pavidi ed ai neghittosi il considerare il 18 aprile come l'inizio del lungo e grigio capitolo di un incontrastabile predominio demo– cristiano e il concludere che altro non resta da fare, per ritrovare la possibilità di una rivincita, se non attendere che il pesante interludio finisc,?, tra un quinquennio o prima. Per chi sente la politica come azione altre prospettive si af– facciano, senza tener conto che azione e lotta sono anche - ed hanno da essere - la nostra partecipazione. al governo e la nostra attività parlamentare. Ci sono altre occasioni da sf~ttare per riafferrare e consolidare, con nuove conqui– ste, l'affermazione che ha conseguito elettoralmente, in tan– to difficili condizioni, « Unità socialista». Ci sono altre bat– taglie da sostenere. Tra queste, la più prossima e la più importante è quella che ad un tempo concerne la formazione dell'ente_ regione, ormai consacrata dalla nostra Carta Costituzionale, e le ele– zioni dei Consigli che dovranno reggerle. E' la più prossi– ma, giacchè pare ormai certo che le elezioni regionali si fa– ranno entro l'anno. Ed è la più importante. Data la posi– zione e le "funzioni che sono state assegnate alle regioni nella struttura dello Stato italiano - ed è inutile illudersi : indietro non si torna! -, è facile immaginare da un lato quale situazione di antagoni~mo, se non addirittura di con- lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllJ,lllltllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll la politica del partito e del governo, essi debbono essere autorizzati ad esporre in modo ragionevole il loro punto di vista. Per parecchi ribelli passati e presenti il partito ha molta stima ed affetto. Ma la persistenza in attività disgregatrici, che il partito ha denunciato in modo democratico, non può essere tollerata. Noi non siamo i padroni, ma i servitori del popolo. Per questo dobbiamo mantenere l'inte– grità del partito.~ riaff~rma_re _la __ nost~a. f~de nel successo finale dei nostri prmc1p11 sociahsh ». PETRUS ibliotecaGino Bianco flitto nascerebbe se nelle singole regioni si avesse, per rea– zione, una riscossa ed una prevalenza del Fronte o di com– binazioni similari; e d'altro lato quanto gravemente verrel>-– be rincalzata l'ipoteca della D. C. su tutta la compagine statale, se anche alla periferia, oltre che al centro, si rin– novasse una sua vittoria massiccia e schiacciante. E invece le elezioni regionali potrebbero dar luogo ad una seria, e fors'ancbe decisiva, affermazione di « Unità socialista~ - fulcro della « terza forza» -, tenuto conto non solo di quan– ti si sono disincantati delle lusinghe frontiste, ma dei mol– tissimi che, avendo dato il voto alla D. C. per paura, si sono immediatamente resi conto del pericolo derivato da una così soverchiante vittoria elettorale a cui hanno sventurata– mente contribuito, sotto la suggestione della paura. Ma le occasioni non si perdono - e non si perdono in conseguenza le battaglie politiche -, solo se si sa preparar– si ad affrontarle. E su questo terreno - che è qualche cosa di divers"o dal terreno della organizzazione e della concen– trazione delle forze -, ossia sul terreno più schiettamente politico, noi dobbiamo avere il coraggio di riconoscere le nostre debolezze. Se non altro, perchè conoscerle tempesti– vamente è trovar modo di rimediarvi. La prima debolezza è il perdurare di una polemica (o, comunque, di ima divisione) tra regionalisti e anti-regio– nalisti, anche se i primi hanno messo molta acqua nel loro vino e se i secondi si sono acconciati, volenti o nolenti,. al– l'esperienza, ad un tempo politica ed amministrativa, degli enti regione. Il sopravvivere di questo contrasto è una de– bolezza, giacchè è un confinarsi in una posizione sterile, pas– siva, non costruttiva. L'istituzione delle regioni è ormai un fatto compiuto dal punto di vista costituzionale, e il conti– nuare a ripetere: « ma io sono contrario alla Regione ~. equi– vale perfettamente all' « e io non accetto» del ferravilliano Tecoppa. Vero si è che resta ancora da elaborare in sede legislativa la precisa configurazione dell'ente regione (e non vorremmo che gli statuti per le regioni dotate di una spe– ciale autonomia, elaborati sotto l'assillo dell'urgenza o di situazioni politiche anormali, diventassero il prototipo della « normale » regione) e che re.stano da elaborarsi i diversi statuti regionali: ma in queste sedi non sarà possibile sco– starsi sostanzialmente da una costruzione già preventivata nel suo schema fondamentale. , La seconda, e più grave, debolezza è che non abbiamo an– cora minimamente pensato a determinare quale deve essere la nostra politica regionale. E' nelle tradizioni del sociali– smo italiano la ferma e costruttiva rivendicazione delle auto– nomie comunali; ma quando dall'autonomia comunale pas– siamo all'autonomia regionale - che pure è o dovrebbe essere una necessaria premessa alla prima, proprio perchè la regione costituisce quell'ente intermedio e sufficientemen-· ~e vasto ed organico che può rimediare alla polverizzazione di un gran numero di Comuni in lotta per la propria auto" nomia contro l'accentramento dello Stato -, non abbiamo ancora sufficientemente determinato che cosa intendiamo fa– re e come intendiamo comportarci nell'ambito dell'ente re– gione. Non esito ad affermare che concretare la nostra politica regionale è uno dei primf e più importanti compiti che deve affrontare il nostro Partito. * * * Altri, anche nei prossimi numeri, daranno il lo– ro apporto alla determinazione degli aspetti post tJ.v1 della nostra politica regionale. Mi sia consentito invece di mettere in evidenza alcuni aspetti negativi, alcuni peri– coli insiti nella politica regionale. Prescindendo dalla vecchia polemica tra «federalisti> ed « unitari>, il primo di questi pericoli sta nella possibilità che le singole regioni si tramutino, con risultato indubbia-
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