Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948
240 CRITICA SOCIALE dere che sarebbe potuta ritornare sulla sua recente deci– sione. Il 14 maggio, infine, mentre gli Inglesi iniziavano la partenza e abbandonavano Cerusalemme, gli Ebrei procla– mavano ·lo Stato d'Israele. La tregua, che durava esclusi– vamente per la presenza degli Inglesi, venne rotta. L.e trup– pe degli Arabi invasero la Palestina da varie parti : la guer– ra ebbe inizio. Il primo avvenimento politico che tornò a dare una qual– che chiarezza alla situazione internazionale di fronte a que– sti avvenimenti che l'O.N.U. era stata impotente a domi– nare, fu il riconoscimento americano dello Stato ebraico de facto. In seguito, venne il riconoscimento, già da tempo an– nunciato, della Russia e degli Stati suoi satelliti, e quello di parecchi altri paesi, specie dell'America latina. Le operazioni militàri sono continuate negli ultimi gior– ni, ma finora non lasciano prevedere rapide soluzioni. Si è avuto intanto il noto urto anglo-americano, che sembra or– mai avviato 'a soluzione, mentre la Russia, dopo aver vio– lentemente attaccato la politica inglese, ha iniziato una cam– pagna contro i modi e i motivi dell'atteggiamento americano .. Nel momento in cui scriviamo non sappiamo. ancora se la tregua, proposta dall'O.N.U., accettata dagli Ebrei e respin– ta praticamente dagli Arabi in un primo tempo, sarà da que– sti accettata, in seguito all'intervento inglese, senza le con– dizioni impossibili che erano state poste. America, Russia ed Inghilterra Prima di esaminare più a fondo gli sviluppi e le ft.1ture conseguenze deg)i avvenimenti palestinesi, riteniamo oppor– tuno delineare, sia pur brevemente, quali sono le linee di– rettrici della politica estera delle Grandi Potenze il cui in– tervento è decisivo nella soluzione della. questione di Pale– stina, ben più di quanto lo sia l'atteggiamento degli stes~i Ebrei ed Arabi, che ha avuto grande importanza negli ulti-. ,,.,itempi unicamente in ragione diretta della inefficienza <lei– ! O.N.U. e del disaccordo delle potenze stesse, dovuto al fatto eh-e,nel conflitto dei loro interessi, nessuna di esse hn trovato opportuno impegnarsi in una azione decisiva. Da tempo la politica estera americana tende ad un raf– forzamento dell'O.N.U. L'O.N.U. serve all'Am~rica qual~ strumento prezioso per svolgere un'azione costruttiva nel mondo, necessaria ad un tempo a garan,tirla da minacce, di crisi economiche a lunga scadenza e a darle una sicurezza politica che le consenta piena efficienza produttiva e libertà di scambi e di investimenti, ostacolando e6ficacemente·l'espàn- • sionismo sovietico. Il piano Marshall è, in questo senso, un mezzo di azione, ma l'O.N.U. resta la garanzia che sui pro– blemi che interessano l'Europa ed il mondo tutto, è sempre possibile avere un luogo ove i negoziati con l'Unione sovie– tica si svolgano in un clima sopportabile, secondo le dichia– razioni di Marshall stesso. Non già eh; l'America possa o vo~lia fa~e dell'O.N.U. una organizzazione veramente sopranazionale, ma le con– viene, ad ogni modo, potenziarla. E infatti, non6stanfe i so– prassalti .e le spesso apparenti contraddizioni della sua poli– tic_aestera, la sua azione si è sempre svolta in questo senso, ~r'.ma ~nebra che Marshall mutasse in parte l'indirizzo po– Ittico dt Byrn'es. Lo scambio di note con la Russia chi ben guardi, è tutt'altro che c~ntrastante con questa .dire~tiva so– prattutto se sia messo in· relazioné con le contemperane; di– chiarazioni di Marshall e di Truman, che chiusero la cam– pagna iniziata per una revisione dello statuto dell'O.N.U., af– fermando che -il diritto di veto, la cui abolizione avrebbe portato fatalmente all'uscita della Russia dall'organizzazio– ne internazionale, e arl una frattura di questa, dov~v:1esse;e rn.,r.tenuto. Premesso questo, quindi, il primo passo americano, quello BibliotecaGino Bianco mirante ad affidare all'O.N.U. l'amministrazione 'fiduciaria dell.1 Palestina, può esst re spiegato, second" noi, ~ome una mossa (non certo felice, come tutte le mosse troppo brusche e non pienamente giustificate), facente parte di un piano che mirava a ridare autorità all'O.N.U., impedendo al tempo gtt,~sc che la Rus5ia, I;. quale aveva da poco c•Jmpiuto 11 cclpc a Praga e stava perfezionando quello coi,~~ la Fin .. landia, potesse tentar di allungare le mani anche nel Me– dio Oriente. Ben più realistico ed efficace è stato invece il riconosci– mento de facto dello Stato d'Israele. Esso ha già aperto, ben– sì, una nuova polemica, quella anglo-americana, che del re– sto non dovrebbe essere difficile sanare, !l"a ha avuto una decisiva influenza nel portare sul piano della possibilità di azione la questione, che altrimenti si sarebbe trascinata con grave pericolo della pace del morido, contraddicendo anche la convinzione, che andava maturando, che, mentre la Russia avrebbe appoggiato gli Ebrei, gli Anglo-Americani avreb– bero appoggiato gli Arabi, il tutto in considerazione esclu– siva del petrolio. Questo avrebbe fatto della Palestina una nuova Grecia, con quali conseguenze non· è difficile imma– gina~e. Inoltre, come contrasto all'azione russa, questo fatto è decisivo, e l'irritazione della Pravda rivela come ciò Ria stato sentito nell'Unione Sovi~tica. Noi crediamo pertanto che, se anche il desiderio di assi– curarsi il voto dei milioni di Ebrei d'America nelle prossi– me elezioni può aver in qualche modo influenzato la' deci– sione di Truman, essa abbia tuttavia una portata ben mag– giore di quella di una manovra elettorale. Importa ora che una linea politica di questo genere non sia abbandonata o mutata, e vedremo in ·seguito come sia possibile che essa divenga genèratriée di una certa stabilità nel Medio Oriente Diversamente ·da quellà americana, la politica estera so– vietica è tutta intesa a1 mantenimento di zone di influen: za, alla frattura quindi del ·mondo in due blocchi. Lo scopo della Russia, che presuppone_ un profondo pessimismo nelle possibilità di mantenere durevolmente la pace, è quello di allargare quanto più è possibile la sua «fascia di sict~rezza:.>. Per far questo, specie in Europa, è per essa ·necessario eh~ ci siano ancora degli Stati suscettibili di cadere sotto il suo regime. Quindi, anche a costo .di permettere che almeno tempora,neamente- (e salva l'azione disgregatrice delle quinte colonne comuniste) alcuni Stati cadano sotto l'influenza po– litica americana, ciò che le interessa è di avere un campo di azione possibile. Ora dato che una simile politica non può che sboècare fatalmente nella guerra, l'avversario futuro e principale è · evidentemente l'America. Ma, per il momento, importa alla Russia evitare che gli Stati che si trovaHo in quella che è per lei zona di espansione siano posti in condizione di acquistare tale forza e tale indipendenza da impedire la sua penetrazione, e da assestarsi- economicamente e socialmente, così da contrastare con efficacia l'opera dei comunisti. Questo spiega perchè la Russia attacchi più i socialisti democratici che i capitalisti, perchè si sia opposta all'interpre– tazione. socialista del piano Marshall, perchè il nemico at– tuale della Russia sia la Federazione emopea, che essa ha cercato di schiacciare tentando di iniziare trattative dirette con l'America. E spiega perchè oggi la politica russa· è ,an– cor più nettamente anti-inglese che anti-americana..-L'Inghil– terra ha il torto di essere laburista e di voler favorire oo– me tale, la federazione europea. P~rciò si può capire ~omc, l'azione russa in Palestina è stata concepita in funzione ;1nti– i11glese. L0 scopo russo è cl\iarissimo : legare a sè lo Stato ebraico, e fomentare disordini all'interno dei paesi "lrahi, approfittando del regime di sfruttamento medioevale =he in essi vige.
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