Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948
258 CRITICA SOCIALE economia pianificata sociaHsta, che orga-ni.zzi la produziene e Jo scambio in vista dell'int.eresse della intera collettività, per sopperire ai suoi bisogni vitali, giacchè una pianificazione che intenda invece rispettare la « libera iniziativa » « con le sue grandi' prospettive di guadagno » e non porre limite al– cuno aU'espansionismo dei grandi complessi monopolistici industriali e finanziari, fallirebbe al suo scopo e non saTeb– be in grado di assicurare l'equilibrto economico. Ladisoccupazione In ltalla. NeHa r•ivi-sta Congiuntura Economica, Cesare Vannutelli d,i– scute una cecente asserzione del p'rof. Demaria che, all'attua– le realtà d,i circa 2 milioni di disoccupaU, contrapponeva le prospettive di dar lavoro, attraverso il Piano Marshall, sol– tanto a 2-300 mila persone. Va nbtato anzitutto che, oltre a tale cifra di assorbimento, derivante dallo sviluppo del.la pro– duzione nazionale, il nostro mercato di lavoro potrebbe es– sere alleggerito - benchè ciò rappresenti ancor; una solu– zione soltanto potenziale - dalla emlgraz-iope nei paesi eu.– ropei aderenti al piano Marshall, accertatasi per essi nella conferenza per la mano d'opera tenutasi a Roma una do– manda di mano d'opera di 380.000 uni,tà a•l 1 gennaio. Ma su!lslstono d'altra parte i,n modo effettivo i due mlllonl iii disoccupati? Il dato deriva· dagli iscritti agli Uffici di Col– locam~nto « ma sarebbe erroneo ritenere che la qualifica di lsoritto coincida con la qualifica di dlso~cupato e ciò per le m,òiteplici cause che hanno condotto ad una vera inflazione delle iscrizioni agli uffici· di collocamento da parte di persone che a stretto rigore non possono considerarsi disoccupati o comunque hanno cessato di essere tali ». Le severe revisioni delle liste dei disoccupati ,predisposte dal Ministero hanno già dato notevoli risultati. A Milano su 76.066 iscritti ne vennero cancellati 37.189 • Roma su 80.984 » » » » 40.671 • Napoli su 91.027 » » » » 49.670 e in conseguenza di ciò si è avuta una diminuzione nella stat.lstJca negli ultimi mesi del 19A7. Va notato che gli Uffici di Collocamento si limitano a registrare le richieste di oc– cupazione che vengono lorÒ .presentate, tra le qaali - accan– to ai casi di vera e propria disoccupazione - vi ~ono quelle di lavoratori addetti ad attività saltuarie ed occasionali che ricercano un più stabile impiego, di lavoratori stagionali, di· lavoratori autonomi, di pensionati, ecc. Esaminando 1e statistiche, che dànno ·un complesso di po– tenziale disponibile di circa 1.800.000 persone, l'A. rileva che le nostra disoccupaziOne è costituita: · a) per circa 1/3 da donne, pèr le quali in gran parte la disoccupazione ha carattere sussidiario rispetto alla, disoccu– pazione del marito; è cioè da ritenere che una stabile occu– pazione del marito eliminerebbe qu~sta fonte particolare di disoccupazione. b) per 172 mila unità da uomini deH'agricoltura: « ora li prqblema dell'agricoltura non è soltanto quello dei 0 172 mlla disoccupati, ma di altri 2 milioni di salariati e brac– cianti agricoli per i quali sono disponibili 250 milioni di giornate lavorative, il che comporta una occupazione me'd·fa di circa 100 gjorni all'anno •per ciascun lavoratore; e) per 150 mila da uomini disoccupati non aventi alcuna specifica attitudine professionale « per i quali occorre svi– luppare e potenziare l'addestramento tecnico ai fini di un regolare e proficuo impiego ~- d) per circa 400 mila da operai edili, la cui disoccupa– zione ti.a in parte carattere stagionale o va connessa con lo sviluppo dei programm,i di ricostruzione; e) restano nel complesso circa 4-500 mila disoccupati ai quali l'attività economica nazJonale non può attualmente dare una stabile occupazione; è nei confronti di questi ultimi che il Piano Marshall, nel suoi riflessi 'interni ed internazionali, può espllcare la sua 'azione offrendo un cospicuo e sostan– ziale apporto· alla risolu~ione del problema della ,disoccu– pazione .. Rispetto al'lé grandi zone territoriali la disoccupazione si ripartisce ~ome segue: dicembre 1947 d•lcembre 1939 Italia setteptrionale 890.903 462.772 ltaHa cenfrale 287.056 106.187 Italia n.1eridionale 460.360 86.618 Italia insulare 114.419 50.289 1.752.818 705.866 Ma va notato che è proprio nelle zone centrali e meridionali che maggiore è l'incremento artificioso nelle iscrizioni a~li uffici di coli ocamento. BibliotecaGino Bianco Rispetto all'età al banno le Sino a trent'anni Dal 31 al 50 anni Dal 51 ai 65 anni seguenti proporzioni 1 42 - 49% degli iacrtttt 42:% 14 - 19% • Si può pertanto. ritenere che circa Il 20% degli iscritti agli uffici di, collocamento non sia suscettibile, in ragione del– l'età,· di acquisire una qualificazione professionale diversa da quella posseduta e non sia disponibile al fini della emigra– zione». Ciò che si .stampa Una storia dell'industria italiana contemporànea (1) Sulla steria dell'industria italiana fra gli ultimi decenni del Settecento e la proclamazione del nuovo Regno, l}oi pos– sedevamo finora - che io sappia - due ·sole opeFe gene– rali : quella del BarbagalJo su Le origini della grande in– dustria contemporanea, che dedica. alcuni ampi e densi ca– pitoli alle vicende ~ell'industria italiana nel secolo che pre– cede l'uaità, e quella - sotto varii aspetti preziosa - di Rodolfo Morandi, il quale però non ha trattato chè di sfug– gita il periodo delJe origini, Fivolgendo di preferenza la pi;o– pria attenzione agli anni posteriori al rjl8o, ai soli cioè in cui si possa parlare di una grande industria in poche re– gioni d'Italia. La scarsità'. di buone opere generali non è compensata, se non in misura assai modesta, dàll'abbondanza di ricerche particolari su singole industrie e singole regioni. Non cre– diamo affatto che., per la storia dell'industria modern,a una serie di indagini, laboriosissime e n~cessariameate assai lun– ghe, negli archiv,i pubblici possa _dàre frutti proporzionati aliJa fatica. Una pFova del:la limitata utilità di tali ricerche è offerta dal 'neto volume, per altri aspetti pregevolissimo, delJo storico russo Tarlé su Il regno d'Italia ed· il Blocco continentale, che· ha voluto foadarsi principalmente suJJe in– formazioni e sui dati statistici, ohe Napoleone richiedeva con grande frequenza ed urgenza ai suoi funzionari, e che questi fornivano senza la minima preoccupazione di garan– tirne anche un minimo di attendibilità, ma con quella soltan– to di obbedire 1n tempo agli ordini ricevuti. Non mancano - è vero -, sia per la seconda metà del Settecento, sia per epoche più vicine a noi, casi singoli di inchieste ufficiali condotte con grandissima cura; ma i loro risultati, che in ogni caso non riguardano ché qualche città od - al più - qualche regione, sono per la maggior parte dati alle ~tarnpe. .Molto più fruttuosa delJa ricerca negli archivi pubblici, la quale, anche nei casi in cui è stata intrapresa con grande diligenza, non 'h<t dato che· frntti assai modesti, potrebbe es– sere invece l'indagine negli archivi privati delle famiglie che per lungo tempo hanno eserci-tato in grande stile l'industria, il commercio, la banca, oppure negli archìvi di singole im– prese bancarie od industriali. I risultati preziosi che lo studio intelligente e metodico di tali fonti hanno offerto a Sapori per la Firenze del Tre– cento dovrebbero solJecitare altri ricercatori a seguirne l'e– sempio per il materiale, molto più ricco, delJ'Italia dell'Ot– tocento, e -solo per questa via noi potremmo arrivare a co– noscere l'evoluzioae compiuta dall'impresa industriale, i ri– sultati economici da essa ottenuti, e quanta parte di questi risultati sia dovuta allo spirito d'iniziativa e di organizza– zione dell'imprenditore, e quanta invece agli aiuti dello Stato, od alla dipendenza da l)n grande istituto di cr.edito. Ma ricerche di questo genere - ·1e -sole che possauo con– durre a determinare nel modo più sicùro e completo i ca– ratteri essenziali del nostro sviluppo industriale -, urtano spesso contro ostacoli pratici insuperabili: lo stato, non sem– pre soddisfacente, della conservazione degli archivi, e l'av– versione dei 13r~vatia affidare ad occhi estranei l'esame dei loro affari più gelosi. Tanto è vero che, in Italia come (1) ROBERTO 'I'REMELLONI, Storia dell'Industria italillll4 eon– temporanea, dalla fine del Settecento all'Unità italiana, 'l'orino, Einaudi, 1947, in !!', pp. 286. ·
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